Annibale Bugnini: "La riforma liturgica, c'est
moi!"
Rorate
caeli ha pubblicato un
estratto di un recente libro di P. Anscar Chupungco OSB, ex Presidente
del Pontificio Istituto liturgico in Roma, liturgista vecchio stile, quindi,
critico fervente di Liturgiam Authenticam (il documento pontificio che
ha tentato, con poco successo, di riportare ordine nel novus ordo) e
ancor più del motu proprio Summorum Pontificum, nonché indiscusso guru
della camarilla liturgistica nelle Filippine (eh sì, ogni paese ne ha
una, così come ogni paese ha la propria delinquenza, le proprie calamità
naturali, i propri alcoolisti). In
questo testo, intitolato What, Then, Is Liturgy? Musings and Memoir, l’unica parte degna di
menzione (il resto pare essere la solita risciacquatura di piatti di idee
vecchie spacciate per ‘aggiornamento’ ad un mondo che nel frattempo è cambiato)
è quella contenente indiscrezioni sul dietro le quinte della riforma liturgica
sotto Paolo VI e Giovanni Paolo II, come pure estese riflessioni sulla liturgia
mescolata con critiche delle politiche dell'attuale pontificato. Il libro contiene anche proposte di Chupungco
per demolire quel che resta del rito romano, onde continuare ciò che egli
considera come il programma incompiuto della riforma liturgica post-conciliare.
Ecco un estratto dalle pagine 3-4 del testo, edito dalle pubblicazioni
claretiane (Padre Augé potrà essere fiero dei suoi confratelli filippini…). Nel
leggere di Bugnini, non dimentichiamo che la superbia è il peccato più inviso a
Dio e gradito al demonio.
Dopo diversi decenni dalla riforma liturgica ci sono ancora
contrastanti opinioni su ciò che il Concilio aveva veramente intenzione di
realizzare. Ho avuto l'occasione di chiedere al padre Cipriano Vagaggini, un
altro dei miei mentori e uno degli artefici della Costituzione liturgica, che
cosa significasse "sostanziale unità del rito romano". La frase è
oscura, e tuttavia cruciale per l’inculturazione. La sua risposta è stata assai
rivelatrice: "Ho posto la stessa domanda quando stavamo stendendo la
Costituzione, ma nessuno in commissione aveva una risposta!" Strane invero
sono le vie dello Spirito durante il Concilio e sicuramente dopo il Concilio.
Ma a cercar proprio una consolazione, la tensione può essere considerata un
segno incoraggiante che l'interesse per la liturgia non è diminuito nel corso
degli anni. Quando Gut Benno, Abate Primate della Confederazione Benedettina,
fondò il Pontificio Istituto liturgico a Roma nel 1962, i professori di
teologia, come profeti di sventura, lo avvisarono che la liturgia era una moda
che non avrebbe superato la durata della loro vita.
Nel suo libro postumo, La riforma della liturgia, 1948-1975 Annibale Bugnini descrive la grande
opposizione alla riforma conciliare e postconconciliare. Tra i gruppi più
antagonistici che egli ha identificato, i seguenti chiaramente affiggono una
mentalità di controcultura. Il primo è Una
Voce, un gruppo internazionale, per la difesa del latino, del canto
gregoriano e della polifonia sacra contro la musica moderna e in vernacolo. I
secondi sono gruppi indipendenti che spesso erano ostili ai cambiamenti
liturgici avanzati dalla Santa sede. Tra loro Bugnini nomina l'American Catholic Traditionalist
Movement, e individui come il giornalista italiano Tito Casino [sic],
che nel suo libro la tunica stracciata attaccò aciamente l'uso del vernacolo;
il Cardinale Alfredo Ottaviani e il Cardinale Antonio Bacci, che hanno
sostenuto strenuamente l’opposizione contro il nuovo Messale a causa dei suoi
elementi asseritamente "eretici", "psicologicamente
distruttivi" e "protestanti"; e il francese abbé Georges de Nantes, che chiese
l'estromissione di Papa Paolo VI, accusato di eresia, di scisma e di scandalo.
Anche alcuni dei fedeli devoti che frequentavano la Messa erano contrari
all'uso del vernacolo. Nella Chiesa di Sant'Anselmo, un'anziana signora mi
corresse mentre le stavo offrendo la comunione: "non dicitur ' Il
corpo di Cristo,' sed 'Corpus Christi'!" (In latino perfetto lei mi
esortò a dire "Il corpo di Cristo" in latino, non in italiano.)
