Bliz. E’ stato pizzicato mentre stava recuperando degli oggetti lungo il fiume.
Ma secondo gli investigatori all’appello mancherebbero dei pezzi pregiati
Di Giancarlo Beltrame
Venezia: L’hanno individuato. L’hanno silenziosamente tenuto sotto controllo per settimane. L’hanno pedinato e alla fine l’hanno pescato con le mani nel sacco, mentre stava recuperando reperti archeologici lungo l’Adige.
Paolo Bertin, 45 anni, di San Gregorio di Veronella, ufficialmente pensionato, in realtà tombarolo professionista da chissà quanto tempo, è stato colto in flagrante dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Venezia, cui spettano le indagini sui beni culturali sottratti. In saccoccia aveva già un buon numero di oggetti «di natura storico-artistica», frutto della raccolta che quel giorno, come in tanti altri per anni, aveva fatto abusivamente.
Ottenuta dal magistrato l’autorizzazione alla perquisizione domiciliare, quando sono entrati nella casa di via Bruso 61/A sono rimasti a bocca aperta. Dentro la villa di Bertin, nella campagna di San Gregorio, c’era un vero e proprio museo clandestino.
Vetrine e vetrinette con esposti i pezzi più pregiati - spade, coltelli e altre armi preistoriche, boccali e ciotole di ceramica medievale e rinascimentale, pettini in osso, monili, anelli, pendagli dell’età del Bronzo.
E inoltre un vero e proprio magazzino con oltre 12 mila reperti, sistemati per tipologia in scatole e cassette. «Una quantità simile un solo archeologo ufficiale fa fatica a metterla assieme in una vita di scavi», ha esclamato Luciano Salzani, responsabile per la preistoria del nucleo operativo veronese della sovrintendenza archeologica del Veneto, per sottolineare l’importanza del recupero di una vera e propria messe di oggetti che appartengono a varie epoche storiche: dalla media età del Bronzo all’Ottocento.
E poi c’è il valore venale. I militari delle Fiamme Gialle, aiutati dagli esperti delle varie Soprintendenze, hanno stimato che il valore complessivo della grande massa di cocci sia attorno ai 500 mila euro. Ma alcuni degli oggetti sono definiti «inestimabili», in quanto a una qualsiasi asta d’arte i loro prezzi potrebbero schizzare verso l’alto.
Ma anche i danni che ha fatto Bertin (e chi lo ha aiutato in questi anni, perché è convinzione degli inquirenti che non abbia agito da solo) sono inestimabili. Soprattutto sul piano culturale. «Limitandosi a estrarli da dove si trovavano e a portarseli a casa», ha sottolineato Luigi Fozzati, direttore della Sovrintendenza archeologica del Veneto, «ha cancellato il contesto storico in cui si trovavano. Che non sarà più recuperabile. E con esso tutta la miriade di informazioni che li accompagnavano e che ci avrebbero consentito di conoscere meglio aspetti del nostro passato».
«Questi reperti rappresentano 3.500 anni di storia del Veronese», ha sottolineato il colonnello Giulio Piller, comandante della Guardia di Finanza di Venezia, «ma mancano all’appello monete, gioielli e monili che solitamente si trovano in operazioni come queste», ossia i pezzi più pregiati, che potrebbero essere stati venduti da Bertin, al quale, tutto sommato, converrebbe collaborare sia con gli inquirenti, fornendo informazioni sulla sua rete di contatti nel mercato clandestino, sia con le Soprintendenze, segnalando con precisioni i luoghi da lui «dragati», che vanno da Veronella a Cerea, lungo l’asse dell’Adige.
E adesso dovrà pagare pure il loro restauro
Chi rompe paga e i cocci sono suoi, recita il proverbio. Ma nel nostro caso il tombarolo-collezionista di San Gregorio di Veronella pagherà e i cocci non saranno suoi. Nei prossimi anni Pierantonio Bertin si vedrà recapitare a casa le fatture dei restauri degli oggetti sequestrati in casa sua. «Così prevede la legge», dice Luigi Fozzati. «Chi tira fuori dal sottosuolo o dai fondali materiali archeologici, soprattutto se clandestino, deve pagare i costi degli scavi di emergenza e di tutti i lavori di ripristino. E anche quelli di restauro. Ciò perché», continua il direttore della Sovrintendenza archeologica del Veneto, «il ministero dei Beni culturali non ha certo i fondi per far fronte a tutto l’immenso patrimonio archeologico nazionale»
I reperti del collezionista veronese, fosse stato per noi, sarebbero rimasti dov’erano in attesa di tempi migliori per riportarli alla luce. Siccome se li è portati a casa e su molti ha fatto un restauro sommario da dilettante che richiede necessariamente altri interventi, ora dovrà pagare il conto». Che sarà salato. (G.B.)
