Ormai è sotto gli occhi di tutti: le tasse che paghiamo vanno in mano ai ladri della politica, delle istituzioni, della burocrazia, delle mafie, che le usano soprattutto per arricchirsi, senza curarsi di spenderle bene e utilmente, nell’interesse collettivo.
A Roma era così già 50 anni fa. E’ la costante nazionale, il
carattere essenziale e immutabile dello Stato italiano.
Rubare è lo scopo per cui si fa politica, e il mezzo con cui si fa
politica, è il criterio con cui si fa carriera in politica e nell’apparato
pubblico e partecipato.
Ovviamente ciò vale per la politica che tocca la palla – non per
tutta la politica. Anche questo articolo è un atto politico, solo che non tocca
la palla – anche se forse unge il piano inclinato della storia. Anche quella che
Napolitano, eletto delle segreterie dei partiti politici, bolla come
antipolitica, in realtà è autentica politica. Politica disingannata verso
il tipo di forze politiche e i metodi politici che Napolitano tutela. Anche
contro i contraccolpi dei suoi scandali.
In questo quadro, i divieti all’uso del contante, l’imposizione di
tenere i soldi in banca e di rendersi completamente tracciabili, col Fisco che
ti fa i conti in tasca e ti manda la dichiarazione dei redditi a casa, come se
l’evasione fiscale dipendesse dall’uso del contante nelle transazioni
spicciole, è un modo per consentire alla casta di saccheggiare direttamente e
senza difese il cittadino, e per le banche di lucrare su ogni transazione,
cumulativamente: 100 pagamenti di 100 Euro l’uno, a 1,5 Euro di commissioni,
fanno guadagnare alla banca 150 Euro, se fatti con la carta di credito, e zero,
se fatti per contanti.
Il principio della rappresentanza democratica parlamentare
è clamorosamente e definitivamente fallito sia perché il Paese non ha più
autonomia politica nelle cose che contano, sia perché i rappresentanti
rappresentano le segreterie affaristiche che li nominano, e vanno contro gli
interessi dei rappresentati.
Fino agli anni ’80 questo sistema di potere si notava meno, faceva
danni sopportabili e compatibili con un certo sviluppo del Paese, con un certo
benessere, garantito da una spirale costruttiva di investimenti e consumi,
grazie al fatto che allora la banca centrale e i vincoli di portafoglio delle
banche ordinarie garantivano il finanziamento del debito pubblico a tassi
sostenibili escludendo il rischio di default. E grazie al fatto che le banche
ordinarie si dedicavano all’economia reale anziché alle speculazioni
finanziarie e alle truffe ai risparmiatori. E grazie al cambio flessibile.
Oggi gli uomini della buro-partitocrazia sono tutti in pasta,
trasversalmente, tra loro e con la mafia. Sono tutti nella criminalità
organizzata. Quelli che non lo sono direttamente e attivamente, lo sono
comunque, perché consapevolmente e volontariamente fanno parte di quel mondo.
Quindi sono corresponsabili. Non ci sono onesti, solo finti tonti e tonti
tonti.
Questo sistema ovviamente non si lascia cambiare dal suo interno,
perché occupa i canali elettorali, mediatici, istituzionali, e in buona parte
anche quelli giudiziari (molti arrestati di oggi sono assolti di ieri); e
l’”esterno”, cioè l’”Europa”, la Germania, trae profitto e potere economici
proprio da questa situazione.
E’ quindi chiaro che questa gente, questa casta, questa cupola
nazionale non la si abbatterà mai con le leggi, i tribunali,
l’indignazione popolare, anzi continuerà a tramandare il sistema alle nuove
leve. Non la si potrà mai abbattere con strumenti interni all’ordinamento dello
Stato, che essa occupa. La potrebbero fermare solo mezzi rivoluzionari,
solo la ghigliottina. Oppure un padrone straniero che la
sostituisca e prenda direttamente in mano la gestione amministrativa del Paese
– ovviamente nel suo proprio interesse.
I leaders carismatici proposti al pubblico possono essere “puliti”
di faccia, ma gli apparati dei loro partiti sono tutto un cupolone, funzionano
in quel modo, quindi nessun governo potrà cambiare questo sistema. Con le loro
migliaia di società partecipate e di onlus mai contabilmente controllate che
ricevono e spartiscono i miliardi del business dell’accoglienza. Renzi, che
invoca giustizia e promette pulizia, finge di non conoscere che cosa sono gli
apparati dei partiti e di non sapere che, se si mettesse di traverso,
semplicemente verrebbe sostituito.
E infatti le principali componenti della partitocrazia, superando
l’ipocrita distinzione maggioranza-opposizione, si accordano tra loro sulle
riforme del sistema elettorale e del Senato, riforme concepite per proteggere e
rafforzare il sistema stesso.
E così alla Camera resta il sistema dei nominati: possono divenire
deputati solo i graditi dei segretari dei partiti. La riforma del Senato mette
quest’ultimo ancora di più nelle mani dei segretari, i quali vi collocheranno
nominati regionali e comunali – cioè elementi presi dagli ambiti più ladreschi
dell’apparato – dotandoli così di ciò che resta dell’immunità parlamentare.
Intanto, il governo ha allontanato il Commissario alla spending
review, Cottarelli, che aveva ardito raccomandare la soppressione di 6.000
società partecipate mangiasoldi, una indispensabile greppia di consenso per la
partitocrazia.
Le condizioni degli Italiani
-tassazione, recessione, disoccupazione- continueranno perciò a peggiorare e
peggiorare e peggiorare, finché questi non insorgeranno con le armi e non faranno fuori materialmente la casta
parassita e criminale, o quella parte di essa che non riuscirà a fuggire
all’estero. Ma non lo faranno mai: in
parte emigrano – come da sempre io consiglio di fare – e in maggioranza
restano a subire o a raccontarsi le favole, aspettando il padrone straniero, e
di vendersi a lui. Dopotutto, non è questa la storica tradizione del
Belpaese?
Marco Della Luna
Fonte: srs di Marco Della Luna, del
8 dicembre 2014
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