Di Marcello Foa
Sono Marcello Foa e sono un giornalista di scuola
montanelliana. Oggi dirigo il gruppo editoriale del Corriere il Ticino, in
Svizzera, insegno anche giornalismo e comunicazione sia all'USI di Lugano sia
in Cattolica e ho incentrato le mie ricerche e la mia analisi, anche
quotidiana, sul modo in cui i governi e le istituzioni riescono ad orientare
i media, spesso all'insaputa sia dei giornalisti e sia dell'opinione
pubblica. Sulla base di queste analisi, mi sono accorto di un'anomalia molto
frequente, ovvero che i giornali e i media in generale ripetono tutti gli
stessi errori, hanno la stessa visione della realtà, dei fatti. Senza mai
differenziarsi, indipendentemente dal loro colore politico. Quando scoppia una
grande crisi, quando c'è un grande evento, voi prendete il Corriere, il
Giornale, la Repubblica, ma anche grandi giornali stranieri come la Neue
Zürcher Zeitung, la Frankfurter Allgemeine, il New York Times, il Times,
eccetera, e vi accorgerete come i fatti che vengono riportati siano quasi
sempre gli stessi. Allora a metà degli anni 2000 mi sono chiesto: ma com'è
possibile che i giornalisti, in democrazia, si comportino sempre tutti allo
stesso modo? E ho trovato la risposta in una parola che negli ultimi tempi è
diventata di moda, ma che fino a poco tempo fa non lo era affatto, ovvero negli
spin doctor.
GLI SPIN DOCTOR
Gli spin doctor cosa sono, per la maggior parte del
pubblico? Sono coloro che organizzano le campagne elettorali, e questo è
tecnicamente giusto. Però c'è un passaggio che sfugge a quasi tutti i
giornalisti e che è fondamentale: quando la campagna elettorale finisce, lo
spin doctor in democrazia dovrebbe riconsegnare le chiavi dell'ufficio
elettorale al suo leader e dirgli “ci vediamo tra quattro o cinque anni”. Questo
non accade. Invece, lo spin doctor cosa fa? Entra nel palazzo con il
politico. E questa è una sottigliezza. La maggior parte del pubblico dice
“va beh, cosa cambia?”. Cambia tantissimo perché lo spin doctor è di fatto un
manipolatore, colui che deve in una certa misura convincere l'elettore e il
pubblico a votare per un candidato dandogli in pasto quel che il pubblico vuole
sentirsi dire. Quando sei al governo però tu devi avere un approccio e un
rispetto della verità istituzionale - la credibilità delle istituzioni di cui
tanti si riempiono le bocche, spesso a sproposito - che lo spin doctor non
rispetta. Lo spin doctor adotta dentro le istituzioni le stesse logiche
della campagna elettorale. Ovvero è parziale, tende a manipolare, non rispetta
l'oggettività dell'informazione e questo ha degli effetti devastanti,
soprattutto se si considera un elemento che ancora una volta sfugge, quasi
sempre, alla coscienza pubblica e anche dei giornalisti.
Oggi se voi andate ad analizzare quali sono le fonti a
cui attingono i giornalisti, sono le agenzie di stampa, i comunicati stampa. Il
che è formalmente corretto, però c'è qualcosa di più. Il 70, l'80, talvolta
anche il 90% delle volte l'origine di una notizia è dentro alle istituzioni,
anche per gli episodi più banali. Esempio: incidente a Milano. Il giornalista
va sul posto, vede le due macchine che si sono scontrate. Poi chi gli dice che
cosa è accaduto? Sono i vigili, sono gli infermieri degli ospedali, sono i
carabinieri e, sulla base dei report che ottiene da queste persone, che sono
rappresentanti delle istituzioni, scrive l'articolo e l'opinione pubblica viene
informata. Questo è un esempio banale, ma viene applicato su larga scala anche
a temi nazionali e internazionali. Abbinando il tutto a tecniche sia di conoscenza
del modo in cui giornalisti operano, sia di psicologia sociale, ottieni un
fenomeno di condizionamento esplicito delle masse che è abbastanza preoccupante
e a cui i giornalisti stessi molto spesso non si sottraggono.
