di Antonio Ciano
Angela Romano e Giuseppe Magaddino
Angela Romano e Giuseppe Magaddino
Il Giornale Officiale della Sicilia del 5 gennaio del 1862 riporta
la notizia dei fatti di Castellammare del Golfo in provincia di Trapani in modo
scarno:
«Sei dei colpevoli, presi
con le armi alle mani e in atto di far fuoco contro le truppe, furono
trucidati: tre di costoro non vollero palesare il loro nome, uno fu un triste
prete imbrancatosi fra quella sanguinosa ribaldaglia».
L’organo ufficiale dello Stato aveva, sicuramente, occultato una
verità atroce, orrenda.
Il primo di gennaio del 1862 era stata organizzata una ribellione
contro la Monarchia sabauda. Repubblicani, borbonici, tartassati, anarchici,
renitenti alla leva, uniti e armati, con bandiere rosse repubblicane, con
simboli borbonici, contro i liberali del luogo. Vi fu mattanza. Morti da una
parte e dall’altra, ma quei morti si volatilizzarono, nessuno seppe quanti
furono, forse si involarono istantaneamente in paradiso. Una rivolta possente,
forse 500-600 giovani armati contro i liberali del luogo, servi del potere
centrale torinese.
Apprendiamo dal documentatissimo libro di Francesco Bianco ‘Castellammare del Golfo, 1° gennaio 1862’
che
forse l’organizzatore della rivolta fosse Francesco
Mistretta Domina, coadiuvato da Andrea
De Blasi, entrambi borbonici. A loro si è unito Pasquale Turriciano, renitente alla leva, ritenuto Brigante dai
piemontesi.
Il primo di gennaio del 1862, 500 uomini entrarono in Castellammare del
Golfo, si sparsero per la città a caccia dei “Cutrara” , ossia del
Galantuomini liberali che detenevano il potere. I rivoltosi, verso le 15.00
entrarono nella casa di Bartolomeo Asaro.
Furono uccisi il proprietario della casa che aveva 49 anni, la di lui moglie Francesca Borruso di anni 26…
Francesco Borruso e il
genero Girolamo Asaro -scrive
Francesco Bianco- uscirono armati dalla casa ma vedendo che neanche le forze
dell’ordine erano in grado di fronteggiare la sommossa, tentarono di rientrare
in casa. La cosa riuscì ad Asaro benché ferito ad un braccio, ma non a Borruso,
il quale si rifugiò nella casa terranea di Giuseppe
Garofalo. Lì viene scovato ed ucciso a pugnalate e a colpi di arma da
fuoco…
LIBER DEFUNCTORUM
Nel libro dei morti della Chiesa Madre di Castellammare del Golfo, a
pagina 80, recto, vi sono gli atti di
morte di:
Don Francesco Borruso,
Donna Francesca Borruso,
Don Antonio Galante,
del Capitano Antonio Varvaro,
di Montana Francesco (
morte naturale)
del Capitano Carlo Mazzetti,
e di Crociata Marianna.
A pagina 80,verso, vi sono gli atti di morte di:
Padre Benedetto Palermo, di
anni 44, catturato dai bersaglieri del capitano Bosisio in contrada Fraginesi e fucilato ai “quattro canti” di
Castellammare, dove resterà agonizzante per più di un’ora. Sarà finito da un
bersagliere con un colpo di baionetta alla gola (Francesco
Bianco, Castellammare del Golfo,1° gennaio 1862,Pubblicazione in proprio, 2010,
pag.51).
Sicuramente i bersaglieri stavano massacrando atri rivoltosi, se si
sono accorti che il prete borbonico era ancora agonizzante dopo un’ora, ma
nessuno ce lo dirà.
Questo Stato difende ancora le azioni delle SS del 1800, di cui i
bersaglieri, furono tra i maggiori artefici di eccidi e stragi inumane,
disumane, barbariche. Vorremmo sapere quale tribunale ordinario o di guerra ha
ordinato tale fucilazione.
Comunque, la morte di Padre Benedetto Palermo e quella degli altri
nella pagina 80, verso, del libro dei morti della Chiesa Madre di
Castellammare, è scritto chiaramente che, ad ucciderli, è stato il Regio
esercito ( interfecta fuit a a militibus Regis Italie).
Antonino Corona, di anni
70,
Marco Randisi, di anni
45,
Angela Catalano, di anni
50
Angela Calamia, di anni
70,
Marianna Crociata, di
anni 30
Angela Romano, di anni
otto e due mesi.
Apprendiamo dal Liber Defuncotorum che quest’ultima fu uccisa a “
Villa Falconera” di Fraginesi.