Multa e fino a tre anni di reclusione
Due sono gli articoli del Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 violati da Paolo Bertin.
Il 175, che prevede l’arresto fino a un anno e l’ammenda da 310 a 3.099 euro chiunque esegue ricerche archeologiche o, in genere, opere per il ritrovamento di oggetti (indicati in un lungo elenco all'articolo 10) senza concessione, ovvero non osserva le prescrizioni date dall'amministrazione; ma anche chiunque, avendo trovato dei reperti, non denuncia entro 24 ore le cose rinvenute fortuitamente o non provvede alla loro conservazione temporanea.
E il 176, che prevede la reclusione fino a tre anni e una multa da 31 a 516,50 euro per chiunque si impossessa di beni culturali indicati nel già citato elenco (praticamente ogni cosa di valore artistico esistente in Italia ritrovata nel sottosuolo o sui fondali marini o negli alvei dei fiumi) che sono per legge tutti di proprietà dello Stato. (G.B.)
Fonte: srs di Giancarlo Beltrame da L’Arena di Verona di martedì 23 ottobre 2007 cronaca pag. 12
L’APPELLO. Fozzati, direttore della Sovrintendenza archeologica del Veneto, consiglia ai «collezionisti» di collaborare
Luigi Fossati
«Chi ha reperti in casa li consegni allo Stato» «Chi ha un certo numero di reperti archeologici in casa propria li consegni al più presto, attraverso i canali previsti dalla legge, ai musei o alle Soprintendenze. La consegna sarà una dimostrazione della “buonafede” ed eviterà loro guai giudiziari».
Luigi Fozzati, direttore della Sovrintendenza archeologica del Veneto, lancia un appello forte e chiaro ai molti «collezionisti» clandestini veneti, la cui attività è andata riprendendo con vigore da qualche anno a questa parte. Magari senza fare i conti con i rigori del Codice Urbani, che norma tutta la complessa materia dei beni culturali.
E pensare che per i ritrovamenti di una certa importanza un articolo del decreto legislativo prevede addirittura dei premi per i ritrovamenti. «Il ministero corrisponde un premio non superiore al quarto del valore delle cose ritrovate», recita il 92, «al proprietario dell’immobile dove è avvenuto il ritrovamento; al concessionario dell’attività di ricerca», che può essere anche un privato; e «allo scopritore fortuito» che denuncia tempestivamente, ossia entro le 24 ore, il rinvenimento al soprintendente, al sindaco o alle forze dell’ordine.
Il premio può arrivare sino a metà del valore delle cose ritrovate e può essere corrisposto in denaro o «mediante rilascio di parte delle cose ritrovate», come a dire che, una volta catalogate, esse possono essere lasciate a chi ne ha acquisito diritto, oppure come credito di imposta, ossia come sconto sulle tasse. Proprio nelle scorse settimane, nella Bassa, a Miega di Veronella, coi materiali «consegnati spontaneamente» da alcuni collezionisti del luogo, è stata così realizzata una mostra permanente di reperti archeologici. (G.B.)
Fonte: srs di Giancarlo Beltrame da L’Arena di Verona di martedì 23 ottobre 2007 cronaca pag. 12
Caccia ai complici del tombarolo
Pettini
TESORI DA SALVARE. Le indagini mirano a scoprire la rete che piazzava sul mercato clandestino i pezzi più pregiati e a individuare altri archeologi di frodo nella Bassa. I reperti recuperati dalle Fiamme Gialle già avviati nei musei per essere studiati e sottoposti a urgenti interventi di restauro
di Giancarlo Beltrame
Dove finiranno gli oltre 12 mila reperti sequestrati dal nucleo tributario della Guardia di Finanza di Venezia a Paolo Bertin, 45 anni, il tombarolo-collezionista di San Gregorio di Veronella?
