«Fino a che non diventeranno coscienti del loro
potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno
liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere».
(George Orwell, 1984)
La tecnologia come mezzo di controllo sociale per imporre,
attraverso una continua induzione di paure ed ansie, moduli di pensiero e
comportamenti umani totalmente spersonalizzati, asserviti e ideologizzati.
Obbiettivo finale: annichilire qualsiasi sentire, agire e pensare che possa
essere veramente alternativo e concorrente. In sintesi, annichilire la libertà.
Questo è il pericolo su cui ci ammonisce il celebre romanzo 1984
di George Orwell. Ciò nondimeno, in questi anni di crisi tale pericolo non
è lontano da un suo pieno concretizzarsi. Buona parte della società civile e
dell’opinione pubblica sembra non voler vedere questo mostro che cresce;
lentamente e apaticamente essa sta lasciando la propria libertà nelle mani di
un’entità manipolatrice dai tratti allo stesso tempo oligarchici e
collettivistici.
Se vogliamo difendere la libertà (la nostra libertà) dobbiamo innanzitutto scrollarci di dosso
l’apatia e prendere coscienza del nostro potere. Per far questo è necessario “educarci
alla libertà” processo che in primo luogo implica il comprendere e il saper
confutare rigorosamente la logica antirazionale propugnata dai nemici della
libertà.
E’ nel suddetto contesto che va inserita “la battaglia
per la difesa dell’utilizzo del denaro contante”. Una battaglia la cui
finalità, pertanto, non consiste nel rivendicare la supremazia in termini
assoluti di uno strumento di pagamento su un altro (banconote versus
mezzi elettronici), bensì nel riaffermare il diritto delle persone di scegliere
liberamente il modo che ritengono migliore di portare a termine i loro scambi
economici.
Come tutti sanno nel nostro Paese la soglia al di sotto
della quale è possibile utilizzare denaro contante per effettuare pagamenti tra
privati o privati e società od amministrazioni non bancarie è
stata recentemente abbassata fino all’attuale limite di 1000€ .
Nonostante ciò, qualcuno
non ancora sazio di prescrivere restrizioni alle libertà individuali continua a
richiedere l’implementazione di ulteriori “stratagemmi” per
disincentivare e ridurre ancor di più gli spazi d’uso del contante, con
l’intento più o meno esplicito e consapevole di giungere in un futuro alla
totale, o pressoché totale, soppressione di questa modalità di pagamento,
affermando contemporaneamente il dominio artificiale della moneta elettronica.
A supporto della bontà della loro tesi, i promotori ed i
sostenitori della cosiddetta lotta al contante adducono il fatto che tutto ciò
sia pensato e studiato al fine di ottenere gradi maggiori di benessere
generale, equità, progresso, giustizia sociale.
La verità, tuttavia, è assolutamente un’altra: la lotta
contro l’utilizzo del denaro contante non annovera alcuno scopo nobile e le
argomentazioni a suo sostegno sono pure mistificazioni della realtà oggettiva.
L’unico vero obbiettivo di questa crociata consiste nel proteggere e
consolidare il potere, le prebende e l’influenza di quella variegata casta di
soggetti improduttivi che vivono e prosperano soltanto a scapito del lavoro
altrui.
Con il pretesto di perseguire buoni propositi si vuole
soltanto fare razzia dei diritti naturali dei più inermi.
La lotta al contante in quanto strumento fondamentale per
combattere l’evasione fiscale.
Questa è l’argomentazione principale che viene usata da chi
si prodiga per avere una società senza contante. Ad una prima analisi questa
giustificazione sembrerebbe inattaccabile; tuttavia, mediante una disamina più
attenta e approfondita si scopre che il grosso dell’evasione fiscale non ruota
affatto attorno l’utilizzo del denaro contante, ma riguarda invece transazioni
decisamente più sofisticate.
I fenomeni evasivi/elusivi numericamente più rilevanti,
quali l’occultamento di ricavi e compensi o l’indebita deduzione dei costi,
vengono, infatti, messi in atto con l’impiego di strutture e comportamenti
fittizi che prescindono dall’uso del contante e dall’obbligo di avvalersi del
canale bancario per rendere le operazioni tracciabili.
Diffondere l’idea che la maniera più efficace per
contrastare l’evasione fiscale risieda nella lotta al contante significa,
dunque, pubblicizzare volutamente un erroneo convincimento. L’evasione si
combatte mettendo a punto un quadro normativo stabile e facilmente
comprensibile, tagliando il numero degli adempimenti, instaurando un rapporto
di fiducia tra il Fisco e il contribuente e riducendo in maniera sistematica e
ragionevole la pressione fiscale tramite un preventivo calo della spesa e
dell’inefficienza pubblica.
A fronte delle sopraccitate misure, l’eliminazione del
contante non serve praticamente a nulla se non a privare milioni di cittadini
(il popolo minuto) dell’unico formidabile strumento di “dissenso di massa” che
essi possono avere a loro disposizione per non essere sopraffatti da inique
regole e politiche fiscali.