Prendiamo il mito delle donne che fumano. La
donna che fuma è il simbolo di ribellione femminile. In origine, negli
anni '50, ma anche oggi nei paesi in via di sviluppo, quando volevi rompere gli
schemi delle società conservatrici, le donne iniziavano a fumare e a portare i
pantaloni e questo rappresentava un segnale molto forte di ribellione sociale.
Io ero convinto fino a poco tempo fa che fosse un fenomeno sociale, che poi ad
esempio i media, soprattutto il cinema, hanno propagato. Il fumo ha anche un
ruolo sensuale. Ma dagli studi che ho fatto emerge che il fumo come simbolo
di emancipazione femminile non è affatto un fenomeno spontaneo, ma fu
impiantato ad arte dal padre degli spin doctor, Barneys, nel 1918. Se
non ricordo male, su mandato di una grande fabbrica di sigarette che aveva
voglia all'epoca di propagare e diffondere l'uso delle sigarette. All'epoca non
c'era televisione e nemmeno il cinema: era agli esordi. Allora questo Barneys
cosa fece? Poteva fare una campagna tradizionale, che all'epoca significava
qualche articolo sui giornali e un po' di cartellonistica, oppure inventarsi
qualcosa di nuovo. Così, attese il giorno di Pasqua, perché c'era la
sfilata delle varie comunità a New York, un po' come accade ancora oggi in
molti paesi da noi e in molti villaggi. Alla fiaccolata della brigata della
libertà iscrisse e fece sfilare delle modelle bellissime, vestite in maniera
molto provocatoria per l'epoca, cioè con dei pantaloni, camicetta, bretelle, un
basco in testa reclinato. Bellissime, altezzose, affascinanti, e le fece
sfilare fumando ostentatamente. Guardate anche il significato delle parole:
la brigata ha una valenza positiva, la libertà nella società americana è un
valore positivo, la fiaccolata evoca la sigaretta. Risultato: polemiche
infinite, articoli infuriati sulla stampa, “è il decadimento dei tempi”, “dove
andremo a finire?”, eccetera. Risultato immediato: quadruplicate le vendite
delle sigarette e questa idea di ribellione associata al fumo che è entrata
nella coscienza collettiva.
Siamo nel 2013, è passato quasi un secolo e questo
concetto è ancora molto forte. Perché vi dico racconto questo aneddoto, che è
conosciuto agli esperti di comunicazione? Perché quando voi abbinate la
conoscenza delle tecniche del giornalismo e della comunicazione con le tecniche
della psicologia, create un'arma che è un'autentica arma di distruzione di
massa, perché riesce a manipolare le masse senza che le masse stesse se ne
rendano conto e provocando degli effetti a breve termine che sono devastanti
sulla verità, e nel lungo periodo ti creano delle idee e degli stereotipi che
difficilmente riesci ad estirpare.
LA PIRAMIDE DELL'INFORMAZIONE
Oggi un esempio molto importante per far capire come
funzionano i media, è appunto la piramide dell'informazione. Le notizie non
sono tutte uguali. Se la notizia viene data da un grande media, mettiamo in
Italia il Corriere della Sera piuttosto che il TG5, oppure in America il New
York Times, ha un peso molto diverso rispetto al caso in cui la stessa notizia
venga data da un giornale locale o da un piccolo sito sconosciuto. Perché
questo?
