Barroso Renzi
La lettera minatoria che il presidente della Commissione
europea, Barroso, ha inviato a Palazzo Chigi è la dimostrazione plastica che
Bruxelles considera l'Italia una scolaretta negligente.
La lettera minatoria che il presidente della Commissione
europea, Barroso, ha inviato a Palazzo Chigi è la dimostrazione plastica che
Bruxelles considera l'Italia una scolaretta negligente e, pertanto, ritiene
lecito tirarle le orecchie e prenderla a bacchettate con disinvoltura.
Può darsi che in assoluto noi meritiamo simile trattamento,
perché da anni giuriamo di stare in riga e invece, passando da Berlusconi a
Monti e da Enrico Letta a Renzi, non abbiamo fatto altro che sbandare, come
certificano i dati economici degli ultimi tre anni, andati via via peggiorando
rispetto a quelli registrati in epoca di centrodestra.
Ammesso e non concesso che siamo asini, non si capisce
comunque perché l'Ue si arroghi il diritto di darci la pagella secondo
pregiudizi, e non giudizi, che prescindono dalla conoscenza dei fatti. In altri
termini, più crudi, se la Germania e i suoi camerieri scodinzolanti non
apprezzano la politica romana sono liberi sì di criticarci e, al limite, di
buttarci fuori dal club burocratico in cui guazzano, ma non di recapitarci una
missiva dai toni ultimativi, sgradevoli, maleducati e arroganti, degni del
Quarto Reich, anzi del Terzo. Essi ci hanno invitato perentoriamente a
rispondere entro 24 ore al loro diktat in cui si dice che la nostra manovra
(legge di stabilità) fa praticamente ribrezzo ed è quindi necessario
correggerla, altrimenti...
Altrimenti che? Cosa fate, ci cacciate? Provateci,
fessacchiotti. Senza Italia nel mucchio selvaggio di 28 Paesi, in cerca di una
unione fittizia, salterebbe per aria non solo la Ue, ma anche la moneta unica
difesa con spocchia dagli affamatori del popolo, cioè banchieri, finanzieri e
loro utili idioti, tra cui economisti da talk show. Ecco perché ci
auguriamo che Matteo Renzi (costretti ad affidarci a lui, già siamo nelle sue
mani, oddio in che mani siamo), attingendo una tantum all'aulico linguaggio di
Beppe Grillo, e rivolgendosi a Barroso e complici, pronunci il classico
vaffanculo. Quando ci vuole, ci vuole.
Non ci vengano a dire lorsignori di Berlino e Bruxelles che
se disubbidiamo agli ordini saremo commissariati, come se il nostro Paese fosse
una colonia dei tognini. Manderanno in trasferta a Roma i commissari? Li
accoglieremo nel migliore albergo. Va bene l'Excelsior di via Veneto? Ok. Qui
rimpinzeremo gli ospiti di spaghetti all'amatriciana e di pizza e, l'indomani,
li caricheremo sulle auto blu invendute rispedendoli a casa, oltre frontiera.
Ce la siamo sempre cavata da soli nei momenti più tragici, compresi due
dopoguerra mondiali e una tentata rivoluzione dei brigatisti rossi (indimenticabili
quanto portentosi coglioni), vi pare che ci possano far tremare le ginocchia
quattro contabili avvezzi a misurare la lunghezza degli zucchini e a disporre
la distruzione delle arance siciliane? Andate all'inferno.
Noi con la politica dei piccoli passi (da gambero) ci
eravamo guadagnati una buona posizione, poi siete arrivati voi menagramo con
l'euro fasullo e coniato non per aiutare il popolo europeo, che non esiste
(esistono tanti popoli europei privi di un denominatore comune), e ci siamo lasciati
infinocchiare, affascinati dall'idea di appartenere a una élite che avesse in
tasca le stesse banconote. Prodi e Ciampi, nel predisporci a essere presi in
giro, ci misero del loro, ma sorvoliamo per rispetto della terza età (cui mi
avvicino).
Constato che Renzi non usa le buone maniere ma preferisce la
pressa delle rottamazioni rapide. Lo preghiamo vivamente di non intimidirsi
davanti a un portoghese (vocabolo che da noi ha un significato giustamente
sinistro) e di apprestarsi piuttosto a mandarlo a quel Paese, il suo, dove
troverà altri portoghesi più malleabili di noi. Chiaro il concetto? Caro
presidente Renzi, lei che ha fatto fuori le cariatidi del Pd in pochi mesi, non
faticherà a far secco anche questo intruso, Barroso, un nome che evoca quello
di un calciatore, anzi di vari calciatori, tutti modesti. Ci aspettiamo da lei
un atteggiamento dignitoso, un atto di coraggio che riaffermi la nostra
sovranità nazionale a costo di sfidare il Quarto Reich che, senza di noi,
farebbe la fine del Terzo, sul serio.
Un'ultima osservazione prima di chiudere. L'Ue si è
risentita perché Padoan, ministro dell'Economia, ha pubblicato la lettera
minatoria sul sito del proprio ministero. Ma da quando in qua gli atti
ufficiali in democrazia rimangono segreti? Ha fatto benissimo Padoan a
divulgarla. Chi lancia il sasso e nasconde la mano è un vile; chi ambisce
perfino a nascondere il sasso è un pistola.
P.S.: Presidente Renzi, le rammento che nel 2011 Berlusconi
ricevette una lettera dalla Ue e, non avendola rispedita al mittente con un
circostanziato vaffa, fu sfanculato. Politico avvisato, mezzo salvato.
Fonte: visto su il
Giornale.it del 24 ottobre 2014
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