La lotta al contante non incide direttamente sulla
libertà e le abitudini delle persone.
Affermazione semplicemente senza senso. Restringendo le
possibilità per gli agenti economici di scegliere come metodo di pagamento ciò
che essi considerano più adeguato, si va ad incidere per forza di cose
direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Contante strumento scomodo ed obsoleto.
L’esperienza sostiene l’esatto contrario. Nella quotidianità
solamente l’impiego del contante permette ad alcune transazioni di essere
portate a termine in maniera celere e quindi proficua. Di conseguenza,
eliminando o riducendo ancor più drasticamente questa modalità di pagamento, si
introdurranno necessariamente in più parti del sistema economico rimarchevoli
inefficienze che, in ultima analisi, avranno il demerito di rendere
maggiormente complicata la vita delle persone.
La lotta al contante è decisiva anche nella lotta ai
furti e alle rapine.
«Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali
per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la
sicurezza».
Basterebbe citare questo famoso aforisma di Benjamin
Franklin, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, per dimostrare
l’illegittima sussistenza di questo assunto. Ma, poiché è necessario essere
veritieri fino in fondo, si deve anche constatare come l’eliminazione del
contante non rappresenti sicuramente la panacea contro furti e rapine.
Clonazione di bancomat e di carte di credito, manipolazione di conti bancari,
furto d’identità o anche le incresciose aggressioni alle abitazioni dei
cittadini sono tutti esempi di fenomeni criminali sui quali la lotta al
contante non può avere di certo un’incidenza decisiva.
La lotta al contante è una vera e propria battaglia di
civiltà.
Alcuni si spingono a definire addirittura la lotta al
contante come una vera
e propria battaglia di civiltà, dando sostanzialmente origine ad una nuova
forma di polilogismo (Il polilogismo è la dottrina che nega l’uniformità della
struttura logica della mente umana): da
una parte c’è chi ripudiando l’utilizzo del denaro contante ha sposato la
cultura della legalità, dall’altra parte c’è chi non ripudiando tale utilizzo
ha deciso di porsi, almeno teoricamente, al di fuori di questa cultura.
Questa presa di posizione è soltanto un grezzo espediente
per evitare qualsiasi confronto approfondito, critica o discussione sul merito.
Trattasi di falso razionalismo utile a nascondere l’irragionevolezza e
l’illogicità di una tesi. Non avendo a proprio sostegno argomentazioni davvero
valide, l’esercito della lotta al contante sposta la sua lotta sul terreno
della pura ideologia allontanandosi così in maniera intenzionale dalla realtà
delle cose.
Dinanzi ad un atteggiamento del genere si può comprendere
appieno la posizione di chi ostinatamente porta avanti la crociata contro il
contante: trovandosi nell’impossibilità di avere l’avallo della verità
scientifica, tenta scorrettamente di plagiare la mente dei propri interlocutori
«Chi cerca di realizzare il paradiso in terra, sta in
effetti preparando per gli altri un molto rispettabile inferno»
(Paul Claudel)
“Eliminare il contante rappresenterebbe un atto di
spoliazione dei nostri diritti alla libertà”.
La progressiva eliminazione del contante e la simultanea
imposizione dall’alto della moneta elettronica alimenta il potere arbitrario e
discrezionale delle élites politiche e finanziarie. Il costante
consolidamento di questo potere è da ritenersi estremamente pericoloso poiché
sottende, in conclusione, l’indotta accettazione di una società dalle caratteristiche
distopiche dove l’uomo non è concepito come fine, bensì come mero mezzo.
Per impedire tutto ciò bisogna iniziare a far sentire il
nostro grido di disapprovazione.
Vai ai 10
Punti per Il Contante Libero il Manifesto in versione short.
10 PUNTI PER IL CONTANTE LIBERO
10 Punti per Il Contante Libero (Il Manifesto in
versione Short)
1- Eliminare o limitare il CONTANTE è un grave
atto contro la libertà dei cittadini.
2- Eliminare o limitare il CONTANTE significa
affidarsi a canali elettronici tenuti sotto controllo da poche entità che
avrebbero in mano il monopolio dei mezzi di transazione finanziaria. La Moneta
Elettronica è lecita ed utile ma deve rimanere una Libera Scelta.
3-Eliminare o limitare il CONTANTE è un “regalo” alle
Banche ed alla Finanza che guadagnano su tutti i pagamenti, salvo quelli in
contanti.
4- Eliminare o limitare il CONTANTE significa
colpire un MEZZO di pagamento semplice, efficace, poco costoso e uguale per
tutti.
Affidarsi ai canali elettronici significa altresì dover
sottostare al pagamento di commissioni ad ogni atto di pagamento. 100 euro in
contanti dopo 100 passaggi di mano sono sempre 100 euro. 100 euro elettronici
dopo 100 passaggi sono diventati 45 euro. 55 euro sono “svaniti” per finire in
mano a Banche&affini.
