Nella radice etimologica e più ancora nell’uso corrente, diversità e disuguaglianza stanno a indicare situazioni e prospettive del tutto differenti.
La parola “disuguaglianza” porta con sé un
connotato di tipo dichiarativo, constatativo: la presa d’atto che due “oggetti”
non appartengono allo stesso universo; ciascuno fa mondo a sé. Nella parola “diversità” invece, c’è implicito
riferimento a un’origine comune, pur nella differente evoluzione del fenomeno.
Quel che si pone l’accento con diversità è che qualcosa volge verso una
situazione nuova, ossia che l’oggetto in esame si modifica, si sviluppa per
linee discontinue o comunque non proprio identiche.
Diversità implica
perciò movimento, trasformazione, dinamicità…
Disuguaglianza invece
è parola più “metallica”, priva di
interno dinamismo: dà conto del fatto, non del suo sviluppo.
Nel mondo degli esseri
umani vi sono caratteristiche personali, situazioni da cui nascono
disuguaglianze. È preciso compito dell’educazione far sì che per quanto
possibile, la diversità non diventi disuguaglianza e si trasformi invece in
dinamismo e ricchezza, per la persona e per la comunità .(Sabrina Zanetti9
L’occidente è il
grande cancro e le sue metastasi hanno avvolto tutto il pianeta come una carta
luccicante ingloba dentro di sé un uovo pasquale. Questo processo lo hanno
chiamato globalizzazione e la chemio/tecnologia ci sotterrerà.
Il concetto di “globalizzazione” è il pensiero perverso di
una mente malata.
Il termine globale, che sembra alludere a una circostanza
sinistra (e ricorda molto le cause concernenti, la scomparsa dei dinosauri
sulla terra), mi procura un senso di orrore e di impotenza.
È più verosimile interpretare il termine “globale” con
riferimento ad una guerra (prima e seconda guerra mondiale), a una pandemia, al
diluvio biblico, all’estinzione di una specie animale, alla fame nel mondo, a
un evento naturale – a quel perverso progetto di omologazione messo in atto dal
Sistema Potere.
Globali, diversamente, sono gli interessi di pochi a scapito
di tutti gli altri.
Globale è l’inquinamento di mari, fiumi e oceani; dell’aria
e della mente.
Globale è l’ignoranza degli uomini, l’azzeramento della
storia, delle tradizioni e del folclore.
Globale è la rinuncia a credere in un futuro; è la mancanza
di solidarietà di compassione e di pietà.
Globale allude la fine, prossima e inevitabile.
Il valore supremo e vivificante della “diversità” (che è
l’essenza stessa delle ragioni, della vita) è stato di fatto soppiantato e soppresso
da un’opera di omologazione mentale che non trova precedenti nella storia
dell’umanità. Non rendersi conto di questa realtà sostanziale e lapalissiana
(che ci uniforma in una sorta di appiattimento verso il basso, alle tendenze
dominanti, propagandate e sdoganate, come opportune, dal Sistema Relativista),
la dice lunga sullo stato di narcolessia prodotto negli individui. Siamo tutti
quanti l’effetto di un diabolico esperimento di clonazione di massa e di
lavaggio del cervello, risultato di una speciale e inedita forma di schiavitù,
che per un assurdo contrasto logico, ci porta a ritenerci liberi.
L’omologazione dei comportamenti e dei modi, in un unico pensiero dominante,
tende a raggruppare tutte le identità in una sola, rendendo superflue, nulle e
dissonanti, tutte le altre.
Un tempo, la diversità era regina di creatività, di
tradizione, di storia, di cultura, di immaginazione e di sapere, e d’ogni
essere umano rappresentava per unicità una delle infinite tessere che andavano
a comporre l’immagine trascendente di quell’immenso e misterioso puzzle, icona
del mistero infinito.
I fabbri del passato, per capirci, modellavano e
personalizzavano i loro strumenti di lavoro (tenaglie, pinze, martelli,
incudini, ecc.) secondo le loro necessità, della tecnica, della forza e della
corporatura. Il prodotto della loro fatica, era unico, benedetto e
irrepetibile.
