di TONTOLO
Quando penso a Giuliano Amato, fatico a mantenere la
calma, il fegato mi s’ingrossa, gli occhi mi si arrossano, le mani mi
prudono e l’Apecar mi s’impenna da sola. Il “dottor sottile” fa correre la mia
mente a personaggi del calibro di Ronnie Biggs, Jessie James, Adam Worth, con
la differenza che se il primo è un rapinatore di Stato – ammantato da un’aurea
di legalità – gli altri, malfattori con una dignità decisamente superiore, erano
quantomeno costretti a rischiare qualcosa per mettere a segno i loro colpi più
clamorosi.
Amato è – per dirla con una famosa metafora di Gianfranco
Miglio – un parassita, l’esemplare di Stato per antonomasia che non ha mai
prodotto un solo centesimo di ricchezza. Per converso, ha passato il suo tempo
a distruggere il benessere altrui, optando arbitrariamente per fare gli
interessi di alcuni a discapito di quelli di altri. Il tutto sotto l’ala
protettiva – in qualità di consigliere economico – di un altro fenomeno della
tangentopoli italiana, il noto cinghialone.
Ogni volta che questo emerito imb…onitore di regime apre
bocca, pretende di dare lezioni a qualcuno. Stamane, davanti agli studenti
della Luiss ha ammonito i giovani presenti con queste parole: “Tanti di voi
si troveranno con una pensione miserabile, con cui non potranno vivere e si
troveranno a dormire in auto”.
Ora, detto da uno che si intasca 31.000 euro di
pensione farebbe venir voglia di mettere mano al forcone ipso facto. Anche
se quella dell’ex primo ministro, già suggeritore di Mortimer Monti, è
tutt’altro che una previsione strampalata (non può vantare alcun imprimatur in
merito), il solo fatto che a pronunciarla sia uno come lui – che è parte in
causa del fallimento del paese – indignerebbe anche il più mansueto dei
contribuenti. Macché, Amato anziché vergognarsi di quel che rappresenta alza il
ditino e ammonisce, finanche schernendoli, le matricole dell’ateneo romano.
Frederick Douglas diceva che “educare una persona
significa renderla inadatta ad essere uno schiavo”. Se gli studenti non
l’hanno preso a calci e improperi, vuol proprio dire che stanno bene con una
palla al piede, un accessorio perfetto per chi aspira a sprofondare nella
putrida melma del pantano italico.
Fonte: srs di Tontolo, visto si L’Indipendenza del 25 marzo
2013
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