5- Eliminare o limitare il CONTANTE significa
perdere la proprietà diretta e MATERIALE dei propri risparmi che diventano
virtuali, sotto la tutela ed il controllo di terzi. E’ pertanto possibile, con
un semplice click, impedirci di accedere alla nostra liquidità o di prelevare i
nostri risparmi, che appartengono solo a noi ed a nessun altro. In tempi di
Grande Crisi e di rischio Default questo punto è quanto mai vitale ed
importante.
6- Eliminare o limitare il CONTANTE
significa infliggere un durissimo colpo al nostro diritto alla PRIVACY.
“L’occhio di una telecamera” ci spierebbe 24 ore su 24,
rendendoci soggetti non solo ad un controllo pervasivo ma anche arbitrario, in
balia alle imprevedibili evoluzioni socio-politiche della Storia. Immaginate
se un domani questo potere finisse in mano ad un novello Hitler o Stalin, o
peggio, ad un banchiere.
7- Eliminare o limitare il CONTANTE è
contro la natura dell’uomo: otterrai solo un fiorente mercato nero.
8- Eliminare o limitare il CONTANTE come misura
di Lotta all’Evasione è un’assurdità che nasconde i veri scopi dei promotori di
questa “crociata”: il contante è un MEZZO ad ampia diffusione che solo
marginalmente viene usato in modo illegale. La vera evasione passa attraverso
ben altri canali, quasi tutti elettronici e sotto il controllo delle banche.
9- Invertendo lo slogan delle lobbies che
vogliono eliminare il contante, possiamo affermare che “La difesa del contante
è una vera e propria battaglia di civiltà” (e di libertà).
10- PER IMPEDIRE CHE AVVENGA L’ELIMINAZIONE DEL
CONTANTE bisogna diffondere le nostre critiche razionali e far sentire il
nostro grido di protesta e disapprovazione.
Tutti dobbiamo sentirci coinvolti e partecipare.
PETIZIONE PER IL CONTANTE LIBERO
Firma Ora
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per il Contante Libero in Versione Integrale
BERSANI FARÀ LA GUERRA AL
CONTANTE. OPPONIAMOCI
Articolo di Maurizio
Blondet | 03 Gennaio 2013
Dall’estate le banche svedesi hanno messo in atto la più
determinata offensiva ai pagamenti in contanti. Coadiuvate dalla rete di banda
larga più avanzata del mondo e sotto la regia della Banca Centrale, Riksbank,
tre delle quattro maggiori banche del Paese, ossia 530 delle 780 filiali, non
accettano banconote in pagamento né pagano in contanti. Ormai 200 su 300 uffici
della Nordea Bank, e tre quarti degli sportelli della Swedbank, fanno solo
transazioni elettroniche.
«Stiamo attivamente riducendo il contante nella società»,
vanta Peter Borsos, portavoce della Swedbank. I motivi proclamati dalla
propaganda sono quelli che già conosciamo: non già che alle banche conviene
prelevare una commissione da ogni transazione, questo no; i pagamenti
elettronici sono più sicuri, riducono il pericolo di furti e rapine, e
soprattutto – per toccare la corda «verde» della popolazione – «il trasporto
del denaro su automezzi blindati produce centinaia di tonnellate di gas-serra;
noi soli della Swedbank emettiamo 700 tonnellate di biossido di carbonio per
questo, con un costo per la società di 11 miliardi l’anno». Orrore, orrore.
Come resistere al richiamo alla responsabilità ecologista?
Ristoranti di sushi ad Uppsala sono passati di botto al «no contanti». Le
chiese luterane (sempre all’avanguardia del politicamente corretto) hanno
approntato all’entrata impianti per raccogliere offerte ed elemosine, i
kollektomat.
Ma la cittadinanza, benché storicamente ligia, progressista
e disciplinata, non sembra abboccare alle meravigliose promesse della «cashless
society». L’anno scorso il valore delle transazioni in contanti è stato di 99
miliardi di krona, solo lievemente inferiore rispetto a un decennio prima. I
piccoli negozi continuano ad accettare pagamenti in contanti tra un terzo e la
metà dei casi. Un’indagine sulla soddisfazione dei clienti delle banche condotto
dallo «Swedish Quality Index» ha mostrato che i clienti sono, appunto, poco
soddisfatti di quelle banche che praticano il «niente contanti».
Il guaio è che il passaggio al «niente contanti» non è stato
reso obbligatorio, e il più grande istituto bancario del Paese, Handelsbanken,
s’è dissociato dall’iniziativa, «vediamo arrivare clienti da altre banche»,
dichiara Kai Jokitulppo, il capo dei servizi privati del grande gruppo
bancario. «Finché i nostri clienti chiedono banconote, è nostro compito, come
banca, fornirle». Le 461 filiali della Handelbanken trattano banconote, tranne
una decina, e la banca si propone di continuare a farlo nel 2013».
