Augurandovi nuovamente buon 2015 avviamo l’attività di quest’anno infinitamente grati al Signore per quanto ci ha dato nel 2014. Si riparte dunque, buon cammino a tutti!
Certamente il Medioevo fu il periodo storico in
cui la Chiesa poté esercitare la sua massima influenza sulla società ed è da
questa evidenza che si giustifica la leggenda nera dei “secoli bui”,
creata dai sedicenti “illuministi”
dell’800. Ancora oggi resiste l’esclamazione del “torniamo al medioevo”
quando qualcosa non gira per il verso giusto.
Eppure, fior di storici hanno dedicato la loro vita a smontare
questo antistorico pregiudizio, primo fra tutti l’agnostico Jacques Le
Goff, secondo il quale addirittura non è mai esistito il Rinascimento,
poiché si è trattato semplicemente di un lungo Medioevo, dal VI al XVII secolo.
Nessun “uomo nuovo”, il progresso è il Medioevo stesso, disse: «Il
Medio Evo è stato sempre considerato come un periodo di passaggio tra
l’Antichità e la Modernità, ma passaggio significa soprattutto sviluppo e
progresso. Nel Medio Evo progressi straordinari ci sono stati in tutti i campi,
con i mulini a vento e ad acqua, l’aratro di ferro, la rotazione delle culture
da biennale a triennale. Ma non c’è nessuna rottura fondamentale tra
Medioevo e Rinascimento, tra il 14esimo e il 17esimo secolo».
Nel Medioevo nascono la scienza, gli ospedali moderni, le
università, l’anatomia, la notazione musicale (pentagramma) ecc.: in nessun
periodo storico si è assistita ad una tale accelerazione del progresso.
Tanto che il prestigioso storico della scienza francese Jean Gimpel
ha scritto: «La prima rivoluzione industriale risale al Medioevo. I
secoli XI, XII, XIII hanno creato una tecnologia sulla quale la rivoluzione
industriale del secolo XVIII si è appoggiata per il suo sviluppo. Le scoperte
del Rinascimento hanno avuto solamente un ruolo limitato nell’espansione
dell’industria» (J. Gimpel, “La révolution industrielle du Moyen
Age”, Éditions du Seuil 1975, pp. 256).
Interessante a questo proposito anche l’articolo intitolato “Le
radici medioevali della Rivoluzione industriale“, scritto
dal prof. Terry S. Reynolds, professore emerito di Storia presso
la Michigan Technological University.
Anche quando si parla del ruolo della donna nella società,
spesso si contrappone la libertà femminile di oggi alla presunta ghettizzazione
presente nel Medioevo. Proprio Le Goff invece ha spiegato: «l’idea che la
donna sia uguale all’uomo ha determinato la concezione cristiana
della donna e ha influenzato la visione e l’atteggiamento della Chiesa
medievale nei suoi confronti» (J. Le Goffe, “Un lungo Medioevo”,
Dedalo 2006, p. 92). Anzi, ribadì in un’intervista per “Avvenire”,
«credo che tale rispetto della donna sia una delle grandi innovazioni del
cristianesimo; pensiamo alla riflessione che la chiesa ha condotto sulla
coppia e sul matrimonio, fino a giungere alla creazione di tale istituzione,
ora tipicamente cristiana, formalizzata dal quarto concilio Lateranense nel
1215, che ne fa un atto pubblico (da cui la pubblicazione dei bandi) e, cosa
fondamentale, un atto che non può realizzarsi se non con il pieno accordo dei
due adulti coinvolti».
Recentemente lo ha
riconosciuto anche lo storico Angelo Varni,
ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna e Direttore
della Scuola Superiore di Giornalismo.
Recensendo il saggio “Donna Domina. Potere al femminile da
Cleopatra a Margaret Thatcher”, a cura di collega Donatella Campus,
ha riflettuto sulla dimensione politico-culturale del ruolo svolto dalla donna
nelle epoche passate. «Ancora sovrane, principesse e nobildonne a dar
sostanza ad un ruolo di potere politico ricoperto da donne nel Medioevo. Ce lo
dimostrano i due persuasivi ritratti di Matilde di Canossa e di Ildegarda di
Bingen», disegnati nell’intervento nel saggio di Francesca Roversi Monaco,
docente di Storia medioevale all’Università di Bologna. «Dove si descrive
un’epoca che, ad onta dei luoghi comuni sulle sue chiusure, apriva
spazi di presenza femminile ai vertici più alti della gestione della cosa
pubblica finanche internazionale, irradiantesi dalle corti e dai monasteri
affidati per vicende ereditarie e nobiltà di lignaggio alle loro cure».
Come abbiamo spiegato nel nostro apposito
dossier, la storia del cristianesimo è infatti costellata
di donne sante, donne imperatrici, donne leader, sopratutto nel Medioevo.
Il prof. Varni ha inoltre osservato che «fu la Rivoluzione
francese a rimettere in discussione simili opportunità tutte derivate
dall’appartenenza di casta: nella società borghese dell’uguaglianza dei diritti
e dei doveri non parve affatto naturale riconoscere alle donne una loro
paritaria presenza nella dimensione pubblica, mentre il positivismo ottocentesco
si sforzava di trovare ragioni oggettive per relegarle nei limiti del
privato».
Ecco dunque che ancora una volta la verità ribalta la leggenda: si
scopre che il Medioevo era il luogo di apertura per la presenza
femminile nella società, l’illuminismo, invece, di chiusura e di relegazione
nelle case. Chi vuole tornare ai secoli bui dell’illuminismo?
La redazione
Fonte: visto su UCCR del 5
gennaio 2015
Link: http://www.uccronline.it/2015/01/05/il-medioevo-valorizzo-la-donna-lilluminismo-la-chiuse-in-casa/
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