Bugnini stesso, allora Segretario della Congregazione del
culto divino, non è stato risparmiato. Era una persona sistematica che ha
programmato la riforma liturgica e ha coraggiosamente spinto la sua attuazione
contro tutte le opposizioni. Ricordo che in una delle sue visite al Pontificio
Istituto liturgico ha dichiarato, "Io
sono la riforma liturgica!" In più di un modo la sua
autovalutazione era corretta. La riforma postconciliare non avrebbe progredito
con passi da gigante se non fosse stato per il suo spirito intrepido e la sua
tenacia. A coronamento delle sue realizzazioni liturgiche il Vaticano lo
promosse al rango di delegato papale in Iran, dove divenne famoso nel mondo
secolare per aver negoziato con successo il rilascio degli ostaggi americani.
L’autore spaccia come un'effettiva promozione al
merito la cacciata a Teheran, che l’interessato stesso, ossia l’arcivescovo Bugnini, considerò nelle sue Memorie
come un esilio dovuto al fatto che Paolo VI si era convinto della sua
affiliazione massonica. Questo Ciupaciup filippino si spinge talmente
nell’agiografia di sant’Annibale da oltrepassare ogni soglia del ridicolo e,
soprattutto, della buona fede: è credibile che non abbia letto le Memorie del
suo Maestro? Quanto al ruolo del pro-nunzio nel condurre quelle trattative
con Komeini, la cosa ci giunge affatto nuova.
Comunque, una cosa da meditare che traspare da questo pur
breve estratto è che la riforma liturgica fu l'opera di una ristrettissima
minoranza, agguerrita e organizzata, sulle spalle dell'ecumene cristiana (il
liturgista filippino non a caso menziona l'opposizione nelle parrocchie, o
il ruolo decisivo dell'interventismo di Bugnini; e non dimentichiamo che la
cosiddetta messa normativa, ossia il primo tentativo di nuova messa sottoposto
al giudizio dei padri conciliari, a concilio finito, fu respinta, per poi
entrare in vigore tal quale). La storia è mossa dalle minoranze: in questo, il
marxismo-leninismo ha visto giusto. E allora, tradizionalisti di tutto il
mondo, unitevi; e, per parodiare il Manifesto del partito comunista,
aggiungiamo pure che uno spettro si aggira per l'Europa, quello del
ritorno alla Liturgia di Sempre. E tutte le potenze ecclesiali della Vecchia
Europa (e non solo) si sono coalizzate in una santa caccia alle streghe contro
questo spettro...
Enrico
ALCUNI COMMENTI
LDCaterina63 (16
ottobre 2010)
Purtroppo non si finirà mai di girare il coltello in questa
piaga, difficilmente estirpabile se non dall'Alto, dal momento che dal Concilio
si decise che fosse giunta l'ERA DELLA MISERICORDIA DI DIO e della tolleranza
del peccato....come se Dio in questi Duemila anni avesse usato la Chiesa
esclusivamente per condannare....e come se la Liturgia della Chiesa fosse stato
così e da sempre il CAPRO ESPIATORIO di tutte le inquietudini umane da
scagliarsi contro quella Chiesa "Maestra" di vita e di costumi....
A quanto detto sopra è bene menzionare un altro
sacerdote, padre Josè-Apeles Santolaria
de Puey y Cruells (Barcellona 1966).
Sacerdote, avvocato e giornalista è laureato in
Giurisprudenza e Diritto Canonico e presso la Scuola Diplomatica spagnola si è
diplomato in Studi Internazionali.
E' inoltre Cappellano dell'Ordine di Malta ed è
collaboratore di Radio Vaticana ed è inoltre autore di notevoli studi e
articoli sulla storia della Chiesa e sulla storia dei Pontefici.
Che ha scritto il libro: "Papi in libertà" dove possiamo leggere questo passo:
In verità, come è facilmente dimostrabile, Paolo VI non era
di queste intenzioni, eppure lasciò fare e finì egli stesso per adeguarsi alle
iniziative di Bugnini....
E' scandaloso apprendere che nel 1967 il Concilium che stava
ancora lavorando, diede alla luce un formulario che chiamò "Missae
normativa", elaborato con la collaborazione di ben sei protestanti, e che
fu portato ai vescovi per l'approvazione....
Il bello è che i vescovi infatti
NON accettarono questo formulario e che anzi, scatenò come era giusto che
fosse, molte reazioni contrarie che alla fine esso venne ritirato ma non gettato,
bensì tenuto nel cassetto in attesa di "tempi migliori"...
Con astuzia luceferina il testo venne ritoccato qua e là
senza modificare la sostanza che aveva invece ottenuto la negazione dei Padri,
e portato davanti a Paolo VI il quale, incredibilmente, lo approvò con il nome
di "Novus Ordo Missae"...
Era il trionfo dell'ala progressista-modernista, ce
l'avevano fatta, avevano vinto la loro battaglia!
Di conseguenza nella Nuova Messa abbiamo il contributo dei
protestanti che guarda il caso NON credono nella Presenza Reale!
