Come il prof. Solinas sia giunto a tale scoperta è presto detto:
« Seguendo le tracce di una antica leggenda tregnaghese che narra esistere presso Cogollo un lago, un lago misteriosamente scomparso nei secoli - ci racconta il paletnologo - potei accertare che effettivamente ed esattamente ad est: della contrada « Lago» esiste un ampio pianoro arginato tutt’intorno e disseminato di innumerevoli manufatti litici. Tale pianoro, doveva, senza dubbio alcuno essere abitato decine di millenni or sono e racchiudere probabilmente un villaggio palafitticolo sommerso nel corso dei secoli da una delle moltissime piene del Progno. Scavi sistematici sul posto non potranno che dare risultati positivi ».
« Aggiungerò, inoltre - ha proseguito il prof. Solinas - che il villaggio in parola non era il solo abitato nella zona, - poiché tutto l’ampio anfiteatro collinare che racchiude e difende dai venti del Nord le due contrade di Cogollo lungo la strada Tregnago-Badia Calavena è formato dal monte, “ I Comuni “ ed il colle del “ Castel” scende tutto a terrazzature antichissime che hanno dato anch’esse innumerevoli, oggetti preistorici ».
« Sul monte “I Comuni”, dove abbondano gli arnioni silicei ed è oggi ricoperto da un bosco di castani secolari, esistevano le « officine» delle genti paleolitiche e di ciò fanno fede i cumuli di selci scheggiate che vi si possono rinvenire»
« Sopra l’abitato di Cogollo inoltre, nella località «Castel », palesissime sono le tracce di un « castelliere » protostorico. Molte costruzioni vennero sfortunatamente distrutte da lavori fatti sul posto, compresa, la base di una torre circolare che si trovava sul culmine del colle rimasto fortificato anche in tempi romani. Assai giustamente quindi il prof. Dante Olivieri sui suoi, “ Studi di toponomastica Veneta” vede l’origine del nome Cogollo da Cucullus - culmine, fatto a cappuccio».
«Su tale “Castel” io raccolsi - continua il paletnologo prof. Solinas - numeroso materiale preistorico comprendente frammenti di vasi, ossa lavorate, cuspidi, raschiatoi di selce ed identificai l’antichissima strada oggi abbandonata (che dal “Castel” conduceva ai “Comuni”) sempre seguendo la, dorsale collinare e quindi al Monte Fajardàn, pure esso importante per le reliquie preistoriche ivi rinvenute».
« Ma per concludere – ci dice ancora il prof. Solinas, con un improvviso sorriso - la notizia della scoperta con una suggestiva nota di folklore locale: eccovi una leggenda riportata dal parroco del paese don Domenico Nordera nel suo volume « La parrocchia di San Biagio di Cogollo»:
«Presso il paese di Cogollo - racconta il sacerdote – nell’amena valle di Tregnago, c’era anticamente un piccolo lago placido ed azzurro che ora non c'è più.
Viveva in questa valle un re, che aveva, un unico figliolo bellissimo e buono il quale in cocente giorno di luglio si tuffò nel laghetto per rinfrescarsi e nuotare. E, mentre nuotava e scherzava con l’acqua ghiacciata e trasparente il fondo del laghetto ad un tratto si inabissò e formò un vortice così violento, che il povero principino ne fu miseramente inghiottito.
Il re e la regina, pazzi dal dolore per questa perdita inaspettata ed acerba, vollero punire il lago che aveva rapito il loro tesoro più caro e, per consiglio di una maga, gettarono nell’acqua tutto l’argento vivo che poterono trova re nel loro regno.
Ed ecco che, conforme appunto alla predizione della maga, il metallo ebbe il potere di distruggere il lago, che a suo tempo scomparve. Ma del principino non si trovarono nemmeno le ossa»
Concludendo - ci ha detto il prof. Solinas - possiamo dire che qui; la leggenda è diventata una realtà.
Fonte: srs di GIROLAMO TEZZI da Paese Sera del 07 luglio 1955
(VR 26 dicembre 2009)
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