Sarti, calzolai, tessitori, tintori, muratori, pittori e
scultori, fino al più stupido garzone di bottega, erano gli artefici di quel
mondo magico e profumato che risplendeva di diversità e dissetava i bisogni
dell’anima. È del resto singolare, il fatto che, il Sistema Liberista, visto il
contrasto logico (e diversamente dai suoi obiettivi), sia stato in grado più di
ogni altro regime massimalista, di concepire, pianificare e mettere in atto
un’opera di omologazione e di appiattimento culturale, unica nella storia
dell’uomo.
Che cosa è rimasto oggi di quel mondo che con perfetto
sincronismo, scandiva le pulsioni e le ragioni di ogni cuore, sospinto dall’armonia
danzante dello spirito divino?
L’uomo di quest’epoca bastarda non è che la
ripetizione in serie di un’eccezionale stupidità assunta a regola
comportamentale. È sempre più simile a tutta quell’infinita varietà di
tecnologie ludiche e infantili, con le quali, in forma psicotica, si rapporta
con allarmante quotidianità, alimentandone la dipendenza, la tossicità e lo
spirito di emulazione.
Questo processo di disumanizzazione e di snaturamento ha
avuto inizio alcuni decenni dopo la rivoluzione industriale, per attestarsi in
seguito (in un tempo eccezionalmente breve e con un’accelerazione
impressionante) in omologazione meccanica. Mai, nella storia del mondo, si era
prodotta una tale mutazione degenerativa, e in un periodo così corto.
Ci siamo ridotti al rango di schiavi e servi della nostra
cazzonaggine e inettitudine.
Abbiamo innescato un processo (ormai alla fine)
di omologazione globale, che ci porterà dritti verso l’estinzione
dell’umanità.
La mia non è una tesi pessimistica o un’ipotesi catastrofista, ma
la proiezione logica, consapevole e scientifica della somma di dati
incontrovertibili e inconfutabili, che ci confermano, drammaticamente, la fine
di un’epoca.
Nel frattempo, la solita banda di scienziati e ricercatori
al soldo del potere economico, ci parlano di una cellula virtuale in grado di
riprodursi, e di un fantascientifico acceleratore di particelle capace di
generare, in un laboratorio (della lunghezza di 27 km alla profondità di cento
metri e dai costi incommensurabili) le cause riguardanti l’origine
dell’universo. L’oramai famoso “bosone” in maniera irriverente e blasfema è
confidenzialmente chiamato, la “particella di Dio”. Un’opera di profanazione,
congiunta a un livello di stupidità, che non ha eguali nella storia del mondo.
Al metodo di insegnamento pedagogico, didattico e
socio-culturale di Maria Montessori, che maturava l’imprinting deputato ha
modellare, formare e plasmare la personalità e il carattere delle nuove
generazioni, abbiamo sostituito il metodo “Maria De Filippi”.
Alle passeggiate nei boschi e alle gioiose scorribande, la
casa del Grande Fratello – alle notti stellate, il chiuso malsano e
maleodorante di discoteche intrise di volgarità ed ignoranza – all’azione il
voyeurismo – alla manualità il lassismo, e alle responsabilità individuali, un
libretto d’istruzioni edito dal Sistema Relativista, al quale ci atteniamo con
scrupolosa ipocrisia e malafede.
Quale futuro possiamo mai intravedere per i nostri giovani,
quando una montagna di menzogne, di paure e di vanità, sommerge e soffoca ogni
loro speranza, personalismo e capacità critica?
Se non siamo in grado di percepire il mondo al di fuori
delle nostre esperienze personali e convinzioni, liberandoci da filtri e
pregiudizi che ci precludono un’analisi oggettiva e disincantata del nostro
presente, e più in generale, il significato stesso della vita, non potremo mai
misurarci ad armi pari con le forze del male, né intravedere l’ombra di un
futuro.
Siamo individui senza radici destinati a soccombere,
travolti dalla furia e dalla collera di quel Dio che abbiamo voluto sfidare e
ridicolizzare, profanando la sua Opera e violando i confini del suo
imperscrutabile disegno celeste.
Fonte: srs di Gianni Tirelli, da STAMPA LIBERA del 1 febbraio 2012
Nessun commento:
Posta un commento