di LEONARDO FACCO
La pressione fiscale italica ha trasformato ‘sto paese
nel regno dei morti viventi. Un anno di governo Monti ha fatto schizzare
all’insù il gravame impositivo. Ciononostante, non si finisce mai di pagare:
oltre alle circa 2000 gabelle in servizio permanente ed effettivo, a peggiorare
la nostra esistenza ci sono anche le multe, che i solerti “poliziotti
municipali” (mano armata di sindaci straccioni e piagnoni, ma incapaci di
reagire per davvero allo Stato) appioppano con una certa frequenza ai loro
concittadini.
Leggo su una testata online questa notizia: “Ogni giorno,
in Italia, vengono elevate 26.000 contravvenzioni. Nei Capoluoghi di Provincia
italiani, vengono redatte quasi dieci milioni di multe l’anno: più di 26mila
multe al giorno; 1.087 l’ora; 18 ogni minuto”. Roba da cardiopalma! Dati
impressionanti che l’ACI ha diramato, “denunciando per l’ennesima volta la
necessità di norme e controlli che siano meno repressivi, più votati alla
prevenzione e più attenti alla sicurezza del cittadino piuttosto che volti ad
alleggerire il suo portafoglio”.
Un’altra inchiesta – riportata sul mensile
“Quattroruote” racconta ben peggio: “In Italia ogni anno vengono fatti
78,5 milioni di multe, più di due per ogni patentato ogni 12 mesi, più di 215
mila al giorno, per un ammontare complessivo di 2,8 miliardi di euro. Lo rileva
un’indagine del Centro studi e ricerche sociologiche “Antonella Di Benedetto”
di Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it, magazine
online dell’Associazione contribuenti italiani, che ha elaborato dati delle
Polizie locali e stradali dei singoli stati dell’Ue”.
L’automobilista non è una categoria fiscalmente agevolata
di questi tempi e, al netto di quelle infrazioni che vanno sanzionate,
sorge il dubbio – non solo al sottoscritto, ma persino alla statalissima Aci –
che ci sia un certo accanimento terapeutico da parte dei miserabili enti locali
che, sempre a corto di soldi, “sanno che i proventi delle multe valgono molto
più delle addizionali Irpef delle grandi città”. Oggigiorno, a vostra
insaputa, c’è sempre un’ammenda che vi verrà comminata. Comprate da un ambulante
un articolo falsamente griffato? Beccatevi 3000 e passa euri di multa. Decidete
di far partire l’irrigazione del giardino un’ora prima dell’ora stabilita dal
Comune? Orrore, meritate una multa salatissima. Avete il caminetto a legna
lasciatovi dal nonno ma non a “norma Cee”? Inquinatori, preparatevi a ricevere
la visita del gendarme comunale.
Tornando, però, al mondo automobilistico oggi siamo costretti a constatare che guidare non è
un piacere, ma una specie di “stress-test”. Sfrecciate a 61 Km all’ora su un
tratto di strada extraurbana larga 10 metri dove han piantato un cartello con
limite di velocità è 50? Vi rifilano un centinaio e rotti euri di multa. E non
mettetevi in testa di farla franca perché dietro ad un cespuglio – come nei
cartoni animati della Looney Tunes – c’è sempre un vigile urbano pronto a
salassarvi, ehm, pardon, a fare il suo dovere. Dell’eremo statalista, dove
convivono i milioni di concubini del Leviatano, fa parte una categoria che
proprio non riesco a sopportare: la – ed uso il termine politicamente corretto
– “Polizia municipale”, un sottoprodotto delle forze dell’ordine, l’ultimo
gradino della scala gerarchica del potere, una vera e propria piaga sociale.
Interpreti del nuovo codice della strada, militi dell’ultimo sindaco di
periferia, i “pizzardoni” (definizione romanesca) – grazie a divise con tanto
di galloni stampati addosso – sono assurti, nell’ultimo decennio, al rango di
chissà quale autorità, con tanto di capitani, comandanti, graduati vari ed
istruttori. I Marines, in quanto ad atteggiamenti, gli fanno una sega.
