venerdì 11 dicembre 2009

23 agosto 1039: quando l’Europa Orientale fu data a una dittatura sanguinaria










Con il  patto Molotov - Ribbentrop la Polonia fu spartita tra Germania e Unione Sovietica, vanificando gli interventi di Francia e Inghilterra
Oltre agli arti ufficiali fu redatto un  protocollo segreto: soffocare sul nascere ogni protesta polacca. Quel protocollo fu sempre negato dai partiti, comunisti occidentali, incluso i il nostro Partito Comunista


Tra le questioni più spinose che la “vergogna” di Versailles del 1919 si era lasciata dietro c’era quella di Danzica, proclamata libero territorio e staccata dalla Germania, benché il 90% della sua popolazione fosse tedesco e, dunque, in completa contraddizione con il principio di autodeterminazione proclamato da Wilson e applicato a Cechi e Polacchi.


Dopo la Conferenza di Monaco, il ministro tedesco degli esteri, Ribbentrop, si era rivolto al governo polacco proponendo la riunificazione del libero territorio di Danzica con il Reich e la costruzione di un’autostrada e di una linea ferroviaria che attraversassero il corridoio polacco, sul quale la Germania dichiarava di non  avere più pretese. Risolta quella ventennale contesa - continuava la proposta tedesca - la Polonia avrebbe potuto stipulare un patto anti - Comintern con la Germania, in funzione antisovietica.


La Germania si aspettava una risposta positiva che, tra l’altro, incontrava in quel momento se non il favore, quanto meno il  non rifiuto di Chamberlain, personalmente convinto che Danzica fosse una città tedesca e che aveva definito la creazione del libero territorio «an absurdity». La Polonia, invece, rispose di no, per quanto consapevole di essere davvero presa in una morsa terrificante. «Con i Tedeschi rischiamo di perdere la nostra libertà, con i Russi la nostra anima», disse allora all’ambasciatore francese il maresciallo Eduard Smigly Rydz, comandante dell’esercito polacco.


Fu in questo contesto che la Gran Bretagna ruppe con la sua tradizione di prudente assenza dal Centro e dall’Est Europa e il 31 marzo del 1939 offrì alla Polonia un patto di difesa reciproca che impegnava ambedue le potenze a intervenire in guerra  l’una a fianco dell’altra in caso di attacco da parte di un altro paese.  Era evidente la funzione antigermanica di questa clausola, ma meno evidente è l’intenzione che Chamberlain, a detta di molti storici, aveva voluto sottendere ad essa: rendere possibile alla Polonia risolvere la questione di Danzica da una posizione di maggior forza. Su questo tanto Chamberlain che Churchill erano d’accordo, tanto che, proprio Churchill, che rappresentava allora  l’ala dura della politica inglese, scrisse: «Non c’è bisogno per la Gran Bretagna e la Francia  di essere più polacche della stessa Polonia. Se la Polonia  ritiene ora di poter giungere ad un accomodamento circa la questione di Danzica e del Corridoio che soddisfi ambedue le parti, nessuno sarà tanto felice di ciò quanto i suoi alleati occidentali».


Invece, la Polonia, poco dopo aver sottoscritto il patto di difesa con la Gran Bretagna interruppe le trattative con Berlino. Anche uno storico italiano come Luigi Villari ha sostenuto che le garanzie offerte dalla Gran Bretagna alla Polonia furono «la mossa diplomatica più disastrosa di tutto il periodo tra le due guerre», che rese la guerra di fatto inevitabile, tanto più che le fonti documentarie oggi disponibili rivelano che nella primavera del 1939 non esistevano ancora piani di un’invasione tedesca della Polonia, dato che la Germania era piuttosto orientata a sferrare il suo attacco contro l’Unione Sovietica.
Nei piani di Hitler l’obiettivo era anzitutto l’Ucraina, il granaio d’Europa, la cui occupazione avrebbe dovuto impedire che la Germania potesse essere nuovamente affamata con un blocco navale simile  a quello già subito fino a quasi tutto il 1919.


Come ha  scritto Patrick Buchanan nel suo saggio «La guerra non necessaria», il momento di intervenire era già passato, la conferenza di Monaco, e il luogo scelto, la Polonia, era il peggiore,  perché ne la Francia ne la Gran Bretagna erano in grado di fornire assistenza militare all’esercito polacco. Soprattutto, però, il patto, con la Polonia fu un errore perché provocò quello che nessuno si sarebbe mai aspettato, vale a dire la scelta della Germania nazista di coprirsi le spalle con un patto di non aggressione  con l’Unione Sovietica di Stalin.