Nella Bassa non mancano certo i musei in grado di ospitarli e di esporne i pezzi più pregiati. C’è il Fioroni di Legnago, che ha la più bella e ricca raccolta di ceramiche graffite medievali e rinascimentali del Veneto, frutto sia del paziente lavoro di ricerca di Maria Fioroni, la prima a intuirne decenni fa, quando nessuno ancora li considerava oggetti meritevoli di studio, il valore, l’importanza e la bellezza, sia delle campagne subacquee in Adige dei primi anni ’90, le prime a essere effettuate in Italia, condotte da Luigi Fozzati, attuale direttore della Sovrintendenza archeologica del Veneto, e che fecero scuola.
Sempre nella capitale della Bassa c’è il Centro ambientale archeologico, specializzato in preistoria, compresa quella Media Età del Bronzo.
Vi è poi il Museo civico archeologico di Cologna Veneta, nato nel 1983, con testimonianze che vanno al quinto millennio avanti Cristo all’epoca romana del sesto secolo dopo Cristo. Ed è proprio quest’ultima l’ipotesi più probabile.
Una manna per il piccolo museo, di cui è curatore Beppino Dal Cero, al quale sono proprio affidati in custodia giudiziaria i materiali sequestrati in via Bruso 61/A di San Gregorio, perché i pezzi attualmente ospitati al suo interno sono una quantità largamente inferiore.
Già ieri, comunque, alcuni dei reperti più rari e pregiati hanno preso la strada di alcuni musei per essere studiati, mentre altri, soprattutto quelli in metallo, come il prezioso frammento di cinturone a losanga, sono stati avviati al restauro perché a rischio di danni irreversibili da ossidazione.
Intanto emergono nuovi particolari sull’avvio dell’indagine.
Ad allertare la Guardia di Finanza sarebbe stato qualcuno del Colognese dopo che era stato fatto incautamente (dal punto di vista di Bertin) girare addirittura un volantino che proponeva di creare un museo a casa sua. È stato proprio questo a mettere in moto l’inchiesta del nucleo di polizia tributaria diretto dal colonnello Pier Luigi Pisano, coordinata dal sostituto procuratore Francesco Rombaldoni, che ha portato a incastrare Bertin. Che, è certo, non operava da solo.
E ora gli accertamenti della Finanza mirano appunto a scoprire la rete cui il tombarolo si appoggiava per vendere pezzi che sul mercato clandestino valgono anche decine di migliaia di euro. E potrebbero esserci grosse sorprese, perché sicuramente c’era un Mister X che aveva la competenza e l’autorevolezza per piazzare a certe cifre i reperti. E le indagini a tutto campo mirano a scoprirlo. Così come sono vicine a individuare altri tombaroli che operano da tempo sempre nella Bassa.
TECHE IN CASA
Il museo personale che Paolo Bertin si era fatto in via Bruso 61/A, oltre che da migliaia di reperti ammassati per tipo, era fatto da alcuni pezzi pregiati.
Le teche
Ci sono ad esempio una fibula ad arco di violino fogliato, un frammento di cinturone a losanga di metallo, proveniente da una sepoltura, l’elemento laterale di un morso da cavallo, pettini di osso finemente lavorati, pendagli, un frammento di fusione di una falce e numerose ceramiche graffite: boccali e ciotole decorati di preziosa fattura, alcuni dei quali ben conservati, mentre altri sono stati puliti e «restaurati», secondo un criterio, però, ricostruttivo e non filologico. Così come su molte delle armi è stata spalmata una vernice protettiva sulla cui qualità si indagherà. (G.B.)
IN PAESE. Pochi a San Gregorio dicono di aver conosciuto Paolo Bertin
Corno
«Un tipo eccentrico che girava in spider» «Non lo vedo mai in giro». «Non so chi sia, sono sconcertato da quanto è accaduto». Queste le opinioni raccolte a San Gregorio, il paese dove risiede Paolo Bertin.
Il tombarolo della Bassa scovato con le mani nel sacco dalla Guardia di finanza non è conosciuto in paese. Eppure a San Gregorio è nato e vissuto. Solo gli anziani si ricordano di quel tipo di bella presenza, atletico, con capelli lunghi e baffetti, che percorreva la via principale della frazione sulla sua spider. Un uomo eccentrico, molto particolare, ma riservato.
