Il senatore John McCain con il “califfo” dell’ ISIS Al-Baghdadi leader di decine di migliaia di miliziani qaedisti, Abu Bakr uno dei cinque terroristi più ricercati dagli Stati Uniti con una taglia di 10 milioni di dollari (circondato a sinistra) ed il terrorista Muahmmad Noor (destra )
Chi erano i corsari? Mercenari del mare, incaricati di colpire gli avversari della potenza che li aveva ingaggiati: di fatto, a loro toccava il lavoro sporco.
Dunque, come definire altrimenti l’attuale Isis, armato
dagli Usa attraverso l’Arabia Saudita?
Già negli anni ‘80,
scrive “Piotr” su “Megachip”,
la Rand Corporation aveva previsto che guerre future sarebbero state
combattute, sul terreno, da “entità sub-statali”.
Cui prodest:
«Cosa c’è di meglio per gli Usa che installare
nel centro nevralgico dell’Eurasia (già oggetto degli incubi e dei desideri del
“veggente” consigliere di Carter per la sicurezza, Zbigniew Brzezinski) uno
Stato-non-Stato, uno Stato-zombie, un essere-non-essere, un’organizzazione
territoriale che al riparo della sua bandiera nera pirata può minacciare di
azioni raccapriccianti tutti gli stati vicini, a partire da Siria, Russia,
Iran, Cina, repubbliche centroasiatiche e poi lungo il corridoio che tramite il
Pakistan penetra in India e che attraverso lo Xinjiang Uyghur prende alle
spalle la Cina? Difficile pensare a un’arma non convenzionale migliore».
L’Isis è «un temibile cuneo piazzato nel bel mezzo
dell’Organizzazione di Shanghai», nonché una minaccia verso l’Europa, nel caso
il vecchio continente «si mostrasse troppo recalcitrante al progetto
neoimperiale statunitense, con annessi e connessi tipo il rapinoso Ttip».
Il momento è adesso: l’economia occidentale è in declino,
mentre i Brics non hanno ancora le capacità militari per reagire.
Scrupoli, da parte di Washington? Escluso: «Il regista
Oliver Stone e lo storico Peter Kuznick con molto acume hanno fatto notare che
con Hiroshima e Nagasaki gli Usa non solo volevano dimostrare al mondo di
essere superpotenti, ma anche – cosa ancor più preoccupante – che non avrebbero
avuto alcuno scrupolo nella difesa dei propri interessi: erano pronti a
incenerire in massa uomini, donne e bambini».
Oggi tocca a libici, siriani, iracheni. Certo, «in Occidente
questa strategia rimane incomprensibile ai più», anche se già negli ‘80 alcuni
studiosi avevano fatto notare «le connessioni tra crisi sistemica, reaganomics,
finanziarizzazione, conflitti geopolitici e la ripresa d’iniziativa
neoimperiale degli Usa dopo la sconfitta in Vietnam».
All’appello manca,
drammaticamente, la sinistra: quella che si era battuta contro il Vietnam,
contro le guerre imperiali di Bush e contro la globalizzazione selvaggia, e ora
lascia che sia il Papa a parlare di “Terza Guerra Mondiale a zone”, iniziata di
fatto con l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 Settembre.
Il movimento no-global era sulla strada giusta, eppure –
annota l’analista di “Megachip” – è bastata la crisi finanziaria e «l’elezione
santificata» di Obama per accecare milioni di individui, divenuti «passivi o
incoscienti della nuova politica imperiale».
Tutto “merito” della disinformazione mediatica: Goebbels ha
fatto scuola. «Il trucco c’è, si vede benissimo, ma non gliene frega niente a
nessuno», sentenzia una vignetta di Altan.
Tutti lo vedevano: «La “guerra al terrorismo” non
sconfiggeva alcun terrorismo», ma «in compenso distruggeva stati, prima
l’Afghanistan poi l’Iraq».
E il terrorismo? «Entrava “in sonno” e si rifaceva vivo con
alcune necessarie dimostrazioni di esistenza a Madrid e a Londra, nel cuore
dell’Europa». Avvertimenti.
«Con Obama, gli obiettivi e la strategia si sono
progressivamente chiariti», sostiene “Piotr”. «Una volta riorganizzato e
potenziato l’esercito corsaro, scattava la nuova offensiva che ha avuto due
preludi: il discorso di Obama all’Università del Cairo nel 2009 e le “primavere
arabe” iniziate l’anno seguente».
