“NON CREDETE A
TUTTO QUELLO CHE VI VIENE DETTO, MA INFORMATEVI!”. Beppe Grillo
Questa è una storia che si innesta negli ultimi dieci anni
di vita politica e sociale del nostro paese.
Ne attraversa le fasi e ne traccia
dei fili, che spesso sono invisibili ai più.
PROLOGO – DIECI ANNI PRIMA
Era il luglio 2001.
Io ero il giovane editore di Cuore, e la
mia redazione era tra le testate accreditate al G8 di Genova.
La nostra
redazione era alla Diaz, come quelle di molte testate indipendenti, e come
Liberazione, il Manifesto e altri...
Io accompagnavo la redazione, una rarità
tra gli editori delle testate periodiche.
Camminando per le stradine insieme a
Jiga Melik, una delle belle e intelligenti firme del “mio” settimanale di
satira, ci fermiamo ad un bar tra i carrugi, in un caldo assolato giorno di
luglio.
Ci sediamo, casualmente, ad uno dei tavolini ed ascoltiamo, altrettanto
casualmente una telefonata.
Chi ci siede davanti era l’on. Crucianelli, il suo
interlocutore, Valter Veltroni.
“qui c’è un humus, un terreno fertile... una
grande storia... dobbiamo trovare il modo di metterci il cappello...”
Negli anni della sinistra al governo, forse l’idea più
innovativa la introducono C.V e F.R., i due consiglieri del premier Massimo
D’Alema.
La loro idea di mediazione con la politica, di “lobbying
all’americana” funziona.
Forse è anche più innovativa di quanto loro stessi possano
immaginare in quei primordi di “seconda repubblica” e risolverebbe un grande
problema, tanto politico quanto mediatico della classe politica italiana: il
finanziamento pubblico.
Ma l’Italia, quella dei compromessi e delle tante micro
tangenti, ad un salto di qualità vero, e chiaro, non è pronta.
Non lo sono i partiti, e soprattutto non lo sono ancora le
imprese e le associazioni imprenditoriali.
La loro idea di “lobbying” fa
nascere una ricerca permanente e ricorrente di un leader nuovo e progressista
che possa affrontare i nodi caldi della modernizzazione del paese, ed al
contempo possa portare ad un autentico e trasparente dialogo tra imprese –
quelle vere – e la politica.
In questa ricerca, nascono un giornale, finanziato da un
noto petroliere genovese, e una televisione satellitare, presto trasferita nei
ranghi del partito democratico.
Di quell’idea, e di quel progetto, nel senso
più alto, non c’è più traccia, se non la sua necessità.
In questo scenario, i vari partiti, ciascuno dei quali
cambia nome e schieramento.
La risposta più ovvia del modo di fare politica nel
nostro paese, più o meno da sempre, è quella di cambiare nome, simbolo,
alleanza.
Sono anni difficili in cui si completa il passaggio
pci-pds-ds- pd.
In cui la DC si trasforma, dopo essersi frammentata e divisa.
Sono gli anni della difficili “unificazione formale” del
centro destra e dello sdoganamento della destra al governo.
Passiamo da un
sistema frammentato e consociativo, ad un sistema maggioritario, bipolare.
Cambiano i linguaggi della politica.
Entrano in gioco
sistemi di comunicazione e persuasione nuovi, e potenti.
Chi non se ne accorge
ne resta tagliato fuori.
Contemporaneamente cambia anche la vita economica italiana.
Cambiano con l’euro gli scenari e i livelli di competitività.
Chi sino a ieri
era grande, oggi, nel confronto europeo, non entra nemmeno nelle classifiche
più generose.
L’idea stessa della “privatizzazione all’italiana”, dove con
poco controlli imprese molto grandi, non regge più, entrando players di ben
altre proporzioni.
Internet l’abbiamo inventata noi.
Come tante altre cose che poi hanno fatto la forza e la
grandezza di altri paesi.
Da noi la rete è interesse di pochi, e vista con
sospetto.
Si diffonde generazionalmente, e non come servizio globale.
Legata alla infrastruttura, subisce il rallentamento dettato
dal ciclope monoculare.
Nel 2004 nascono in quasi tutto il mondo i social
network – strutture in grado di mettere in connessione milioni di utenti tra
loro.
In modo apparentemente gratuito.
Chi si accorge del capitale e del potenziale inespresso, e
della conseguente arretratezza che ne deriva, sono giovani e rampanti manager
della comunicazione.
Questa storia parte da loro.
E da una piccola società della galassia Telecom Italia.
ROMA, 3 GIU 2004-
It Telecom, controllata al 100% da
Telecom Italia, ha siglato oggi un accordo con Value Partners per la cessione
del 69,8% di Webegg, società che si occupa di system integration, ad un prezzo
pari a 43 milioni di euro. La restante
partecipazione del 30,2% è posseduta da Finsiel (79% Telecom Italia). Lo rende noto un comunicato congiunto nel
quale si spiega che l' operazione rientra nel processo di razionalizzazione del
comparto information technology del gruppo Telecom finalizzato in particolare
alla semplificazione della struttura organizzativa. L' operazione prevede anche
il mantenimento da parte di Finsiel della partecipazione in Webegg con il
riconoscimento di reciproche opzioni di compravendita tra Finsiel e Value
Partners. Il perfezionamento dell' operazione si realizzerà una volta ottenuta
la prescritta autorizzazione dell' Autorità Garante della Concorrenza e del
Mercato. Il gruppo Webegg, che include
le controllate TeleAp e Software Factory, si occupa di system integration, sviluppo di
applicativi e soluzioni web based per l' industria e le istituzioni
finanziarie. Value Partners è una società di consulenza strategica di origine
italiana e con l' acquisizione di Webegg amplia la propria offerta nel settore
informatico nel quale è già presente con due società Vp Web e Vp Tech. (ANSA).
Il 9 giugno 2006
Value Partners si quoterà in borsa, valorizzando oltre 200milioni di euro!
Sotto la lente di ingrandimento della Consob, proprio il
rapporto con Telecom. Il gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera ha
rappresentato nel 2005 per Value Partners più della metà dei ricavi consolidati
(56%), seguito da Intesa (5%), SanPaolo Imi, Pirelli e Unicredit (tutti con il
3%, Pirelli aveva il 10% nel 2003). Due anni prima VP aveva acquisito proprio
da TI per 61 milioni il 100% di Webegg ed è nato Value Team, il braccio di VP
dedicato a consulenza e servizi orientati all'IT consulting, 71% del totale dei
ricavi della società.
26 aprile 2011 -
Value Team, il system integrator di proprietà di Value Partners, è stata ceduta
alla giapponese NTT Data, colosso delle telecomunicazioni giapponese con un
giro d'affari pari a circa 9,5 miliardi di euro. L'operazione, stando a quanto
riportato dal quotidiano Nikkei, si perfeziona per un valore di 250 milioni di
euro e riguarda l'intero pacchetto azionario di Value Team.
2012 – ELEZIONI AMMINISTRATIVE IN ITALIA
Il partito di un ex-comico, che oggi si definisce “megafono”
diventa secondo i sondaggi la terza forza politica italiana.