La nascita di questa Riforma resterà inspiegabile ed
incomprensibile nella storia della Chiesa.
don Camillo16 ottobre
2010
Per la precisione "la Messa Normativa" 1965 era la
Messa di San Pio V senza l'Introibo e il Vangelo di San Giovanni con le
orazioni maggiori (colletta, secrete, post communio) e letture recitate in
italiano ma la "parte sacrificale" in latino... con qualche piccolo
ritocco nel
E poi la riforma di Bugnini incomiciò con al nefasta riforma
della Settimana Santa di Pio XII che neanche Giovannone utilizzo a san Pietro,
dove il Sacerdote PER LA PRIMA volta incominciò a dare, in alcuni momenti
liturgici, le spalle al Santissimo Sacramento; e con la ritraduzione dei salmi
detti di BEA del breviario.
LDCaterina6316 ottobre
2010
Scriveva così Tito
Casini:
I protestanti, ho detto (dimenticando che dovevo dire i
«fratelli separati», e di quale fraternità si tratti è palese presentemente in
Irlanda), per dire appunto i padri e maestri di questi nostri riformatori da
cui essi, come il paggio Fernando della famosa partita, si riconoscono di gran
lunga superati, e ricordare ciò che il santo pontefice pur ora citato diceva e
prediceva, in quella sua prima enciclica alle soglie del secolo: «L'errore dei
protestanti diè il primo passo su questo sentiero; il secondo è del modernismo;
a breve distanza dovrà seguire l'ateismo».
Siamo prossimi a questo, all'ultimo stadio, la «morte di
Dio», e la Riforma, la «nostra», n'è la propellente: il principio protestante,
cuius regio illius et religio, ogni regione la sua religione, ha nel
«pluralismo liturgico» - nella legge del culto autonoma, regionale, lingua e
riti, rispetto a quella del Credo - il suo equivalente, con la conseguenza che
la religione, la vera, la buona, langue in ogni regione, che il pluralismo si
risolve in nullismo, avverandosi in tutte, anche in quelle dove il volgare è
meno volgare, meno barbaro, ciò che il Marshall scriveva, per i cattolici
riformisti, dell'Inghilterra riformata: «Non c'illudiamo: non sarà la liturgia
in volgare a far venire gl'invitati al festino di nozze. La Chiesa anglicana
canta il più bell'inglese davanti ai banchi più vuoti, mentre il (cattolico)
più ignorante in latino intende benissimo ciò che fanno i monaci di Solesmes».
e ancora scriveva profeticamente negli anni '70:
Risorgerà, vi dicevo... [la Santa Messa Tridentina]
risorgerà, come rispondo ai tanti che vengono da me a sfogarsi (e lo fanno, a
volte, piangendo), e a chi mi chiede com'è che io ne sono certo, rispondo (da
«poeta», se volete) conducendolo sulla mia terrazza e indicandogli il sole...
Sarà magari sera avanzata e là nella chiesa di San Domenico i frati, a Vespro,
canteranno: Iam sol recedit igneus; ma tra qualche ora gli stessi domenicani
miei amici canteranno, a Prima: Iam lucis orto sidere e così sarà tutti i giorni.
Areki16 ottobre 2010
La riforma di Bugnini è un "vulnus" nella Chiesa
attuale, una sorta di "peccato originale" che inficia ed ottenebra
tutta la dimensione del culto e anche della fede...... non ci sarà niente da
fare finchè non si riconoscerà ufficialmente il male immenso che è stato fatto
e non si cercherà di porvi rimedio con tempo e determinazione.
Ancora oggi nei paesi dell'Est usciti dal comunismo si
osservano le conseguenze velenose di quella rivoluzione satanica che fu il
comunismo.
Il "Summorum Pontificum" è stato un primo
coraggioso passo, ma bisogna avere il coraggio di aprire gli armadi che
nascondono tanti scheletri e fare veramente pulizia.
Anche se venisse un angelo dal cielo a dirmi che la riforma
di Paolo VI è buona, non è possibile credere, la mia coscienza si sentirebbe
violentata come mi sento violentato da quelli che dicono che il divorzio e
l'aborto sono "diritti civili"......
don Bernardo
Solo la Madonna Immacolata potrà risolvere questo pasticcio
Cantore16 ottobre
2010
La riforma liturgica fu l'opera di una ristrettissima
minoranza, agguerrita e organizzata, sulle spalle dell'ecumene cristianaLa
storia è mossa dalle minoranze: in questo, il marxismo-leninismo ha visto
giusto.
