Un articolo che spiega molto bene cosa siano e a cosa servano le tasse, che potrebbero essere eliminate (senza alcun danno per lo Stato) se si applicassero le proposte di riforma di Giacinto Auriti e Nicolò Bellia [grassetti redazionali].
Articolo di Salvatore Brizzi *
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Questa mattina mi sono svegliato e, poiché l’Universo si
espande, ho impiegato più tempo rispetto a ieri per trovare le pantofole.
Mentre facevo colazione, al tg del mattino, tanto per cambiare, si parlava di
evasori. L’azienda di famiglia dove due dipendenti lavoravano in nero, il
commerciante che non fa lo scontrino, il falso cieco, il falso zoppo, il falso
impotente… e riflettendo su questi esempi mi chiedevo: ma davvero queste
cose c’entrano con la crisi? Davvero i soldi presi dalle tasche dei falsi
ciechi risaneranno la nostra economia? Questo giro di vite viene dato al
momento giusto o è totalmente asincrono rispetto a ciò che sta accadendo?
E
soprattutto: perché si parla di evasione tutti i giorni, in tutti i tg, con una
frequenza che definirei mantrica?
Un mio conoscente –amico di un amico di un amico– che qui
chiameremo col nome fittizio di Mr. Goodkat, sicuramente più esperto di me in
termini di macroeconomia e geostrategie, mi ha spiegato alcune cosette
interessanti. Innanzitutto mi ha fatto notare che l’euro è una moneta non
sovrana, ossia non più appartenente a un popolo, ma emessa dalla BCE (Banca
Centrale Europea), una banca a tutti gli effetti privata il cui capitale è
detenuto –in quote proporzionali al “peso” del singolo Paese– dalle banche
centrali, anch’esse private, dei Paesi che hanno adottato l’euro; ma anche da
semplici membri UE, come nel bizzarro caso della Gran Bretagna, la quale ha
furbamente evitato di adottare l’euro ma detiene una partecipazione per il 16%
(più alta di quella dell’Italia) nella BCE. Il che significa che può dire la
sua –e anche in maniera importante, perché la sua è la terza partecipazione in
ordine di grandezza dopo Germania e Francia– ma non corre gli stessi rischi di
chi vola sulle montagne russe di eurolandia come sta accadendo a noi.
Come fa un Paese che ha adottato l’euro a procurarsi la
massa monetaria di cui ha bisogno?
Semplice, –mi spiega Mr. Goodkat– non potendo emettere
moneta per finanziare essa stessa il proprio debito, si deve indebitare con
altri soggetti!
Emette cioè titoli del debito pubblico che qualcuno
acquista. L’Italia, non potendo più, alla pari delle altre nazioni europee che
aderiscono all’euro, battere moneta propria (ha perso la sovranità monetaria),
deve sperare che i “mercati” (in realtà, pochi soggetti che sostanzialmente
oligopolizzano l’offerta di moneta) acquistino i suoi titoli al saggio
d’interesse imposto dai mercati stessi.
Il debito pubblico italiano è detenuto (dati del 2011) per
il 56,4% da soggetti italiani, ma per il 43,4% è in mano a soggetti stranieri.
Inoltre, altro dato importante, la quota di debito detenuto dalle famiglie a
giugno 2011 era del solo 12,7%, il che significa che tutto il resto si trova
nelle tasche di banche (italiane e straniere), assicurazioni e fondi (italiani
e stranieri). Per fare un esempio, gli investitori asiatici da soli ne
posseggono il 6%. Tutti questi soggetti, per usare una terminologia tecnica
appartenente al mondo dell’economia… ci tengono per le palle.
Data questa premessa di dipendenza quasi totale dello Stato
nei confronti di soggetti privati –continua a spiegarmi Mr. Goodkat– possono
realizzarsi le manovre di speculazione. La speculazione è una strategia attuata
da parte di banche, assicurazioni e fondi, sia italiani che esteri, per
guadagnare sul debito a più riprese. Le tecniche finanziarie sono molte, ma una
delle più ricorrenti è la speculazione al ribasso che consiste nel vendere, al
prezzo di oggi, titoli che saranno consegnati fra una settimana o fra un mese.
Il vero segreto è che non possiedono i titoli che offrono, per cui vendono, poi
manovrano i mercati per far scendere il prezzo e quindi ricomprano i titoli a
un prezzo più basso, perché l’acquirente se ne vorrà disfare.
Uno stato che
non può battere moneta non ha più modo di difendersi rispetto agli speculatori.
Non è più un interlocutore forte.
Ma la speculazione è
possibile solo perché la legge la consente. Niente vieterebbe al governo di
prendere dei provvedimenti che impediscono gli attacchi speculativi almeno sui
titoli pubblici, proprio per difendere l’integrità e l’autonomia dello Stato,
affinché non diventi una semplice colonia nelle mani di soggetti privati. Per
farlo, basterebbe possedere un’etica politica forte e il coraggio di mettersi
contro il potere finanziario, coraggio che però i nostri governanti –la cui
etica politica si basa sul Codice di Hammurabi– ancora non hanno, perché per
rimanere al potere non è del popolo che hanno bisogno, ma della complicità del
potere economico.