Di fatto, alle
elezioni amministrative, arriva a percentuali a due cifre quasi ovunque.
Dietro di lui, in via nota e dichiarata, cinque “super
consulenti” del mondo del web.
Ecco chi sono coloro che il 22 gennaio 2004 fondano la
Casaleggio Associati.
Gianroberto Casaleggio, già Amministratore Delegato e
Direttore Generale della Webegg
Luca Eleuteri, tra il 2000 e il 2003 lavorava nella
Direzione Generale di Webegg.
Mario Bucchich, fino al settembre 2003 è stato Responsabile
Comunicazione e Immagine del Gruppo Webegg.
Enrico Sassoon, già Direttore Responsabile della rivista
Affari Internazionali e membro dell’American Chamber of Commerce in Italia,
entra il 15 gennaio 2001 nel Consiglio di amministrazione di Webegg.
C'è poi anche Maurizio Benzi, Marketing di Webegg e
organizzatore dei Meetup di Grillo a Milano.
La vera anima, e filosofo del gruppo è Gianroberto
Casaleggio.
Gianroberto Casaleggio inizia la sua carriera
nell’Olivetti di Roberto Colaninno, diventa amministratore delegato di Webegg,
all’epoca joint venture tra Olivetti e Finsiel, a fine giugno 2002 Olivetti
cede la propria quota (50% del capitale) in Webegg Spa a I.T. Telecom Spa, che
nel 2000 ha dato vita a Netikos Spa del cui CdA Casaleggio fa parte con Michele
Colaninno (secondogenito di Roberto e presente nel CdA Piaggio).
È lui il manager che ha persuaso Grillo (inizialmente
scettico) dell’utilità della Rete.
La società che presiede, la Casaleggio
Associati, ha l’obiettivo dichiarato di «sviluppare in Italia la cultura della
Rete».
Ha creato e gestisce, tra le altre cose, non solo il blog di
Beppe Grillo (nato nel gennaio 2005), la distribuzione di tutti i suoi gadget,
ma ha anche ideato, secondo indiscrezioni, lo stesso V- Day!
Ed è sempre presente anche agli incontri del comico con i
«MeetUp» locali. Piccolo particolare: l'organizzatore del gruppo di Milano
Maurizio Benzi lavora, manco a dirlo, per la stessa società di Casaleggio.
Una piccola curiosità. Il blog di Grillo è tradotto anche in
inglese. Ottimo e funzionale. Ha solo un’altra lingua in cui è tradotto: il
giapponese! E giapponese come abbiamo visto è la proprietà della webegg oggi!
Appassionato di storia, fumetti e fantascienza, ha voluto
una casa nelle valli del Canavese vicino Ivrea – ancora legatissimo ai suoi
esordi professionali.
Lì possiede un bosco tutto suo. Autore di libri come «Il
web è morto, viva il web», assieme al fratello Davide e a Mario Bucchich (anche
loro soci della Casaleggio associati).
L’idea di essere eminenza grigia della lobbying politica gli
venne già.
All’inizio non pensava a Grillo, o forse gli occorrevano dati ed
esperienza per non bruciare la sua carta.
Nel gennaio 2006, il manager convinse il ministro e leader
di Idv ad aprire un suo blog che diventa ben presto ricco degli stessi
contenuti e delle parole d’ordine di Grillo oggi. Ed è curato sempre dalla
Casaleggio associati (sino al 2010).
A Casaleggio la Telecom è rimasta nel sangue, nel cuore e...
e nel bilancio.
Così come il fatturato indotto che era in grado di
produrre.
Gli attacchi alla nuova gestione subentrata ai Colaninno si fanno
sempre più forti.
Si dice che siano stati proprio uomini legati a Casaleggio a
fare uscire lo scandalo sul dossieraggio Telecom (ovvero le intercettazioni
abusive operate dalla security telecom in danno a privati).
Tra gli intercettati abusivamente proprio Grillo... e alcuni
altri “giornalisti indipendenti”, tra cui Marco Travaglio (con cui inizierà
un sodalizio veicolato anche grazie ad Antonio Di Pietro, e che lo legherà alla
Casaleggio anche editorialmente) .
Nel momento di maggiore debolezza dell’azienda il 12
settembre 2006 Grillo lancia la share-action per “riprendersi
Telecom”.
Travolto dagli scandali “per il bene dell’azienda” Tronchetti-
Provera lascia la presidenza e ogni incarico in Telecom Italia.
Miracolosamente, con l’uscita di scena di Tronchetti Provera, muore senza
commenti (nemmeno sul suo blog) e senza alcuna spiegazione anche l’iniziativa
di Grillo – che da quelle dimissioni su Telecom Italia non parla più!
CON CHI LAVORA LA CASALEGGIO?
Facciamo un passo indietro.
Già dal 2004 – ovvero dalla sua nascita - la Casaleggio
annuncia la partnership con Enamics, una società statunitense fondata
nel 1999, leader del Business Technology Management (BTM). La Enamics ha come
clienti potenti corporation del calibro di: Pepsico, JP Morgan, Northrop
Grumman, US Department of Tresury (Dipartimento del Tesoro USA), BNP Paribas,
American Financial Group, ecc. Tra le società citate, quella che più interessa
è la banca d’affari JP Morgan, perché rientra nell’impero dei Rockefeller.
[la JPMorgan è la stessa che aveva pronto il “piano
spezzatino” se la Fiat non fosse stata in grado di ricapitalizzare qualche anno
fa]
L’uomo marketing – e colui che “porta i clienti” (e quindi
le risorse!) - alla Casaleggio Associati (oggi e della Webegg prima) è Enrico
Sassoon, giornalista, dal 1977 al 2003 nel gruppo Il Sole-24 Ore, già
direttore responsabile di L’Impresa- Rivista Italiana di Management, della
rivista Impresa Ambiente e del settimanale Mondo Economico. Da suo curriculum pubblico
apprendiamo anche che «è stato direttore scientifico del gruppo Il Sole-24
Ore».
Nel 1998 Sassoon è stato amministratore delegato dell’American
Chamber of Commerce in Italy, di fatto una lobby indirizzata a favorire i
rapporti commerciali delle corporation americane in Italia.
Proprio nel consiglio di amministrazione dell’ American
Chamber of Commerce in Italy si comprende quale sia uno dei fattori di successo
nelle relazioni della Casaleggio Associati. La lista comprende tutte le
maggiori corporation americane presenti in Europa, le maggiori società italiane
con rapporti in USA. Attualmente Sassoon ne presiede il “Comitato Affari
Economici” – ovvero il nodo centrale in cui smistare e coordinare le
partnership di business.
Molti dei nomi presenti nell’American Chamber of Commerce in
Italy sono figure di spicco dell’Aspen Institute Italia, il prestigioso
pensatoio, creatura di Gianni Letta, presieduto da Giulio Tremonti. E l’Aspen Institute pesa, ovunque agisca.
