Ecco cosa scriveva il linguista, Gerhard Rohlfs, sulla
lingua parlata da Napoli a Taranto durante un suo viaggio del 1924:
“ …Il viaggiatore che, in uno scompartimento di III
classe nel tragitto da Napoli a Taranto, presti attenzione alla conversazione
dei contadini che salgono ad ogni stazione, si renderà subito conto che nel
primo tratto – se si trascurano variazioni nell’intonazione e differenze locali
minime – la base linguistica è sorprendentemente unitaria. Ma subito dopo la
profonda valle del Platano, dalla stazione di Picerno in poi il quadro cambia.
Improvvisamente arrivano all’orecchio del viaggiatore forme foniche che non si
adattano assolutamente alla situazione osservata fino a quel momento… E così si
continua anche dopo che il treno ha superato le stazioni di Tito e Potenza.
Soltanto a partire da Trivigno queste caratteristiche scompaiono e, mentre il
treno tra le brulle e selvagge montagne della valle del Basento si dirige verso
il golfo di Taranto, ricompare improvvisamente la situazione linguistica che,
appena due ore prima, era scomparsa così improvvisamente e in modo così
inspiegabile…”
Quindi ancora agli inizi del ‘900 c’era una sostanziale
unità linguistica nell’ex regno Duosiciliano, dove l’unità linguistica viene ad
interrompersi è perchè da Tito fino a Vaglio di Lucania, circa 30 km, si
parla il dialetto gallo-italico che deriva da immigrazioni del ‘500 dal
Piemonte e precisamente dal Monferrato! Altra prova che le Due Sicilie
accoglievano immigrati da tante zone che conferma un certo sviluppo economico
ante-unità d’italia (scritto volutamente in minuscolo).
Ma subito dopo Trivigno e scendendo verso la valle del
Basento fino ad arrivare a Metaponto e poi a Taranto, nuovamente la lingua
parlata era quella Napoletana! Quindi, dopo una breve parentesi ritorna l’unità
linguistica e rimane tale fino al mar Jonio.
Questo deve farci intendere che non abbiamo bisogno di
inventarci storie o leggende come usano fare i “tizi in camicia verde” oltrepò,
noi siamo un popolo unito culturalmente da 700 anni!
Questa unità linguistica sopravvisse fino al 1950 quando
l’introduzione della tv come “scuola” di massa ha fatto in modo che si
diffondesse la lingua italiana al popolo.
Fonte: visto su
BRIGANTI.it del 10 gennaio 2015
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