Attenzione: «In
entrambi i casi, la sinistra ha sfoggiato una strabiliante capacità di non
capire nulla. Avendo ormai scisso completamente l’anticapitalismo
dall’antimperialismo, la maggior parte del “popolo di sinistra” si faceva
avviluppare dalla melassa della coppia buonismo-diritti umanitari (inutile
ricordare i campioni italiani di questa pasticceria), elevando ogni bla-bla a
concetto e poi a Verbo. Obama dixit. Che bello! Che differenza tra Obama e quel
guerrafondaio antimusulmano di Bush! Avete sentito cosa ha detto al Cairo?
Nemmeno il più pallido sospetto che l’impero stesse esponendo la nuova dottrina
di alleanza con l’Islam politico (alleanza che ha il centro logistico,
finanziario e organizzativo nell’Arabia Saudita, il partner più fedele e di più
lunga data degli Usa in Medio Oriente)».
Peggio ancora con le “primavere arabe”: «Nemmeno a
bombardamenti sulla Libia già iniziati la sinistra ha avuto il buon senso di
rivedere il proprio entusiasmo per quelle “rivolte”».
«Disaccoppiare il capitalismo dall’imperialismo è come
pretendere di dissociare l’idrogeno dall’ossigeno e avere ancora acqua»,
continua “Megachip”. «Si è giunti al
punto che un capo di stato maggiore statunitense, il generale Wesley Clark,
rivela che Libia e Siria erano già nel 2001 nella lista di obiettivi
selezionati dal Pentagono».
Ma niente paura: i «sedicenti
marxisti» continuino ancora a credere alla fiaba delle “rivolte popolari”.
E’ così che, all’alba della Terza Guerra Mondiale, la
sinistra «ci arriva totalmente disattrezzata, teoricamente, politicamente e
ideologicamente», ancora peggio del “popolo di destra” perché, spesso,
apertamente schierata coi guerrafondai.
Unico «sprazzo di sereno», nell’estate 2014, l’opposizione
di M5S e Sel all’invio di armi ai curdi, per una guerra in cui – come avverte
Emergency – a pagare saranno al 90% i civili. E il gioco è più sporco che mai:
«Il senatore John McCain, in
apparenza battitore libero ma nella realtà executive plenipotenziario della
politica di caos terroristico di Obama, si è messo d’accordo sia coi leader del
governo regionale curdo in Iraq sia con il Califfo dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, già Abu Du’a, già
Ibrahim al-Badri, uno dei cinque terroristi più ricercati dagli Stati Uniti con
una taglia di 10 milioni di dollari».
«Così come Mussolini aveva bisogno di un migliaio di morti
da gettare sul tavolo delle trattative di pace – conclude “Megachip” – gli Usa,
l’Isis e i boss curdo-iracheni hanno bisogno di qualche migliaio di morti
(civili) da gettare sul palcoscenico della tragedia mediorientale, per portare
a termine la tripartizione dell’Iraq e lo scippo delle zone nordorientali della
Siria (altro che Siria e Usa uniti contro i terroristi, come scrivono cialtroni
superficiali e pennivendoli di regime). Il tutto a beneficio del realismo dello
spettacolo».
Nel lontano 1979, Brzezinski
aveva capito e scritto che il futuro
problema degli Stati Uniti era l’Eurasia e che quindi occorreva balcanizzarla,
in particolare la Russia e la Cina.
All’inizio del secolo scorso, in piena egemonia mondiale
dell’impero britannico, il geografo inglese Halford Mackinder scriveva: «Chi controlla l’Est Europa comanda
l’Heartland, chi controlla l’Heartland comanda l’Isola-Mondo, chi controlla
l’Isola-Mondo comanda il mondo».
L’indefesso girovagare di McCain tra Ucraina e Medio Oriente
non è dunque un caso. Ciò che è cambiato, chiosa “Piotr”, è che «gli Usa hanno
capito che non è necessario che siano le proprie truppe a fare tutto il lavoro
sporco».
Bastano a avanzano i nuovi corsari.
Fonte: visto su LIBRE del
9 ottobre 2014
Link: http://www.libreidee.org/2014/09/isis-corsari-per-la-grande-guerra-usa-ditelo-alla-sinistra/
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