Luogo di incontro fra intellettuali, economisti, politici, scienziati e
imprese. Nell’Aspen transita l’élite italiana, che faccia riferimento al
centro-destra o al centro-sinistra. Con quali finalità?
«L’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e
culturale del paese attraverso un libero confronto tra idee e provenienze
diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni»,
si legge nella mission dell’istituto. E in che modo? «Il “metodo Aspen”
privilegia il confronto e il dibattito “a porte chiuse”, favorisce le relazioni
interpersonali e consente un effettivo aggiornamento dei temi in discussione.
Attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico,
finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta
riservatezza e di libertà espressiva»”.
Contemporaneamente Sassoon è anche Direttore Responsabile
della rivista Affari Internazionali. Perché è così rilevante? Basta leggere chi
c’è nel Comitato di Redazione di tale rivista in quegli stessi anni. Intanto
Tommaso Padoa-Schioppa, Ministro dell’Economia, e tra i nominativi del Comitato
Editoriale: Giuliano Amato, Innocenzo Cipolletta, Domenico Fisichella, Enrico
Letta, Antonio Maccanico, Mario Monti, frequentatore assiduo delle riunioni del
Gruppo Bilderberg Giorgio Napolitano, Fabrizio Saccomanni, Sergio Siglienti,
Giuseppe Zadra, Promotore della rivista, l’Istituto Affari Internazionali.
Attualmente Sassoon è anche “amministratore delegato” di una
casa editrice – la “Strategiqs Edizioni Srl” (che non ha nemmeno un indirizzo
mail, né un sito internet – ma che pubblica l’edizione italiana della Harward
Business Review in Italia).
Di questa società è presidente un brillante napoletano, Alessandro
Di Fiore, che oltre a presiedere la casa editrice presiede anche l’European
Centre for Strategic Innovation. Nato
come product manager della Colgate-Palmolive fonda la Venture Consulting che
confluisce gruppo Tefen, oltre a diventare prestissimo Vice Presidente di “The
MAC Group” (Gemini Consulting) – gruppo presieduto da Cesare Romiti, anch’egli
membro nell’American Chamber of Commerce in Italy e dell’Aspen Institute.
Manco a dirlo, nel comitato di redazione della rivista
figura anche “Roberto” Casaleggio (hanno dimenticato il “gian” iniziale!).
MA COSA FA “ESATTAMENTE” LA CASALEGGIO?
Si occupa di “sviluppare in Italia una cultura della Rete
attraverso studi originali, consulenza, articoli, libri, newsletter, seminari e
creazione di gruppi di pensiero e di orientamento.” “Casaleggio Associati
dispone di competenze specifiche sulla Rete, tramite i suoi soci ed affiliati;
della conoscenza del territorio di applicazione, dovuta ai Rapporti e ai Focus
di settore; delle tendenze e delle best practice, grazie al network di partner
statunitensi.”
Il “filosofo” dell’azienda è Gianroberto – un tecnico, uno
dei massimi esperti in Italia della comunicazione sul web. «L’organizzazione di
Rete» dei modelli di e-business e il web marketing sono tematiche che ha
approfondito e applicato a società italiane negli ultimi otto anni, anche
grazie a una relazione costante con i riferimenti mondiali del settore.
Per lui la Rete è un’ossessione, più che un media. Ne è un
teorico e uno dei guru delle nuove frontiere del marketing digitale e di cosa
si possa fare attraverso i social network grazie a strategie di marketing
virale, forma di promozione non convenzionale che sfrutta la capacità
comunicativa di pochi soggetti interessati per trasmettere il messaggio a un
numero esponenziale di utenti.
Casaleggio ha capito in anticipo, almeno per quanto riguarda
il mercato italiano, quali siano le potenzialità del web e dei social network.
E individua una nuova figura di venditore propagandista in parte consapevole e
in parte no: l’influencer. “On line il 90 per cento dei contenuti è creato dal
10 per cento degli utenti, queste persone sono gli influencer”, scrive in un
articolo Casaleggio, “quando si accede alla Rete per avere un’informazione, si
accede a un’informazione che di solito è integrata dall’influencer o è creata
direttamente dall’influencer.”
“L’influencer è un asset aziendale, senza l’influencer non
si può vendere, c’è una statistica molto interessante per le cosiddette mamme
online, il 96 per cento di tutte le mamme online che effettuano un acquisto
negli Stati Uniti, è influenzato dalle opinioni di altre mamme online che sono
le mamme online influencer. “
Se andiamo ad analizzare il sistema di diffusione online del
fenomeno Beppe Grillo è facile constatare quanto questa strategia sia efficace.
E non solo per Grillo, visto che il numero dei clienti e delle partnership
italiane e statunitensi vanno ben oltre alla promozione del comico genovese.
Nel 2004, a pochi mesi dalla sua nascita, la Casaleggio
Associati annunciò pubblicamente attraverso le agenzie di stampa la nascita
della partnership con Enamics, società statunitense leader in Business
Technology Management (Btm).
La Enamics ha una rete di relazioni aziendali impressionante
sia dirette che indirette grazie anche a una rete di partnership consolidata e
da più di 6 anni con due altre aziende del settore, la Future Considerations e
la Ibm Tivoli. Spiccano, come si legge nel board sia di Enamics che dei sui
partner, nomi come Pepsico, Northrop, US Department of Tresury (Dipartimento
del Tesoro Usa), Bnp Paribas, American Financial Group e JP Morgan, banca
d’affari del gruppo Rockefeller. E poi ancora: Coca Cola, Bp, Barclaycard,
Addax Petroleum, Shell, Tesco, Kpmg Llp, Carbon Tnist, Unido (United Nations
Industrial Development Organisation), London Pension Fund Authority (Lfpa).
Ecco quindi la rete di relazioni, teoriche e aziendali,
della Casaleggio Associati con le aziende più quotate del settore negli Stati
Uniti. Comunicazione, e-cornmerce, reti web, sicurezza. Gli stessi settori
della Webegg prima e di Casaleggio e soci poi.
Sassoon e Casaleggio, sul rapporto dei due si gioca tutto il
peso del progetto della Casaleggio Associati. Da un lato l’uomo delle relazioni
«tradizionali» con il mondo della finanza e della politica italiana, dall’altro
il super-esperto con reti di rapporti consolidate e partnership oltre oceano.
Non si tratta quindi solo di sperimentare nuove forme di
marketing, si tratta di una solida base di business. E questo la Casaleggio
Associati fa.
Se qualcuno pensava ancora che la Casaleggio Associati fosse
solo un gruppo di persone appassionate della comunicazione in Rete che si
dedica al blog di Beppe Grillo (e a quello precedentemente, ricordiamolo, di
Antonio Di Pietro).
Ritorniamo però alle strategie di marketing (politico e non)
della Casaleggio Associati, e agli influencer e all’importanza che viene loro
data, e non solo da questa società italiana. Si legge sul sito web della Microsoft: a uno
studio della società statunitense Rubicon Consulthg ha tracciato il profilo
degli influencer, la loro diffusione e le modalità di comunicazione e di
propagazione dei loro messaggi. Le comunità online, gli spazi dove agiscono gli
influencer, non sono tutte uguali, ognuna ha peculiarità proprie. Non si
capisce se questo brano l’abbia scritto Gianroberto Casaleggio stesso o se a
questo testo del gigante statunitense si sia rifatto.
