A Pila del Brancon di Nogara il bottino di scontri sanguinosi: lance, pugnali e spade usati come trofeo di vittoria. Una scoperta archeologica che apre nuovi scenari: forse il Tartaro era il confine tra popolazioni in conflitto.
A Pila del Brancon, sul Tartaro, a due chilometri da Nogara, nel XII secolo avanti Cristo se le sono date di santa ragione durante l’età del Bronzo medio (1200 anni avanti Cristo), con lance, pugnali e spade. I vincitori depredarono i soccombenti e ne gettarono le armi in un rogo, bottino di guerra da sacrificare per celebrare la vittoria. Un rito che le popolazioni nordiche avrebbero ripetuto fin nel medioevo.
Il Tartaro a Pila del Brancon, sito della scoperta
Il sacrificio delle armi, «ex voto» preistorico, è testimoniato a Pila del Brancon da un ritrovamento di cui ci parla Luciano Salzani, responsabile per il Veronese della sezione preistoria alla Soprintendenza archeologica. La scoperta è avvenuta a sud di Nogara dove, dragando il letto del Tartaro nuovo, a 100 metri dal vecchio alveo del fiume, sono state recuperate dieci spade e 50 punte di lancia dell’età del Bronzo; tutte le armi apparivano piegate, deformate, spezzate, fatto che per l’esperto documenterebbe, appunto, la loro distruzione rituale.
Spiega l’archeologo: «Distruggere e abbandonare nel mucchio le armi sottratte al nemico vinto assumeva a perenne memoria una valenza ammonitrice; i resti della pira restavano a testimonianza storica di possesso del territorio».
Singolarmente non è stata trovata invece traccia di scudi nel deposito votivo. Uno studioso austriaco, Arnoldt Yung, ha fatto il campionamento metallurgico dello straordinario bottino di guerra del Tartaro di Nogara e lo sta confrontando con quello della composizione dei metalli di altre armi di matrice greca, trovate a Salonicco; se la tipologia di quelle veronesi è italica, pare che le loro tecniche e materiali di fusione siano di probabile derivazione greco-micenea. Quando si dice la circolazione delle idee nella preistoria.
Spiega Salzani: «C’è l’ipotesi che la nota necropoli di armati di un abitato a Olmo di Nogara, allora a contatto con un passaggio-guado sul Tartaro e solo un chilometro più a sud di questo ritrovamento, sia la testimonianza indiretta di una battaglia». Continua l’archeologo: «È da ritenersi che nel 1200 avanti Cristo il Tartaro rappresentasse una specie di confine territoriale. Tant’è che nel 1876 una necropoli è stata trovata a Povegliano (con spade), poi ci sono state le scoperte a Olmo di Nogara e ora a Pila del Brancon. Il fiume», conclude lo studioso, «può ragionevolmente essere ipotizzato come una separazione geografica fra popolazioni diverse e in conflitto tra loro. È un tema affascinante, tutto da approfondire, mentre altre ricerche sono in progetto lungo tutta l’asta del corso d’acqua».
Fonte: srs di Bartolo Fracaroli; da L’Arena di Verona di Lunedì 04 febbraio 2008, Provincia pag. 19
(VR 20 dicembre 2009)
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