Nelle Venetie cresce la contestazione rispetto alla data del 25 aprile quale data di festeggiamento della “liberazione”.
Personalmente sono già diversi anni che lamento il fatto che la data copre la festa nazionale del popolo veneto, e che la cosa sembra proprio studiata per cancellare questa fondamentale data identitaria nazionale (veneta).
E bisognerebbe sapere che molte città venete furono liberate soltanto diversi giorni dopo. Trieste e Udine subirono la occupazione Titine e le Foibe. Altre città venete come Pola e Fiume e non furono nemmeno mai più liberate dall’occupazione.
Ci sono dunque elementi storici oggettivi che ci dimostrano la falsità ideologica di questa festa.
Invito il lettore ad una rivoluzionaria riflessione sul valore reale della “liberazione”, dimostrata da tutti gli elementi storici e giuridici che indico sotto e che annullano il senso della festa per i veneti.
Oggi i vincitori raccontano la loro storia come loro piace, ma se andiamo a verificare chi c’era al governo italiano di allora, scopriamo che c’era quello golpista nato l’8 settembre per “prendere i poteri costituzionali dello Stato”, ossia il fronte costituito da Popolari, Liberari, Comunisti e Repubblicani. Rispetto all’ordinamento vigente questi erano sovversivi e miravano a instaurare con la forza e contro il popolo un ordinamento diverso.
Ci sono riusciti, ma non sappiamo cosa volesse il popolo visto che quasi tutta la Venetia non venne chiama al voto Referendario del 1946, compresa Udine, Pordenone, Bolzano ecc, l’Istria e la Damatia.
Il fatto è che al
Governo dell’8 settembre NON IMPORTAVA NULLA DELLA ITALIANITA’ DI CUI OGGI SI
RIEMPIONO I DISCORSI.
Bisogna sapere che
il ministro della Giustizia di allora era il comunista Togliatti.
Togliatti e i
comunisti, compresi i partigiani della Brigata Garibaldi, non volevano
liberare le Venezie dalla dittatura, ma sostituire il nazifascimo con il
nazicomunismo Jugoslavo.
Affermarono che “i
veneti sono legittimamente sloveni” e quindi dovevano diventare parte della
Repubblica Socialista sovietica di Tito.
Ordinarono ai
partigiani di collaborare con Tito mettendosi ai suoi ordini, e collaborarono
al conseguimento della tragedia delle foibe e del genocidio Istriano e Dalmato
che costo decine di migliaia di morti e la fuga di oltre 350.000 veneti dalle
proprie millenarie terre.
Fallirono nel colpo
di Stato ma riuscirono a far avere alla Jugoslavia i territori veneti più
storici, Istria e Dalmatia, veneti da
secoli quanto Padova, Verona, veneti anticamente e più di Venezia !
Tornando al 25
aprile, nelle Venetie ( da non confondere con le 3 Venezie) non si può parlare
di “liberazione” nemmeno da un punto di vista militare, perché le truppe
tedesche erano già in ritirata e non ci furono episodi di lotta di liberazione
come al di là del Po’ (lì sì possiamo parlare di meritoria liberazione). Anzi,
le scaramucce dei partigiani furono immotivate e provocarono degli inutili
spargimenti di sangue a danno delle popolazioni.
Anche in questo le
Venetie hanno una storia diversa dall’Italia.
Noi veneti dobbiamo
per primi sapere queste cose e non cadere nei trucchi linguistici
dell’occupante e nelle sue falsità storiche, imparando a non chiuderci negli
angusti confini che ci hanno imposto, ossia dobbiamo ricordarci che veneta è
anche la Venezia del Friuli-Venezia-Giulia. E l’Istria e la Dalmatia, e Bergamo
e Brescia, rifiutando quindi il concetto di “veneto” come territorio di oggi,
che piace ai massoni che la riducono ancora togliendoci Cortina ecc , come
Rovereto, Bergamo, Brescia ecc. a suo tempo.
Dobbiamo ricordarci
che nel 1866 l’Impero Austriaco non aveva restituito la sovranità e il
territorio ai veneti, ma ai Francesi che poi la cedettero per 1 minuto ai dei
prestanome dei Savoia anziché a rappresentanti del popolo veneto . Ma si
trattava del Lombardo-Veneto non del veneto di oggi.
Abbiamo già portato
in tribunale il fatto che quella cessione fu nulla per questo, e il giudice
italiano non ha potuto negarlo.
Ma era, ripeto,
tutto il Lombardo -Veneto con Udine e Pordenone ad essere “restituito”.
Appunto, cosa ben diversa dal “veneto” di oggi.
Questi elementi sono
in parte approfonditi in alcune mie pagine del sito, eccone alcune.
Fonte: visto su
L'Opinione di Loris Palmerini, del
1 maggio 2008
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