E poi l’articolo della Microsoft prosegue: Le comunità
online originate dalle connessioni, come Facebook, sono le più frequentate (25
per cento degli utenti) e le più importanti per i giovani sotto i 20 anni,
seguono, con circa il 20 per cento, quelle con attività in comune e
condivisione di interessi. La maggior parte degli utenti delle comunità ha
un’età tra i 20 e i 40 anni. In questo contesto operano gli influencer.
Ecco fatto il ritratto del militante grillino tipo.
E chi sono gli influencer di Grillo, dove si muovono, dove
agiscono?
All’inizio sulla rete di Meetup, la piattaforma a pagamento
statunitense molto pubblicizzata dalla Casaleggio Associati e dai loro partner
statunitensi è praticamente obbligatoria per chi voglia aderire alla rete degli
amici di Grillo.
[per intenderci, meetup è stata la piattaforma usata per
lanciare in USA il fenomeno dei tea-party]
Poi su YouTube e Facebook.
E qui che si è creata la fortuna del messaggio di Grillo,
nell’uso controllato capillarmente dalla Casaleggio Associati di questi mezzi.
Gli ‘influenzatori’, formati e preparati dalla Casaleggio
alla scuola della Webeggs e soprattutto dei nuovi media-guru americani, sono
giovani operatori stipendiati per ‘creare’ opinione. Tali personaggi sono pagati per scrivere
articoli, rilasciare commenti, subissare di ‘Mi Piace’ o ‘Non Mi Piace’ e
creare videoclip con il preciso obiettivo di influenzare la opinione degli
altri utenti, in particolare quel 90% di fruitori inattivi. Il tutto, nella maggior parte dei casi
spacciandosi per utenti casuali e sottacendo il dettaglio di essere degli spot
pubblicitari viventi. Farebbero ciò che da anni fanno molti giornalisti,
politici e accademici.
Facciamo una piccola premessa.
Tutti coloro che fanno web
marketing hanno dei gost writer, del webwriters, dei content-manager, che per
lavoro inseriscono contenuti, diffondono e condividono messaggi, replicano e
commentano.
Il limite che un po’ tutti si danno, è quello della
moderazione (da un lato) e dell’autenticità del profilo.
Creare dei “fake” è come diffondere una notizia “falsa” –
perché tale è il commento ed il profilo che contribuisce a creare la fisionomia
web del messaggio.
In genere strategie così aggressive vengono adottate da
aziende “molto grandi” per scopi “non sempre trasparenti” – in primo luogo
appunto quello non di “vendere” un prodotto/bene/servizio, bensì creare e
condizione l’opinione pubblica su singoli temi, e spostarla.
La caposcuola di questa filosofia di opinion marketing
virale è un’azienda americana - La Bivings Group specializzata in
attività di lobbying internet, leader nel social network e nel web marketing
che per mezzo della rete manipola la opinione pubblica, utilizzando falsi
cittadini e finte associazioni al fine di promuovere gli interessi di una
clientela che risponde a nomi quali Monsanto, Philip Morris o BP Amoco. E molte
altre corporation che per oggetto sociale (tabacco, alcool...) hanno visto
limitata la propria capacità di accesso ai normali strumenti pubblicitari, o
che operano in settore in cui è fortissima una posizione sociale scettica
(nucleare, armamenti, ogm, ricerca genetica).
La Bivings opera attraverso circa mille siti internet
direttamente o indirettamente registrati e strutturati, con oltre 8.000 finti
profili web che nematicamente sono radicati in oltre 12.000 forum di
discussione. Operativamente lavora principalmente con altri due partner
americani.
The Bricks Factory e la Enamics – il cui partner italiano è
appunto la Casaleggio.
Invenzione della Bricks è l’e-buzzing, blogger di ogni cultura
cedono alle lusinghe dei post pubblicitari in cui qualcuno dice loro cosa
scrivere e come scriverlo, in cambio di soldi. Sono attori i ‘casi umani’ che
la televisione spaccia per persone comuni o vincitrici di grosse somme nei
giochi a quiz. Probabilmente sono attori
i personaggi accampati con giorni d’anticipo di fronte agli store per
accaparrarsi un nuovo modello di telefonino. Chissà quante interviste
televisive a ‘campione’ sono in realtà finte o perlomeno selezionate e
assortite in modo tale da suscitare una precisa emozione in chi le guardi.
Frotte di attori dilettanti si lasciano arruolare nelle vesti di attivisti
spontanei per contestare o applaudire il politico di turno davanti a solerti
telecamere, o per mandare in malora una manifestazione compiendo azioni
violente.
La persuasione
funziona meglio quando è invisibile. Il marketing più efficace è quello che si
fa strada nella nostra coscienza, lasciando intatta la percezione che abbiamo
raggiunto le nostre opinioni e fatto le nostre scelte in maniera indipendente.
In un manuale di presentazione ai propri clienti, la Enamics
presentando la propria capacità di diffusione virale e le sue partnership
spiega che
“ci sono alcune campagne in cui sarebbe opportuno o
persino disastroso lasciare che il pubblico sappia che la vostra organizzazione
è coinvolta direttamente ... semplicemente non è un modo intelligente di
muoversi. In casi come questo, è importante prima “ascoltare” ciò che viene
detto online ... Una volta che siete collegati in questo mondo, è possibile
effettuare dei commenti in questi forum che presentino la vostra posizione come
una parte non direttamente coinvolta. ... Forse il più grande vantaggio del
marketing virale è che il messaggio viene inserito in un contesto in cui è più
probabile essere considerata seriamente.”
“Un alto dirigente della Monsanto è citato sul sito Bivings,
ringrazia la società di pubbliche relazioni per il suo” straordinario lavoro ”
.
UN ESEMPIO CONCRETO DI COME OPERA IL “METODO BIVINGS”
Il 29 novembre dello scorso anno, due ricercatori
dell’Università della California di Berkeley hanno pubblicato un articolo sulla
rivista Nature, che ha rivelato che il mais nativo in Messico, era stato
contaminato, attraverso grandi distanze, dal polline geneticamente modificato.
L’articolo fu un disastro per le aziende biotech che cercano di convincere il
Messico, il Brasile e l’Unione europea di togliere il loro embargo sulle
colture geneticamente modificate.
Anche prima della pubblicazione, i ricercatori sapevano che
il loro lavoro era pericoloso.
Uno di loro, Ignacio Chapela, è stato avvicinato dal
direttore di una società messicana, che per primo gli ha offerto un posto
scintillante di ricercatore, se distruggeva i suoi documenti, poi gli disse che
sapeva dove trovare i suoi figli. Negli Stati Uniti, gli avversari di Chapela
hanno scelto una diversa forma di assassinio.