Gli Stati europei –e quello italiano su tutti– si piegano
al ricatto dei poteri oligarchici della finanza internazionale e costringono i
loro cittadini, attraverso tasse e sacrifici, a pagare gli interessi a questi
speculatori, che in cambio li tengono seduti sulle loro poltrone e li fanno
rieleggere manovrando i media. Quando qualcuno non serve più gli interessi dell’oligarchia,
si creano degli scandali ad hoc e lo si fa cacciare via. Nel passato fu
clamoroso il caso di Bettino Craxi,
in realtà uno dei maggiori statisti che abbiamo mai avuto (capace di tenere
testa a Reagan nella crisi di Sigonella); più di recente Silvio Berlusconi –checché se ne dica, uno dei più grandi
imprenditori che abbiamo mai avuto– e ultimamente hanno occupato i media gli
scandali legati alla famiglia Bossi.
Un caso da manuale per chi vuole apprendere come lavora
l’oligarchia fu quello ai danni del direttore del fondo monetario
internazionale Dominique Strauss-Kahn,
accusato di violenza sessuale su una cameriera, costretto a dare le dimissioni
e poi totalmente scagionato perché il fatto non sussisteva!
Finché, invece, qualcuno risulta essere molto utile
all’oligarchia, ogni irregolarità viene messa a tacere e lo si può persino far
diventare Presidente del Consiglio senza nemmeno passare dalla scomoda
procedura delle elezioni.
La disponibilità dei nostri politici a piegarsi nella
classica posizione ad angolo retto non conosce limiti e non protestano neanche
quando gli interessi si fanno così esosi da correre il rischio che lo stato
fallisca. Del resto questa prospettiva fa proprio il gioco dei grandi banchieri
internazionali: se fallisci perché non puoi più pagare, allora sei costretto a
svendere!
Il racconto di Mr. Goodkat a questo punto diventa ancora più
interessante.
…continua nella seconda parte.
L’EVASIONE FISCALE – ARMA DI
DISTRAZIONE DI MASSA – PARTE 2
Mi raccontava Mr. Goodkat che se uno Stato si trova sull’orlo del fallimento perché non puoi più pagare il suo debito, prima strangola i suoi cittadini con più tasse e con la famosa riduzione della spesa pubblica (leggi: riduzione dei servizi al pubblico), e poi comincia a svendere! E qui arriviamo al vero scopo di tutto questo gioco perfettamente architettato –mi spiegava Mr. Goodkat. Il vero disegno di grandi finanzieri, banche, assicurazioni… è di mettere le mani sulle proprietà dei vari Stati. Prima si toglie la sovranità monetaria agli Stati, così da impedirgli di essere padroni della propria economia e trasformarli in pesci rossi in balìa degli squali; poi li si porta al fallimento attraverso le speculazioni e applicando una tassazione predatoria alle medie-piccole imprese –quelle che fanno la ricchezza di un Paese. A questo punto iniziano le privatizzazioni: i soggetti privati verso cui lo Stato è indebitato si accaparrano palazzi storici, coste, parchi, isole, ma anche acqua, scuola, sanità, elettricità, gas, strade e tutto ciò che gli Stati possiedono e gestiscono. Beni comuni che la struttura pubblica mette gratuitamente a disposizione di tutti per il bene di tutti, ma che l’oligarchia finanziaria internazionale vuole per sé per ricavarci profitto.
Qualcosa di simile era già stato fatto negli anni ’90
quando, in seguito a un attacco speculativo di George Soros, furono smantellati e svenduti interi settori
dell’economia italiana: Italtel, IMI, ENI, Fincantieri, Telecom, ecc.
In realtà, la stessa BCE, sotto la veste di autorità
“tecnica” ( e quindi teoricamente imparziale, terza, ecc. ), indossa l’abito
del principale attore nella vicenda, poiché essa impone a Stati sovrani di
cedere la residua sovranità e di implementare determinate politiche sociali e
di bilancio, tese a distruggere i tessuti produttivi dei Paesi bersaglio, per
poi far ricomprare tutti i beni, attraverso le privatizzazioni, alle propaggini
periferiche dell’oligarchia ( grandi finanzieri internazionali che si muovono
al di sopra di Stati, partiti, religioni… ).
Tutto ciò inneggiando all’irreversibilità dell’euro: le
parole d’ordine dei politici infatti sono “non si torna indietro” e “l’euro va
preservato a tutti i costi”, perché così conviene ai poteri oligarchici da cui
sono manovrati, i quali mirano a distruggere le economie dei singoli Stati per
poterseli letteralmente comprare a un prezzo stracciato, esattamente come
quando si porta un’azienda sull’orlo del fallimento per poterla poi acquisire a
un prezzo minore.
