di Amin Hoteit - 27/03/2013
Fonte: aurorasito
Nella sua ultima intervista al Sunday Times[1], pubblicata il 3 marzo 2013, il
presidente siriano Bashar al-Assad ha detto: “Tutto ciò che è stato
menzionato dai media e dalle retoriche dichiarazioni dei politici sulla
questione delle armi chimiche siriane, è speculazione. Non abbiamo mai parlato,
e non abbiamo mai discusso, con nessuno delle nostre armi. Ciò di cui il mondo
deve preoccuparsi, sono le sostanze chimiche finite nelle mani dei terroristi.
Le sequenze video già diffuse mostrano che attualmente testano tali sostanze
tossiche sugli animali, e anche che oggi minacciano il popolo siriano di
farlo morire in questo modo! Abbiamo diffuso questo video in altri Paesi. Ecco
dove il mondo dovrebbe concentrarsi invece di sprecare sforzi inventandosi
titoli elusivi sulle armi chimiche siriane per giustificare un intervento in
Siria.”
Non c’è dubbio che i video in questione sono stati visti e
la loro autenticità verificata dai servizi competenti di Francia, Spagna e
altrove [2]. Vi è il dubbio che la
minaccia contro il popolo siriano sia stata spietatamente applicata il 19 marzo
[3], a Khan al-Assal nella regione
di Aleppo, dove il presidente francese vuole integrare le sue pretese agognate
“zone liberate” degli “ammirevoli rivoluzionari“, che fanno il
lavoro sporco che invoca e che “normalmente” ignora bellamente. Nessuno dubita
delle ragioni per cui il ministro degli Esteri francese vuole “rapidamente
armare” la cosiddetta opposizione siriana [4],
ovvero che a suo parere non solo “Assad non merita di restare sulla terra”
[5], ma neanche i recalcitranti
cittadini siriani, civili e fedeli alla loro patria. Nessuno dubita che il
Presidente siriano, le autorità siriane, non si siano mai nascoste “rifiutando
la realtà” orribile e terrificante dei cittadini siriani, e infamante e
nauseante per i cittadini occidentali ingannati dai loro leader bugiardi,
rapaci e sciacalli. Senza dubbio perché è oramai chiaro, anche ad alcuni media
da tempo disonesti[6], che lo Stato
e il popolo siriani devono essere sacrificati sull’altare delle ambizioni
egemoniche di certe “grandi” potenze e dei loro mediocri alleati. Ma ora l’uso
criminale di armi chimiche, dopo tanti crimini non meno barbari, cambia
l’equazione per il popolo e lo Stato siriani? Il Generale Hoteit risponde alla
domanda.
[Nota di Mouna Alno-Nakhal].
Alcuni sono stati sorpresi dall’uso di armi chimiche da
parte delle bande terroristiche che imperversano in Siria, suscitando
addirittura la reazione di disapprovazione dei governi occidentali, che non si
accontentano più di falsare i fatti prima di usarli per propagare ulteriormente
la loro aggressività, ma si arrogano il diritto di nominare uno statunitense di
origine siriana [un tale Ghassan Hitto, ignoto ai siriani [7] NdT] a capo di un governo dell’opposizione siriana, chiamato
“governo ad interim”! Siamo quindi di fronte ad una “escalation pianificata
dell’aggressione anti-siriana” e per individuare il livello effettivo di
questi eventi, dobbiamo tornare ai fondamenti della questione. Uno di questi
aspetti riguarda naturalmente l’identità di coloro che hanno utilizzato le armi
chimiche; identità evidente a qualsiasi osservatore disposto a vedere l’ovvio.
