Come ampiamente riportato dalla stampa nazionale, l’ultima
versione del disegno di legge di Stabilità contiene una misura a dir poco
vergognosa e che la dice lunga sulla effettiva cifra politica del governo Renzi:
l’applicazione retroattiva di alcuni incrementi di imposta, tra cui il
surrettizio ripristino a partire dal primo gennaio 2014 dell’aliquota Irap,
“tagliata” di qualche decimale di punto in primavera tra le prime misure
strombazzate dall’ex sindaco di Firenze, con tanto di slide stile presa per i
fondelli.
Tant’è vero che per abbattere questa odiosa tassa sulla
produzione di uno 0,4%, i signorini soddisfatti – tanto per usare una calzante
definizione del grande filosofo José Ortega y Gasset – che occupano la stanza
dei bottoni hanno inferto un colpo micidiale al risparmio degli italiani,
portando il prelievo effettivo sui proventi degli investimenti mobiliari –
tranne ovviamente quello sui titoli di Stato – intorno al 30%.
La ratio di questa intollerabile buffonata era basata
sull’idea di spostare il prelievo sulla rendita, favorendo la fiscalità sul
lavoro. Tutte chiacchiere e distintivo.
Infatti, dopo aver distribuito un congruo numero di mance
elettorali alla propria base di consenso e apprestandosi a distribuirne altre
sotto forma di bonus bebè, sotto la spada di Damocle di una possibile
bocciatura dell’Europa, il premier sembra aver abbandonato gli abiti
dell’illusionista principe per indossare quelli del vero e proprio baro da
bisca clandestina.
E così, mentre egli si presentava sulle più importanti
televisioni italiane a raccontare la favola della più grande riduzione delle
tasse della storia repubblicana, di cui proprio l’Irap costituisce un capitolo
fondamentale, faceva consegnare al presidente Napolitano la bozza di un disegno
di legge che ripristina la vecchia aliquota della famigerata imposta rapina.
Tutto questo, ovviamente, in barba del sempre più ridicolo
Statuto dei contribuenti, usato per impropri scopi igienici dall’Esecutivo da
rottamatori del buon senso installati a Palazzo Chigi.
Però, si badi bene, nel testo viene specificato a chiare
lettere che agli imprenditori i quali hanno versato l’acconto Irap sulla base
del finto taglio predisposto, occorre dirlo, dal finto governo che finge di
abbassare la pressione fiscale non verrà applicata alcuna sanzione (almeno fino
al prossimo bonus da regalare). Basterà loro sborsare la differenza, con buona
pace per tutti quegli ingenui e sprovveduti creduloni che hanno scambiato un
irresponsabile e spregiudicato cacciatore di consensi per uno statista in grado
di riformare il sistema.
Con i trucchi e con
gli inganni l’unico risultato possibile è quello di accelerare un disastro
economico e finanziario ampiamente annunciato. Altro che ultima risorsa della
politica
Fonte: visto su L’OPINIONE
DEL 22 OTTOBRE 2014
Nessun commento:
Posta un commento