La sua villa è la più isolata fra tutte le abitazioni di via Bruso. Si distingue appena, al termine di una stradina sassosa immersa nella campagna ai confini fra San Gregorio e Arcole. Colonne, statue e un bel giardino con due cani. Ma di Bertin nessuna traccia. I vicini confermano quanto sia difficile trovarlo in casa. È rimasto vedovo molti anni fa. Successivamente ha convissuto con una donna del paese da cui ha avuto due figli. Lei preferisce non parlare, non vuole esporre i bambini a una simile sofferenza.
Riferendosi ai reperti archeologici raccolti dall’ex compagno si limita a chiarire: «Non ha mai venduto nulla di quanto possedeva». Il vicesindaco di Veronella Valentino Rossin abita a poche centinaia di metri di distanza da Bertin. «Non so nulla di lui», afferma, «di sicuro non frequenta la parrocchia, altrimenti l’avrei incontrato».
Anche il parroco sostiene di non conoscerlo. «So che per un certo periodo è stato ambulante, poi impiegato», riferisce il sindaco di Zimella Giancarlo Lunardi. «Non avrei mai pensato che avesse nella sua abitazione una simile quantità di materiale, sapevo però che era un frequentatore di fiere di antiquariato».
Il curatore del museo di Cologna Beppino Dal Cero - che ha in custodia le migliaia di pezzi sequestrati dalle fiamme gialle - non intende commentare. «I reperti sono depositati qui temporaneamente», spiega il sindaco di Cologna Silvano Seghetto. «Se dovessero essere destinati definitivamente al nostro museo saremmo ben felici di accoglierli. Vogliamo investire per allargare gli spazi espositivi non appena avremo trasferito altrove la biblioteca».
Fonte: srs di Giancarlo Beltrame da L’Arena di Verona di mercoledì 24 ottobre 2007; cronaca pag. 16
Il tombarolo trova sostenitori: Un blog decanta le virtù del collezionista di Veronella
Il tombarolo di San Gregorio di Veronella Paolo Bertin, al quale la Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 12 mila reperti archeologici dalla preistoria della Media Età del Bronzo al diciannovesimo secolo, ha degli estimatori in Internet.
di Giancarlo Beltrame
La notizia dell’operazione delle Fiamme Gialle era filtrata già in agosto, pochi giorni dopo che era stata effettuata (anche se ufficialmente è stata data solo lunedì), e c’è stato chi ha preso le difese del «raccoglione», come viene un po’ spregiativamente chiamato dai professionisti del settore questo tipo di archeologo dilettante, definendolo un «benemerito» e «una enciclopedia vivente della civiltà Isole Sparse dei paleoalvei dal Tartaro a quelli del Guà Frassine (Flumenovo)».
Nel blog di Renato De Paoli, che qualche mese fa si era candidato senza successo a sindaco di Cerea, http://depaoli.pbwiki.com/archeologia; sono molti i messaggi postati che riguardano Bertin.
Il 5 agosto, pochi giorni dopo l’operazione della Finanza, il sequestro viene presentato così: «La grande raccolta (collezione privata) di Paolo Bertin in consegna studio e catalogo al soprintendente dott. Beppino Dal Cero del museo isola Cologna Veneta da giovedì ultimo scorso».
Sia pure un po’ confusamente e con un italiano a tratti zoppicante, vi si intona un peana a Bertin,
«un’uomo eccezionale , tenace, capace di fare 30/40 Km al giorno nello stesso posto, avanti e indietro, un’ occhio di lince, un richiamo nel Dna che lo rende docile indomito, come gli Isolani, un profilo Greco. Anche una presumibile discendenza Greca. Sguardo fiero (...), Bertin ha dato voce ai migliaia di avi abitatori raccogliendo ciò che altri distruggono. Qualcuno tenta di gettare tutto nel fango ma è stato subito trattenuto dagli angeli che da cinquemila anni proteggono e custodiscono, noi abitatori, discendenti palafitticoli del Bosco Planiziale Isolano. La raccolta di Bertin è la riunioni dei nostri avi che supplicano di lasciare tranquille le loro sepolture di finirla di arare le necropoli, di smette di dare fendenti imponenti con le ruspe al Bosco planiziale di cui è stata scientificamente tolta traccia».
In un’altra pagine del blog sono riportate invece delle dichiarazioni attribuite a Bertin:
«non ho fatto nessun mercato archeologico»,
«non ho mai commercializzato neanche un pezzo»,
«sono offeso per queste illazioni»,
«ho sempre messo a disposizione la mia collezione per gli studiosi»
«smentisce categoricamente e indignato il ricercatore».