La Svezia è all’avanguardia delle sperimentazioni sociali di
marca «progressista»; negli anni ‘90 provò la legalizzazione degli
stupefacenti, per poi tornare indietro quando l’esperimento rivelò un aumento
disastroso del consumo tra i giovanissimi; il progressismo svedese non giunge
fino all’accecamento ideologico. Per questo l’esperimento «no-cash» in corso è
da seguire con attenzione. Perché certamente il prossimo governo Bersani-PD,
con o senza Mario Monti, imporrà anche agli italiani fiere limitazioni all’uso
del contante; più di quanto abbia già fatto Monti vietando i pagamenti oltre
mille euro. Del resto, il «Contrasto all’uso del contante» è già scritto nella
finanziaria di Monti, orwellianamente ridenominata «Decreto Salva Italia».
La convergenza d’interessi fra le grandi banche, il
professore e il Partito a questo fine sono patenti. Basti ricordare che il
presidente dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, ha recentemente chiamato
il contrasto al contante annunciato da Monti «una battaglia di civiltà». E chi
è il presidente dell’ABI? Lo sapete: il compagno Giuseppe Mussari, già capo
supremo del Monte dei Paschi di Siena. La banca dei compagni, che lui e loro
hanno mandato in rovina utilizzandola come vaso della marmellata per le loro
clientele, e che Mario Monti ha salvato in molti modi. Prima, esentando
Montepaschi dal pagamento degli interessi che doveva sui Tremonti Bond, i 2
miliardi di euro che aveva ottenuto in prestito dallo Stato (e non ancora
rimborsati), circa 200 milioni che grazie a Monti noi contribuenti non
rivedremo più. (Tassati
per arricchire i banchieri)
Non è bastato. In bancarotta, Montepaschi avrebbe dovuto
rivolgersi al «mercato» per raccogliere 4 miliardi di fondi. Ma così facendo,
le azioni in mano ai compagni del direttivo PD che possiedono la banca, si
sarebbero diluiti, e il PD avrebbe perso il controllo assoluto della sua vacca
da latte. Ma il «liberismo di mercato» ha incontrato un limite in questo caso.
Il governo Monti ha versato a Montepaschi i 4 miliardi che gli servivano: come
ha notato sarcastico Tremonti, é l’intero gettito dell’Imu sulla prima casa.
Invece di impiegarlo per i tanti pressanti bisogni del Paese, dalla riduzione
del debito alle pensioni degli esodati (ridotti in quello stato dalla Fornero),
il governo «tecnico» ha semplicemente girato l’introito fiscale della
patrimoniale alla banca dei rossi. Che è un buco nero da cui nulla sarà più
restituito.
Da qui si capisce che Bersani e il suo governo comunista, e
i banchieri, abbiano il medesimo interesse all’abolizione del contante nelle
transazioni, come ne hanno all’imposizione di una più feroce patrimoniale sui
piccoli patrimoni visibili (immobili, conti bancari) per girarla ai grandi
patrimoni finanziari dissestati.
A questa spoliazione del ceto medio il PD porterà tutto il
know-how propagandistico-incitante che ha affinato nei decenni in cui si
chiamava PCI e dipendeva dall’URSS. «Lotta all’evasione», «colpire le grandi
fortune», tutto ciò che invelenisce l’invidia sociale (molla primaria
dell’elettorato di sinistra) sono i motivi che notoriamente vengono agitati.
Quando la sinistra sarà al potere, preso possesso di tutti i
mezzi televisivi di propaganda (pardon, «informazione») di Stato, la
demonizzazione del contante – e di chi lo usa – diverrà assordante.
Non si potrà più ribattere che il contante come mezzo di
evasione conta poco, e solo il piccolo «nero» dei meccanici e degli idraulici,
ma che il governo lascia impunita la grande evasione fiscale fatta per i loro
clienti privilegiati, o per se stesse, dalle banche; sarete bollati come
complici dell’evasione, gente che «non ama la nostra Costituzione». Provate a
dire che il ministro Passera è indagato per una evasione miliardaria fatta
quando era capintesta di Intesa, e fatta a forza di transazioni elettroniche
all’estero, ciò che dimostra che l’evasione riesce meglio senza contanti. (Passera
indagato per frode fiscale)
Il titano bancario anglo-americano HSBC è stato trovato
colpevole (ancorché non processato, «per non destabilizzare il sistema») di
aver riciclato almeno 7 miliardi di dollari dal cartello dei narcos messicani:
ossia ha trasformato vagonate di contanti sporchi in bit elettronici candidi e
profumati. Delitto che un divieto dell’uso del contante non avrebbe certo
ostacolato.