Sempre nella primavera del 1939. Churchill, che personalmente era tra i più feroci anticomunisti del Gabinetto inglese, parlò di un «ovvio interesse dei Sovietici nell’impedire l’avanzata nazista verso il Mar Nero», Sbagliava. A Churchill Stalin preferì Hitler, almeno per il momento. La storia successiva avrebbe dimostrato che Stalin si muoveva solo in base a criteri di opportunità e utilità del tutto temporanei.


Intanto, però, la risposta all’accordo siglato tra Gran Bretagna e Polonia fu il patto Molotov - Ribbentrop, siglato il  23 agosto 1939 a Mosca, alla presenza di un compiacente e, sorridente Stalin.
Germania e Unione Sovietica si spartivano la Polonia, la Germania riconosceva il diritto dell’URSS sugli stati baltici - che così venivano cancellati dalla carta d’Europa - e su gran parte della Finlandia.


Sul piano storico, in realtà il  patto Molotov-Ribbentrop fu sottoscritto con due diversi atti: il  23 agosto e il 28 settembre 1939.
Il  primo stabiliva i termini della “non aggressione”, il secondo prendeva atto della spartizione territoriale avvenuta e della cancellazione della Polonia e recava il  titolo significativo di «Patto di amicizia e di delimitazione di confini».  Si aggiungeva al tutto un protocollo “segreto”, la cui esistenza fu negata dagli storici comunisti occidentali (inclusi quelli di casa nostra), finche essi non emersero nel 1989 dagli archivi di Mosca. Tra le clausole  dei “protocolli segreti” ve n’è una che afferma: «URSS e Gennania dichiarano che non tollereranno nei loro rispettivi territori nessuna azione di protesta polacca [...]. Essi soffocheranno sul nascere nel loro territorio di competenza ogni iniziativa di, questo genere e si terranno reciprocamente al corrente delle misure appropriate adottate a tal fine». Questa clausola vanificava del tutto il senso delle iniziative diplomatiche intraprese dalla Gran Bretagna in difesa della Polonia  e ne mostrava l’inconsistenza.


Il vero vincitore del gioco diplomatico che ebbe luogo nell’agosto 1939 fu quindi Stalin, mentre la grande sconfitta fu la diplomazia britannica, che, di fatto, consegnò allora, ben prima di Yalta, tutta l’Europa orientale a una delle più sanguinarie dittature della storia. In più, Stalin riuscì a volgere di 180° l’attacco germanico che stava per scatenarsi sull’Unione Sovietica, gettando tutta la potenza militare tedesca sull’Occidente. Il paradosso è poi che le garanzie offerte dalla Gran Bretagna e dalla Francia alla Polonia non sortirono nessun effetto nemmeno sul piano militare. Difatti, quando la guerra scoppiò, la Polonia si trovò sola a reggere l’attacco tedesco e sovietico e, malgrado la sua eroica resistenza, fu stritolata in poche settimane.


Ma c’è un’altra conclusione che si impone a settanta anni da quegli avvenimenti. I partiti comunisti  “occidentali” (incluso il PCI papa degli attuali DS), con pochissime eccezioni eretiche, hanno sempre difeso il patto Molotov Ribbentrop,  negando sino al 1989 l’esistenza dei “protocolli segreti”.


Secondo gli storici legati  al PC, Stalin avrebbe stipulato quel patto solo per guadagnare tempo e prepararsi alla lotta contro il fascismo. A parte l’evidente e intrinseca immoralità di una scelta che, in tal caso, sarebbe stata dettata solo dalla pura ragion di stato (e di potere), va detto che l’Unione Sovietica invase territori e stati a regime democratico (come la Finlandia) e non restituì mai i  territori ottenuti con quel patto scellerato.


Stalin dimostrò, se ve ne fosse la necessità, che persino gli stessi iscritti ai partiti comunisti “fratelli” dell’Occidente non erano che pedine da sacrificare al bisogno, e, nulla più.
Così come, evidentemente, bisognava sacrificare alla Causa anche i propri cervelli e la stessa metodologia storica.




Fonte: srs di Giuseppe  Reguzzon: da La Padania di lunedì 24 agosto 2009. (2)

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