ESPOSTI. Tre quelli fatti alla Procura dal Comune di Torri, che ha posto vincoli nelle delibere. E Brenzone ha approvato una mozione ad hoc. Lotta alle strutture turistiche trasformate in seconde case Passionelli: «E nessuno in Regione interviene»
Una mozione consiliare, alcuni esposti alla Procura della Repubblica e gli strali, ma solo verbali, della Unione gardesana albergatori veronesi.
Sono solo queste, finora, le armi messe in campo sul lago di Garda contro i residence turistico-alberghieri che, con vari «trucchetti» e sfruttando le parti ambigue della legge regionale numero 33 del 2002, diventano poi vere e proprie «seconde case».
Il tutto con tanto di pieghevoli e siti internet di ditte o agenzie immobiliari che ne pubblicizzano la vendita prima ancora che vengano terminati i lavori di costruzione.
Un’escalation che, partita dal basso Garda con la vicenda amministrativo-giudiziaria della Sermana a Peschiera, sta risalendo lungo la costa veronese del Garda, sempre più cementificata e meno riqualificata dal punto di vista alberghiero.
Che la legge regionale 33 sia mal fatta e dia spazio a interpretazioni distorte è cosa ormai assodata.
Specie per le pubbliche amministrazioni che sono costrette a grane legali per tutelare il proprio territorio ma, soprattutto, devono cercare di fare rispettare la destinazione d’uso del piano regolatore per cui sono concesse le licenze a costruire.
L’ufficio tecnico dell’edilizia privata di Torri, da solo, ha già fatto tre «esposti cautelativi» alla Procura di Verona segnalando situazioni di potenziale aggiramento della legge 33 del 2002. Infatti, due lottizzazioni autorizzate e previste dal piano regolatore come residence turistico-alberghieri e una come albergo con annesse unità abitative stanno creando grattacapi di non poco conto all’amministrazione e agli uffici tecnici.
Fino a questo momento reati non ne sarebbero stati ancora materialmente commessi, visto che nessuna delle tre lottizzazioni è terminata, ufficialmente venduta in multiproprietà o utilizzata in modo difforme dal previsto.
Per tutte e tre però è scattata la segnalazione in Procura perchè, sul territorio o sui siti internet, sono state pubblicizzate possibilità di acquisto di «seconde case», possibilità di avere in proprietà «lussuose villette», e dichiarazioni di «avvenuta vendita» di una parte di quanto non ancora neppure realizzato.
«Esposti che hanno il preciso scopo di dissuadere chi sta costruendo dal proseguire nel proposito di edificare seconde case sotto le mentite spoglie di residence turistico-alberghieri», aveva spiegato il responsabile dell’ufficio tecnico dell’edilizia privata di Torri, Valentino Peroni.
Finora solo una ditta, tra le tre oggetto di esposti, ha messo nero su bianco il proposito di «mantenere la destinazione d’uso iniziale, concordata col comune». Un’altra, invece, ha avviato uno scontro legale e un contenzioso con l’amministrazione di Torri. L’ultima parola spetterà al Tar del Veneto, verosimilmente a fine giugno 2009. Solo nell’alto Garda però, da parte delle amministrazioni pubbliche, ci si sta muovendo per cercare di tutelare l’ambiente facendo rispettare le regole. Il comune di Torri, oltre agli esposti, ha posto vincoli nelle delibere di consiglio comunale.
Quello di Brenzone si è mosso approvando recentemente una mozione.
«Lo scopo è impedire che, una volta concessa, venga cambiata la destinazione d’uso dei residence turistico alberghieri a seconde case», avevano spiegato il sindaco, Giacomo Simonelli e l’assessore ai lavori pubblici, Davide Benedetti.
Oltre a questi fatti però, solo Legambiente si è dimostrata attiva, spedendo in Procura altri esposti che poi hanno generato casi seguiti oggi dai magistrati scaligeri.
Nulla di più da altri soggetti pubblici o privati, al di là di estemporanee dichiarazioni.
L’impressione, insomma, è che, sul Garda, sia solo cresciuta l’attenzione della magistratura sui singoli casi segnalati dai comuni o da Lega Ambiente. Ma, quel che manca davvero, pare essere la volontà politica di prendere decisioni sulla legge 33 del 2002.
