Proponiamo in ANTEPRIMA la traduzione integrale
in italiano dell’articolo, Making
the World Democratic scritto nell’Agosto
2002 da Joseph Sobran, saggista ed
opinionista politico americano per varie testate giornalistiche. (Traduzione di Luca Fusari)
Durante periodi turbolenti come quelli attuali,
gli americani fanno appelli ferventi alla “democrazia” intesa come sinonimo di
libertà. Il presidente Bush è desideroso di imporre la democrazia in Iraq e in
altri Paesi i cui governi sono da lui disapprovati.
Woodrow Wilson voleva solamente «rendere il
mondo sicuro per la democrazia», Bush vuole addirittura rendere tutto il
mondo democratico. Tutti sembrano dare per scontato che la democrazia è la
forma ideale di governo.
Perché? Cosa c’è di così grande nella regola
della maggioranza? La maggioranza può essere tirannica come un unico dittatore,
e le maggioranze hanno spesso privato le minoranze e le persone dei loro
diritti, le hanno sfruttate, ridotte in schiavitù ed uccise. L’Atene
democratica condannò Socrate.
La regola della maggioranza ha la sua
utilità fino a quando essa non minaccia o viola i principi più
fondamentali, un club di scacchi può eleggere il suo rappresentante, ma non può
votare per cambiare le regole di base del gioco degli scacchi; altrimenti cessa
di essere un club di scacchi.
La maggior parte dei grandi filosofi politici
fin dai tempi di Platone hanno temuto la democrazia, temendo che i demagoghi
avrebbero stimolato e sfruttato le passioni egoistiche della maggioranza. La
recente miglior critica della democrazia è di Hans-Hermann Hoppe nel libro, Democrazia:
Il dio che ha fallito.
Gli artefici della Costituzione degli Stati
Uniti si diedero un gran da fare per creare un sistema repubblicano in cui il
governo della maggioranza fosse temperato ed limitato da molti vincoli.
Hanno pensato che la migliore garanzia di libertà fosse quella di
specificare i poteri del governo e di limitarlo rigorosamente a tali
competenze.
Tuttavia ora si parla come se l’America, la
libertà, e la democrazia siano la stessa cosa. Si presume che il governo possa
correttamente fare quasi tutto, purché lo faccia con il sostegno della
maggioranza. In realtà non dobbiamo le nostre libertà alla democrazia.
Noi le dobbiamo ad antiche tradizioni
giuridiche ereditate dal diritto anglosassone: l’habeas corpus, il diritto al
giusto processo, la presunzione di innocenza, il diritto a un processo uguale
per tutti, eccetera.
Gli estensori della Costituzione americana
furono abbastanza saggi da preservare queste garanzie contro il potere
dello Stato arbitrario. Ma la Costituzione, purtroppo, non ha fornito una
tutela sufficiente. Le sue protezioni sono state indebolite dalla
democrazia.
La Bill of Rights dice che nessuno può
essere privato della sua proprietà «senza un giusto processo di legge».
Ciò significa con una prova individuale in cui è dimostrato che il
convenuto ha perso la sua proprietà a causa dei suoi stessi atti.
Ma la democrazia priva tutti noi della nostra
proprietà attraverso la tassazione e la valuta inflazionata. Il cittadino medio
dovrebbe commettere un grave reato per essere multato con quell’importo, ma
invece è costretto a pagarlo al governo in tasse annuali. Egli è, in
effetti, severamente punito senza processo solo perché vive in una democrazia.
Tuttavia gli viene detto che è una benedizione
poter vivere in una democrazia. Perché? Perché lui può votare! E se viene messo
in minoranza dalle persone che vogliono che il governo prenda i suoi soldi per
darli a loro? Beh, peccato. Questi sono degli inconvenienti, e dopo tutto
lui può usare il suo voto per difendersi contro altri elettori.
Questo gli viene insegnato essere la libertà.
Ovviamente questo è un brutto scherzo. La votazione individuale conta
all’interno di una giuria di un processo, perché può decidere il verdetto, in
particolare quando è richiesto un verdetto unanime. Ma quando milioni di
persone votano e la maggioranza è determinante, il valore del singolo
voto è vicino allo zero.
Un economista ha calcolato che si hanno
maggiori probabilità di essere investiti in strada recandosi alle urne
piuttosto che il vostro voto faccia qualche differenza. Non c’è da
stupirsi se la democrazia è stata definita come «due lupi e un agnello che
votano su cosa mangiare per pranzo».
Questo per quanto riguarda l’idea che il voto
sia una libertà fondamentale o che protegga la libertà. Più democratico è
divenuto il governo degli Stati Uniti e più è diventato grande e rapace. Gli
agnelli continuano a perdere le elezioni.
Il principio della democrazia è già abbastanza
grave di per sé. Ma in pratica la democrazia genera anche politici
corrotti, intenti a guadagnare a breve termine per loro stessi.
La brevità della loro permanenza in carica dà a
loro un incentivo a fare il diavolo a quattro. La corruzione, spesso in
forme tecnicamente legali, è diffusa, e un numero sospetto di nostri
“dipendenti pubblici” va in pensione guadagnando delle fortune che sembrano
essere un po’ fuori linea con i loro stipendi.
No, il mondo non ha bisogno di altre
democrazie. Ha bisogno di più libertà, una cosa molto diversa.
Fonte: visto su Movimento Libertario del 22novembre 2014
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