Annibale Bugnini
di Francesco
Colafemmina
La notizia della certa affiliazione di Bugnini alla
Massoneria, emersa
da Inside the Vatican, sta suscitando nella rete diffidenze e
interrogativi. Anzitutto quelli di persone esperte che non hanno mancato di
evidenziare la "debolezza" della "tesi della valigetta".
Sono in molti infatti a domandarsi come fosse possibile che dei monsignori
affermati se ne andassero in giro per il Vaticano con delle lettere firmate dal
Gran Maestro della Massoneria Italiana.
Ebbene qui si rendono necessarie due precisazioni.
Anzitutto sul caso Bugnini ed il suo esilio in Iran. La tesi
di "Via col vento in Vaticano" pare sia la più probabile e
documentata:
All'epoca postconciliare del Vaticano II, molti indagarono a
fondo per appurare da dove potesse provenire l'ordine di sconquassare le
antichissime tradizioni liturgiche, patrimonio intoccabile della Chiesa, le cui
radici secolari prendevano origine fin dai tempi apostolici e questi
dall'Antico Testamento del popolo eletto. Seguirono le mosse dell'artefice
principale di gran parte delle rimanipolazioni liturgiche, l'arcivescovo
Annibale Bugnini, segretario del Dipartimento pontificio per il culto divino.
Dopo lunghi pedinamenti e appostamenti, le tracce portavano
nei pressi del Gianicolo verso la sede massonica del Grande Oriente d'Italia a
palazzo Il Vascello.
Risultò che
l'Annibale s'era messo a disposizione del gran maestro, che gli passava un
assegno mensile molto sostanzioso; uno di questi assegni fu fotografato e
pubblicato su una nota rivista nell'estate del 1975.
Nell'ottobre seguente, trafiletti di stampa avvertivano che
Bugnini era scomparso dalla scena di curia e nessuno sapeva dove s'era andato a
rintanare. La speditezza con cui monsignor Bugnini era stato dalla sera alla
mattina defenestrato dal suo incarico, voleva essere una lezione di cinismo
diplomatico e anche un esempio di nevrosi politica.
I prelati massoni della curia tenevano i due congregati Bugnini e Baggio (quest'ultimo allora prefetto del dicastero dei vescovi) al
riparo dall'ira di Paolo VI, informato dai servizi segreti di massima sicurezza
al comando del generale dell'Arma Enrico Mino, circa un complotto ai suoi
danni. Sbollita l'ira montiniana, il 4 gennaio dell'anno appresso Bugnini si
ritrovò spedito nunzio in Iran, dove rimase fino a luglio 1982, quando morì di
morte naturale procurata.
Monsignor Bugnini aveva espletato alla perfezione il compito
affidatogli dal grande architetto dell'universo massonico, satana, sulla
deflorazione della sacra liturgia. Uscito ormai allo scoperto, il prolungamento
della sua esistenza sarebbe stato d'impiccio e d'impaccio a sè e all'ordine,
che in circostanze del genere ha facoltà di decidere al riguardo, stando al
giuramento che ogni apprendista massone fa quando entra nel primo grado della
'luce' iniziatica."(pp.210-211).
Ecco spiegata la storia! Nell'estate 1975 la rivista
dell'affiliato alla P2, Mino Pecorelli, OP (Osservatorio Politico),
pubblica la foto di un assegno del gran
maestro Salvini a Bugnini, con
tanto di matrice. Non è così difficile riscontrarne l'autenticità. D'altra
parte per "convertire" un arcivescovo alla massoneria servono delle
buone ragioni e il denaro è un'ottima
ragione!
Così la questione delle lettere potremmo definirla un
corollario, delle prove suppletive a conferma di un fatto ormai assodato.
D'altra parte che quelle lettere siano in fotocopia non vuol dir nulla. Stando
a chi le ha viste in quelle occasioni esse provenivano direttamente da una
"Loggia Massonica", erano più probabilmente lettere d'archivio del
GOI (Grande Oriente d'Italia). Perché scrivere delle lettere del genere? La ragione è logica.
Se voi foste il gran maestro del GOI e riusciste a far
affiliare un importante vescovo, vorreste prima di tutto renderlo vostro
complice. Avreste la necessità di legarlo a voi in maniera esplicita e palese.
Quelle lettere servivano a ciò. Ed infatti sono state la concausa della
naturale "epurazione" di Bugnini.
Ma per restare ai nostri giorni anche nel caso
Wielgus è emersa una simile attitudine della Polizia Segreta che dopo aver
adescato il sacerdote mantenne un canale di scambio di informazioni scritte e
firmate da lui, all'origine delle sue dimissioni.
