(Stefano Levoni)
C’è una notizia che
in questi giorni non ha avuto grande spazio sui media italiani ed esteri. Una
notizia che, diffusa in altre circostanze e tempi, da sola sarebbe stata
sufficienti a scatenare un attacco, considerando i parametri utilizzati dagli
Stati Uniti fino a oggi, contro la Siria e il presidente Bashar al Assad.
La notizia è stata quasi sepolta da quella del giorno: i raid aerei contro le
postazioni dell’Isis in Siria in Iraq.
Recenti indagini dell’Opac hanno infatti concluso che il
cloro è stato usato «sistematicamente e ripetutamente» come arma in attacchi
contro tre villaggi nel nord della Siria a inizio anno. Parliamo della zona
sotto controllo dei terroristi dello Stato Islamico che in quell’area conquista
giorno dopo giorno interi villaggi, molti dei quali sono sotto controllo dei
gruppi di opposizione che convenzionalmente vengono chiamati ribelli (per
distinguerli dai jihadisti dell’ISIS e del Fronte al Nusra).
La notizia era troppo ghiotta per l’ineffabile segretario di
Stato Usa, John Kerry, uno che in questi anni ha raccontato così tante
menzogne in giro per il mondo che sarebbe difficile metterle una dietro l’altra
senza farsi venire la nausea. Ad ogni modo Kerry, citando il rapporto, afferma
che il responsabile di questi attacchi al cloro è “il regime di Assad”. Lo
dicono i testimoni i quali affermano di aver visto l’uso di elicotteri
che l’opposizione non possiede. Degli attacchi non c’è un solo video, neppure
una foto. Sul posto non è intervenuta nessuna autorità indipendente capace di
verificare questa notizia e a dare forza a un rapporto che si basa solo su
testimoni ignoti.
Secondo l’Opac, i nuovi attacchi si sono verificati in
agosto. Attacchi che, secondo i testimoni, sono simili a quelli in cui è stato
confermato l’utilizzo del cloro. Questo almeno sostiene Kerry. Il tentativo del
sottosegretario di Stato americano è chiaro: bombardando l’ISIS in Siria, la
Casa Bianca vuole trovare in tutti i modi un pretesto per attaccare anche il
regime di Assad. Ritorna dunque lo spettro degli attacchi chimici in Siria e il
responsabile, secondo l’Occidente, sarebbe sempre lo stesso: il governo di
Damasco.
Per rafforzare questa tesi, Kerry ha persino sostenuto che
il presidente Assad ha fatto finta di distruggere l’intero arsenale chimico che
aveva a disposizione, salvando una parte di sostanze, come il cloro, che
successivamente avrebbe utilizzato contro il suo popolo. Puntuale come un
orologio svizzero è arrivata la minaccia: “Il regime di Assad deve sapere che
dovrà risponderne davanti alla comunità internazionale”. Parole che però non
hanno avuto un grande impatto mediatico e sono rimaste inascoltate anche dalla
comunità internazionale.
Nessuno deve aver detto a John Kerry che poco prima alcuni
deputati iracheni della provincia di Al Anbar avevano rivelato che circa 300
soldati erano stati uccisi dai jihadisti dello Stato islamico, anche con
l’uso di gas cloro, in un attacco contro la località di Saqlawiya, a nord di
Falluja. Molti dei soldati sono morti per asfissia”, ha detto il deputato Ali
al Bedairy. Il sottosegretario di Stato si è dimenticato di dire che la Siria
ha smaltito tutte le sostanze che aveva sotto il suo controllo e che non
ha potuto consegnare agli ispettori internazionali tutti quegli agenti chimici
che nel frattempo erano passati nelle mani dei ribelli o dei gruppi jihadisti,
ISIS in testa.
Numerosi rapporti, mai citati da Kerry, hanno provato che i
terroristi nel nord della Siria, oltre che in Iraq, sono in possesso da tempo
di armi non convenzionali, sottratte anche al governo di Damasco. Altre
armi di questo tipo, come il gas cloro, sono state acquistate attraverso
numerosi canali di approvvigionamento che portano alla Turchia, al Qatar e
persino alla Cecenia. L’intelligence americana, come ha rivelato anche il
giornalista investigativo Seymour Hersh, sa da tempo che i miliziani di al
Nusra, sostenuti soprattutto dal governo di Ankara, ha prodotto armi chimiche
da utilizzare in Siria. Tutte informazioni che la Casa Bianca conosce molto
bene ma che non intende rivelare perché l’obiettivo ultimo del suo intervento
in Siria rimane la caduta di Assad.
Nessun commento:
Posta un commento