Il Dr Francesco Bianco,
storico di Castellammare del Golfo e il Dott. Baldo Sabella, funzionario del comune, mi hanno ricevuto e mi hanno
dato la documentazione inerente i fatti del 1° gennaio del 1862, compreso le
fotocopie del libro dei morti della chiesa madre e dell’atto di nascita di Angela Romano. A loro siamo grati e
riconoscenti.
La trascrizione della morte della piccola Angela Romano, sul verso
della pagina 80, in latino, recita
“Romano Angela filia Petri et
Joanna Pollina consortis. Etatis suae circ. Hodie hor.15 circ. in C. S.M.E Animam
Deo redditi absque sacramentis in villa sic dicta Falconera quia interfecta
fuit a militibus Regis Italie. Eius corpus sepultum est in campo Sancto novo”
Il suo nome non viene numerato, risulta inserita tra il numero 12 e
il numero 13 della pagina 80, verso. Tra Angela
Catalano e Angela Calamia. Anche loro vittime del Regio Esercito
italiano.
Perché? Semplice. La trascrizione è postuma. I preti Galante e Carollo hanno voluto dare ai posteri una verità che delinquenti
come il capitano Bosisio e il generale
Quintini hanno cercato di occultare.
Secondo noi, a Castellammare del Golfo c’è stata una mattanza
inaudita. Col tempo verremo a sapere di quanti morti si è macchiato il
criminale generale Quintini.
A Scurcola Marsicana ne
fece 150, a Bauco ne fucilò 50 in un
botto.
Il generale dei bersaglieri, Pietro
Quintini è da annoverare tra i più grandi criminali di guerra del
risorgimento piemontese. Vogliamo solo sapere dove è sepolto.
I morti non vengono annotati nemmeno nei registri comunali. Per
tredici giorni, dopo quelle del dicembre del 1861, riprendono il 14 di gennaio
del 1862. Di sicuro c’è stato un ordine infame: non trascrivere i morti della
rivolta. Solo quelli trascritti nel libro dei morti della Chiesa Madre
dall’arciprete Girolamo Galante e da padre Michele Carollo.
Non doveva rimanere alcuna traccia del massacro. Né il governo, su
richiesta dei deputati D’Ondes Reggio
e di Francesco Crispi, seppe dare
risposte esaustive. Giorni convulsi di rivolta, di eccidi.
Nel libro dei morti della Matrice di Castellammare del Golfo vi è
annotato anche la morte di un altro ragazzo, certo Giuseppe Magaddino di 4 anni, poi depennato con inchiostro di
diverso colore.
Nei registri parrocchiali non sono annotati nemmeno i nomi dei
soldati uccisi durante i conflitti a fuoco del 2 e 3 gennaio, ad eccezione del
comandante della cavalleria di Alcamo,
Antonino Varvaro di anni 26 e del capitano dell’esercito Carlo Mazzetti di anni 38 (Liber
Defunctorum del 1862, f.80r).
Il Dr.G. Calandra, a pag 76 della sua opera “l’avvocato e il parricida” indica altri militari morti: il
brigadiere Mariano Bocchini
comandante la stazione dei carabinieri locale e del milite a cavallo Giuseppe
Lazzara (Salvatore Costanza, La Patria
Armata, Corrao Editore,1989, pag.197).
Risultano morti anche 7 soldati ed undici feriti. Il che significa
che la battaglia fu cruenta.
Non risultano, secondo le fonti di cui disponiamo, altri morti. Né
tra i ribelli di Turriciano, né di altri militari.
Oltre ai bersaglieri del generale Quintini, per ristabilire l’ordine
a Castellammare, giunsero da Alcamo altri 256 militi. Anche ad Alcamo c’era
rivolta come a Castellammare.
Fu ucciso Ciro Montecchini,
di anni 25, ufficiale di fanteria, nativo di Sant’Antonino di Susa. Furono
feriti anche quattro carabinieri. Pare strano che non vi siano stati morti tra
i rivoltosi.
Un eccidio senza fine, fucilati senza processo, nessun brigante
morto, secondo le fonti ufficiali, ma solo un prete borbonico preso con le armi
in mano, vecchi e bambini.
Qualche ufficiale piemontese depennò la morte di Giuseppe Magaddino, sicuramente
fucilato, forse perché parente di qualche renitente alla leva. Angela Romano, fu registrata nel libro
dei morti, solo in seguito.
Galante e Carollo, ci hanno voluto illuminare su quella strage e
sulla repressione barbara del generale dei bersaglieri Pietro Quintini. Ma
faremo altre ricerche negli archivi polverosi e nascosti, siano essi archivi
della polizia, dell’esercito, o delle prefetture. Il Sud e il Nord vogliono
sapere.
ANTONIO CIANO
Fonte: visto su BRIGANTI
del 3 gennaio 2015
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