Notate poi quanto afferma Mons. Marinelli (il ghost writer
di Via col vento...): Bugnini sarebbe morto di "morte naturale
procurata", ovvero sarebbe stato assassinato dai suoi "fratelli"
per evitare che una sua "conversione" o un suo "pentimento"
lo rendessero in grado di spiattellare l'incredibile architettura della riforma
liturgica.
A margine di questa vicenda francamente mi stupisce come
ancora oggi fatti di una tale evidenza possano esser messi in discussione o
accantonati con sarcastico scetticismo. Nè d'altra parte è accettabile pensare
che le infiltrazioni allogene di questo stampo non possano mai intaccare la
Chiesa - tanto c'è il buon Gesù! -.
Gesù non ci ha fatti incapaci di discernere il grano da
loglio, non ha parlato a dei minus habentes, ma a uomini di retta coscienza e
retta distinzione del bene dal male, quindi ha parlato a uomini che hanno
responsabilità.
E la rinuncia dell'uomo alla responsabilità di creare chiese
che in realtà sono templi massonici o riti impastati con materiale allogeno,
comporta una colpa nei confronti di Cristo, una colpa collettiva!
Credo inoltre che dopo 40 anni i danni ci siano eccome e
sono danni materiali e spirituali sotto gli occhi di tutti. Chiudersi nel
pietismo caritatevole e monotono del "tutto va bene, madama la
marchesa" lo reputo un modo un po' cinico di allontanare dalla propria
considerazione episodi che meriterebbero la massima attenzione e che rischiano
ancora - se esaminati correttamente - di assumere proporzioni colossali in
ambito liturgico, dottrinale ed ecclesiale.
Fonte: visto su FIDES ET
FORMA del 24 luglio 2009
ALCUNI COMMENTI
Francesco Colafemmina
ha detto... (7/24/2009)
D'altra parte, chiedo scusa se aggiungo questa postilla, ma
lei conferma che nessuno l'ha visto morire, ma è stato trovato morto.
Anonimo ha detto...
(7/24/2009)
Mi permetto di intervenire ancora sul tono generale di
questo post. Il titolo "Sul Massone Bugnini" sembra indicare che il
Vostro blog accoglie ormai come prova provata che Bugnini era massone. Anch'io,
nel mio blog ("liturgia opus trinitatis")
parlo di questa vicenda, ma in forma interrogativa, e indico alcuni aspetti che
non sono chiari. Vi consiglio di leggere anche il primo intervento che tale
notizia ha provocato nel blog "Papa Ratzingerblog [2]", che si
esprime in questi termini: "Quando il Sommo Pontefice Paolo VI approvò la
riforma liturgica, si dovette scontrare anche con diversi esponenti del mondo
della cultura laica massonica che consideravano la liturgia cattolica come
un'opera d'arte. Questa gente considerava la liturgia cosa da museo e non
accettavano il fatto che il popolo di Dio potesse entrare nel Santuario di Dio
con una partecipazione più consapevole e attiva. Bugnini era una persona
integerrima. Non si può accanirsi contro una persona con fatti non provato e
evanescenti. Non è civile, non è cristiano!" (firmato da una tale Fabio).
Queste affermazioni non sono campate per aria; hanno un riscontro nella
letteratura di quel tempo in cui, personaggi di cultura che non si dichiaravano
cattolici, criticavano la riforma liturgica proprio partendo dai concetti
indicati da Fabio.
Matias Augé
Francesco Colafemmina
ha detto...( 7/24/2009 )
Caro Padre,
grazie, ho aggiunto le virgolette. Tuttavia le faccio notare
che l'autorevole Inside the Vatican dà come certa l'affiliazione massonica di
Bugnini. Capisco che questa vicenda sia discriminante in merito alla questione
liturgica, ma non può essere ricacciata via come una fandonia o una calunnia.
Ci sono delle vecchie prove, ci sono testimonianze di
sacerdoti e monsignori. Allora la domanda da porsi è: possibile che tutti
costoro siano affetti da una forma di allucinazione collettiva o dal vizio del
dileggio calunnioso?
E comunque il punto non a caso è sempre quello annoso della
riforma liturgica. Anche chi non crede nella affiliazione di Bugnini (veda
Tornielli sul suo blog) non esita ad affermare che nella Chiesa è "entrato
un certo pensiero massonico" e che alcuni membri della curia di Paolo VI
fossero chiaramente massoni.