Il giorno in cui è stato pubblicato l’articolo, iniziarono a
comparire messaggi in un listsever di biotecnologia utilizzato da più di 3000
scienziati, chiamati AgBioWorld. Il
primo veniva da un corrispondente di nome “Mary Murphy”. Chapela è nel
consiglio di amministrazione del Pesticide Action Network e, quindi, ha
affermato, “non è esattamente quello che si dice uno scrittore imparziale.” Il suo intervento è stato seguito da un
messaggio da un “Andura Smetacek”, sostenendo, falsamente, che il documento di
Chapela non era stato redatto in modo equo, che era “prima di tutto Chapela è
un attivista”, e che la ricerca era stata pubblicata in collusione con gli
ambientalisti. Il giorno successivo,
un’altra e-mail da “Smetacek” ha chiesto la sua nota spese, “quanti soldi si
prende Chapela per parlare? Quante spese di viaggio e altre donazioni ... per
il suo aiuto in fuorvianti le campagne di marketing basate sulla paura?”
I messaggi da Murphy e Smetacek stimolarono centinaia di
altri, che ripetevano o abbellivano le accuse che avevano fatto i due di cui
sopra. biotecnologi Senior chiesero di licenziare Chapela da Berkeley. AgBioWorld lanciò una petizione contro la
pubblicazione:
“Ci sembrano essere problemi metodologici nella ricerca di
Chapela e il suo collega David Quist , ma questo non è affatto senza precedenti
in una rivista scientifica. Tutta la scienza è e deve essere, oggetto di sfida
e di confutazione.” Ma in questo caso la pressione su Nature fu così forte che
il suo editore fece una cosa senza precedenti nella sua storia di 133 anni: il
mese scorso ha pubblicato, insieme a due documenti impegnativi Quist e Chapela,
una ritrattazione, nella quale ha scritto che la loro ricerca non avrebbe mai
dovuto essere pubblicata.
Così la campagna contro i ricercatori è stata uno
straordinario successo, ma chi la iniziò precisamente? Chi sono i “Murphy Mary”
e “Andura Smetacek”?
Entrambi affermano di essere cittadini comuni, senza legami
societari.
La Bivings Group dice di “non essere a conoscenza di loro”.
“Mary Murphy” utilizza un account Hotmail per inviare messaggi a AgBioWorld. Ma
un messaggio satirico a oppositori di biotech, inviato da “Mary Murphy” allo
stesso indirizzo hotmail a un altro server di due anni fa, contiene
l’identificazione bw6.bivwood.com . Bivwood.com
è di proprietà della Bivings Woodell, che fa parte del Bivings Group.
Smetacek ha, in diverse occasioni, dato il suo indirizzo
come a “Londra” e “New York”.
Ma le liste elettorali, elenchi telefonici e dati relativi
alle carte di credito sia a Londra che tutti gli Stati Uniti non rivelano
“Andura Smetacek”. Il suo nome appare solo su AgBioWorld e pochi altri
listserver, su cui ha pubblicato decine di messaggi che accusano, falsamente,
gruppi come Greenpeace di terrorismo.
Un indizio sulla sua identità è suggerito dalla sua costante
promozione del “Center for Food and Agricultural Research”. Il centro non
sembra esistere, se non come un sito web, che accusa ripetutamente i verdi di
tramare violenza. Cffar.org è registrato
a qualcuno di nome Manuel Theodorov. Manuel
Theodorov è il “regista delle associazioni” a Bivings Woodell. Anche il sito su
cui è stato lanciato la campagna contro l’articolo su Nature ha attirato
sospetti. Il suo moderatore, il professore appassionato biotech CS Prakash,
sostiene di non avere alcuna connessione con il Bivings Group.
Da una ricerca degli archivi del sito si riceve il seguente
messaggio di errore: “Impossibile connettersi al server MySQL su
‘apollo.bivings.com’”. Apollo.bivings.com
è il server principale del Bivings Group.
“A volte”, si vanta
Bivings, “vinciamo premi. A volte solo il cliente conosce il ruolo preciso che
abbiamo giocato.”
[credits: lavoro
di indagine svolto da Jonathan Matthews e dal giornalista free lance Andy
Rowell – si ringrazia George Monbiot per la segnalazione]
COME PRESENTA I SUOI SERVIZI LA CASALEGGIO
RELAZIONE DIGITALE
Identificare una strategia di web marketing significa
studiare il target di riferimento, il messaggio da veicolare e i canali da
utilizzare. Questo permette di identificare gli obiettivi tattici da
raggiungere con l'impiego integrato delle tecniche di webmarketing (motori di
ricerca, linkpopularity, campagne banner, sponsorizzazioni di aree tematiche,
direct emailing, news online). Casaleggio Associati assiste le aziende nella
creazione della struttura per gestire campagne di web marketing di lungo
termine, identificando le metriche da monitorare e le leve da utilizzare per
raggiungere i diversi obiettivi.
ORGANIZZAZIONE
Definire un'organizzazione in rete significa ripensare la
sua struttura, il suo funzionamento ed i suoi obiettivi. L'organizzazione in
rete è un nuovo modo di gestire un'azienda. Tutti i processi aziendali possono
essere gestiti on line sia verso le persone che vi lavorano che verso tutti gli
stakeholder esterni. Casaleggio Associati assiste le aziende nella realizzazione dei nuovi processi on
line e nel cambiamento organizzativo dell'azienda.
MISSION
Casaleggio Associati ha la missione di sviluppare consulenza
strategica di Rete per le aziende e di realizzare Rapporti sull'economia
digitale.
La consulenza strategica ha l'obiettivo di indirizzare le
aziende nelle scelte rese necessarie dalla Rete e di consentire la definizione
di obiettivi misurabili in termini di ritorno economico, in modo da determinare
lo sviluppo del business dell'azienda, sia nel medio, sia nel lungo termine.
I Rapporti e i Focus di Casaleggio Associati offrono
informazioni puntuali sullo sviluppo della Rete nei diversi settori di mercato
in Italia e nel mondo.
I dati e le modalità di utilizzo della Rete contenuti
nei Rapporti e nei Focus consentono alle aziende la valutazione del contesto in
cui operano, scelte basate su casi di successo e la conoscenza dei reali
percorsi di attuazione.
VISION
La Rete, intesa come l'utilizzo di Internet e la sua integrazione
con le reti aziendali, rende necessaria, per ogni organizzazione, una visione
strategica di lungo termine in cui definire priorità, fattibilità, attuazione e
valutazione del ritorno degli investimenti.
Casaleggio Associati ritiene che una corretta strategia di
Rete sia il fattore vincente di ogni azienda che voglia sfruttarne le
opportunità per sviluppare il suo business, diminuire i costi strutturali ed
aumentare l'efficienza.
Una strategia di Rete presuppone una visione di insieme in
cui modelli di business, intranet e web marketing siano valutati
congiuntamente.
Una visione a cui va associata un'analisi di fattori, propri
della Rete, come: usabilità, sicurezza, misurabilità, social networking,
knowledge management e content management.
STRATEGIA
Per indirizzare le aziende in Rete è necessario disporre di
una conoscenza puntuale dell'evoluzione in atto, sia a livello nazionale che
internazionale.
