«Alla luce dei fallimenti sistematici degli ultimi governi
rispetto alle loro promesse», secondo Marco Della Luna
ogni premier dovrebbe pubblicamente svolgere un “compito in classe” di economia politica.
E’ in grado di spiegare, Renzi, con quali misure sia possibile
mantenere l’equilibrio finanziario di uno Stato nelle condizioni di quello
italiano?
Bollettino di guerra:
il rifinanziamento del debito
pubblico si avvale solo dei titoli di Stato e quindi dei mercati
speculativi, il debito
pubblico supera il 130% del Pil ed è in costante crescita, la spesa
pubblica è oltre il 50% del prodotto interno lordo e anche la pressione fiscale
è sopra il il 50.
Senza contare la disoccupazione che galoppa superando il
12%, la situazione di declino economico pluriennale in accelerazione, il costo
dell’energia e della pubblica amministrazione superiore ai paesi concorrenti,
la fuga di imprese e capitali. Pesa come un macigno l’impossibilità di
aggiustamento del cambio valutario, bloccato a livelli elevati grazie all’euro.
Ha qualche idea, il signor Renzi?
Domanda: come mai lo Stato stringe la cinghia ormai da
diversi anni, anche se da un paio d’anni beneficia di bassi rendimenti sul suo debito pubblico
e per giunta realizza costanti aumenti del gettito tributario?
Come mai, nonostante questo, il debito pubblico
continua a crescere?
Quali sono le voci di spesa che lo gonfiano?
Della Luna cita l’impegno per l’assistenza dei migranti, le
spese per le indennità di disoccupazione, «generosamente concesse per mettere
una toppa (che può reggere solo nel breve termine) alla scelta di lasciar
costantemente aumentare la disoccupazione per effetto della
deindustrializzazione e della desertificazione economica, frutto della
indiscriminata apertura delle frontiere commerciali nonché del blocco
dell’aggiustamento dei cambi».
Che ne dice, Renzi?
Spieghi, almeno, «come in questa situazione si possa
“rilanciare” abolendo l’elettività del Senato e dei consigli provinciali,
nonché di quel poco che resta dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori
(già sostanzialmente svuotato da Monti), o con la ventitreesima riforma del
processo civile in 23 anni, o togliendo ai magistrati qualche settimana di
vacanze».
Al punto in cui siamo arrivati, aggiunge Della Luna, l’unico
modo per fermare il disastro in tempi brevi – cioè far ritornare la fiducia
azzerata e le imprese fuggite, e far davvero ripartire l’economia nazionale,
«affrancandosi dai soldi che dovrebbero arrivare dall’estero» – sarebbe che lo
Stato, «con l’Eurozona se ci sta, senza se non ci sta», si mettesse a stampare
moneta senza indebitarsi.
Emissione di moneta sovrana, dunque, «per far lavorare la
gente e le imprese, per fare gli investimenti utili a innescare gli
investimenti privati e la domanda interna, nonché per dimezzare la pressione
fiscale e contributiva subito». Libera moneta, senza più debiti col mercato
finanziario.
Viceversa, nessuna soluzione funzionerà: «Chiunque dica di
voler rimettere in corsa il paese senza fare ciò, non merita alcuna fiducia, ma
calci nel sedere, perché o è un bugiardo o è uno stolto».
Fonte: visto su LIBRE
del 6 ottobre 2014
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