Quand’ero ragazzino, a fare il vigile ci finivano i meno
“svegli” del paese. E, sempre quand’ero giovincello, il ghisa (a Milano li
chiamano così ) era quella roba rappresentata tanto bene da Alberto Sordi in un
suo famosissimo film. Via di fischietto, circolare e chiusa lì. Di tanto in
tanto, davano una mano alla vecchietta ad attraversare la strada. Perlopiù
buone azioni. Macché, di questi tempi – seppur le loro funzioni rimangano
abbarbicate ad un regolamento dell’amministrazione – i poliziotti municipali si
comportano con un’arroganza ed una mancanza di buon senso da far invidia ad un
qualsiasi passacarte arruolato fra i burocrati italici. Qualcuno ci ha
voluto far credere che, in un’ottica federalista e devolutiva, essi avrebbero
rappresentato le forze dell’ordine locali. Puttanate. Il problema è che i
vigili ci hanno creduto e sparsi sulle strade di ogni genere e grado, non fanno
altro che renderci la vita impossibile, interpretando il ruolo di inflessibili
(non a tutte le latitudini) oracoli di norme, codici e commi. Peggio ancora: i
signori della paletta passano il loro tempo a multare gli automobilisti su
diretta richiesta dell’amministrazione comunale che, causa i bilanci sempre più
asfittici, inseriscono qualche milionata di “sanzioni amministrative” fra le
voci di entrata. E giù verbali a nastro, peggio di Draghi quando stampa moneta.
Vi racconto un caso su tutti di qualche tempo fa: i sindaci
di tre paeselli consorziati della Bassa Bergamasca un bel giorno – soffocati da
‘sta pippa di “patto di stabilità – hanno deciso che avrebbero dato un premio
ai loro dipendenti “solerti” se avessero fatto introitare più soldi alle casse
comunali. Un “premio produzione” sulle multe staccate, avete capito? E dal
giorno dopo, infatti, qualche centinaio di autisti è finito preda di multanova
sparsi nei luoghi più impensati dagli ubbidienti “vigilantes”. Ricordate il
caso dei semafori taroccati nel milanese? Ecco, tutta roba da pazzi e tanto
lavoro extra per i giudici di pace (ai quali allora si poteva ricorrere senza
pagare tasse!).
Ma c’è di più sulla categoria. Tra i poliziotti
municipali è spuntata una sottospecie ben peggiore di loro: gli ausiliari
del traffico. E qui rasentiamo la tragedia. Anch’essi dipendenti comunali, con
tanto di “T-shirt” stampigliata e stivaletti d’ordinanza, gli ausiliari del
traffico – il non senso per antonomasia – sono armati del solo blocchetto per i
verbali, il loro manganello insomma. Scarpinano tutto il santo giorno in cerca di
un’auto in divieto di sosta sulla quale infilare un foglietto con sopra scritto
“ci devi 33 euro”. Ho personalmente visto uno di questi soggetti multare una
vettura perché aveva una ruota fuori dalle strisce del parcheggio di una
ventina di centimetri. Guai a voi se avete il disco orario scaduto da 5 minuti,
gli “ausiliari” sono degli arrapatissimi “voyeur” del cruscotto.
Starete pensando che io li odii perché mi han fatto
saltare 10 punti dalla patente. Niente affatto, l’ultima multa credo di
averla beccata qualche anno fa. Il movente è un altro, ed è che li vedo
all’opera nella mia cittadina di provincia e da antistatalista impenitente
quale sono non riesco proprio a vederci nulla di buono in queste sanguisughe
del servizio pubblico, che troppo spesso agiscono come dei Befera
qualunque. Che bei tempi andati quelli della “malafemmena” in cui Totò e
Peppino chiedevano “all’ufficiale austriaco” in Piazza Duomo”: “eschiuse mi,
noio volevon savuar…”. Sono in errore? I numeri di cui all’inizio di questo
sfogo sembrerebbero dire il contrario. In attesa che torni il buon senso…
Fonte: srs di Leonardo Facco, da L’Indipendenza 12 dicembre 2012
Fonte: Miglioverde
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