Persino la Bundesbank, ed è tutto dire, ha smentito i miti
demonizzanti sull’uso del contante («insicuro, costoso, inquinante,
pericoloso») in un recente seminario, riscoprendo l’acqua calda, cioè che «il
pagamento in contanti è il più naturale» (e infatti in Germania l’80% degli
acquisti avviene in contanti). (Cash
symposium)
Ma tutte le obiezioni saranno inutili: il governo Bersani
scatenerà la guerra al contante, indurirà la campagna già lanciata da Monti. Lo
farà per molti motivi. Uno, perché questo è uno dei cavalli di battaglia
ideologici delle sinistre, come le «nozze gay», e bisogna accontentare settori
estremi, come la Gabanelli che hanno proposto di tassare l’uso del contante
(perché già, occorre renderlo costoso come l’uso delle carte di credito: le
banche lo chiedono).
Il secondo motivo attiene al fatto che il PD è il nucleo di
grossi e concreti interessi, che «naturalmente» convergono con quelli dei
banchieri. Chi crede Bersani «una brava» persona perché ha una faccia così e
l’accento emiliano, tende a dimenticare che è il rappresentante e l’agente dei
conglomerati d’affari detti Cooperative Rosse: polipi con tentacoli grossi e
idrovori dappertutto, nella grande distribuzione come nella banche, nelle
assicurazioni come nelle grandi opere e nei «servizi» sanitari. Tra parentesi,
le COOP sono dei campioni di evasione fiscale: «legale», ovviamente, perché
profittano di agevolazioni nate nel tempo in cui «cooperativa» voleva dire un
gruppo di operai poveri e solidali, mica Unipol, Ipercoop e CMC. È interesse
del PD sviare l’attenzione verso gli idraulici che fanno il nero.
Finché siamo in tempo, opponiamoci. Converrà ricordare i
motivi profondi per cui il sistema bancario vuole ad ogni costo abolire il
contante. Ovviamente, nei miliardi di pagamenti in contanti le banche non ci
guadagnano nulla, e vogliono trovare il modo di annullare questo «scandalo»,
vogliono estrarre la loro commissione dal caffè e cornetto mattutino, incettare
il loro tributo dalla corsa in taxi e dalle verdure che compriamo al
fruttivendolo. Ma questo è solo il motivo più evidente. Molto più importante è
il seguente:
Imponendo la «cashless society», le banche si liberano
del loro incubo secolare: la corsa agli sportelli. Le banche non hanno
veramente in cassa i soldi che avete dato loro in deposito; li hanno impegnati
dieci o venti volte il loro valore, in «investimenti» vari; lucrano gli
interessi su questa moneta fittizia. Il gioco regge perché la gente non conosce
questo fatto – la frode fondamentale del credito frazionale – e crede che i
suoi depositi «siano al sicuro in banca». Ma basta che spaventata da qualche
crack la massa dei risparmiatori si presenti agli sportelli a reclamare i suoi
depositi, e scopre che essi non ci sono più. Che la banca non ha nemmeno
l’obbligo di restituirli, essendone diventata per il codice civile, la
proprietaria. Ma la corsa agli sportelli rivela la frode fondamentale e scuote
la cosiddetta «fiducia» nel sistema, in modo permanente.
Nella cashless society, il problema è risolto. La banca può
mancare di banconote in cassa, ma non è mai a corto di bit elettronici. Volete
10 mila euro? Oggi, chiamano il direttore, ti dicono che «è vietato», e se
proprio insisti, ti dicono di passare «fra cinque giorni». Domani: pronti, i 10
mila euro sono già versati nel vostro borsellino virtuale, che può essere anche
il vostro smartphone.
E qui si apre un altro grande business, in rapido sviluppo.
Voi umani non siete capaci di vedere quei 10 mila euro in bit sul vostro
smartphone. Ma li «vedono» le migliaia di sensori di cui presto saranno sparse
le città, dai cartelloni pubblicitari alle entrate dei negozi: e faranno a gara
per farveli spendere. Passate accanto a un ristorante? Un SMS vi trilla: «Amico
entra! Oggi lasagne al pesto, cima genovese e tiramisù alla pera!». Un
manifesto della Toyota vi «sente», scruta il vostro borsellino, e vi invita
all’acquisto dell’ultima utilitaria a «9.990 euro TAEG Zero». Qualunque entità
economica o poliziesca vi segue passo passo, conoscendo perfettamente la vostra
identità, la vostra posizione geografica, la vostra possibilità economica e la
capienza del vostro portafoglio in bit.
