Sentinelle della pace
Una ragazza e un sacerdote sono finite in ospedale, dopo
essere state aggredite nonostante avessero cercato riparo in un bar. Riparo da
cosa? Da un gruppo di scalmanati che contestavano la manifestazione cui hanno
deciso di partecipare, evidentemente scegliendo le maniere forti. E’ accaduto a
Rovereto,
in provincia di Trento.
Insulti e botte a Bologna, corredati da scontri tra Forza
Nuova e centri sociali. Lanci di uova, spintoni e contumelie a Torino. Scontri
ad Aosta. Altrove le manifestazioni non sono neppure iniziate causa
intimidazioni.
Non stiamo parlando degli anni di piombo e delle violente
contrapposizioni politiche degli anni ’70, ma delle “Sentinelle in piedi”, un movimento cattolico che ha organizzato una
manifestazione di protesta contro il ddl Scalfarotto. O, secondo i detrattori, contro i diritti dei
gay.
Non entriamo nel merito della polemica, perché quando
accadono episodi di questo tipo ogni valutazione sulle vittime deve passare in
secondo piano. E in questo caso le vittime sono le Sentinelle in piedi, cui è
stato impedito il diritto di manifestare serenamente.
Le accuse di presunta omofobia, incrementate da una feroce
campagna stampa che trova il suo esempio più fulgido in un implacabile articolo
del giornale on line “La
Nuova Società”, fondato dall’ex sindaco di Torino Diego Novelli, si sono
concretizzate in violente contro-manifestazioni che avevano come obiettivo non
certo l’ironia o la dialettica pacifica ma perlopiù lo scontro fisico. La gogna
è continuata pure a iniziativa terminata, con la condivisione virale della foto
di un manifestante immortalato mentre era intento a leggere il libro “Sposati e
sii sottomessa” durante la veglia. Maschilisti e omofobi, perbacco.
Eppure, le “Sentinelle in piedi”, il cui intento era
semplicemente quello di limitarsi a leggere un libro in piedi, non erano
assolutamente attrezzate e preparate allo scontro. Né lo volevano, in nessuna
delle oltre cento piazze in cui hanno organizzato l’iniziativa.
L’Italia si è come al solito divisa tra pro e contro: da una
parte i favorevoli all’iniziativa delle Sentinelle, dall’altra i difensori dei
diritti dei gay. Scontate le accuse reciproche di intolleranza e violenza.
Non avendo letto su giornali come La Nuova Società alcuna
presa di distanza dalle violenze, ma in compenso si trovano articoli che
tessono le lodi delle contromanifestazioni
che “conquistano le piazze” (già, ma come?), ci sentiamo di far suonare il
campanello d’allarme: la libertà di manifestare è messa in serio pericolo.
Se ne è accorta l’Arcigay, che ha voluto stigmatizzare
gli episodi di Bologna, pur parlando di “alcuni irresponsabili” come
autori, quando in realtà l’intento stesso di voler “disturbare pacificamente”
la manifestazione era alquanto anomalo e anti-democratico, oltre che a rischio
di degenerazioni che sono poi avvenute.
Non se ne sono invece accorti molti difensori dei diritti
civili, che evidentemente non annoverano tra le “libertà individuali” da
difendere anche quella di manifestare pacificamente. Una libertà da garantire
anche a chi ha torto. Perché riguarda tutti, non solo talune minoranze. E
sarebbe un Paese anomalo quello in cui possano manifestare in libertà solo
centri sociali, studenti, sindacati, immigrati, ma non organizzazioni
cattoliche, comitati di cittadini che chiedono sicurezza nei quartieri, partiti
di destra, estrema destra o centro-destra regolarmente intimiditi dai “padroni
delle piazze”.
Stupisce che persino un’opinionista come Selvaggia Lucarelli abbia deciso di
tessere di fatto le lodi alla violenza, scrivendo sul suo profilo facebook:
“I calci in culo alle giovani sentinelle che
manifestavano contro i diritti dei gay e contro “chi cerca di distruggere
l’uomo e la civiltà” (parole loro eh) a Bologna, sono l’unica iniziativa dei
centri sociali che ho trovato utile e piena di buonsenso da qualche decennio.
Andate sul sito delle sentinelle. C’è da rabbrividire. Loro non sono
un’associazione, sono UN METODO. Loro fanno le veglie per tutelare la libertà
d’espressione. La loro però, quella di esprimere il dissenso nei confronti del
mondo gay, ma non quella degli omosessuali di esprimere la loro identità. Di
vivere la loro vita. Di vedersi riconosciuti i propri diritti. Loro sono
preoccupati all’idea che il reato di omofobia li faccia finire tutti in carcere
se solo dicono ai figli che una famiglia è formata da una mamma e un papà. Come
no. Magari pure se dicono “Malgioglio si veste alla cazzo”. Il tutto,
mascherato da manifestazione civile e discreta, descritta nel loro sito come
una manifestazione in cui tutti stanno “ritti, silenti e fermi” (linguaggio dal
sapore vagamente fascista). Certo. Inaugurano una nuova moda. Mascherarsi da
pacifisti perbene e tolleranti per negare i diritti basilari agli omosessuali.
Per seminare idee omofobe e razziste, col vestitino della cresima e il
libricino delle preghiere in mano. Perché loro sono sentinelle in piedi, i gay
zitti e seduti. Perché loro mica li vogliono deportare, i gay, però ecco,
evitassero di farsi notare“.
Forse le Sentinelle in Piedi (giovani, poi, le avrà viste
solo lei) sono davvero “pacifisti mascherati”, come sostiene la Lucarelli, ma
sono sempre meglio dei “pacifisti” dei centri sociali che dispensano botte per
impedire le altrui manifestazioni.
Ci sarebbe da chiedersi se i centri sociali o il variegato
mondo dell’associazionismo di sinistra ritengano di avere titoli per impedire
manifestazioni con metodi violenti, anziché limitarsi a non aderire oppure
rispondere con intelligenza o con ironia. Invece no. Centri sociali e
associazionismo di sinistra sono maestri nel valorizzare i loro “nemici”,
facendoli apparire dei giganti.
E opinionisti come Selvaggia Lucarelli talvolta hanno la
memoria corta. Ad esempio si dimenticano di essere state accusate
di omofobia per opinioni espresse con toni un po’ troppo coloriti su
facebook.
I violenti che oggi la Lucarelli difende avrebbero
volentieri tirato uova o strattonato pure lei quando, meno di un anno fa, ha
scritto su facebook: “Ho le palle piene dei gay che in tv dicono come ci
dobbiamo vestire, truccare e atteggiare noi donne“.
Fonte: visto su Qelsi Quotidiani del 8 ottobre 2014
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