Concordo comunque con lei sul fatto che l'accusa nominatim non
sia sufficiente o utile.
La questione è più ampia. E forse sarebbe bello e
costruttivo aiutare a comprendere come il "pensiero massonico" possa
infiltrarsi nella Chiesa, quali istanze possano essere ad esso confacenti,
perchè questa accusa a Bugnini è in piedi da trent'anni!
Allora, liquidare gli amanti del rito antico come degli
"esteti" atei mi sembra altrettanto grossolano del puntare il dito
sul "massone" per screditare la riforma.
Nel nostro blog ci sono dettagliate spiegazioni di come la
Massoneria tenti di infiltrare il cattolicesimo (si veda ad esempio il caso San
Giovanni Rotondo). Non credo siano divagazioni oziose, ma utili strumenti alla
conoscenza dell'"inimica vis" di leoniana memoria.
Altrettanto andrebbe fatto in merito al caso Bugnini.
Andrebbero cioè analizzate le ragioni di questo accostamento alla Massoneria
con equanime senso storico e spirituale devozione.
Personalmente cercherò di portare qualche contributo se
possibile, dal mio modesto angolo di informazione.
Quanto a quello che afferma Fabio su paparatzinger blog si
commenta da sè, visto che tenta di attribuire al significato di "fumo di
satana" quello di ribellione dei tradizionalisti con l'anello al naso,
ancorati ad un estetismo devoto e despiritualizzato.
Max ha detto...
(7/24/2009)
Che la massoneria fosse di casa in Vaticano, ai tempi di
Paolo VI, è una cosa assodata. Come ha testimoniato don Luigi Villa, lo stesso
Paolo VI era molto vicino ai massoni, ed era influenzato dalle loro idee.
Quindi io sono convinto, che mons. Bugnini appartenesse alla massoneria e, che
perseguì il piano massonico, che era quello di distruggere la Chiesa. E il modo
migliore per distruggere la Chiesa, era quello di fare a pezzi il vecchio rito
e, farne uno completamente nuovo, possibilmente simile a quello dei luterani,
come infatti avvenne.
Paolo Gori ha
detto... (7/24/2009) 1
Mi permetto un'altra considerazione, al di là della reale o
presunta affiliazione del Bugnini alla Massoneria e dell'influenza di
quest'ultima sulla Riforma della Liturgia. La storia della Chiesa ci insegna
che alla base dei grandi eventi che l'hanno caratterizzata in questi 2000 anni
ci sono sempre stati dei "grandi santi". Figure bellissime che con la
loro "opera" e "ispirazione" hanno permesso che l'azione
dello Spirito Santo si attuasse, modellando quegli eventi, rendendoli veicoli
della Verità ed inserendoli nel solco della Santa Tradizione della Chiesa. Se
alla base dell’ultima riforma liturgica le “figure” invece che bellissime sono
oscure e tetre e rispondono ai nomi di Bugnini, Baggio e Villot, io penso che
il male che essa ha generato nella Chiesa sia immenso e quel male è sotto gli
occhi di tutti. Si dice che l’albero si riconosce dai frutti ma siccome
l’albero produce i frutti grazie alle radici è a quelle che dovremmo andare a
vedere, ad esaminarle a capire le ragioni e le cause del perché i frutti
prodotti siano tutti avvelenati.
by Tripudio ha
detto... (7/24/2009)
Conosco personalmente qualcuno (vivente), a suo tempo
alquanto legato a Bugnini, che sebbene abbia perplessità su certe affermazioni
assolute (incluso il cosiddetto esilio di Bugnini in terra infidelium), non ha
argomenti solidi per negare quel filo di ambiguità di quei personaggi e di
quegli ambienti.
"Bugnini massone" è un'affermazione assoluta che
può ispirare perplessità ai cosiddetti moderati ed a coloro che non hanno
abbastanza chiari i termini della questione; ma "Bugnini in qualche modo
stipendiato dalla massoneria" pare proprio un'ipotesi difficile da
respingere. Anche perché l'esistenza di quinte colonne massoniche in Vaticano
risale almeno ai tempi del Sillabo (di cui la versione fatta firmare dal Papa -
contenente espliciti condanne alla massoneria - non fu poi quella fatta
pubblicare).
Su queste faccende si discorre ormai da diversi decenni e
quindi è dubbio che possa magicamente venir fuori all'improvviso la soluzione
definitiva all'enigma. Ma mi se proprio qualcuno ci vuol convincere di un
Bugnini "santo subito", non dovrebbe usare gli argomenti dei
detrattori dell'antica liturgia...