Un po' è implicito, perché ovviamente c'è la credibilità
di un'istituzione, di un giornale che fa premio. Ma non è solo questo. I
giornalisti hanno un atteggiamento tendenzialmente conformista, cioè sono pochi
i giornalisti che tendono a pensare con la propria testa. La maggior parte
tende invece a replicare quella che ritengono l'opinione condivisa o l'opinione
legittima istituzionale. Allora quando tu fai passare un concetto molto forte
su un media riconosciuto, provochi quello che è un effetto a cascata nella
piramide dell'informazione, ovvero più il media è in alto nella
piramide, più la notizia è sensazionale, più tutti i media simultaneamente
parleranno di quell'argomento. È la stessa tecnica che viene usata, ad
esempio, per le grandi crisi internazionali. Prendete la suina, l'aviaria, la
guerra in Iraq, le crisi per il gas, il nucleare, l'ambiente, la capacità di
fare aprire i cancelli dell'informazione e far sì che tutto il mondo
dell'informazione parli simultaneamente di questo argomento è talvolta
spontanea: scoppia la centrale di Fukushima e ne parliamo tutti, c'è un
terremoto a L'Aquila e ne parliamo tutti. Ma quanti sono gli eventi che
meritano un'attenzione così forte? Pochissimi. Se tu hai uno spin doctor che è
dentro al governo, ovvero che è in cima alla piramide dell'informazione, tu hai
qualcuno che conosce le tecniche per far sì che i media parlino
simultaneamente, col taglio che vuoi tu, della notizia che lui ha scelto
molto spesso arbitrariamente. E questo è pericolosissimo, perché l'effetto
ultimo è che la nostra percezione molto spesso è falsata, è deviata
addirittura. Tu parli molto spesso di argomenti che pensi siano molto
importanti, su basi che pensi i tuoi governi ti diano in modo credibile, e in
realtà alla fonte c'è qualcuno che sta giocando con la tua buonafede. L'effetto
ultimo di queste tecniche è un fenomeno che io vedo da molto tempo, che ho
denunciato in coda a un libro che ho scritto su questa tematica e che sta in questo
momento rivelandosi molto fondato, ovvero: a forza di manipolare le masse,
le masse tendono a non credere più alle istituzioni, che invece dovrebbero
essere il collante del nostro convivere civile. Dunque si formano dei movimenti
di protesta molto forti, che se indirizzati in modo virtuoso possono
rappresentare un fenomeno di rigenerazione della democrazia, ma se vengono
usati in maniera arbitraria o finiscono con dei leader che non sono
rispettabili o comunque credibili, il rischio è che poi lo sbocco ultimo possa
essere anche una dittatura. La nostra storia recente è ricca di questi episodi.
Hitler e Mussolini sono nati su onde di disgusto. Negli ultimi tempi la
capacità di persuasione di queste tecniche è un po' diminuita, nel senso che è
aumentato a dismisura il numero di persone che oggi non crede più
all'informazione ufficiale. A volte lo fa razionalmente perché si è
documentata, a volte istintivamente. Questo è secondo me positivo, perché sta
rimettendo in gioco le dinamiche più autentiche della democrazia. Io, che sono
di matrice di studio montanelliano e sono un liberale, ma sono
fondamentalmente, innanzitutto, un democratico, credo che la volontà del popolo
debba sempre essere rispettata. Per me il concetto di sovranità è
fondamentale.
IL FRAME
Noi viviamo in una società in cui si è creato un nuovo
frame, e questo è un concetto molto importante, che pochi osano sfidare. Cos'è
il frame? Il frame è una cornice, un concetto molto forte che automaticamente
si impianta nella mia psicologia, nei miei valori. Una volta creato questo
meccanismo, tutto quello che rientra dentro la cornice rafforza la mia
percezione del mondo e mi rassicura. Le notizie, anche vere, che escono dalla
cornice, automaticamente tendo a scartarle o minimizzarle o ignorarle. Quando
tu crei un frame molto forte, ad esempio il frame dell'euro, quando dicono cioè
che “l'euro è fondamentale per il nostro benessere” (lo dissero quando venne
adottato in Europa e ancora oggi chi lo mette in dubbio viene considerato come
un destabilizzatore che mette a repentaglio il futuro dell'Europa), tu vai a
toccare un frame molto forte, una parte molto ampia della popolazione. Se tu
vai a toccare questo frame, il riflesso condizionato delle maggior parte delle
persone è: io rifiuto o comunque mi spavento di fronte a questa critica perché
va a mettere in dubbio l'esistenza stessa. Vale anche per la religione. Se tu
vai a mettere in dubbio alcuni dogmi di qualunque religione, cattolica,
ebraica, musulmana, chi crede molto le rifiuta automaticamente, anche se
l'evidenza dovrebbe portarlo perlomeno a farsi qualche domanda. Lo stesso
vale per la politica, vale per il nostro convivere sociale.