Casaleggio Associati dispone di competenze specifiche sulla
Rete, tramite i suoi soci ed affiliati; della conoscenza del territorio di
applicazione, dovuta ai Rapporti e ai Focus di settore; delle tendenze e delle
best practice, grazie al network di partner statunitensi.
La credibilità di una strategia è, necessariamente, legata
all'ottenimento di risultati tangibili in tempi certi, per questo Casaleggio
Associati integra le competenze specifiche sulla Rete con l'applicazione di
metodi di valutazione del ROI ed assiste il cliente nel roll out della
strategia.
COME OPERA LA CASALEGGIO NEL CASO DI GRILLO - FACCIAMO
ALCUNI ESEMPI.
PIETRO RICCA
Nel 2007 ci si è resi conto che in quella fase il sito, per
la parte degli interventi del pubblico, era “stagnante”, che a commentare i
post di Grillo erano sempre gli stessi, anche se sempre tanti.
Viene chiamato allora a “dare una mano” il blogger e
giornalista Piero Ricca.
Chiamato per moltiplicare le offerte sul sito e per
attrarre nuovi utenti e nuovi “conmentatori”. Come da accordi avrebbe dovuto essere pagato
dalla Casaleggio Associati. Duecento euro a intervista forfettari spese
incluse. Compenso che però, secondo Ricca, non gli viene corrisposto nei
termini concordati all’inizio e Gianroberto Casaleggio ricontratterebbe la
collaborazione chiedendogli di occuparsi della Comunicazione di alcune aziende
sanitarie.
Ricca rifiuta. Da qui secondo Ricca il conflitto, e non si
procede né sul piano economico né sulla ridefinizione del rapporto
contenutistico della collaborazione e la situazione precipita.
Beppe Grillo è informato della decisione di Gianroberto
Casaleggio. Osserva che “negli aspetti manageriali” del blog lui non entra.
Ritiene però, fidandosi del gestore, che la difficoltà non sia di natura
economica. Forse il problema – dice – è “l’eccessiva aggressività” di qualche
intervista
Ricca scompare dal blog di Grillo.
LO STRANO CASO DELLE PRIMARIE DI MILANO
Filippo Pittarello (che lavora per la Casaleggio Associati e
segue Beppe nei suoi tour, nonché i contatti con i meetup) ha dichiarato che il candidato ideale avrebbe dovuto
avere più soft skills che hard skills, cioè più attitudini che competenze. Una volta eletto, doveva essere bravo con
internet per mandare tutto ad una 'squadra di esperti' che gli avrebbero detto
cosa dire.
Il candidato che scaturisce dalle primarie interne
effettuate via web risulta Matteo Calise, ventenne, eletto democraticamente con
il metodo Condorcet,
Peccato che il metodo usato non sia stato applicato
correttamente perché sono state considerate valide anche le schede in cui
comparivano solo i nomi dei primi due, o di uno solo (bisognava mettere gli 8
candidati in ordine di preferenza...) in questo modo viene sballato il calcolo
delle preferenze.
Il metodo Condorcet è
anche noto perché offre la possibilità, all'occorrenza, di “rtoccare per
arrotondamento tendenziale” il risultato finale.
Ma non solo sono state chiamate all'appello tutte le truppe
cammellate il giorno prima, debitamente orientate.
Inoltre stranamente, proprio
in quei giorni, la mail del blog per la lista civica di Milano aveva problemi e
così molti non sono stati avvisati....
C.B. racconta
“...un giorno, quando collaboravo alla campagna elettorale delle regionali in
Lombardia per le 5 stelle, piena anch'io di tante speranze, ebbi l'onore di
conoscerlo [Gianroberto Casaleggio ndr.]. Erano solo due mesi che
partecipavo nel meetup e Vito Crimi (candidato alla presidenza della Regione
per il movimento 5 stelle) mi mandò dallo staff di Beppe Grillo insieme ad
altre due persone, le mie idee su cosa fosse questo staff non erano ancora
chiare. Beppe Grillo aveva sempre parlato di 5 ragazzi... Ci rechiamo negli
uffici della Casaleggio Associati a Milano, Gianroberto, dopo averci dato
indicazioni sui temi che avrebbero dovuto affrontare i candidati nell'evento di
piazza Duomo, si alza, si gira e se ne va senza neanche un grazie arrivederci.
Quel giorno dissero anche una frase che mi colpì molto. Dissero che al
tabellone luminoso in piazza Duomo avrebbero pensato loro [non la cassa del
movimento ndr], sapete quanto costa l'affitto di quel coso? La cosa mi
colpì ma volevo ancora aggrapparmi alla speranza che con il movimento ci
saremmo liberati della casta...”
DAVIDE CASALEGGIO E “UNA CERTA GESTIONE” DEI LIBERI BLOG
DI GRILLO
Dalla prima ora Grillo ha dichiarato che il suo blog era
“uno spazio aperto” in cui parlare e confrontarsi.
Molti militanti e simpatizzanti hanno notato che alcuni temi
sono completamente spariti dal blog.
Se qualcuno sulla rete dei Meetup o nei
commenti sul blog di Grillo pone l’interrogativo si vedrà cancellare o non
pubblicare la propria opinione. E chi cura direttamente e capillarmente il blog
di Grillo e la rete dei Meetup? Il fratello di Gianroberto Casaleggio, Davide.
Dopo tutto le regole della “moderazione” sul web le detta
chi mette in Rete una determinata piattaforma o sito. Funziona così ovunque,
funziona così anche sul sito di Grillo.
Certi argomenti, determinate domande
non compaiono. Abbiamo fatto personalmente una prova, postando sul blog di
Grillo determinati temi scomodi e il commento non veniva approvato. Compariva
solo se si utilizzava un determinato termine spezzato dalla punteggiatura.
Ma anche in questo caso il commento dopo poco spariva. Come
su YouTube, dove video che criticano esplicitamente il rapporto fra Casaleggio
e Grillo scompaiono con frequenza impressionante, così avviene per gli
interventi nei Meetup più “popolati”.
IL RAPPORTO CON IDV
Qualcosa intanto si è incrinato negli ultimi tempi anche nel
rapporto che la Casaleggio Associati ha instaurato con Antonio Di Pietro e
l’Idv. Delle crepe si erano manifestate già nel corso della campagna elettorale
per le europee.
Alcuni candidati “di peso” come Luigi de Magistris avevano
gentilmente rifiutato di affidarsi al modello Casaleggio preferendo fare da
sé.
La ragione era molto semplice. Il modello offerto dalla Casaleggio
Associati è estremamente centralizzato. A scatola chiusa. Per lavorare con
loro, per usufruire dei loro servizi, è necessario affidarsi totalmente alla
loro organizzazione. E questo, inevitabilmente, può entrare in contrasto con le
logiche della politica.
Un contrasto, segnalano in molti dell’entourage di Di
Pietro, che avrebbe portato alla rottura, tanto che dal gennaio 2010 il blog di
Di Pietro non è più gestito dalla Casaleggio.