«Non manca un pezzo che ho raccolto certosinamente giorno per giorno, in giornate durissime al gelo al freddo, al sole all'acqua. Ho cercato di salvare e studiare e mettere a disposizione di studiosi la civiltà Isole Sparse: una civiltà che sta per essere distrutta e maciullata»,
sta scritto ancora,
«migliaia di chilometri ho nelle gambe, Per 15 anni, per tre giorni alla settimana, in primavera e in autunno attento a non rovinare le culture. Conservo perfino le feci umane dell’Età del Bronzo.
Passione, non ho ricevuto compensi, non ho fatto commercio, conservo tutto, nella mia Casa Museo».
Chi scrive nel blog ce l’ha con chi per scavi legati a lavori pubblici o privati e per le arature sempre più profonde, dal Guà fino al Tartaro compie un vilipendio, «distruggendo i siti archeologici».
Bertin, invece, che apparterrebbe a un’associazione culturale intitolata ad Annette Ronchin, diventa una specie di eroe (e con lui la sua ex compagna, la pittrice Antonella Burato, «che ha consegnato al museo quanto conservava nella sua abitazione privata ad Arcole»), che ha salvato duecento pezzi integri e migliaia di frammenti e cocci.
E ce n’è anche per il sindaco di Veronella, al quale è attribuita l’intenzione di far tornare al più presto nella casa museo di Bertin il materiale.
Fonte: srs di Giancarlo Beltrame L’Arena di Verona di 26 ottobre 2007
Da Archeologia Viva. San Gregorio Veronella di Verona: ARCHEOREFURTIVA DAL FIUME ADIGE
C'è chi parla di un appassionato di archeologia che ha imboccato una cattiva strada.
E chi dice, invece, più prosaicamente, di un tombarolo che nel corso degli anni ha impiantato un florido commercio. Comunque stiano le cose, i dodici mila reperti che gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Venezia si sono trovati di fronte nell'abitazione di un quarantacinquenne di Veronella d’Albaredo hanno portato al settimo cielo i funzionari della Soprintendenza del Veneto.
I pezzi coprono un arco di tempo amplissimo: si va da fibule e pettini in corno di cervo dell'età del Bronzo a spade medievali, a proiettili per colubrina del XVII secolo.
Provengono in massima parte dall’Adige. Molti altri potrebbero essere stati scavati in terreni asciutti, in particolar modo i reperti dell' età del Bronzo, caratteristici delle terre bonificate dove, alla fine del II millennio a.c. sorgevano villaggi palafitticcoli.
A parte l'entusiasmo del ritrovamento, resta il danno irrimediabile della perdita della contestualizzazione storica. Inoltre, mancano all'appello quei particolari e preziosi tipi di oggetti, quali monete, gioielli e monili, che solitamente vengono ritrovati in operazioni come quella compiuta dagli uomini agli ordini del colonnello Luigi Pisano.
Fonte: srs di Roberto Bartoloni da Archeologia viva n. 130 luglio-agosto 2008 pag. 9
Paolo Bertin uno sconosciuto; e quando mai!
A queste persone più che mandarle in galera, mi ghe darea una medaja, per tutti i reperti che i trova e i salva dalla distruzione delle coltivazione intensive, dai trattori dei contadini e dai palazzinari. Che po’il Bertin dalle so parte nessuni i le conoscesse e che non i savesse che ghe piaseva l’archeologia e che el faseva ricerca de superficie, pardon il ”raccoglione”, le una balla immensa.
Da internet
Per un mostra di reperti archeologici in un museo naturalmente di archeologia qualcuno scrisse:
«Saranno presentate oltre 200 sepolture ( da confrontare con la grande raccolta di superficie collezione Paolo Bertin, nato a Milano nel 1956 con Museo Biblioteca casa a Veronella Cuccà) dal 2 agosto 2007 al Museo Cologna Veneta ) rinvenute durante gli scavi e databili all’età del bronzo finale/prima età del ferro (XII–IX sec. a.C.), oggetto di un importante intervento di restauro. All'operazione ha contribuito la Regione del Veneto, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e il Consorzio di Bonifica, che ha garantito le risorse per rendere possibile da subito lo scavo archeologico.»
