Il consenso e la fiducia verso le Istituzioni della
Repubblica Italiana sono al minimo storico, e i sondaggi commissionati
dal Partito Democratico e dalle sue stampelle in Parlamento, non possono
nascondere una realtà visibile a chiunque si interessa, anche solo
marginalmente, della vita politica.
Da ogni lato le amministrazioni fanno acqua e il Governo
centrale si paralizza nei corridoi di Palazzo Madama, “singhiozzando” manovre a
breve termine che sono definite correttive, ma che possiamo a tutti gli effetti
considerare di emergenza e probabilmente disastrose per il lungo periodo.
La criminalità organizzata inoltre si espande sui banchi di
consigli comunali e regionali, confondendosi tra uomini di partito e
imprenditori, controllando sempre più la microcriminalità, che attinge dal
serbatoio dei giovani dal futuro oscuro e dei nuovi schiavi importati con Mare
Nostrum.
Il quadro inquietante però, ancora una volta, lo fornisce
l’economia italiana, settore in cui capiamo che ci siamo ridotti ad essere
l’ultima delle colonie americane dell’Occidente.
Il servilismo degli addetti all’economia e degli ultimi tre
Premier, si è talmente accentuato, rispetto ai governi precedenti, che le loro
decisioni non solo sono inutili, ma anzi, sono del tutto dannose e pericolose
per la nostra imprenditoria, sempre più vittima della psicosi generale dettata dall’obbedienza
a Washington.
Spinta da queste premesse il Governo italiano sanziona la
Russia di Putin, colpendo indirettamente i moltissimi imprenditori italiani che
mai come ora hanno bisogno di uno Stato, che li possa proteggere da una parte
dalla concorrenza sleale dell’Estremo Oriente e dei Paesi Europei di
delocalizzazione, e che dall’altra trovi per loro vie preferenziali di
commercio e produzione, affinché possano non solo giovare alle proprie tasche
ma alla congiuntura economica del Paese intero. Invece no! Il nostro buon
Renzi, ultimo erede di una trilogia di Presidenti del Consiglio dallo stesso
indirizzo ideologico disastroso, applica alla lettera i dettami del
neoliberalismo selvaggio, comandato da Washington, esteso a macchia d’olio su
tutto il Continente, e che in Italia trova un’applicazione disarmante.
Le imprese godono solo degli aspetti negativi del libero
mercato e pagano le cambiali che le casse pubbliche devono alla BCE, alla
Commissione Europea e al Fondo Monetario Internazionale. I sbocchi di commercio
vengono chiusi, favorendo invece in Italia gli investimenti di capitali
stranieri asiatici, i quali trovano aziende allo sbaraglio economico ma con un
bagaglio di manodopera eccezionale, parliamo naturalmente della qualità, non
della quantità (quella a Pechino non manca, mentre invece la prima
scarseggia).
Con lo Stato lontano e complice, medie e grandi imprese
cedono, mentre i colossi storici (vedi la FIAT), dopo aver goduto per anni dei
soldi dei contribuenti, preparano le valigie e abbandonano l’Italia, navigando
per altri lidi.
Se quindi il Governo abbandona tutto e su ordine degli
speculatori svende il proprio patrimonio, perché seppur soggetti privati,
l’imprenditoria di uno Stato resta sempre e comunque un patrimonio per la Nazione
intera, c’è anche dove il Governo si prende tutto, alternando quini
neoliberalismo a stelle e strisce, con vere e proprie pianificazioni di
recupero crediti, calpestando la dignità economica del singolo e delle
famiglie.
Tasse su tasse si abbattono sui nuclei famigliari, per
i quali si riducono le agevolazioni a causa della folle calcolazione ISEE che
colpisce anche i piccoli risparmi d’infanzia accumulati a mo’ di formica dai
giovani italiani. Aprire una piccola attività o continuare a pieno regime un’attività
già avviata diventa impossibile, o nei migliori di casi più che problematico.
Ultime stime, condivise dall’Ansa, dalla Repubblica e da
altri giornali nazionali, indicano che fino al 01 Ottobre 2014 si è lavorato
per pagare solo ed esclusivamente le tasse imposte dallo Stato Italiano. Quindi
a conti fatti nove mesi vengono regalati, poiché il sistema fiscale nostro non
prevede particolari assicurazioni ma solo tassazioni a fondo perduti,
esclusivamente allo Stato.
La catastrofe delineata all’orizzonte assume poi particolare
amarezza se osserviamo la cornice intorno a Matteo Renzi.
Buonismo e falsi proclami a non finire, avallati dalla
stampa amica e complice, non scoperchiati a sufficienza dalla stampa di
opposizione che in fin dei conti recita solo il proprio ruolo nei contrappesi
politici e di opinione previsti dal sistema democratico.
La reazione fisiologica, che dovrebbe esserci a una tale
condizione, è stata sapientemente deviata dai Sindacati, ufficialmente
diventati corsie preferenziali di eutanasia per ogni rivendicazioni dei
lavoratori, e da quel soggetto misterioso che è il Movimento 5 Stelle, il quale
alterna slanci ammirabili a follie incredibili come l’abolizione
dell’immigrazione clandestina.
Le Province, organi di importante amministrazione locale,
sono state blindate con nomine decise dai partiti e quindi inaccessibili per
qualunque forza civica territoriale.
Non è più tempo ormai di sperare in un’opposizione a tale
modo di governare l’Italia, perché come dicevamo prima, le opposizioni si
limitano a svolgere un ruolo ben preciso nel sistema democratico: dare la
parvenza di essere una possibile alternativa. Il dissenso vero invece, va
rifondato e lanciato contro la classe politica italiana nella sua totalità.
Bisogna mettere al centro delle proprie battaglie la
Sovranità, o anzi, le Sovranità, visto che non possediamo né quella
economica e né quella territoriale, per non parlare di quella monetaria. O si
scava in fondo, o le conseguenze che stiamo patendo oggi le patiremo sempre più
nel futuro, saranno irreversibili, fino a raggiungere una portata storica, tale
da eliminare nei libri di storia il nostro Paese.
Fonte: visto su ZENIT
del 17 ottobre 2014
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