di GIOVANNI MARINI
Non solo la fiscalità non serve al funzionamento dello
Stato ed è un furto che si intesta come legittimo a discapito delle proprie
comunità, ma è anche un freno alla crescita civile e tecnologica della comunità
che la subisce.
Tersilio è un mugnaio
e vende ad Ambrogio il fornaio la farina per fare il pane, a 2 soldi;
Tersilio ne deve dare 1 allo Stato come imposta e ne guadagna 1. Ambrogio la compra per fare 4 pani
durante la sua giornata di lavoro. Lo vende a 1 soldo l’uno o a Tersilio
il mugnaio o a Spartaco l’esattore o a Gennaro il dipendente statale o a
Silverio l’ingegnere o ad Amilcare e Giacinto gli operai, che hanno a
disposizione 1 soldo a testa per comprarli. Ad Ambrogio fare il pane costa 3 soldi; 2 per
la farina e 1 per le imposte che Spartaco incassa per conto dello Stato e che,
insieme a quello di Tersilio, servono a pagare Spartaco e Gennaro. Ambrogio dal
suo lavoro ottiene 1 soldo di guadagno, però non riesce a fare tutti i pani
necessari per soddisfare la domanda e gli ultimi clienti non trovano mai il
pane da comprare. La cosa non piace e c’è un discreto malcontento.
Tersilio ha a disposizione più farina di quella che
riesce a far comprare ad Ambrogio perché non la può usare non potendo fare
che 4 pani al giorno e, siccome ha una mente brillante e curiosa, propone
ad Ambrogio di costruire una macchina che impasta il pane da sola e più
velocemente in modo da riuscire a fare 6 pani e, finalmente, riesce a vendere
tutta la farina per 3 soldi facendo crescere il benessere della comunità
risolvendo il problema di cui anche lui a volte ha sofferto. Ora 6 su 6
riescono ad avere il pane quotidiano, ma Gennaro chiede per conto dello Stato
non più 1 soldo ma 2 di imposta a Tersilio ed ad Ambrogio, perché per
definizione lo Stato è stupido, classista per natura e considera la ricchezza
altrui una forma di peccato a cui porre rimedio, indipendentemente
dall’orientamento politico della comunità, sicché impone una tassa progressiva
che è l’esatto contrario di ciò che sarebbe utile, cioè che diminuisca col
crescere del guadagno.
Ora Ambrogio spende 5 soldi per fare i pani, 3 per la
farina, 2 per le imposte e guadagna 1 soldo come prima. Lo stesso servizio
viene fatto a Tersilio e nonostante i pani siano cresciuti da 4 a 6 tutti
conservano la ricchezza precedente secondo la volontà dello Stato in base ad un
principio di equità che la cattiva sorte del periodo storico dà come moda a cui
attenersi. Mentre l’intera comunità ha un soldo per soddisfare i propri
bisogni, lo Stato, cioè Spartaco e Gennaro, si ritrovano con la cassa in attivo
per le imposte raccolte di 2 soldi e, siccome è stupido, classista e privo di
buon senso, i due poco di buono si aumentano lo stipendio da un soldo a due
soldi senza alcuna motivazione tranne la disponibilità di ricchezza sottratta
alla comunità.
Avendo due soldi a disposizione comprano da Ambrogio due pani
cadauno lasciandone agli altri solo due, trasformando il progresso
ottenuto da Tersilio ed Ambrogio in una regressione della comunità poiché
elevano l’ingiustizia secondo i principi voluti dallo Stato facendoli passare
come legittimi; la comunità ha aumentato il consumo di risorse senza quei
benefici per cui l’azione creatrice si era mossa. C’è una soluzione al
problema ed è quello che i membri impoveriti della comunità alzino i loro
redditi per compensare l’inflazione indotta dallo Stato con l’aumento del suo
reddito, cioè di Spartaco e Gennaro, creando un inutile ciclo d’inflazione e
della sua compensazione.
Fonte: srs di GIOVANNI MARINI, da Indipendenza di mercoledì 16 gennaio 2013
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