di Giuliano Augusto
Questa Europa non ci piace. Questa Europa non ci appartiene
così come noi non sentiamo di appartenere a questa Europa. L’Europa che abbiamo
costantemente davanti ai nostri occhi, e della quale subiamo la morsa dei suoi
lunghi tentacoli, ci appare come una piovra che vuole soffocare i popoli
europei nella sua morsa.
L’Europa che abbiamo di fronte è quella dell’Unione di
Bruxelles e di Strasburgo, è la Commissione Europea di Bruxelles che,
attraverso la sua burocrazia ottusa e criminale, continua ad emettere
direttive valide per tutte i Paesi membri e alle quali ci si dovrebbe tutti
attenere.
Direttive idiote come quelle in campo agricolo che
sono principalmente finalizzate a realizzare gli interessi della industria
alimentare e della grande distribuzione. Il tutto a discapito dei piccoli
agricoltori che sono messi davanti all’alternativa di svendere il proprio
prodotto a due euro o vederlo marcire nei campi. Una agricoltura europea per la
quale, negli uffici della Commissione, viene data la maggiore attenzione a
quella legata al settore del latte e più in generale a quello del Nord Europa,
dove si producono formaggi che non brillano per qualità ed esclusività. Come
succede invece per i formaggi francesi ed italiani.
Non è un caso che la Commissione Europea, poco o niente
sensibile alla differenziazione produttiva, poco o niente attenta ai principi
della tracciabilità (insomma al dove provenga la materia prima di un prodotto)
abbia accolto con malcelato fastidio le sacrosante impuntature italiane contro
prodotti taroccati, come il famigerato Parmesan. Una difesa degli interessi
sovranazionali e al tempo stesso una ostilità di fondo che è dimostrata da un
fatto di per sé evidente.
Dal 1972, nessuno dei commissari europei all’Agricoltura
proveniva da uno dei Paesi dell’area Sud, Italia, Francia, Spagna, Portogallo o
Grecia. Più prova di questo. Abbiamo parlato dell’agricoltura perché è il
settore, primario, che più caratterizza il nostro Paese, famoso per la grande
offerta di prodotti tipici, ognuno con una sua precisa storia alle spalle e
come tali in grado di definire un territorio. Ed è proprio questo che non piace
alla tecnocrazia comunitaria che, essendo legata a filo doppio alla Grande
Industria e all’Alta Finanza vagheggia sempre e comunque la creazione di un
Mercato Globale unico sul quale poter spostare a piacimento merci, materie
prime, prodotti finiti, capitali (ovviamente) e, dulcis in fundo, anche la
forza lavoro. Una tendenza che crea corrispondenza di amorosi interessi tra i
più disparati ambienti che trovano il proprio braccio legale ed operativo negli
ambienti della Commissione Ue e tra i deputati dell’Europarlamento che non
riescono, e troppo spesso, non vogliono identificare quelli che sono gli
interessi reali in gioco. Una peculiarità che, al contrario, seppure ad un
livello più basso di percezione, appare chiarissima ai cittadini (e nel caso
specifico agli agricoltori) che si trovano a dover combattere con norme
assurde, idiote e incomprensibili.
Si realizza in tal modo una divaricazione netta tra i
popoli e i cittadini da una parte e i Palazzi del Potere da un’altra.
Cittadini e popoli dotati di una precisa identità nazionale che non sopportano
di subire imposizioni da parte di una burocrazia ottusa ed autoreferenziale che
viene avvertita, perché tale è nella realtà, come lontana e chiusa all’interno
delle proprie logiche. Da qui nasce il rifiorire in tutta Europa delle singole
identità nazionali e il successo di movimenti politici che ad esse sui
richiamano. Dalla Catalogna alla Scozia fino al Nord Italia con la Lega, che
ora raccoglie consensi pure nel Centro Sud è in atto un sommovimento dagli
esiti imprevedibili. Ma che proprio per questo non fa dormire sogni tranquilli
alle oligarchie finanziarie transnazionali.
Fonte: visto su Rinascita del 12 ottobre 2014
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