In tal contesto, il
silenzio e l’ignavia dei politici sono sintomatici del loro totale asservimento
a questi poteri oligarchici. Loro svolgono il ruolo dell’amministratore
delegato di un’azienda che si è venduto ai concorrenti e porta la sua azienda
al fallimento in maniera che i concorrenti possano acquisirla a un prezzo
minore, intascando una percentuale per aver svolto questo sporco lavoro. E i
continui richiami dei politici – e dei media asserviti – alla lotta
all’evasione fiscale ( “dagli all’evasore”, “dagli al finto cieco che intasca
la pensione d’invalidità”… ) mirano a convincere il popolino ignorante che sono
questi ultimi la vera causa delle nostre disgrazie e non le macro speculazioni
internazionali che lavorano per impadronirsi dei beni patrimoniali nazionali.
In questo modo si divide il popolo stesso, si fa leva sul
desiderio inquisitivo e punitivo delle masse (ognuno guarda l’altro con
sospetto ed è pronto ad accusarlo di essere un evasore), distraendo le folle
dalle cause reali. Dirottando l’attenzione del cittadino dalle reali cause della
crisi, che abbiamo spiegato in questi due post, si acquisisce il consenso
popolare riguardo la lotta all’evasione, l’aumento delle tasse, la riduzione
dei servizi pubblici. Solo non conoscendo le vere cause della sua condizione il
cittadino può essere convinto ad accettare austerity e sacrifici. Perché se
sapesse che i suoi sacrifici servono a finanziare i grandi speculatori
stranieri e non a raddrizzare l’economia del suo Paese, forse non chiederebbe
con accanimento lo scontrino al commerciante, convinto di punire un ladro e
aiutare la ripresa della sua nazione!
Poi Mr. Goodkat –che di economia ne capisce più di me– mi fa
notare qualcosa che, una volta che te l’hanno spiegata, pensi subito: Cavolo… è
ovvio che sia così!
La lotta all’evasione portata avanti in maniera massiccia,
in questo periodo storico non può che peggiorare la situazione, perché le
piccole aziende che evadevano, adesso si sentono strangolate e chiudono, e
quelle che non chiudono entrano in un clima di paura dove non assumono personale
e non acquistano più macchinari. In pratica, se tu costringi a pagare le tasse
chi non le pagava, proprio in un periodo di forte crisi, non fai altro che
obbligarli a chiudere o smettere di fare nuovi investimenti. E la situazione
già critica, precipita. Infatti questo è esattamente ciò che sta accadendo.
Detto senza perifrasi, l’attuale lotta all’evasione fiscale
e contributiva ha la mera funzione di drenare ricchezza reale da famiglie e
imprese medio-piccole (perché i grandi evasori sono e restano intoccabili )
verso le banche italiane e straniere che, come abbiamo visto, sono detentrici
di buona parte del nostro debito pubblico. Mi spiega Mr. Goodkat che la lotta
all’evasione è un’azione dannosa se il vero obiettivo vuole essere la ripresa
economica. Secondo voi gli economisti non sanno bene che le tasse vanno fatte
pagare in maniera severa quando l’economia è florida, non quando tutti faticano
a tirare avanti? Lo sanno eccome, ma i politici stanno facendo l’esatto
contrario: massimo lassismo quando le cose vanno bene e “Santa Inquisizione” quando le cose vanno male. Il problema, come
ogni persona intelligente capisce, va risolto a monte, nella revisione di tutto
il sistema economico al fine di limitare il potere delle grandi corporazioni,
delle lobby, di coloro che manovrano capitali con le cui cifre solo gli
astronomi riescono a raccapezzarsi!
Non si può risolvere questa situazione andando a cercare i
soldi nelle tasche dei cittadini, anche se sono colpevoli perché sono evasori
–e anche se questa è la prima soluzione che ti viene in mente quando fai il
ministro–, perché se assumiamo meno personale, investiamo meno, siamo tutti più
poveri e compriamo meno… il denaro non circola più e la crisi non può che
accentuarsi. Dal tempo dei Romani a oggi, se si vuole che l’economia resti in
salute e il denaro circoli, tutti i grandi leader hanno sempre saputo come
fare: investire in grandi opere pubbliche, incentivare al massimo l’impresa,
l’imprenditoria, l’iniziativa del singolo… sgravandola di tasse, e far pagare
meno tasse ai contribuenti in modo che abbiano più soldi in tasca per
ricominciare a comprare (il Partito Italia Nuova nel suo nuovo
sistema fiscale propone, fra le altre cose, di pagare in busta paga il
lordo anziché il netto ai dipendenti).
Insomma, ciò che andrebbe fatto, è tutto il contrario di
quello che si sta facendo oggi!
A una mente lucida queste manovre non possono che apparire
folli, a meno che –e qui torniamo sempre sullo stesso punto– lo scopo non sia
la ripresa economica, bensì la svendita del Paese. In questo caso i conti
tornano e si comprende che le manovre attuali sono le più giuste e le più
efficaci.
Vi informo che dal 04 al 07 Ottobre si svolgerà il
Seminario di Formazione Politica del PIN, riservato a chi intende collaborare –
in qualsiasi forma – con il Partito Italia Nuova.
Per maggiori info: Formazione
Politica del PIN
Salvatore Brizzi:
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto,
conduco)
Fonte: Visto su La
rinascita Italica del 20 settembre 2012,
Fonte: Visto su STAMPA LIVERA del 15 ottobre 2012
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