Sarà anche un errore, un rifuso de stampa o qual cos’altro, ma dir l’era uno sconosciuto tombarolo, ghe ne passa…
Altri articoli da internet
Vicenza, 22 OTT 2007 - Migliaia di cocci raccolti e alcuni reperti
Beni archeologici recuperati nel Veronese, il raccoglitore (benemerito che ha raccolto certosinamente in superficie le testimonianze di una civiltà scomparsa, vilipesa, e che viene cancellata ogni giorno, oltre che ignorata nei musei)
Vicenza, 22 OTT 2007 - Oltre 12 mila cocci archeologici dall'eta' del bronzo al periodo rinascimentale sono stati recuperati dal raccoglitore e poi sequestrati dalla Finanza di Venezia.
Uno studioso raccoglitore amante delle proprie radici, un veronese. Si tratta del piu' importante sequestro di questo tipo fatto dai finanzieri negli ultimi 15 anni nel Veneto.
Il materiale era già stato classificato e catalogato nell'abitazione Museo del raccoglitore che ha creato un vero e proprio museo privato.
Il Repertorio include, infiniti cocci di ciotole, tra gli altri, armi medioevali, boccali, ciotole, pettini in osso, monili, anelli, feci umane, e pendagli. Il materiale è stato salvato dalla distruzione e proviene dai paleoalvei delle Isole Sparse dal Menago, all'Adige Alpon. Il materiale raccolto, collezionato, repertoriato, a disposizione degli studiosi, attesta la presenza della civiltà dell'Isole Sparse.
Il materiale al Museo di Cologna Veneta accolto dal Soprintendente direttore del Museo.
Le località di raccolta sono i paleoalvei del Menago. Castel del Tartaro - Menago, Toreta, San Vito Peagni paleoalveo Menago Fondo Paviani nel Comune di Legnago.
Si dice che si è interessato alla scoperta l'archeologo del Ministero dei Beni culturali Fozzati, che collabora molto strettamente con il Ministro dei beni culturali nonché vice primo ministro Rutelli.
Solo una ciotola integra dell'età de bronzo.
Il raccoglitore attesta che mai ha fatto commercio del materiale raccolto.
In merito alla notizia del sequestro della raccolta oggi 22 ottobre 2007. Interviste nei Tg del mezzogiorno a Luciano Salzani Archeologo.
La notizia è stata brevemente data da Telenuovo, Rai 3, Telearena, Rete 4, tg5, (nella Replica serale si prega qualcuno di registrarle e di farle avere a questo sito. Grazie).
Come a Roma per la fontana di Trevi anche a Cerea provincia di Verona, in località Via Pegni nel paleoalvo del Menago si può ipotizzare il reato di danneggiamento su beni pubblici, di interesse storico, artistico, archeologico, oltre che per deturpamento di cose altrui.
Collezionista di Veronella vicino a Arcole (cuccà) Isole Sparse Alpon Guà Adige
lunedì, 22 ottobre 2007 • tg2 13:00 • notizia n.11 • 01:22; Un collezionista di Verona di 45 anni è stato denunciato per la detenzione di un tesoro archeologico composto da 12 mila pezzi.
Tesoro a Veronella raccolto nelle Isole Sparse dei paleoalvei dal Menago al Fratta Guà
lunedì, 22 ottobre 2007 • tg5 13:00 • notizia n.13 • 01:32; La Guardia di Finanza ha sequestrato 12mila pezzi di un estimabile valore archeologico nella casa museo di un collezionista di Veronella: un vero e proprio museo che implementava il mercato archeologico clandestino. Interviste o citazioni di: Giulio Piller
Smentisce il raccoglitore collezionista museale nel pomeriggio di oggi 22 ottobre 2007 :
«Non ho fatto nessun mercato archeologico», «non ho mai commercializzato neanche un pezzo» «sono offeso per queste illazioni» «o sempre messo a disposizione la mia collezione per gli studiosi» smentisce categoricamente e indignato il ricercatore.
CATALOGO 2007/2008 e RESTITUZIONI 2008
LA GRANDE RACCOLTA (COLLEZIONE PRIVATA) DI PAOLO BERTIN IN CONSEGNA STUDIO E CATALOGO AL SOPRINTENDENTE DOTT. BEPPINO DAL CERO DEL MUSEO ISOLA COLOGNA VENETA DA GIOVEDI' ULTIMO SCORSO.
