Massimiliano Latorre Mario monti e Salvatore Girone.
Il governo si è prima vantato di aver tenuto in Italia i
marò, poi li ha scaricati. Alla faccia del prof stimato nel mondo. L’avesse
fatto Berlusconi l’avrebbero crocifisso
Non c'è niente di
più facile che prendere in giro i militari. Lo dimostra la vicenda surreale dei
due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I quali furono
imbarcati per difendere una nave italiana dai pirati. In acque internazionali,
una notte, si avvicina al nostro bastimento un barcone non identificato. Cosa
sia successo in quei momenti di concitazione, non si sa. È un fatto che i marò,
allertati, sparano.
Chiunque avrebbe agito così. Peccato che un paio di uomini
su quella barca rimangano fulminati. Pirati? Pescatori? Il comandante della nave non profitta della
circostanza di trovarsi in acque extraterritoriali per invertire la rotta, come
chiunque avrebbe scelto di fare, ma abbocca a un invito subdolo degli indiani:
«Venite in porto per espletare delle pratiche burocratiche».
Altro che pratiche. I soldati italiani vengono sollecitati a
scendere con un inganno: arrestati. E
questa è la prima clamorosa presa in giro. Le autorità locali compiono una
serie di perizie senza nemmeno interpellare i difensori dei militari. Che sono
accusati di omicidio plurimo. Prove? Zero. Ma nel nostro Paese, avvezzo a una
giustizia diciamo pure non perfetta, nessuno alza la voce. Solo qualche
borbottio. La nostra diplomazia si agita un po', mica tanto, ma non riesce a
convincere gli indiani - che a fare gli indiani sono bravissimi - a restituirci
Latorre e Girone affinché siano giudicati, come regola imporrebbe, in Italia.
Trascorrono mesi e mesi durante i quali si è fatto di tutto
per perdere tempo. E arriva Natale. La Farnesina compie un miracolo: ottiene
che ai marò sia concesso di rimpatriare, alcuni giorni di licenza. A una
condizione: scaduto il permesso, i signori imputati di omicidio plurimo sono
obbligati a tornare in India e a mettersi a disposizione dei giudici. I patti
sono rispettati, benché i motivi per romperli non mancassero: per esempio, la
serie di porcherie commesse dagli indiani allo scopo di incastrare i due
povericristi.
Ed eccoci alle elezioni anticipate, 24-25 febbraio. Nuova
licenza, addirittura di un mese,
accordata a Latorre e Girone. Già. Il voto è sacro. Fulmine a ciel sereno: il
governo annuncia che i militari non saranno restituiti agli indiani perché
questi ne hanno combinate di ogni colore e non meritano che l'Italia mantenga
la parola data. Esultanza del nostro popolo oltre che dei marò e dei loro
familiari, ignari che si trattasse di uno scherzo. Perfino il premier, Mario
Monti, partecipa ai festeggiamenti, facendosi fotografare tra i due soldati
liberati e contenti.
Un'istantanea storica che simboleggia il riscatto nazionale
dopo le figuracce del passato dovute ai comportamenti eccentrici di Silvio
Berlusconi. Il Professore è osannato: ci ha restituito la credibilità
internazionale perduta a causa dei cucù e delle corna del Cavaliere. Applausi.
I governanti in scadenza gonfiano il petto in attesa di ricevere medaglie al
valore morale, civile, forse anche militare.
Questione di giorni, e si scopre che era una messinscena: un
gioco sulla pelle di due cristiani innocenti, usati, poiché non contano nulla,
quali balocchi per consentire al presidente del Consiglio di fare una
fotografia ricordo da appendere in salotto. In effetti, Latorre e Girone, convocati
dalle superiori autorità di casa nostra, apprendono una notizia sconvolgente:
cari ragazzi, non diteci che avevate bevuto la barzelletta della vostra
permanenza in Patria. Suvvia, basta con
le burle. Adesso ci fate la cortesia di rientrare in India, buoni buoni, in
maniera che gli indiani possano continuare a fare gli indiani ovvero vi
processino. Ma siate sereni. Non vi
stiamo abbandonando. Al contrario, vi rassicuriamo: non verrete condannati a
morte. Quindi vi conviene ubbidire agli ordini. Si dà il caso che il nostro
ambasciatore, anziché telare dall'India, sia rimasto laggiù, cosicché, se vi
rifiutaste di raggiungerlo in fretta, egli rischierebbe di essere ingabbiato al
posto vostro. Ora, comprenderete che un diplomatico è un diplomatico, mica possiamo
sacrificarlo per agevolare voi. Giusto?
Giustissimo. Tanto più che i marò non avranno la pena
capitale. Pensate che culo. Se la
caveranno con 30 anni di reclusione, che in confronto all'eterno riposo sono
una bazzecola. Ma anche questa era una balla. Perché un ministro indiano si
affretta a precisare che la condanna a morte non è tramontata. Immaginate la
gioia dei militari e dei loro cari, mogli, figli, genitori.
Ho raccontato per filo e per segno, ma con parole mie,
l'assurda disavventura di Latorre e Girone, sfottuti a sangue in un sol botto
dagli indiani e dall'esecutivo tecnico italiano. Un primato ineguagliabile.
Grazie al quale abbiamo la certezza che la millantata credibilità
internazionale di Monti in realtà è uno sputtanamento mondiale senza
precedenti. D'ora in poi chiunque avrà il diritto di spernacchiare il governo
sobrio almeno fino al 31 gennaio 2213. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse di
mezzo la vita di due anime pulite, quelle dei marò, calpestati e umiliati da
gente che, oltretutto, si dà un sacco di arie.
Mi domando che cosa sarebbe accaduto se il descritto
episodio si fosse svolto ai tempi in cui a Palazzo Chigi c'era Berlusconi. Non
ho fantasia sufficiente per figurarmi le reazioni dei detrattori del
centrodestra e del suo leader. Del quale come minimo sarebbe stato richiesto
l'arresto e la detenzione. Peggio: la fucilazione cautelare...
I rossi, i viola e gli arancioni avrebbero occupato, oltre
alle Camere, qualsiasi piazza della penisola. Santoro, Floris, Formigli, Lerner
e forse anche la Gruber avrebbero organizzato cinque puntate consecutive dei
loro programmi televisivi per costringere il premier a crepare di vergogna. Una
gogna mediatica a oltranza che avrebbe portato alle dimissioni di tutti i
ministri (la cui responsabilità è collegiale) e anche dei deputati e senatori e
consiglieri regionali azzurri dalle Alpi alla Sicilia.
Con un editto firmato chissà da chi, gli iscritti al Pdl
sarebbero stati interdetti dai pubblici uffici. Dell'Utri, incalzato dalla Giustizia del
popolo, sarebbe stato impiccato sull'albero più alto di una nave della Marina
per vendicare i marò in modo acconcio. La
Carfagna rapata a zero. La Brambilla denudata in piazza Navona e fatta sbranare
da una muta di beagle digiuni da una settimana. La caccia al berlusconiano, in
deroga al calendario venatorio in vigore, sarebbe stata aperta l'anno intero
per un lustro, giusto il tempo per eliminare chiunque si sia disonorato votando
anche solo una volta gli impresentabili. Ma chi avrebbe selezionato gli
impresentabili? Ovvio. Lucia Annunziata.
Fonte: srs di Vittorio Feltri, da Il Giornale.it di domenica 24
marzo 2013
Link: http://www.ilgiornale.it/news/interni/caso-mar-processate-monti-millantata-credibilit-899447.html
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