Acqua, luce, gas. Perche il PD vuole
privatizzare i servizi pubblici fondamentali? Perché gliel’hanno ordinato gli
speculatori: la finanza ci
guadagna di più e non rischia niente.
Ecco il motivo dell’invocata modifica
del Titolo V della Costituzione, che tuttora affida agli enti locali il
controllo delle reti di distribuzione.
Tutto iniziò con Franco Bassanini, attuale presidente della Cdp, la
Cassa Depositi e Prestiti. Già socialista, poi transitato al Pds: fu lui,
ricorda Paolo Barnard, a sferrare il primo storico attacco alla gestione
pubblica dei servizi degli enti locali, le “utility”. Risultato: la legge 267
del 2000, figlia del lavoro svolto negli anni ‘90 da questo tecnocrate
europeista.
Bassanini «obbediva al già infame trattato Gats dell’Organizzazione
Mondiale del Commercio di Ginevra», cioè il trattato del Wto che «mirava a
mettere nelle mani degli speculatori internazionali (cioè privatizzare) i tuoi
servizi essenziali, come scuola, sanità, assistenza sociale, cimiteri,
anagrafe, acqua, luce, gas».
Poi il Gats «si è impantanato», ma niente paura: oggi rientra dalla
finestra col nome di Tisa ed è collegato al Ttip, il Trattato Transatlantico
sul commercio.
Dopo le “limature” di Prodi e D’Alema alla fine degli anni ’90, continua
Barnard, oggi Renzi «vuole portare la stoccata finale alla privatizzazione dei
servizi enti locali».
La risposta è persino banale: «Gli investitori sanno da tempo che
investire in un servizio “utility” rende molto di più e si rischia molto di
meno che investire nelle banche». Per la
precisione, «significa che uno speculatore/investitore americano o russo o
cinese guadagna molto di più, e rischia 9 volte di meno!, a investire
nell’acqua o nel gas di un Comune che li privatizza piuttosto che a investire
in Unicredit o Intesa o Bank of America o Bnp Paribas o Deutsche Bank».
Non ci credete? «Non credete che mettere 1 milione di dollari
sull’acqua sia mooolto meglio che metterli nelle super-potenti banche?». Il
modello, continua Barnard, viene ovviamente dall’America: «Le “utility”, cioè
proprio i servizi locali di acqua, luce e gas, hanno garantito agli investitori
americani degli utili dall’80% al 50% di media!».
Rendimenti stellari, se paragonati ai settori finanziari classici,
le mega-banche: ai suoi
investitori, Jp Morgan ha garantito il 30%, mentre Bank of America «un
miserabile 4%», e un colosso come Citigoup «un’agonia dello 0,9%».
Senza contare i debiti, naturalmente: «Imparate che il rapporto fra
i debiti di una banca e il suo capitale (azioni) si chiama “leverage ratio”.
Più alto è il debito e più basso è il capitale, più c’è “leverage” (rischio).
Gli investitori hanno sempre guardato a questo rapporto
debiti-capitale quando hanno messo soldi in banche o in
“utility”. Oggi – aggiunge Barnard – la realtà che gli Stati Uniti hanno
insegnato all’Europa è che chi
investe in banca si becca in media un “leverage” di 1 di capitale contro 10 di
debiti, mentre, e qui sta il punto dei punti, chi investe in “utilities” si
becca un rischio 9 volte inferiore, oltre che molti più utili».
Il nostro problema? «Il
rapido Renzi scondinzola», quindi «noi cittadini siamo
fottuti», visto che «qui si chiude il
cerchio maledetto: la finanza ordina, il Pd obbedisce».
Disposizione chiara: via il Titolo V, per poter privatizzare le “utility”.
Fonte: visto su Libre del 27
gennaio 2015
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