Non ci credete? È l’esperimento in corso a Tokio, dove
esistono già 650 mila carte (Edy Cards, le chiamano) che possono essere lette
da sensori a distanza, WiFi. Queste carte hanno una inquietante caratteristica:
che non c’è bisogno di strisciarle in una macchinetta, né di digitare un pin o
una password per effettuare il pagamento. Ciò ha un vantaggio: salite in
metropolitana, e il prezzo del biglietto vi viene detratto dal vostro
smartphone automaticamente dal sensore appena passate la bussola girevole. Ciò
ha anche uno svantaggio enorme: un buon gruppo di hacker può svuotarvi il
borsellino elettronico senza che voi ve ne accorgiate. Nasce il borsaiolo
elettronico, con la mano più leggera che si possa immaginare. Ecco il punto da
tener presente quando la banca vi dice che il contante è esposto a furti e
rapine, quindi non è sicuro. Coi bit, la banca si libera da questo rischio, e
lo accolla a voi. Come fa sempre, del resto.
Naturalmente al termine di questo «progresso» ci sono i
chips RFID impiantati sottopelle, che fanno di voi un essere di cui chiunque lo
voglia, e ne abbia i mezzi tecnici, saprà tutto di voi. Saremo alla società
descritta dall’Apocalisse 13, in cui l’Anticristo o il suo portavoce «obbligò
tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e gli schiavi, a farsi mettere
un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere
se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che
corrisponde al suo nome». Numero che, come sapete, è 666.
Sarete perfettamente trasparenti al potere, bancario o
statale che sia (sempre più i due poteri coincidono, essendo ex funzionari di
Goldman Sachs a governare in Occidente). È ciò che pretendono, del resto, i
virtuosi cittadini che militano soprattutto a sinistra, gli innocenti, i puri
angeli che proclamano: «Mi intercettino pure, non ho niente da nascondere,
IO».
Questi innocenti creano il clima, in cui chi non vuole
essere intercettato al telefono o nella e-mail, viene bollato come sospetto, e
oggetto di indagini poliziesche o tributarie. Una società in cui non sarà più
possibile difendere il principio: «Non è affar vostro sapere come spendo i miei
soldi, una volta che li ho guadagnati onestamente», perché ciò sarà visto come
potenzialmente delinquenziale. Dove, cioè, è sospetto l’esercizio della volontà
individuale – altro nome della libertà. La tecnologia fornisce i mezzi a questa
società della trasparenza assoluta, voluta dagli «innocenti» fra noi. Una
società di dossier, dove si accumuleranno i dati imbarazzanti per voi: quel
giorno in cui siete andati fuori porta con l’amante invece che con la moglie,
quel giorno in cui vi siete fatti visitare da uno specialista di un genere di
malattie che non volete divulgare, eccetera, eccetera. Il «magistrato» Ingroia e la procura di
Palermo si volevano tenere care le intercettazioni telefoniche tra Napolitano e
Manini; eppure dicevano che in queste non si configurava alcun reato: e allora
perché tenerle, se non per ricattare?
Una società senza contanti è una società della sorveglianza
totale e più intrusiva: via satellite, fibre ottiche, sensori e chips, sarete
sempre allo scoperto. Nel romanzo 1984, il protagonista Winston poteva almeno
sottrarsi allo sguardo del Grande Fratello dietro una nicchia del muro; qui, nessuna
nicchia. Chi è tentato di dar ragione agli «innocenti» che esigono trasparenza
assoluta, si prenda una vista del tipo di società che vogliono instaurare,
guardando un film degli anni ‘70, l’utopia realizzata in distopia mortale: «La
fuga di Logan».
Vedrà quegli «innocenti», che quando vengono avvertiti da
Logan che la loro felicità governata da un supercomputer termina in realtà
dentro una macelleria cannibalica gestita da un androide in delirio
d’onnipotenza, non gli prestano credito, anzi in pratica nemmeno lo vedono. Ci
ricorda già qualcosa…
E qui veniamo al motivo più fondamentale per cui
personalmente, benché non abbia «nero» da proteggere, sento un pericolo estremo
nella cashless society: che in essa, nessun oppositore politico può più
esistere. Se disturbi il potere vigente, esso ti neutralizza in silenzio,
senza spararti per la strada né arrestarti di notte; ti condanna senza processo
e senza appello. Senza che nessuno lo sappia. Togliendoti i bit-denaro. Il
monitor del Bancomat ti risponde: «Carta di credito non riconosciuta», e tu sei
un paria. A poche ore dal prossimo pasto che non potrai consumare, alla fame
che piega ogni velleità di resistenza. Nemmeno potrai più chiedere l’elemosina
di un panino, o il prestito di un amico. Non avrai nemmeno i soldi elettronici
per comprare un biglietto e saltare sul primo treno per la Svizzera, rifugio di
perseguitati (se hai da mantenerti): Addio Lugano bella, mai più ti rivedrò.
Ora capite meglio la strana convergenza di interessi ed
intese per cui il governo Bersani, in accordo con il tecnico Monti, e il
sistema bancario, vuole abolire il contante. Non è solo che «la sinistra fa
sempre il gioco del grande capitale, a volte perfino senza saperlo» (Spengler).