Orsobruno ha detto...
7/25/2009 9:30 AM
Caro Francesco,
pur non essendo giovanissimo (47 anni) non ho alcun ricordo
delle liturgie passate; quelle attuali non mi sembra mortifichino la Presenza
del Signore nel Santissimo Sacramento dell'Altare ma, ripeto, non so cosa ci
fosse prima.
Quello che invece vedo bene è lo sfacelo a livello di
architettura.
Se la mia sensazione è corretta (e se non lo è, fammelo pure
presente) perchè le liturgie eucaristiche sembrano, tutto sommato, essersela
cavata, mentre l'architettura, la scultura, la pittura, la musica, sono
precipitate nel baratro?
Con stima
Aurelio
Francesco Colafemmina
ha detto.. (7/25/2009)
Carissimo Aurelio,
condivido quello che dici, sebbene in parte. Personalmente
ritengo, infatti, che sia un fatto incontrovertibile la netta dipendenza fra
riforma liturgica e degrado artistico-architettonico.
Basta leggere l'incipit di questa pregevole tesi di laurea
sull'argomento:
e rileggere le norme per l'adeguamento liturgico cei
Chiaramente non si vuole intaccare il novus ordo, ma è
innegabile che vi sia una diretta connessione fra la sua promulgazione ed il
decadimento artistico ed architettonico delle chiese.
Lo spazio di una chiesa è infatti specchio del rito che si
celebra al suo interno.
Se partiamo da questa consonanza fra liturgia e spazio
sacro, è ovvio che gli elementi di discrimine fra un rito e l'altro, per quanto
fondamentalmente poco incidenti sulla vita religiosa del fedele (la Santa Messa
è infatti in entrambe le forme un unico rito ai fini della salvezza), incidono
profondamente sulla trasformazione del contesto nel quale esso prende forma. Un
rito appunto "prende forma" si esprime in gesti, in spazi, musica,
attraverso forme espressive umane.
Perciò la questione Bugnini sebbene sia un fatto di
"cronaca" che mi interessa particolarmente e che ho voluto render
noto ai lettori nei suoi dettagli, credo sia comunque collegata a tutto il
resto.
E pur non mettendo in discussione il rito nella forma
ordinaria (il Novus Ordo), mette in discussione i criteri applicativi di quel
rito.
Sappiamo benissimo che il nuovo rito ha infatti anzitutto la
necessità di un altare orientato verso il popolo.
Che non deve esistere una barriera fra popolo e presbiterio,
che l'ambone deve avere ruolo preminente.
Così cominciamo a togliere il limes tra spazio propriamente
sacrale (il presbiterio - sancta sanctorum) e spazio per l'assemblea.
Demoliamo le balaustre, uniamo la chiesa in una forma più
consona all'unione fra celebrante e fedeli.
Quindi facciamo chiese circolari o quadrate o ovoidali, con
l'altare al centro.
Demoliamo poi anche l'altare maggiore, perchè lì deve
andarci la sede del celebrante. Mettiamo così un trono dietro l'altare e vari
tronetti per i concelebranti.
La custodia eucaristica va spostata in un altro spazio,
quindi costruiamo una cappelletta laterale e mettiamola lì.
Chi entra in chiesa non si inchina più dinanzi al centro, ma
dinanzi all'altare e al trono del sacerdote.
Poi eliminiamo troppe opere d'arte e altari devozionali, la
chiesa deve essere spoglia e sobria (SC cap. VII).
E visto che non c'è più la custodia eucaristica, eliminiamo
gli inginocchiatoi (come se nella messa non ci fosse la Presenza Reale).
Avrai notato infatti che molte chiese hanno gli
inginocchiatoi dinanzi alla cappella eucaristica, ma non nell'aula liturgica.
Una schizofrenia notevole!
Eliminiamo poi il latino. Passiamo alle lingue volgari, il
canto gregoriano lo mettiamo in soffitta, cancelliamo secoli e secoli di musica
sacra da Palestrina a Mozart a Bruckner etc. Passiamo ai canti di Kiko
Arguello...
Credo quindi che ci sia una profonda consequenzialità
nell'attività demolitrice che nasce in quei tempi.
Ciò non toglie però e mi corregga chi non la pensa come me,
che il rito nuovo possa essere celebrato mantenendo alcune caratteristiche
formali tipiche di quello antico. In fondo sono o non sono due forme dello
stesso rito?
Fonte: visto su FIDES ET
FORMA del 24 luglio 2009
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