«Sono 15 anni che dovevamo fare, studi, insieme su questo materiale, non ho mai avuto l'occasione, ma non manca un pezzo che ho raccolto certosinamente giorno per giorno, in giornate durissime al gelo al freddo, al sole all'acqua. » «Ho cercato di salvare e studiare e mettere a disposizione di studiosi LA CIVILTA' ISOLE SPARSE: una Civiltà che sta per essere , “distrutta e maciullata”. »
Mentre da una parte a “TONELLATE” dal Guà fino al Tartaro si compie un vilipendio, duecento pezzi sono in salvo, grazie a Paolo Bertin, insieme con migliaia di frammenti e cocci.
Il Raccoglitore Paolo Bertin dell’Associazione Annette Ronchin cammina nei paleoalvei intorno al Menago ADIGE Guà Alpon ha raccolto e CATALOGATO, da quando è in pensione.
La civiltà delle Isole Sparse ha restituito SPADE MEDIOEVALI E RINASCIMENTALI del 1500 e del 1600 che raccontano la STORIA DELLE ISOLE, ALBAREDO, Veronella, Arcole, San Zen Barbugine San Vito Castel Carpanea Castel Tartaro, Lago Fondo Paviani, COLOGNA VENETA
Tutto il materia è TENUTO IN PERFETTO ORDINE E INSCATOLATO a disposizione di studiosi appassionati e scolaresche.
Anche il SINDACO di Veronella intende far tornare a S. Gregorio, nella Casa Museo di Paolo Bertin, il materiale al più presto?
Le scatole (50 x 50) CONTEGGIATE sono poco meno di un CENTINAIO, sono state NUMERATE sigillate e inventariate. DUE CAMIONCINI DEL COMUNE DI COLOGNA VENETA hanno portato il cocci a Cologna Veneta al Museo, sotto scorta, grazie all'interessamento del Soprintendente Beppino Dal Cero.
Il pezzo più pregiato è L'OMETTINO IN METALLO TROVATO AI PEAGNI nelle Isole Sparse Menago Tra Via San Zen e Via San Vito , 45°13' Latitudiene nord 11°12' Longitudine est dove ora stanno distruggendo con le ruspe il villaggio palaffitticolo.
«MIGLIAIA DI CHILOMETRI HO NELLE GAMBE» RACCONTA IL RACCOGLITORE PAOLO BERTIN, «30 - 40 KILOMETRI AL GIORNO.»
«PER 15 ANNI, l'età dei miei figli, per tre giorni alla settimana, in PRIMAVERA e in AUTUNNO attento a non rovinare le culture. Conservo perfino LE FECI UMANE DELL’ETA’ DEL BRONZO. Passione, non ho ricevuto compensi, non ho fatto commercio, conservo tutto, nella mia Casa Museo».
Ora il materiale attende altri studiosi appena non verrà ricontrollato , con la presenza dell’Associazione Annette Ronchin che si onora di avere come socio Paolo Bertin uno studioso come ve ne sono pochi.
C'è LA PORTA NELLA SALA SIGILLATA E CON TELECAMERA protegge la raccolta.
C'E' ANCHE UN OGGETTO MISTERIOSO PRESUMIBILMENTE UNO STRUMENTO ASTRONOMICO O UN BULINO O TUTTI E DUE CON DUE OCCHELLI E UNA PUNTA.
PAOLO BERTIN E' UNA ENCICLOPEDIA VIVENTE DELLA CIVILTA’ ISOLE SPARSE DAI PALEOALVEI DAL TARTARO A QUELLI DEL GUA’ FRASSINE (FLUMENOVO)
IL PIù BEL VILLAGGIO DEL BRONZO CHE HO VISTO è QUELLO TRA SAN ZENO E SAN VITO - BARBUGINE SUL MENAGO CHE OGGI SI STA DISTRUGGENDO SISTEMATICAMENTE CON LE RUSPE (VICINO A 45°13' LATITUDINE NORD E 11° 10' LONGITUDINE EST.
A QUANDO UNA CONFERENZA DI SERVIZIO TRA MUSEI ESPERTI STORICI ARTISTI E ASSOCIAZIONE ANNETTE RONCHIN E DAL CERO SALZANI, ASPES PER VEDERE L'IMMANE LAVORO SVOLTO AL servizio dell'umanita' del Benemerito Paolo Bertin, nato a Milano cinquantuno anni fa.