L'UOMO-HITLER
Tutto questo, tornando ai media, fa sì che la maggior
parte dei media tenda ad assecondare, a rafforzare questo frame anziché dare ai
cittadini gli strumenti per valutare autonomamente e indipendentemente quello
che accade loro intorno. Ed è questa la ragione per cui, ad esempio, è molto
facile orientare le masse in occasione delle grandi crisi internazionali.
Quando vuoi demonizzare qualcuno, la cosa che puoi fare è dirgli che è un
nemico della libertà, è un nemico delle istituzioni, oppure, in casi
estremi, un uomo-Hitler. Quando attribuisci a qualcuno un'etichetta,
automaticamente screditi questa persona, screditando automaticamente anche le
tesi che porta con sé. Sono tecniche che sono state usate molto, e che vengono
usate ancora oggi molto frequentemente. Gli spin doctor sono delle persone
estremamente intelligenti, molto spesso sono degli ex giornalisti o dei comunicatori
professionali di grandissima intelligenza e hanno delle squadre di
psicologi, fanno studi di psicologia che permettono loro di affinare
l'approccio. Queste stesse persone si rendono conto oggi che le tecniche che in
larga misura sono ancora valide e applicate, non bastano più per procedere a un
condizionamento delle masse che fino a qualche tempo aveva un risultato quasi
perfetto. Prima era un procedimento quasi matematico. Ovviamente a provocare
questo turbamento, questo scombussolamento, è internet.
RIVOLUZIONI PROVOCATE AD ARTE
Internet è un'esperienza molto positiva. Il blog
dal quale io in questo momento sto parlando ne è testimone. Questo blog,
qualche anno fa, sarebbe stato inimmaginabile. Il blog di Beppe Grillo... tante
esperienze belle... una buona informazione su internet la trovi. Però
attenzione: su internet gli spin doctor stanno applicando nuove tecniche per
raggiungere i loro scopi, dissimulando le loro intenzioni. In questo
momento ci sono tante esperienze positive, ma ci sono anche delle tecniche che
ti permettono di orientare le masse e spaccarle. Ci sono tecniche per le quali
a volte tu pensi che qualcuno che ti è amico lo sia davvero, e invece non lo è affatto,
ma viene lì per cercare di distogliere l'attenzione da alcuni obiettivi.
Esempio: che fine ha fatto il movimento Occupy Wall
Street? Per questo movimento io ho avuto molta simpatia, perché portava
alla luce del sole un sentimento molto giusto, di disgusto e di ingiustizia. È
successo che l'hanno spaccato usando due metodi. Io diffido sempre
quando un personaggio di estrema intelligenza ma di grande cinismo, come Soros,
si interessa di certi movimenti. Soros passa per essere un filantropo. Secondo
me invece è uno che usa la filantropia per fini non sempre dichiarati. Faccio
una piccola parentesi sulle rivoluzioni che hanno scosso l'Est Europa negli
anni '90-2000, in particolare il movimento che ha fatto cadere Milosevich: la
Rivoluzione Arancione. In Ucraina, vi ricorderete l'appassionante Natale
in cui noi tutti parteggiammo per gli arancioni contro i russi, la rivoluzione
spontanea in Georgia. La finta primavera araba non è stata un
movimento di massa spontaneo, assolutamente no! Questi movimenti hanno tratto
origine dalle teorie di un professore americano che le ha applicate per la
prima volta nell'ex Jugoslavia, col fortissimo appoggio dei gruppi di Soros. Lì
hanno messo per la prima volta a punto una tecnica per rovesciare i regimi
usando le piazze. Per cui di fatto, in parole povere, è come se fossero dei
colpi di stato senza l'uso tradizionale del colpo di Stato, cioè l'occupazione.
E ha avuto molto successo.