I temi stessi della politica
dipietrista sono cambiati e si sono articolati.
Manco a dirlo, da una media di 4500 articoli e interventi
quotidiani su internet, l’Idv è scesa circa 800!
“... gli indirizzi dei gestori tecnici dei domini
beppegrillo.it e antoniodipietro.it risultano tuttora domiciliati in via Jervis
77 a Ivrea, stesso indirizzo della sede storica di Olivetti. Il fatto curioso è
che i domini olivetti.it e olivetti.com risultano appoggiati al gestore tecnico
TELECOM ITALIA, domiciliato a Taranto...”
[Giacomo Castellano aveva pubblicato questo quesito sul
meetup di beppe grillo per chiedere spiegazioni – messaggio cancellato!
http://beppegrillo.meetup.com/boards/thread/3998947/30#1486 0101
Spiacenti, non siamo riusciti a trovare il post della
bacheca messaggi che hai richiesto. ]
SERENETTA MONTI (CANDIDATA A SINDACO DI ROMA E GRILLINA
DELLA PRIMA ORA) AD ALESSANDRO GILIOLI (GIUGNO 2011)
«Quella di Grillo e
della Casaleggio – che fa il suo blog – è una presenza troppo ingombrante. La
famosa frase su Pisapia - Pisapippa ne è un esempio. Ha disorientato tutti, è
una di quelle leggerezze che non ci si possono permettere».
Ma nel movimento ci sono alcuni (o tanti) che la pensano
come te?
«All’interno del
movimento ci sono tre tipi di persone. C’è una parte che vede comunque in
Grillo un personaggio che con la sua notorietà consente di portare avanti delle
battaglie civili e politiche; ci sono altri che invece vorrebbero che Grillo si
facesse da parte già adesso; e ci sono infine persone che si sono attaccate al
carro di Grillo per cercare di guadagnare una posizione di privilegio».
E che percentuali, che forze hanno nel movimento queste
componenti?
«Quelli che vorrebbero
chiedere a Grillo di lasciare ormai sono una buona percentuale, una presenza
importante. Quel che è successo in Veneto – con la lista di proscrizione dei
candidati – non è stato un fatto da poco».
Che cosa è successo in Veneto?
«Che l’anno scorso,
prima delle regionali, è arrivato un ordine di allontanare persone che avevano
versato il sangue per questo movimento, solo per imporre il candidato dall’alto».
A proposito, ma la questione dello statuto che non c’è
(insomma c’è una cosa chiamata non-statuto che di fatto non prevede regole
democratiche) è una questione che viene discussa nel movimento?
«Il non-statuto in
teoria dovrebbe garantire il fatto che il movimento è una continua creazione
dal basso, in realtà l’assenza di regole crea risultati differenziati e non
sempre positivi. Si produce ad esempio la stasi di cui ti parlavo qui a Roma,
ma anche il fatto che le primarie a volte si fanno e a volte no. Ma
soprattutto, in questa assenza di regole alla fine tutti i ragazzi si sentono
vincolati alle dichiarazioni di Beppe e del suo blog. E gli imbarazzi non
mancano. Basta un’affermazione di Grillo per mandare in frantumi il lavoro di
mesi di centinaia di ragazzi».
Ad esempio, quando si mette a litigare con altre voci della
coscienza civile e dell’opposizione italiana, da Saviano a De Magistris, fino a
Sonia Alfano?
«Sì, l’isolamento in
cui si è rinchiuso Grillo è un’altra questione calda. Ed è un limite enorme il
fatto che lui non scenda mai al confronto con nessuno, specie con il resto
della politica».
Ma quando dici che molte decisioni vengono prese ‘dall’alto’
esattamente cosa intendi? Grillo fa tutto da solo o ha un ‘inner circle’ di
collaboratori con cui prende le decisioni?
«Attorno a lui c’è
solo lo staff della Casaleggio. Anche noi candidati sindaci alla fine dovevamo
rapportarci o direttamente con lui o con loro. E non sono mancati gli attriti».
Ma secondo te che cosa dovrebbe fare Grillo per il bene del
movimento che ha fondato?
«Dovrebbe dire ‘grazie
ragazzi, arrivederci, adesso il movimento è vostro, è di chi porta avanti le
battaglie’».
E lo farà mai secondo te?
«Lo farà quando la
Casaleggio gli dirà che è ora di farlo».
Ma perché, Grillo prende ordini dalla Casaleggio?
«Temo di sì».
I RAPPORTI CON “IL FATTO QUOTIDIANO” E “CHIARE LETTERE”
All’inizio abbiamo appena accennato al rapporto con Marco
Travaglio (che risultavano tra i dossierati da parte della Telecom di
Tronchetti Provera), favorito anche dagli stretti rapporti con Antonio Di
Pietro.
Casaleggio Associati sta gestendo anche la parte informatica
di Chiare Lettere, casa editrice che pubblica i libri del vicedirettore
Travaglio, e guarda caso ultimamente sta pubblicando anche Grillo e Casaleggio,
e come se non bastasse è di recente entrata nell’azionariato del Fatto
Quotidiano.
Il fatto quotidiano è da subito apparso, per il suo piano
industriale, un “prodotto atipico”.
Innovativo per la sua presenza massiccia sul web, per la sua
propensione al blogging ed alla interazione, fino alla formula dell’abbonamento
on-line.
E per primo, ha cavalcato lo slogan del rifiuto del contributo
pubblico.
Ecco cosa ha scoperto con una sua indagine personale l’amico
Stefano Montanari.
Dopo alcune ricerche mi sono reso conto che alcuni
“Influencer” sono presenti su ilfattoquotidiano.it
Come? ilfattoquotidiano.it utilizza per il suo forum la
piattaforma Disqus (www.disqus.com). Su questa piattaforma è possibile
visualizzare lo storico dei commenti di ogni utente registrato, semplicemente
visitando l’URL http://disqus.com/
Bene, esistono i seguenti profili:
Già dai nomi, sembrerebbe palese che siano stati registrati
dallo stesso individuo. Basta fare una ricerca all’interno dei messaggi di
queste utenze, per accorgersi che dicono spesso le stesse cose, spesso persino
utilizzando le stesse parole. Questo nonostante i nickname che compaiono poi
sul sito sembrerebbero appartenere a diverse persone, uomini e donne.
Ecco l’elenco dei nickname corrispondenti:
napo orso capo
antonella
antitroll
Enzo Paolo
mafiosialmuro
clito ride
tonno011
Detestor
titti74
divergenze parallele
plonk
anti_troll
Si può anche notare che i messaggi scritti da questi account
vengono premiati con dei “like” provenienti dagli account “gemelli”, ovviamente
questo per dare più credibilità ai messaggi. Inutile dire che i messaggi in
questione fanno una pubblicità sfacciata a Beppe Grillo e al Movimento 5
Stelle.
Ma c’è di più: la piattaforma Disqus ha una caratteristica,
documentata qui http://docs.disqus.com/help/49/, sotto il titolo “Flagged Comment Moderation”, che rende
possibile, mediante il tasto “segnala” presente su ogni messaggio, eliminare i
messaggi.