«Nessun consigliere o assessore regionale veronese ha fatto dichiarazioni di voler mettere mano al problema, nonostante quel che sta succedendo, e nonostante i vari appelli fatti anche sulla stampa», conferma il sindaco di Torri, Giorgio Passionelli.
Fonte: srs di Gerardo Musuraca da L’arena di Verona d1 venerdì 23 gennaio 2009; Provincia, pag. 30
In arrivo «cemento a valanga»
Una veduta di Bardolino
BARDOLINO. A Cisano l’incontro promosso dai comitati locali in difesa dell’ambiente: parola ai giornalisti che denunciano la speculazione. Stasera dibattito con Messori e Biondani
Il futuro del Garda e del suo paesaggio sono al centro del dibattito pubblico che si svolge oggi (venerdì 23 gennaio 2009) dalle 21 all’hotel Caesius di Cisano, sul tema: «Affarismo, speculazione o natura come risorsa e valore. Che lago vuoi?»
All’incontro interverranno lo scrittore Vittorio Messori, che abita a Desenzano, e i giornalisti veronesi Paolo Biondani, inviato del settimanale L’Espresso, e Stefano Lorenzetto, già caporedattore dell’Arena e ora editorialista del Giornale e di Panorama.
L’incontro, promosso dall’associazione Amici del territorio, è stato stimolato anche da una recente inchiesta di Biondani sull’Espresso («Lago di Garda e di cemento») nella quale il giornalista, originario di Lazise, parla di «politici spregiudicati, costruttori senza scrupoli e mafiosi che stanno distruggendo un paradiso naturale, con lottizzazioni selvagge e parchi acquatici».
Una vera invasione di cemento sul più grande lago italiano, tanto da far dire a Vittorio Messori, scrittore di fama mondiale, che sul Garda, lui che da 15 anni risiede a Desenzano, «si vive quotidiana sofferenza nel vedere prati bellissimi, ruscelli, boschetti e uliveti devastati da distese di capannoni commerciali e di lottizzazioni che sembrano conigliere. A lasciare sbalorditi è l’insipienza, la folle idiozia che spinge tanti amministratori, non necessariamente corrotti, a distruggere spiagge e colline per dare sempre nuovi spazi alle cosiddette seconde case: squallidi sottoprodotti edilizi, abitati per due settimane all’anno da anonimi soggiornanti che sul lago non lasciano soldi, ma soltanto rifiuti».
Ma la distruzione non è finita. «Incombe una nuova ondata di cemento», scrive Biondani che sommando solo i progetti già in cantiere nei tanti piccoli Comuni sparsi tra Brescia, Verona, Mantova e Trento, calcola un milione di metri cubi di nuove costruzioni in arrivo. «Un business da due miliardi di euro, che sta già muovendo plotoni di speculatori, faccendieri e politici locali», conclude il giornalista. Affermazione e argomenti che non mancheranno d’infiammare un incontro atteso non solo a Bardolino.
All’iniziativa, partita del locale gruppo Amici del territorio, si sono unite ben 18 associazioni e comitati che stanno operando in sinergia nella zona del Garda-Baldo. «Questa volta ci poniamo una domanda di una portata notevole», riassumono in un comunicato i promotori dell’associazione Amici del territorio. «Vogliamo continuare a considerare il lago come un territorio da sfruttare, solo come area commerciabile appetibile, a scapito di ambiente e paesaggio, o non è il caso di cominciare a considerarlo come un valore ormai irri-nunciabile, un patrimonio da salvaguardare? Non c’è più tempo di tergiversare, dobbiamo prendere coscienza delle conseguenze che le nostre scelte avranno sul futuro del lago e operare con lungimiranza. Chi amministra dovrà fare i conti con le due anime del nostro territorio, e cioè il polo turistico e la risorsa ambientale, e cercare il giusto equilibrio tra le due».
Fonte: srs di Stefano Joppi da L’Arena di Verona di venerdì 23 Gennaio 2009; PROVINCIA, pagina 30
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