La Rivoluzione Arancione fu una rivoluzione
pianificata ad arte, pianificata dai movimenti che erano legati a Soros (ma
non solo), e che insieme costituivano la think tank che ha finanziato e
pianificato quella rivoluzione, che era una messa in scena. Ci sono
alcuni dettagli dai quali tu puoi decriptare quando ci sono delle messe in scena
e quando i movimenti sono autentici. Se c'è un movimento di piazza spontaneo,
noi scendiamo in piazza così come siamo vestiti in quel momento: io ho la mia
maglia blu, c'è chi ha la maglia verde eccetera... Anche se fai un passaparola
del tipo “andiamo tutti con la maglia arancione”, uno arriverà con l'arancione
chiaro, un'altro con l'arancione dell'Olanda, un altro ancora con l'arancione
della maglietta che ha preso al mare... Per cui sarà un caleidoscopio di
arancioni: non saranno tutti uguali. Alla Rivoluzione Arancione, invece,
se andate a riprendere su internet le immagini, vi accorgerete che l'arancione
era uniforme, che c'erano le sciarpe, che c'erano le tende: c'era tutto!
In quel caso tu devi drizzare un po' le orecchie e dire “ma com'è possibile che
una protesta di piazza abbia questo impatto scenografico che televisivamente
renderà moltissimo, se è davvero spontanea? Infatti non era spontanea: era una
cosa pianificata.
Pochi mesi dopo ci fu una protesta spontanea
analoga a Minsk, in Bielorussia, contro il dittatore Lukashenko. Non c'erano
dietro degli spin doctor. Di quella protesta nessuno ha memoria oggi, durò
pochi giorni e finì come quasi tutte le proteste, ovvero con l'arresto e la
detenzione di chi l'aveva organizzata.
Tornando a Occupy Wall Street, quando Soros ha
cominciato a interessarsi e a portare finanziamenti alle persone dentro al
movimento, per me quello era il segnale chiarissimo che c'era in corso un
tentativo di destabilizzare il movimento dall'interno. Quando c'è un
movimento di massa che ti preoccupa, puoi spaccarlo in due maniere: attaccarlo
per distruggerlo frontalmente oppure – Sun Tzu in “L'arte della guerra” lo
insegna molto bene, parliamo di un manuale di oltre 2000 anni fa – puoi cercare
di infiltrarlo per spaccarlo dall'interno. Una volta che l'hai
spaccato dall'interno, il movimento perde la sua funzione vitale e quasi
sempre, se è basato sulla spontaneità, muore di morte naturale. Esattamente
quello che è successo con Occupy Wall Street. Con un'aggravante: articoli usciti
sulla stampa americana, e ripresi anche dalla stampa italiana, dimostrano come
le grandi banche d'affari americane chiesero e ottennero l'intervento dell'FBI
per usare quei metodi tipici non dello scontro frontale, ma insomma con la
destabilizzazione che può fare una grande polizia, un grande servizio segreto.
Il movimento Occupy Wall Street infatti si inaridì spontaneamente, quasi per
inerzia: in realtà è stato spento in maniera che sembrasse un'inerzia.
TECNICHE DI CONDIZIONAMENTO IMPLICITO
Perché dico tutto questo? Perché oggi si può leggere
l'attualità nazionale e internazionale in due modi possibili. Il primo è quello
del filtro classico dei giornali, i quali ragionano secondo il concetto del
frame, ovvero hanno una visione della realtà e tendono a riconfermarla
costantemente. Attenzione, non è che i giornalisti ricevono una telefonata da
qualcuno che gli dice “devi scrivere così”. Talvolta capita (a me, devo dire,
in venti anni di carriera non è mai capitato), ma non è necessario. Una volta
che tu ,spin doctor, hai stabilito la cornice, gli scopi, e hai stabilito una
visione che è legittimamente corretta mentre tutte le altre non lo sono, tutto
il resto viene automaticamente: i giornalisti vanno in modo inerziale nella
direzione che crea consenso intorno a loro, consenso nei confronti del
pubblico, nei confronti del proprio elettorato e nei confronti dei propri
colleghi. Accade in quasi tutti i giornali del mondo. Questo meccanismo
poi si alimenta da solo: se compri tanti giornali o guardi molti telegiornali,
sei colpito dal fatto che la scelta delle notizie sia quasi sempre la
stessa, e trattata nella stessa maniera. Prendete le prime pagine dei
grandi quotidiani nazionali: hanno sempre gli stessi titoli e sempre gli stessi
argomenti. Ma voi sapete quanti lanci di agenzia arrivano in un giornale ogni
giorno? Tra i sei e i diecimila (per un giornale di media grandezza). Hanno
diecimila notizie a cui attingere eppure la scelta cade sempre su quelle dieci
che finiscono in prima pagina e vengono trattate sempre alla stessa
maniera. Questo non è possibile condizionando i giornalisti: è possibile
applicando queste tecniche di condizionamento implicito che hanno un effetto
straordinario.
