La divisione dei poteri dello Stato sembrava un principio
cardine, scontato oramai e indiscutibile, indispensabile ai fini della
legittimità dello Stato, un’acquisizione definitiva e irreversibile della
democrazia occidentale; ma evidentemente non era così, almeno in
Italia: con le riforme del Senato e della legge elettorale, il nostro
premier è riuscito a rovesciare il lavoro di Montesquieu, a ritornare a
una struttura statuale come prima della rivoluzione francese. Ora infatti il
premier unisce in sé il potere esecutivo, il potere legislativo, e un’ampia
parte del potere di controllo. Inoltre, non vi sono contrappesi indipendenti da
lui al suo strapotere.
La tesi fondamentale esposta da Montesquieu nel suo celebre
trattato Lo spirito delle leggi, pubblicato nel 1748, è che può dirsi
libero solo quell’ordinamento in cui nessun governante possa abusare del potere
a lui affidato.
Per prevenire tale abuso, occorrono contrappesi e controlli,
occorre che “il potere arresti il potere”, cioè che i tre poteri fondamentali
siano affidati a persone od organi differenti, in modo che ciascuno di essi
possa impedire all’altro di esorbitare dai suoi limiti e degenerare in
tirannia.
La riunione di questi poteri nelle stesse mani, siano esse
quelle del popolo o del despota, annullerebbe la libertà perché annullerebbe
quella “bilancia dei poteri” che costituisce l’unica salvaguardia o “garanzia”
costituzionale in cui risiede la libertà effettiva.
“Il potere corrompe,
il potere assoluto corrompe assolutamente”: è partendo da questa
considerazione, che Montesquieu elabora la teoria della separazione dei poteri.
Per evitare che si conculchi la libertà dei cittadini, il potere legislativo e
quello esecutivo non possono mai essere accentrati in un’unica persona od
organo costituzionale.
Tecnicamente, Renzi perciò ha restaurato lo stato
assolutista pre-rivoluzione francese. Infatti con le sue riforme il
premier domina il partito e ne forma le liste elettorali; domina la camera con
un terzo circa dei suffragi; domina l’ordine del giorno dei lavori; domina il
Senato; sceglie il capo dello Stato; nomina direttamente cinque membri del
consiglio superiore della magistratura e cinque attraverso il capo dello Stato;
nomina o sceglie i capi delle commissioni di garanzia e delle authorities; da
ultimo, quasi dimenticavo, presiede il Consiglio dei Ministri. E
gestisce molte altre cose. Si è fatto controllore di se
stesso. Questo intendo dire quando affermo che è stato superato il
principio della divisione dei poteri dello Stato.
In ciò, Renzi batte
Mussolini, perché l’espansione dei poteri del Duce incontrava la
limitazione data dalla presenza del re a capo dello Stato, il quale non
era scelto, ovviamente, dal Duce ed era al di sopra del suo raggio
d’azione, tanto è vero che il Re lo fece arrestare nel 1943. Rispetto questo, Renzi è più simile a Hitler,
perché anche in Germania non c’era la monarchia.
L’abolizione della separazione dei poteri dello Stato è un
salto costituzionale tanto lungo e radicale quanto sarebbe il salto per passare
alla legge islamica. Eppure, chi se ne accorge? Il popolo è scusato, dato che
le stime ufficiali rilevano un 47% di analfabetismo funzionale e solo un 18%
capace di capire testi un po’ complessi.
Ma dove sono i liberali, i democratici, i
costituzionalisti, i filosofi, i politici, gli intellettuali, che fino a ieri
si riempivano la bocca di antifascismo, costituzione, resistenza, garanzie?
E i magistrati che dimostravano con la Costituzione sotto il
braccio togato?
Perché tacciono di fronte alla concentrazione dei poteri in
un’unica persona, di fronte all’abolizione dei controlli e dei bilanciamenti?
Perché non insorgono come facevano in passato per molto,
molto meno? Se non ora, quando, vostro Onore?
O sono cambiati gli ordini di scuderia?
Forse voi, maliziosi lettori, pensate che siano tutti
diretti sul carro del vincitore, alla mensa del principe.
Ma che male ci sarebbe, a questo punto?
I poteri forti, la cosiddetta Europa del Bilderberg e di
altri simili organismi, hanno capito che le inveterate caratteristiche
sociologiche italiane non consentono il risanamento morale, la legalità e
l’efficienza. Non provano nemmeno a metterci le mani. Sì sono convinti che per
governare e spremere questo paese ci vuole invece proprio il suo autoctono,
tradizionale regime buro-partitocratico, con i suoi poteri collegati.
Attraverso Renzi e Berlusconi lo hanno perfezionato, stabilizzato,
costituzionalizzato, ponendo tutto nelle mani del segretario del partito forte,
controllore di se stesso.
Honni soit qui mal y
pense. Adieu, Montesquieu. Vive le renzien régime!
Marco Della Luna
Fonte: Visto su Marco Della Luna del 29 gennaio 2015
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