È che vuole sorvegliarti. Vuole controllare cosa fai, come eserciti la tua
privata volontà (altresì detta libertà), che il Partito trova indebita e
illegittima. La sorveglianza totale è la sua passione e la sua ossessione; è
nel suo DNA fin dai tempi in cui i comunisti non fingevano di essere altro che
comunisti sovietici. Loro devono sapere tutto di te, tu non saprai nulla di
loro: banchieri o partitanti, è lo stesso.
La società della trasparenza globale è a senso unico. Senza
contanti, il Partito – e la Banca, o la banca-partito – ti tiene in pugno. Te e
me, tutti noi.
Se la prospettiva non vi piace, vi invito ad aderire
all’iniziativa Contante Libero, una
raccolta di firme in favore dell’uso e della circolazione del denaro contante,
dunque per impedire alle banche e al governo di controllare la nostra vita e
espropriare la nostra ricchezza, non solo materiale. Il manifesto
dell’iniziativa si trova qui: Manifesto
per il contante libero. Più in breve, 10 Punti per Il Contante Libero: 10
punti per il contante libero.
Il Manifesto per il Contante Libero
«Fino a che non diventeranno coscienti del loro
potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno
liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere».
(George Orwell, 1984)
La tecnologia come mezzo di controllo sociale per imporre,
attraverso una continua induzione di paure ed ansie, moduli di pensiero e
comportamenti umani totalmente spersonalizzati, asserviti e ideologizzati.
Obbiettivo finale: annichilire qualsiasi sentire, agire e pensare che possa
essere veramente alternativo e concorrente. In sintesi, annichilire la libertà.
Questo è il pericolo su cui ci ammonisce il celebre romanzo 1984
di George Orwell. Ciò nondimeno, in questi anni di crisi tale pericolo non
è lontano da un suo pieno concretizzarsi. Buona parte della società civile e
dell’opinione pubblica sembra non voler vedere questo mostro che cresce;
lentamente e apaticamente essa sta lasciando la propria libertà nelle mani di
un’entità manipolatrice dai tratti allo stesso tempo oligarchici e
collettivistici.
Se vogliamo difendere la libertà (la nostra libertà)
dobbiamo innanzitutto scrollarci di dosso l’apatia e prendere coscienza del
nostro potere. Per far questo è necessario “educarci alla libertà” processo
che in primo luogo implica il comprendere e il saper confutare rigorosamente la
logica antirazionale propugnata dai nemici della libertà.
E’ nel suddetto contesto che va inserita “la battaglia
per la difesa dell’utilizzo del denaro contante”. Una battaglia la cui
finalità, pertanto, non consiste nel rivendicare la supremazia in termini
assoluti di uno strumento di pagamento su un altro (banconote versus
mezzi elettronici), bensì nel riaffermare il diritto delle persone di scegliere
liberamente il modo che ritengono migliore di portare a termine i loro scambi
economici.
Come tutti sanno nel nostro Paese la soglia al di sotto
della quale è possibile utilizzare denaro contante per effettuare pagamenti tra
privati o privati e società od amministrazioni non bancarie è
stata recentemente abbassata fino all’attuale limite di 1000€ .
Nonostante ciò, qualcuno
non ancora sazio di prescrivere restrizioni alle libertà individuali continua a
richiedere l’implementazione di ulteriori “stratagemmi” per
disincentivare e ridurre ancor di più gli spazi d’uso del contante, con
l’intento più o meno esplicito e consapevole di giungere in un futuro alla
totale, o pressoché totale, soppressione di questa modalità di pagamento,
affermando contemporaneamente il dominio artificiale della moneta elettronica.
A supporto della bontà della loro tesi, i promotori ed i
sostenitori della cosiddetta lotta al contante adducono il fatto che tutto ciò
sia pensato e studiato al fine di ottenere gradi maggiori di benessere
generale, equità, progresso, giustizia sociale.
La verità, tuttavia, è assolutamente un’altra: la lotta
contro l’utilizzo del denaro contante non annovera alcuno scopo nobile e le
argomentazioni a suo sostegno sono pure mistificazioni della realtà oggettiva.
L’unico vero obbiettivo di questa crociata consiste nel proteggere e
consolidare il potere, le prebende e l’influenza di quella variegata casta di
soggetti improduttivi che vivono e prosperano soltanto a scapito del lavoro
altrui.
Con il pretesto di perseguire buoni propositi si vuole
soltanto fare razzia dei diritti naturali dei più inermi.
La lotta al contante in quanto strumento fondamentale per
combattere l’evasione fiscale.
Questa è l’argomentazione principale che viene usata da chi
si prodiga per avere una società senza contante. Ad una prima analisi questa
giustificazione sembrerebbe inattaccabile; tuttavia, mediante una disamina più
attenta e approfondita si scopre che il grosso dell’evasione fiscale non ruota
affatto attorno l’utilizzo del denaro contante, ma riguarda invece transazioni
decisamente più sofisticate.