Il primo è dato dal fatto che il missile a testata chimica, lanciato sul Khan
al-Assal nei pressi di Aleppo, ha preso di mira una zona interamente
controllata dall’Esercito nazionale siriano, la cui popolazione ha respinto
all’unanimità i presunti ribelli armati sia siriani che stranieri, e ha
dimostrato il suo supporto costante allo Stato e al suo governo siriano
legittimamente eletto. Il secondo è legato al “timing” dell’attacco, avvenuto
in un momento critico che svela l’incapacità delle bande di cambiare i rapporti
di forza a loro favore, tanto che non possono effettivamente riuscire a
controllare nemmeno una parte del Paese, negandone l’accesso alle forze
governative, non avendo così alcuna legittimità nonostante tutte le loro armi e
la logistica a loro disposizione! Senza dimenticare un ovvio terzo aspetto: che
la crisi vissuta dalla famigerata cosiddetta opposizione siriana, divisa dentro
e fuori, uniti solo nella sua “ostilità nei confronti del regime”, per
disperdersi immediatamente davanti alla “sete di potere”.
Tutto questo ci permette di dire che i terroristi hanno
usato armi chimiche su decisione del Comando Supremo [degli USA], con la
collaborazione e la complicità di un triangolo regionale [Qatar, Arabia
Saudita, Turchia] e di un binomio europeo [Francia, Gran Bretagna], che quindi
non sono che degli esecutori per poter giungere ai seguenti obiettivi:
1. Superare la crisi strutturale e l’incapacità sul terreno
subite dalla presunta opposizione siriana e introdurre una nuova arma nella
battaglia, per raggiungere l’equilibrio agognato dal “fronte degli aggressori”,
come ha detto il ministro degli esteri francese Laurent Fabius, che “non può
accettare l’attuale squilibrio” tra uno Stato sovrano e i mercenari
asserviti agli stranieri, e che ritiene che la “revoca dell’embargo sulle
armi [destinate all'opposizione siriana] sia l’unico modo per giungere a una
soluzione politica!” [4]. Ma le
regole di guerra hanno sempre insegnato che un avversario, incapace di
raggiungere i suoi obiettivi, chiede rinforzi e/o introduce una nuova arma sul
campo di battaglia. E questo è proprio il caso dei mercenari, incapaci di
controllare la situazione generale nonostante che gli incessanti rinforzi umani
siano arrivati a 135.000 uomini armati, ridottisi a 65000 sotto i colpi
dell’esercito nazionale siriano e anche dai cambiamenti nella loro situazione,
non potendo più ingannare sulle loro vere motivazioni. Bloccati politicamente e
militarmente, non gli rimane che usare armi chimiche per mutare la situazione
sul campo e recuperare l’equilibrio agognato.
2. Soddisfare i leader della NATO, in particolare della
Turchia, inviando un forte messaggio alla Siria dicendole che le loro ripetute
minacce di fornire “armi letali” alla cosiddetta opposizione siriana, sono
serie e che le autorità siriane farebbero bene a prendere in considerazione e a
rivedere i loro calcoli, come affermato da più di un funzionario occidentale… a
loro avviso, la Siria dovrebbe rivedere i calcoli che hanno portato alla
determinazione del governo siriano e del Presidente al-Assad a non fare
affidamento che esclusivamente sulle decisioni del popolo, respingendo i
dettami stranieri, dovunque provengano, compresi quelli volti a designare dei
leader saltando le urne. Inoltre, la nomina di un cittadino statunitense di
origine siriana a primo ministro di un governo fantoccio, è solo un assaggio di
ciò che gli occidentali imporrebbero alla Siria se il popolo siriano , così
come le sue autorità nazionali e patriottiche, si rifiutassero. Anche in questo
caso, gli è rimasto solo l’uso di armi chimiche per fare pressione, intimidire
o terrorizzare le autorità siriane affinché rinuncino ai loro principi di
governo, sovranità e indipendenza.
