Tsipras: la sinistra
che sta con l’euro; la sinistra che sta col capitale e con i padroni; la
sinistra che ha tradito Marx e i lavoratori. Con una sinistra così, non vi è
più bisogno della destra. È la sinistra che vuole abbattere l’austerità
mantenendo l’euro: cioè abbattere l’effetto lasciando la causa, ciò che è
impossibile “per la contradizion che nol consente”.
La domanda da porsi,
allora, è una sola: stupidità o tradimento? Propendo per la seconda
risposta: tradimento.
Tradimento di una sinistra passata armi e bagagli dalla
lotta contro il capitale alla lotta per il capitale, dal monoclassismo
universalista proletario al bombardamento universalista imperialistico in nome
dei diritti umani, dalla lotta per i diritti sociali alla lotta per il
matrimonio gay come non plus ultra dell’emancipazione possibile. Dalla
falce e il martello all’arcobaleno: non v’è null’altro da aggiungere, temo.
Tutto questo farebbe
ridere, se non facesse piangere. È una tragedia storica di portata epocale.
Il quadro a cui, nell’immaginario comune, sempre più si dovrebbe abbinare
l’idea della sinistra (Tsipras in testa!) non è più Il Quarto Stato di
Pellizza da Volpedo, bensì L’urlo di Edvard Munch: dove, tuttavia, il
volto trasfigurato dal dolore e immortalato nell’atto di gridare scompostamente
è quello di Antonio Gramsci, ucciso una seconda volta, dopo il carcere
fascista, dalle stesse forze politiche che hanno tradito il suo messaggio e
disonorato la sua memoria.
Il paradosso sta nel fatto che la sinistra di Tsipras oggi,
per un verso, ha ereditato il giacimento di consensi inerziali di
legittimazione proprio della valenza oppositiva dell’ormai defunto Partito
Comunista e, per un altro verso, li impiega puntualmente in vista del
traghettamento della generazione comunista degli anni Sessanta e Settanta verso
una graduale “acculturazione” (laicista, relativista, individualista e sempre
pronta a difendere la teologia interventistica dei diritti umani) funzionale
alla sovranità irresponsabile dell’economia e della dittatura finanziaria. I molteplici
rinnegati, pentiti e ultimi uomini che popolano le fila della sinistra si
trovano improvvisamente privi di ogni sorta di legittimazione storica e
politica, ma ancora dotati di un seguito identitario inerziale da sfruttare
come risorsa di mobilitazione conservatrice.
La sinistra di Tsipras è il fronte avanzato dell’opposizione
ideale a sua maestà Le Capital. Nel loro esercizio di una critica già da
sempre metabolizzata dal cosmo mercatistico, i tanti fustigatori à la
Tsipras della società esistente svolgono sempre e solo la stessa duplice
funzione apologetica di tipo indiretto. La loro critica addomesticata e
perfettamente inseribile nei circuiti della manipolazione organizzata occulta
la propria natura apotropaica rispetto a una critica non assimilabile
nell’ordine dominante. La loro critica già metabolizza l’ordine neoliberale
(euro, finanza, spoliticizzazione, rimozione della sovranità, ecc.).
Tsipras e la “sinistra Bilderberg” eutralizzano la
pensabilità, se non altro per l’opinione pubblica, di critiche effettivamente
antisistemiche. In tal maniera, all’opinione pubblica e alla cultura
universitaria pervengono sempre e solo idee inoffensive e organiche al sistema,
ma contrabbandate come le più “pericolose” in assoluto, creando l’illusione che
esse coincidano con il massimo della critica possibile.
Prova ne è che oggi le sole idee veramente “pericolose”,
cioè incompatibili con lo Zeitgeist postborghese e ultracapitalista,
coincidono con il recupero integrale della sovranità nazionale (economica,
politica, culturale, militare) come passaggio necessario per la creazione
dell’universalismo dell’emancipazione, con la deglobalizzazione pratica e con
il riorientamento geopolitico contro la civiltà del dollaro. E, invece, i pensatori
osannati come i più pericolosi dalla dittatura della pubblicità, propongono
l’innocuo altermondismo in luogo della deglobalizzazione, l’inoffensivo
multiculturalismo dei diritti umani in luogo della sovranità nazionale, la
demonizzazione dei dittatori e degli “Stati canaglia” in luogo del suddetto
riorientamento geopolitico. Muovendosi entro i confini del politically
correct fissati dal sistema, essi criticano il presente con toni che,
quanto più sembrano radicali, tanto più rinsaldano il potere nel suo autocelebrarsi
come intrascendibile e democratico.
Che lo sappiano o no, Tsipras e i suoi compagni di partito
sono pedine del capitale, mere “maschere di carattere” (Marx), meri agenti
della produzione: essi svolgono – lo ripeto – la funzione di oppositori di sua
maestà il capitale.
Come sappiamo (ma repetita juvant), il progetto
eurocratico si rivela organico alla dinamica post-1989 a) di destrutturazione
degli Stati nazionali come centri politici autonomi (con annesso
disciplinamento dell’economico da parte del politico) e b) di
“spoliticizzazione” (Carl Schmitt) integrale dell’economia, trasfigurata in
nuovo Assoluto. Dal Trattato di Maastricht (1993) a quello di Lisbona (2007),
la creazione del regime eurocratico ha provveduto a esautorare l’egemonia del
politico, aprendo la strada all’irresistibile ciclo delle privatizzazioni e dei
tagli alla spesa pubblica, della precarizzazione forzata del lavoro e della
riduzione sempre più netta dei diritti sociali. Spinelli e Tsipras vorrebbero
rimuovere gli effetti lasciando però le cause. Il che, evidentemente, non è
possibile. Sicché essi, con la loro falsa opposizione, sono parte integrante
della grande recita del capitale, svolgendo la funzione dei finti oppositori,
vuoi anche del nemico che si finge amico, ingannando popoli lavoratori e gonzi
di ogni estrazione.
Che ha mai a che fare
il signor Tsipras con Marx e Gramsci? Nulla, ovviamente. Tsipras ha assistito al genocidio finanziario
del suo popolo causato dall’euro: egli stesso è greco. E, non di meno, vuole
mantenere l’euro: non passa giorno senza che egli rassicuri le élites
finanziarie circa la propria volontà di non toccare l’euro. E, in questo modo,
offre una fulgida testimonianza – se ancora ve ne fosse bisogno – del fatto che
Marx e Gramsci stanno all’odierna “sinistra Tsipras” venduta al capitale come
Cristo e il discorso della montagna stanno al banchiere Marcinkus.
Diego Fusaro
Fonte: srs di Diego Fusaro, da SCENARI ESONOMICI.it del 24 gennaio 2014
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