I comunisti sono abituati a fare le cose in questo modo; non
rassegnandosi al fatto che nemmeno la maggioranza dà ragione a loro, ma
bramando di comandare, agiscono da dittatori spacciandosi da democratici. Ecco
perché la "Chiesa parlamentare" del post Concilio è in realtà molto
più totalitaria di quella pre-Concilio.
don gianluigi16
ottobre 2010
Ciò che mi sconvolge è l'ignoranza di mons. Bugnini che
mette mano al cuore della liturgia, la consacrazione, con le seguenti
motivazioni: (“La Riforma Liturgica” C.L.V. Ed. Liturgiche, 1997, pp.447-448)
«Questi cambiamenti
sono dovuti essenzialmente a ragioni di completezza e di chiarezza pastorale.
La cosa si spiegava così:
1° nella Scrittura
non vi è un’unica formula, ma ve ne sono quattro….
2° Nella liturgia
bisogna dunque o scegliere uno di questi testi a preferenza degli altri, o fare
delle formule composte. …. (e chi l’ha detto? Forse che l’eucarestia non è
stata celebrata prima della redazione dei Vangeli?)
3° La formula del
canone romano per la consacrazione del pane (Hoc est corpus meum), accettata
anche dal canone ambrosiano del giovedì santo:… È per se stessa notevolmente
incompleta dal punto di vista della teologia della messa. (!!!!)
4° L’aggiunta
“Mysterium fidei” nella formula del canone romano per la consacrazione del
vino: non è biblica, si trova solo nel canone romano, è di origine e di
significato incerti…. (!!!!!)»
Capito il Nostro liturgo per eccellenza quale finezza aveva
nei confronti del canone romano. Egli, Bugnini, è il vero metro di
discernimento della vera liturgia, altro che il Canone di Roma, egli sedet
super Canonem. Che tristezza di riforma ci siamo dovuti sorbire.
Francesco B.16
ottobre 2010
Buon Enrico, nel 1967 la grande maggioranza dei vescovi e
dei sacerdoti cattolici era contraria alla messa nuova, in quanto
rivoluzionaria e simil-protestante, appartenente ad un'altra e diversa
religione. Ma quarant'anni dopo, grazie al lavaggio del cervello perpetrato proprio
dalla messa nuova nei cuori dei cattolici, la situazione si è totalmente
ribaltata e oggi quasi più nessun vescovo e sacerdote rinuncerebbe alla comoda
messa di Bugnini per tornare indietro. Il progetto demoniaco e satanico di
cambiare la religione cattolica in qualcos'altro si è ormai silenziosamente compiuto
e siamo diventati protestanti senza manco essercene accorti. E' troppo tardi,
ormai, per recuperare ciò che andato perduto. I buoi sono usciti dalla stalla e
non basterà un semplice motu proprio per modificare sostanzialmente le cose. Il
bilancio del Summorum Pontificum, a distanza di tre anni, può ritenersi
fallimentare: qualche Messa tradizionale in più rispetto a prima non ha
cambiato assolutamente nulla. Per il 99 per cento dei sacerdoti e dei vescovi
cattolici niente è cambiato rispetto a prima e la messa di Bugnini continua a
regnare sovrana e incontrastata nel 99,9 per cento delle chiese. Anzi, dopo un
iniziale entusiasmo da parte dei tradizionalisti prima oppressi, la situazione
si è ormai stabilizzata e non dobbiamo più aspettarci balzi clamorosi in
avanti: il numero delle Messe antiche resterà più o meno stabile, purtroppo. Se
a ciò aggiungiamo le deludentissime nomine episcopali che Benedetto XVI dispone
(vedi quel pover'uomo di Nosiglia a Torino), già si può prevedere che neanche i
nuovi cardinali residenziali promuoveranno mai la Messa tradizionale, anzi, la
ostacoleranno. E, dopo Benedetto XVI, chi raccoglierà la sua eredità? Quale
Papa avremo? Betori, Nosiglia, Romeo, Ravasi, Rylko, Marx? Cari amici della
tradizione, l'illusione della rinascita cattolica può dirsi già definitivamente
esaurita. Prepariamoci ad una nuova riforma luterana dentro la Chiesa, ad un
concilio vaticano III, ad un papa Paolo VII, o Giovanni XXIV, o Giovanni Paolo
III. Vogliamo scommettere che il prossimo pontefice prenderà uno di questi tre
nomi? Potrei giurarlo! Vedrete se avrò avuto ragione! Quanto a Palombella, non
fasciamoci la testa: le cose non muteranno sostanzialmente rispetto ad ora e
non sarebbero cambiate di molto neanche se, al suo posto, fosse stato nominato
un maestro eccelso della scuola romana. La situazione generale della Chiesa è
mediocre, se non pessima, e papa Benedetto dimostra di adagiarsi comodamente
sullo status quo.
Anonimo26 settembre
2011
"La Costituzione sulla liturgia rende evidente il
passaggio dello Spirito Santo sulla Sua Chiesa in questo tempo benedetto del
Concilio":
Fonte: da MESSA IN LATINO.IT del 16 ottobre 2010
Nessun commento:
Posta un commento