3. Permettere ai leader statunitensi di testare concretamente
la coesione e la compostezza della leadership siriana, soprattutto mentre la
spinge a rispondere a questo crimine commesso dalle bande al loro soldo,
commettendo un crimine della stessa natura. In altre parole, spingendo la
leadership siriana a contrattaccare con armi chimiche, nel caso in cui non
riescano ad accusarla di averlo fatto. E gli Stati Uniti avranno il
pretesto sufficiente per intervenire militarmente sotto la copertura di diversi
organismi internazionali e regionali e, infine, di riuscire a “far cadere il
regime” che si è opposto ed è ancora in grado di resistere, nonostante il
considerevole numero di attaccanti e dell’estrema violenza dell’aggressione;
così spingendo la Russia ad avvertire chiaramente che “la sua caduta è
impossibile!“
La decisione di utilizzare il sarin è stata adottata dalla
dirigenza USA due mesi fa, al fine di sfruttarla come pretesto per
l’intervento. Gli articoli della CNN sul preteso impiego del gas da parte di
Damasco messa alle strette, sono aumentati dall’inizio dell’anno [8] e dimostrano che quest’ultimo
argomento è evaporato come i precedenti, poiché la coerenza siriana sul piano
politico e mediatico ha fatto fallire alcuni dei principali obiettivi dei suoi
nemici. Anche se i risultati di questo atto criminale hanno avuto gravi
conseguenze, tra cui il numero delle vittime in Siria [26 morti, tra cui 16
soldati e 86 feriti, al 20 marzo 2013, nota del traduttore]. Tuttavia, i suoi
effetti vanno nella direzione opposta alla volontà degli Stati Uniti. Infatti:
1. La condanna internazionale di questo attacco
chimico dei presunti oppositori per la libertà, ha creato imbarazzo tra i
leader occidentali, in particolare rivelando l’ipocrisia dei leader degli Stati
Uniti che, dopo aver detto di non sapere se i ribelli o le autorità siriane
avessero usato queste armi, si sono impegnati in una fuga in avanti affermando:
“non accetteremo che il regime usi armi chimiche“, il che equivale a
un’implicita ammissione di averne accettato, incoraggiato e ordinato l’utilizzo
da parte dei ribelli! Anche se riteniamo che i leader degli Stati Uniti non
abbiano limiti legali, morali o umanitari, tuttavia crediamo che la situazione
in cui si sono invischiati potrebbe impedirgli d’invocare l’uso di armi
chimiche, chiedendo alla comunità internazionale d’intervenire militarmente in
Siria.
2. Per quanto riguarda la cosiddetta opposizione siriana, si
può dire che tale crimine supera il semplice imbarazzo e costituisce uno
scandalo enorme che, sicuro, la dividerà ancor più di quanto già lo sia, soprattutto
quando le vittime sono per lo più donne e bambini, tra cui una ragazza che non
poteva non sentire: “Questa è la libertà? Possa Dio impedirla per sempre!“.
3. Rimangono gli “urbani” che ancora si incontrano sotto
l’egida della presunta Lega araba e su cui non mi soffermo, se non per
dire che il loro silenzio è un’ammissione di complicità in questo crimine
condannabile e riprovevole da parte di qualsiasi persona sana di mente e dotata
di un minimo di nobiltà, tutti termini assenti dal loro vocabolario.
Infine, anche se l’uso di armi chimiche da parte del “fronte
degli aggressori” guidato dagli Stati Uniti”, è un’escalation della violenza
contro la Siria, non è riuscito a fare breccia nella difesa e non ha in nessun
modo assicurato l’equilibrio delle forze che gli Stati Uniti cercano
disperatamente prima di sedersi al tavolo dei negoziati. Invece, gli Stati
Uniti hanno perso delle carte che non saranno compensate certamente dalla
nomina di un cittadino statunitense di origine siriana a “capo di un governo
provvisorio.” Né lui, né il criminale attacco con armi chimiche, sono riusciti
a raggiungere i loro obiettivi, in quanto non alterano i parametri essenziali
dell’equazione su cui poggiano lo Stato siriano e la sua legittimità.
Amin Hoteit 21/03/2013 Articolo originale:
al-Tayyar
Articolo tradotto dall’arabo da Mouna Alno-Nakhal per
Mondialisation.ca
Note:
Il Dottor Amin Hoteit è un analista politico, esperto
di strategia militare ed Generale di brigata in pensione libanese.
Copyright
© 2013 Global Research
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it
Fonte: visto su Arianna
Editrice del 27
marzo 2013
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