A disposizione per la visione della raccolta di superficie lo stesso Paolo Bertin che nelle domeniche di apertura del Museo all'Isola Cologna Veneta s’è reso disponibile a raccontare la storia della sua collezione. Una docenza della quale l'associazione Annette Ronchin ha subito apprezzato l’alto valore morale intellettuale sociale culturale artistico del gesto, che potrebbe convogliare a Isola Colonia Veneta decine e centinaia di appassionati ed esperte ad assiste allo sballaggio pubblico della raccolta.
IL MAGISTRATO sta valutando di mettere molto presto i sigilli al cantiere aperto nel maggio 2007, ai Peagni, tra san Zen, San Vito, Barbugine paleoalveo del Menago? Il Sindaco Paolo Marconcini ha già un consulente della Soprintendenza.
07 novembre 2007: La Reazione di Renato De Paoli
Chiamato in causa, Renato de Poli, sul suo blog, chiarisce bene il proprio pensiero sulla vicenda del Bertin
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, ON. Giorgio Napolitano
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO On. Romano Prodi (PRIMO MINISTRO)
AL MINISTRO DEGLI INTERNI On. Giuliano Amato
AL MINISTRO DELLE FINANZE On. Padoa Schioppa
AL MINISTRO PER I BENI CULTURALI On. Francesco Rutelli
Oggetto: NOTIFICA DI DISOBBEDIENZA CIVILE
In merito alla messa in sicurezza di molti beni storico-artistici, effettuati da studiosi volontari, per salvaguardare la cancellazione di un Popolo,
quello Isolano Sparso dai paleoalvei del Natisone al Rubicone,
dai paleoalvei del Po all' Adige,
dai paleoalvei del Menago al Tion,
dal Mincio alla Molinella, dal Cese all'Oio,
dal paleoalveo del Panaro al Secia
dal Paleoalveo del Reno, all'Enza,
dal paleoalveo del Sile al paleoalveo del Piave,
dal Paleoalveo del Tartaro al Paleoalveo Brenta,
Dal Paleoalveo dell'Edron.
Poiché la verità è coperta dai mezzi di stampa in alcuni casi anche in maniera infamante la presente notifica a SIGNIFICARE che I TRE ANTICHI POPOLI qui stanziati da millenni, danno il via alla DISOBBEDIENZA CIVILI PER AFFERMARE IL DIRITTO DI CONOSCERE LA PROPRIA STORIA, GEOGRAFIA, POICHE' ESSA E' SISTEMATICAMENTE SEQUESTRATA E NASCOSTA.
Lanciata la campagna di disobbedienza civile per affermare i NOSTRI DIRITTI DI POPOLI ISOLANI RIUNITI IN UNA SOLO.
TUTTI I CITTADINI METTANO IN SALVO DA SICURA E SISTEMATICA DISTRUZIONE QUALSIASI COCCIO O OGGETTO CHE TROVANO.
VENGANO FERMATE LE DISTRUZIONI SISTEMATICHE ORGANIZZATE.
Tutti i cittadini, gli studiosi, i vilipesi, I LESI NELL'ONORE, GL'INFAMATI, diano vita a questo grande movimento CIVILE per la riappropriazione dell'ACQUA SACRA del BOSCO SACRO DEI NOSTRI ANTICHI AVI.
TUTTI coloro che hanno a cure la cultura e l'Identità dal Nord al centro al sud ALLE ISOLE aderiscano al movimento dell' VNIVERSITXA' ISOLE SPARSE E PROMUOVANO RACCOLTE DI SUPERFICIE DIFFUSE IN OGNI DOVE.
POETA RENATO DE PAOLI (07 novembre 2007)
(Postato 23 dicembre 2009)
1 commento:
Se non fosse per gente come Paolo Bertin certi reperti non verrebbero mai alla luce, e l'ignoranza di tanti studiosi benpensanti continuerebbe a dominare. Meglio forse lasciare tutto a deteriorare sotto l'incuria del tempo e del vostro cemento? Evidentemente lui non pagava le tasse sulla proprietà di questi oggetti, ecco il perchè di tutta questa infamia! In un paese dove assassini girano liberi grazie alla vostra burocrazia, cari studiosi, vi permettete di giudicare spregevolmente chi Ama la Propria Terra e le Proprie Origini.
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