“Bon dì e Bon Ano”:
quando la Madonna parlò in lingua veneta
Per chi non lo sapesse, durante il lungo periodo di
prosperità della Repubblica Serenissima, il capodanno si celebrava il 1° di
marzo, una consuetudine rimasta in vita fino all’invasione francese della
terra veneta nel 1797 e tornata a rivivere oggi, in Veneto, grazie alla
passione e all’impegno di molte associazioni culturali.
Una delle più significative testimonianze del Capodanno Veneto ci arriva non da
qualche storico o amante della cultura veneta, ma da documenti ecclesiastici,
narranti la vicenda accaduta al trevigiano Giovanni Cigana.
Giovanni era un contadino della Marca Trevigiana, più
precisamente di Motta di Livenza e la vicenda di cui parliamo accadde il
9 marzo 1510. Uomo stimato e ben conosciuto nella zona, Giovanni
all’epoca aveva 79 anni, “forte e robusto, padre di sei figli, cristiano tutto
d’un pezzo” come lo ricordano le cronache del tempo.
Quella mattina Giovanni si era fermato come di consuetudine
a pregare nei pressi del “capitello
della Madonna” – così chiamato dalla popolazione locale – benché avesse una
gran fretta: doveva recarsi infatti a Redivole, per chiedere ad un suo
conoscente, tale Luigi Facchini, di venire ad arare e seminare legumi in un suo
terreno. Finite le preghiere, Giovanni si alzò e si girò per proseguire il suo
cammino.
Ma… meraviglia! Vicino alla strada vide una giovane di circa dodici
anni, seduta a terra e con le mani sopra le ginocchia. Indossava vesti candide
e sfavillanti – come ricordò Giovanni – anche il volto era candido e roseo.
Davanti
a questa visione Giovanni non si scompose, anzi si avvicinò e salutò la giovane
nella nostra lingua: “Dio ve dia el bon
dì”. La misteriosa Fanciulla rispose al saluto anch’ella in veneto: “Bon
dì e Bon Ano, homo da ben”.
A quel tempo Motta faceva parte della Repubblica Veneta e
l’anno nuovo era iniziato da pochi giorni.
Il colloquio fra i due assunse toni
sempre più familiari, fino a quando Giovanni si accorse che era al cospetto
della Beata Vergine e, preso da profonda venerazione, si gettò in ginocchio
davanti a Lei.
Dopo appena due mesi fu istituito il processo canonico che
verificò l’autenticità della visione. In seguito all’episodio, quella fanciulla
divenne la Madonna dei Miracoli e sul luogo dell’apparizione fu eretto un
santuario, ancor’oggi visitabile.
L’apparizione del 9 marzo 1510 non fu solo un
evento di grande importanza da un punto di vista religioso, ma anche una
preziosa testimonianza di cultura e identità veneta.
A proposito, fra qualche giorno sarà il 1° Marzo 2012… a
tutti “Bon dì e Bon Ano”!
Fonte: srs di Davide Guiotto, da Il Mattino di Padova del 27 febbraio 2012
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