I fenomeni evasivi/elusivi numericamente più rilevanti,
quali l’occultamento di ricavi e compensi o l’indebita deduzione dei costi,
vengono, infatti, messi in atto con l’impiego di strutture e comportamenti
fittizi che prescindono dall’uso del contante e dall’obbligo di avvalersi del
canale bancario per rendere le operazioni tracciabili.
Diffondere l’idea che la maniera più efficace per
contrastare l’evasione fiscale risieda nella lotta al contante significa,
dunque, pubblicizzare volutamente un erroneo convincimento. L’evasione si
combatte mettendo a punto un quadro normativo stabile e facilmente
comprensibile, tagliando il numero degli adempimenti, instaurando un rapporto di
fiducia tra il Fisco e il contribuente e riducendo in maniera sistematica e
ragionevole la pressione fiscale tramite un preventivo calo della spesa e
dell’inefficienza pubblica.
A fronte delle sopraccitate misure, l’eliminazione del
contante non serve praticamente a nulla se non a privare milioni di cittadini
(il popolo minuto) dell’unico formidabile strumento di “dissenso di massa” che
essi possono avere a loro disposizione per non essere sopraffatti da inique
regole e politiche fiscali.
La lotta al contante non incide direttamente sulla
libertà e le abitudini delle persone.
Affermazione semplicemente senza senso. Restringendo le
possibilità per gli agenti economici di scegliere come metodo di pagamento ciò
che essi considerano più adeguato, si va ad incidere per forza di cose
direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Contante strumento scomodo ed obsoleto.
L’esperienza sostiene l’esatto contrario. Nella quotidianità
solamente l’impiego del contante permette ad alcune transazioni di essere
portate a termine in maniera celere e quindi proficua. Di conseguenza,
eliminando o riducendo ancor più drasticamente questa modalità di pagamento, si
introdurranno necessariamente in più parti del sistema economico rimarchevoli
inefficienze che, in ultima analisi, avranno il demerito di rendere
maggiormente complicata la vita delle persone.
La lotta al contante è decisiva anche nella lotta ai
furti e alle rapine.
«Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali
per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la
sicurezza».
Basterebbe citare questo famoso aforisma di Benjamin
Franklin, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, per dimostrare
l’illegittima sussistenza di questo assunto. Ma, poiché è necessario essere
veritieri fino in fondo, si deve anche constatare come l’eliminazione del
contante non rappresenti sicuramente la panacea contro furti e rapine.
Clonazione di bancomat e di carte di credito, manipolazione di conti bancari,
furto d’identità o anche le incresciose aggressioni alle abitazioni dei
cittadini sono tutti esempi di fenomeni criminali sui quali la lotta al
contante non può avere di certo un’incidenza decisiva.
La lotta al contante è una vera e propria battaglia di
civiltà.
Alcuni si spingono a definire addirittura la lotta al
contante come una vera
e propria battaglia di civiltà, dando sostanzialmente origine ad una nuova
forma di polilogismo (Il polilogismo è la dottrina che nega l’uniformità della
struttura logica della mente umana): da
una parte c’è chi ripudiando l’utilizzo del denaro contante ha sposato la
cultura della legalità, dall’altra parte c’è chi non ripudiando tale utilizzo
ha deciso di porsi, almeno teoricamente, al di fuori di questa cultura.
Questa presa di posizione è soltanto un grezzo espediente
per evitare qualsiasi confronto approfondito, critica o discussione sul merito.
Trattasi di falso razionalismo utile a nascondere l’irragionevolezza e
l’illogicità di una tesi. Non avendo a proprio sostegno argomentazioni davvero
valide, l’esercito della lotta al contante sposta la sua lotta sul terreno
della pura ideologia allontanandosi così in maniera intenzionale dalla realtà
delle cose.
Dinanzi ad un atteggiamento del genere si può comprendere
appieno la posizione di chi ostinatamente porta avanti la crociata contro il
contante: trovandosi nell’impossibilità di avere l’avallo della verità
scientifica, tenta scorrettamente di plagiare la mente dei propri interlocutori
«Chi cerca di realizzare il paradiso in terra, sta in
effetti preparando per gli altri un molto rispettabile inferno»
(Paul Claudel)
“Eliminare il contante rappresenterebbe un atto di
spoliazione dei nostri diritti alla libertà”.
La progressiva eliminazione del contante e la simultanea
imposizione dall’alto della moneta elettronica alimenta il potere arbitrario e
discrezionale delle élites politiche e finanziarie. Il costante
consolidamento di questo potere è da ritenersi estremamente pericoloso poiché
sottende, in conclusione, l’indotta accettazione di una società dalle caratteristiche
distopiche dove l’uomo non è concepito come fine, bensì come mero mezzo.
Per impedire tutto ciò bisogna iniziare a far sentire il
nostro grido di disapprovazione.
Fonte: srs di Maurizio Blondet | 03 Gennaio 2013
Fonte: da STAMPALIBERA del 4 gennaio 2013
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