di MATTEO CORSINI
Ogni tanto mi viene segnalata qualche prodezza di
letteratura economica di Paolo Barnard, alfiere italiano della Modern
Money Theory (MMT).
In un suo recente pezzo, dal titolo “Il tiranno e
l’evasore”, Barnard conclude che “lo Stato monopolista della moneta che
ci tassa obbligatoriamente in quella moneta ma che fa il pareggio di
bilancio è un TIRANNO. L’EVASORE, in queste condizioni, è un PATRIOTA, che
lotta per far sopravvivere l’economia contro il TIRANNO”.
Ho solo messo le parole di Barnard in corsivo, mentre suo
è l’uso del maiuscolo, delle sottolineature e del grassetto. Anche
nel prosieguo riporterò in questo modo le affermazioni di questo profeta
della MMT.
Giova ricordare, in estrema sintesi, che secondo i
sostenitori della MMT la spesa in deficit finanziata con denaro creato
dal nulla non solo non è un problema, bensì rappresenta la panacea per
tutti i mali dell’economia. La spesa pubblica in deficit è considerata
ricchezza finanziaria privata. Ovviamente non viene fatta distinzione con
la ricchezza reale, e questo è un problema non da poco, visto che il
denaro creato dal nulla non è di per sé ricchezza reale, come lo stesso
Barnard riconosce. E in effetti nella logica della MMT la tassazione serve
per lo più per imporre l’uso della moneta a corso legale, oltre che
a contenere l’inflazione, diminuendo la moneta in circolazione.
Secondo la logica (a dire il vero per nulla logica)
della MMT, quello del perseguimento del pareggio di bilancio da
parte di uno Stato è un proposito deleterio, perché “il settore privato
deve ottenere il denaro dello Stato con cui assumere la gente. Ma come fa?
Aspetta che lo Stato faccia la spesa pubblica”.
Pare, quindi, che senza uno Stato che faccia spesa pubblica
non possa esserci alcuna produzione nel settore privato. Senza la
spesa pubblica, saremmo tutti quanti destinati a morire di stenti.
Ora, indubbiamente in un sistema statalista sono
diverse le imprese del settore privato che forniscono beni e servizi
(quasi) esclusivamente alle amministrazioni pubbliche; per queste imprese
una riduzione della spesa pubblica significa dover cercare altri clienti o
chiudere i battenti. E’ altrettanto vero, però, che la maggior parte del
settore privato non ha nulla a che fare con lo Stato, se non quando ne deve
subirne gli intralci burocratici e il pesante carico fiscale.
Per costoro uno Stato meno spendaccione e intrusivo
sarebbe un toccasana. D’altra parte, applicando con coerenza il
ragionamento di Barnard, si dovrebbe concludere che la soluzione ideale
sarebbe la totale statalizzazione del sistema economico. Roba da
socialismo reale, insomma. Un sistema che, volendo sorvolare sulla
soppressione della libertà degli individui, ha portato sempre e comunque a
risultati miserrimi dal punto di vista economico.
Ma evidentemente Barnard non pensa a un approdo vero e
proprio al socialismo (anche se ciò a lungo andare sarebbe a mio parere
inevitabile per un sistema in cui si seguissero i dettami della MMT), per
cui si pone il problema di come possa fare il settore privato a
ottenere la moneta che serve per pagare le tasse.
Nel suo modo di vedere l’economia, se lo Stato non è in
deficit il settore privato non può sopravvivere perché non riesce a
ottenere moneta. Infatti: “Lo Stato che fa il pareggio di bilancio è
un TIRANNO, visto che è lui il monopolista della moneta e ci obbliga tutti
a guadagnare quella, ma ce ne dà 100 e ce ne toglie 100 in tasse, per cui
al settore privato non rimane nulla con cui assumere”.
La conseguenza è che se lo Stato persegue il pareggio di
bilancio, il settore privato può solo “Licenziare, fallire, diventare
povero. Oppure EVADERE. Oppure creare il SOMMERSO. Cioè
tenersi autonomamente i soldi dello Stato per assumere e lavorare. Non c’è
altra scelta”.
In realtà le cose non stanno proprio così.
E’ indubbiamente vero che la spesa pubblica in deficit,
finanziata mediante l’emissione di titoli di Stato, comporta una
espansione della base monetaria ogni volta che quei titoli non sono pagati
con risparmio reale.
Per intenderci: se il signor Rossi ha risparmiato 100
euro e con quei soldi sottoscrive titoli di Stato, l’emissione di titoli
non comporta direttamente un aumento di base monetaria. Viceversa,
se quei titoli sono sottoscritti da banche e utilizzati come collaterale
per ottenere liquidità dalla banca centrale, oppure sono acquistati dalla
stessa banca centrale, la base monetaria aumenta.
Ma l’emissione di moneta non avviene solo a fronte di
debiti pubblici, bensì anche a fronte di debiti privati.
In primo luogo, perché le banche possono usare
come collaterale anche obbligazioni o prestiti a emittenti privati per
ottenere denaro dalla banca centrale; in secondo luogo perché la
stessa banca centrale, può, volendo, comprare obbligazioni emesse
da privati. Last, but not least, perché nei sistemi bancari a riserva
frazionaria anche le banche commerciali creano denaro dal nulla, erogando
prestiti a fronte di depositi a vista e mantenendo solo una frazione di
essi come riserva liquida presso la banca centrale.
Resta il fatto che non è la quantità di moneta a
determinare la maggiore o minore ricchezza prodotta da un sistema
economico.
La moneta è solo un mezzo di scambio, e creare moneta
dal nulla non fa che aumentare il potere di acquisto dei primi percettori
a scapito degli altri. In altri termini, le variazioni della quantità di
moneta hanno effetti redistributivi, ma non producono di per sé aumenti
o riduzioni di ricchezza reale.
Piuttosto che considerare un patriota l’evasore fiscale
perché contrasta l’azione di uno Stato che non fa abbastanza deficit
(invece di riflettere sulla difesa della proprietà privata che dovrebbe
essere l’unico motivo per giustificare l’evasione), Barnard potrebbe
iniziare a mettere in discussione le fondamenta della MMT, a partire dal
fatto che lo Stato non è indispensabile per il funzionamento del settore
privato, bensì questo funziona nonostante lo Stato.
Potrebbe poi proseguire ragionando sulla natura e la
funzione del denaro, che nello schema della MMT è destinato a far
implodere il sistema economico dopo averlo condotto al socialismo,
dato che lo Stato deve crescere sempre più e imporre ai privati di usare
tutta la moneta che crea.
Non sarebbe meglio togliere allo Stato il
monopolio sulla moneta lasciando che la stessa sia prodotta sul mercato
senza imposizioni legali sul suo utilizzo?
Non è evidente che se la moneta è un bene la cui
offerta può tendere a infinito senza costi di produzione il suo potere
d’acquisto non può che tendere a zero, anche in presenza di imposizioni di
legge su suo utilizzo?
Potrei proseguire, ma mi rendo conto che chiedere a un
evasore totale dalla realtà di iniziare a rimettere i piedi per terra
equivale a sprecare tempo.
Fonte: visto su MIGLIOVERDE
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