BEPPE GRILLO
Un esempio secondo me classico, da cui la stampa non
esce bene (alcuni lo dicono, oggi, ma bisognava dirlo qualche tempo fa), è il
modo in cui il fenomeno di Beppe Grillo è stato trattato. Non mi riferisco né
alla campagna elettorale né a quel che sta accadendo in queste ore, ma prima.
Cioè Beppe Grillo è stato un fenomeno sociale giornalistico
interessantissimo: ha dato voce, ha interpretato un malessere diffuso
della società italiana. Non era difficile, non era un mistero interpretare quel
malessere. Però, se andate a vedere gli archivi dei quotidiani, magari facendo
una ricerca online, non troverete se non occasionalmente articoli in cui i
giornalisti hanno cercato di spiegare chi era Beppe Grillo davvero, così come
il perché della sua evoluzione da comico a capopopolo, o che cosa lui dicesse
nei suoi comizi, quale fosse il pubblico che andava a trovarlo, quali erano le
aspettative, un'analisi anche economica scientifica delle sue teorie, giuste o
sbagliate che fossero, ovvero un meccanismo di buon giornalismo di inchiesta.
Non è stato fatto. Di tanto in tanto, quando lui fece il Vaffaday a Bologna
qualche tempo fa, dove ci fu una folla immensa, i giornali e i media con grande
fastidio, con grande ritrosia si occuparono dell'argomento, ma solo per
liquidarlo in poche righe come populista e poi non occuparsene più. Perché
questo? Perché Beppe Grillo non rientrava in nessun frame: non poteva
essere considerato berlusconiano, non poteva essere considerato tipico della
sinistra antiberlusconiana, non poteva essere considerato leghista, non era
rifondarolo, non era vendoliano, non era dipietrista. Era una cosa strana,
ibrida, che usciva sia dagli schemi classici del giornalismo e sia dalla
politica. Qual è stato il riflesso condizionato dell'insieme dei giornali? Una
cosa strana, anomala: non parlarne. Sentivano che questo fenomeno rompeva il
loro schema, rompeva il loro mondo, rompeva il loro frame, non era gradito ai
partiti politici. Hanno cercato di applicare una tecnica, riprendendo un libro
molto azzeccato in America il cui titolo era “La peggior punizione che tu puoi
fare a qualcuno è il silenzio”. Ecco, nel caso di Beppe Grillo è stata
applicata la tecnica del silenzio. Non parlavano di Beppe Grillo e
pensavano che se nessuno ne avesse parlato lui sarebbe stato destinato -
secondo le vecchie regole - ad afflosciarsi. In realtà questo era vero finché i
giornalisti – questa è un'altra grandissima rivoluzione – avevano il monopolio
di quel che si poteva denunciare o meno sulla stampa....
continua...
Fonte: visto su BYOBLU il 22 marzo 2013
Link: http://www.youtube.com/user/byoblu?feature=watch
Link: http://www.youtube.com/watch?v=px0FaA0K35w&list=UUyjNhbCPBuxM4jRxpjxr0ZQ&index=3
Link: http://www.youtube.com/user/byoblu?feature=watch
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