In pratica, quando parecchi diversi account cliccano su quel
pulsante, il messaggio viene censurato SENZA dover passare dalla moderazione.
Si capisce ora com’è semplice, per l’individuo di cui stiamo parlando,
eliminare tutti i messaggi scomodi utilizzando i suoi svariati account. Questo
mi è successo di notte (quando i moderatori non sono presenti), quando ho visto
scomparire in tempi velocissimi i miei messaggi. Tutte le evidenze puntano al
fatto che questi individui lavorano soprattutto la notte (ma anche di giorno)
per “plasmare” indisturbati le discussioni del forum. Ecco il viral marketing
di Casaleggio.
Chi si occupa della moderazione del blog de “il Fatto”?
Valentina Gorla
Chi è?
Lavora per i-side – società collegata alla casa leggio –
specializzata in viral marketing, e nella gestione di gruppi di persuader!
i-side srl. http://www.i-side.com/
L’ANALISI NIELSEN
Un esempio di quanto sia capillare il monitoraggio, e la
capacità di intervento, del gruppo di influencer della Casaleggio ce lo offre
il blog di Francesco Nicodemo, del
pd napoletano.
Reo di aver semplicemente rilanciato un articolo di
Valentina Arcovio sulle “bufale scientifiche” del comico Grillo qualche anno
fa.
In meno di mezzora sono intervenuti con i seguenti commenti:
“Ormai vi attaccate a tutto, ma la rivoluzione è cominciata e non sarei di
certi tu a fermarla, legga dante legga manzoni invece di criticare il nostro
movimento” e “Grillo può anche darsi che abbia dato informazioni sbagliate il
che è tutto da verificare, ma ricordiamo che è stato il primo a denunciare la
presenza di materiali pericolosi all’interno di alcuni alimenti di alcuni
grandi marchi italiani. Quindi NOI informiamo a differenza dei partiti!”
Le firme? Flavio Cicerchia e Michele Tagliarame. Peccato che nessuno dei due esista davvero, ed
un terzo, Bruno Mancino, è un clone di un profilo assolutamente normale su
facebook!
Ci può aiutare a “quantificare” il fenomeno l’analisi
periodica della comunicazione via web che la Nielsen fa in ogni tornata
elettorale.
Dall’ultima (in pubblicazione) citiamo:
I social media sono da sempre stati per Beppe Grillo e il
suo Movimento, canale di comunicazione, di informazione, di scambio, nonché
"sede" del movimento stesso, luogo di incontro e struttura
organizzativa. Basti osservare l’ingente volume di messaggi che il Movimento 5
Stelle genera quotidianamente su internet, come emerge dall’analisi Nielsen sul
passaparola digitale.
Negli ultimi 12 mesi circa 210.000 messaggi su Beppe Grillo
hanno affollato la rete, con una media di quasi 600 post al giorno e un
andamento costante, che termina con l’evidente exploit di aprile e della prima
settimana di maggio, ove si concentra il 27% dei messaggi totali.
Il ruolo dei social network non è tuttavia limitato alle
sole pagine ufficiali dei vari personaggi politici. Molte delle discussioni sul
Movimento 5 Stelle avvengono, oltre che sul profilo e sul blog di Beppe Grillo
o di altri politici (Bersani, Berlusconi, Vendola), anche sui Wall Comments di
altri profili, quali ad esempio i profili di:
- siti di “contro-informazione”: Informare per resistere, I
segreti della casta di Montecitorio, Informazione Libera, Ecco Cosa Vedo – Idee
per una società etica, I hate Silvio Berlusconi;
- giornalisti o testate giornalistiche: Il Fatto Quotidiano,
Corriere della Sera, Repubblica, L’Unità, La7, Marco Travaglio.
I social network dunque sono i luoghi digitali nei quali si
concentra la grande maggioranza dei post.
Un ordine di gerarchia che diventa ancora più netto in
prossimità della tornata elettorale dello scorso weekend. Solo nella giornata di
lunedì 7 maggio, giorno di chiusura dei seggi e di diffusione dei risultati
delle consultazioni, si sono generati sul web circa 8.300 messaggi sul
Movimento 5 Stelle, più del doppio di quanti rilevati nello stesso giorno
per il Partito Democratico (poco più di 3.500 messaggi).
Una giornata inevitabilmente frenetica, durante la quale la
ricerca della notizia in tempo reale e dell’anticipazione o indiscrezione ha
potuto prendere luogo proprio sui social network, con il 72% dei post su Beppe
Grillo provenienti da Facebook e il 24% da Twitter.
[credits Francesco Russo]
EPILOGO
Grillo era Grillo quando parlava come Grillo e dei temi di
Grillo.
Da quando i suoi manager e finanziatori sono alle sue
spalle, e gli dettano l’agenda, sono spariti tutti i temi caldi.
Non si parla più delle e contro le multinazionali.
Non si prende alcuna posizione politica su cui schierarsi,
nemmeno sulla scuola.
Gli unici temi caldi sono “la lotta a questo Stato”.
L’opposizione non a questo o quel partito ma alla politica
in sé e per sé.
La platea di riferimento gli scontenti, e tutti i delusi.
Il bacino cui attingere, i giovani che non hanno esperienza
politica di alcun genere, e quindi non conoscenza della dialettica, delle forme
della democrazia interna, che non hanno mai avuto spazio, e che non hanno
competenze né esperienze, e quindi di per sé riconoscenti e manipolabili.
Accanto a questo unico messaggio, l’unico vero tema che sta
a cuore a grillo è che l’Italia dichiari il default, non paghi il proprio
debito pubblico, e che esca dall’euro.
Che la cosa riesca o meno, conta poco.
Fa appeal ed è un messaggio “facile da vendere”, soprattutto
nel web, senza contradditorio, e soprattutto se hai una schiera pronta a fare
da eco.
Temi simili che abbiamo ascoltato sino ad un certo punto
anche dai blog dell’IDV.
Slogan identici ripetuti dal sito de “il Fatto Quotidiano” e
dalle scelte editoriali di “Servizio Pubblico”.
Fai facili consensi, e nell’immediato raccogli quei voti che
tolgono ai partiti storici la possibilità di governare il Paese.
Chi ci guadagna in tutto questo?
I clienti della Casaleggio.
Quelle multinazionali che hanno tutto l’interesse a che una
moneta si svaluti, che un’altra si rafforzi, anche grazie ad una incertezza o
inaffidabilità politica.
Filippo Pittarello (che lavora per la Casaleggio Associati e
segue Beppe nei suoi tour, nonché i contatti con i meetup) ha dichiarato che: il candidato ideale avrebbe dovuto avere
più soft skills che hard skills, cioè più attitudini che competenze. Una volta
eletto, doveva essere bravo con internet per mandare tutto ad una 'squadra di
esperti' che gli avrebbero detto cosa dire.
sarebbe la “democrazia dal basso” – quella della rete –
secondo la Casaleggio Assaciati.
Fonte: srs di Michele Di Salvo, da metropolisweb.it
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