Archelogia: Un cantiere edile porta alla luce tracce dei primi abitanti in Lessinia nell’Età del Bronzo. Scoperti reperti preistorici tra cui una tavoletta con misteriose incisioni,
Potrebbe essere stata qui la culla della primitiva popolazione lessinica, come già qualche millennio dopo i Cimbri scelsero l’abbazia sul Monte San Moro come chiesa madre da dedicare al loro santo protettore, Leonardo di Limoges.
Nello scavo per la costruzione di una casa a sud del paese sono venute alla luce tracce di un insediamento preistorico risalente all’antica e media età del Bronzo, compresa fra il diciottesimo e il sedicesimo secolo prima di Cristo (3.800-3.500 anni fa).
I ricercatori
Lo annuncia Luciano Salzani, soprintendente ai beni archeologici, che illustra le fasi del ritrovamento e gli oggetti meglio conservati finora trovati. «Da tempo, grazie alle segnalazioni di Germano Piccoli e Gianluigi Corrent, collaboratori della Soprintendenza e che ben conoscono il luogo, sapevamo di sporadici ritrovamenti superficiali di una certa rilevanza», dice Salzani. «A loro va il grazie della Soprintendenza perché conoscono e rispettano il territorio. Lo scavo per l’intervento edilizio ha confermato i sospetti e ci ha dato la possibilità di individuare una quantità enorme di materiale che ci fa credere di essere di fronte ai resti di un villaggio, il più importante ritrovamento dell’età del Bronzo in Lessinia».
Tavoletta enigmatica
Il pezzo più interessante è una terracotta classificata dagli studiosi come «tavoletta enigmatica» per i cerchi concentrici che vi sono impressi sulla superficie. Sta sul palmo di una mano ed è in parte sbrecciata.
Oggetti simili sono stati trovati anche sulle colline moreniche del Lago di Garda e nella zona danubiana della Slovacchia e classificati come amuleti, sigilli di proprietà o stampini per tatuaggi. Il ritrovamento confermerebbe comunque uno scambio fra le popolazioni che abitavano sulle rive del Lago di Garda e quelle dell’Europa centrale.
Resta aperto il dibattito se si trattasse di piccole migrazioni di popolazioni o di scambi commerciali.
È il primo ritrovamento del genere in Lessinia e bisognerà cercare di capire la ragione dello spostamento sui monti di popolazioni generalmente residenti in pianura. «La Lessinia, con il Gargano, erano gli unici luoghi di rifornimento della selce in Italia e a Santa Rosa di Poveglio, nel Parmense, dov’è stata trovata un’altra tavoletta enigmatica, la maggior parte della selce rinvenuta proviene da giacimenti della Lessinia», spiega Salzani.
Tavoletta persa dal suo proprietario, o ceduta come merce di scambio, sarà difficile dirlo, almeno fino ad altre conferme sul luogo. Quel che è certo è che si impone un’approfondita ricerca sulla selce utilizzata nell’età del Bronzo, almeno fino al 1500 avanti Cristo, accanto alla fusione di metalli che via via la sostituì.
Gli oggetti ritrovati nell’abitato preistorico di San Mauro per il momento non risolvono il mistero se si trattasse di una postazione provvisoria di gente salita dalla pianura ad approvvigionarsi di selce o se invece appartenessero a una popolazione stanziale.
Falcetto
C’è la lama di un falcetto in selce, finemente lavorato, con tracce di patina derivata da usura per il taglio di cereali, che farebbe supporre un presenza stabile di coltivatori.
Ma ci sono anche strumenti più grossolani, come asce dirozzate alla meglio con una tecnologia che si avvicina a quella già vista nella grotta della Fada nana recentemente scavata in Val Squaranto e che risale ad almeno 500 anni prima.
«Finora le zone abitate del Veronese nell’età del Bronzo erano le palafitte del Lago di Garda e la bassa pianura del Tartaro. La Lessinia sembrava spopolata, o abitata saltuariamente da pastori nomadi», precisa Salzani, «ma questa scoperta potrebbe farci riscrivere qualche pagina di preistoria. Lo scavo di questo villaggio dirà qualcosa di più sui primi abitanti della Lessinia».
Accanto a molto scarto di lavorazione della selce che fa presumere la presenza di un’officina litica ci sono oggetti ben rifiniti (falcetti, raschiatoi, percussori, punte di frecce) e molti cocci di ceramica poco raffinata: tutti saranno disegnati e studiati uno per uno.
«La nostra idea è di programmare sul posto tre anni di lavoro: per i primi due sarà una campagna di scavi per un mese nel periodo estivo e nel terzo anno si organizzerà lo studio dei reperti e il materiale per una mostra», annuncia Salzani, che assicura di lasciare ai musei della Lessinia quanto rinvenuto, ma che si rende necessario coinvolgere nel finanziamento dell’impresa Comune, Provincia, Regione, Comunità montana e Fondazione Cariverona.
«Si tratta di un’opportunità molto interessante», riconosce il sindaco Roberto Corazza, «fondamentale per far conoscere e promuovere il nostro territorio. Ci mettiamo da subito a disposizione della Soprintendenza e del titolare del terreno per una collaborazione che sia nell’interesse di tutti. Confido nel fatto che, essendo il ritrovamento di una certa importanza», conclude il sindaco, «ci sia un concorso di diversi enti per il sostegno al progetto di ricerca e successivamente per l’esposizione dei reperti e l’avvio di un possibile itinerario didattico sul luogo del ritrovamento».
Fonte: srs di Vittorio Zambaldo da L'Arena di Verona del 25 ottobre 2003; PROVINCIA, pagina 26
(VR 21 dicembre 2009)
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