di Fabrizio Fiorini
Con tutto il rispetto dovuto alla figura del Presidente
della Repubblica, per imprescindibile senso civico nonché ai sensi dell’art.
278 del codice penale, nonché per la riverenza dovuta alla sua carica
istituzionale e costituzionale che – dice la stessa Carta – dovrebbe avere come
caratteristica primaria quella di “rappresentare l’unità nazionale”, quindi
tutte le componenti sociali, anche i proscritti, gli esclusi, i diseredati, è
tuttavia d’obbligo contestare all’ottuagenario Capo dello Stato una qualche
lentezza nelle sue constatazioni, una vagamente scarsa avvedutezza nella
rilevazione dei fenomeni sociali, politici ed economici che riguardano non già
l’ovattato mondo dei mercati finanziari, bensì la vita e spesso, purtroppo, la
mera sopravvivenza di milioni di connazionali.
Nel corso della recente visita nella Venezia Giulia, il
presidente ha affermato, lapidario: “se i giovani non trovano lavoro,
l’Italia è finita”.
E se ne accorge ora,
signor Presidente?
Lei è nella politica
e nelle istituzioni da oltre sessant’anni e se ne accorge ora?
Non potrà dire anche lei: “eh, ma è la crisi”; non è stato
un fenomeno istantaneo, che uno si sveglia la mattina e “c’è la crisi”.
Non c’è stata una guerra lampo, non hanno bombardato le
fabbriche, non hanno chiuso le università e le scuole, non hanno spruzzato il
diserbante sui campi e avvelenato i pozzi da un giorno all’altro.
L’Italia, signor
Presidente, è finita da un bel po’.
Non è facendo assumere un migliaio di giovani al call-center
o all’Ikea che si risolve tutto.
A voler essere pignoli, Eccellenza, l’Italia è già “finita” centinaia di volte
da quando Lei abita le stanze del potere.
E’ finita, negli
ultimi anni, ogni volta che un suo compatriota si è messa la corda al collo
perché non aveva più di che sfamare la famiglia.
E’ finita ogni
volta che un governo ha preso denaro in prestito da una banca centrale
chiedendolo indietro, con un sistema fiscale predatorio, ai propri cittadini.
E’ finita nel
2003, quando è stato dato un colpo mortale ai diritti dei lavoratori gettandoli
in pasto a ogni sorta di sfruttatori.
E’ finita ogni
volta che si è deciso di mantenere un immigrato clandestino piuttosto che
aiutare un connazionale, perché così volevano la Caritas, Confindustria e i
salotti della “sinistra”.
E’ finita,
l’Italia, nel 2002, quando abbiamo adottato la “moneta unica”;
ed è finita nel
1992, quando abbiamo delegato alla Banca centrale il potere di decidere il
tasso d’interesse con cui ci deve essere prestato il denaro;
ed è finita nel
1981, quando l’ultimo residuale potere del ministero del Tesoro sulla Banca è
stato cassato per legge.
E’ finita ogni
volta che la penna di un politicante ha servilmente firmato il trattato di
Schengen, quello di Maastricht, il Patto di stabilità, il Fiscal compact.
E’ finita, signor
Presidente, ogni volta che un nostro soldato è stato mandato a morire per
guerre d’aggressione al seguito degli americani; ogni volta che è stato leso
l’onore dei nostri fanti, dei nostri marinai, dei nostri paracadutisti, dei
nostri avieri costretti a uccidere innocenti iracheni, afghani, serbi.
L’Italia non rischia di finire nel 2014, perché Ella si è
accorto che il 40% dei giovani non ha lavoro.
E’ finita negli
anni Novanta, quando avete detto “privatizziamo tutto” e tutti saremo più
ricchi. Quando avete dismesso l’industria dello Stato, quando avete ucciso
l’agricoltura, quando avete delegato a una cricca di eurocrati il potere di
decidere anche come schiacciare l’uva e come tagliare il grano.
L’Italia è finita
nel bagagliaio della R4 in cui è morto Aldo Moro, sulle spiagge della Tunisia
in cui è morto Craxi, colpevoli di aver timidamente proposto modelli di
sviluppo “non allineati” a questa povera Repubblica.
E’ finita
sull’aereo di Enrico Mattei.
E’ finita a
piazza Fontana, a Ustica, sul treno Italicus, alla stazione di Bologna, quando
i poteri d’oltreoceano decisero di mantenere un “ordine politico” cercando di
minare l’ordine pubblico.
E’ finita, questa
povera Italia, negli anni sessanta e negli anni settanta, quando le forze sane
del Paese furono fatte scannare nelle piazze in nome di un “antifascismo” e di un
“anticomunismo” da operetta, in una guerra di artefatti e velenosi “opposti
estremismi”.
E’ finita quando
ci siamo inchinati alla Nato, all’Unione Europea,
è finita ogni
volta che una bandiera a stelle e strisce è stata piantata su una delle oltre
cento basi militari che occupano il Paese da settant’anni a questa parte.
E’ finita ogni
volta che viene stroncata una voce libera, ogni volta che un concittadino
finisce in carcere per reati d’opinione, ogni volta che viene applicata la
censura sul libero pensiero.
Qualcuno, Eccellenza, non cade più nell’imbroglio.
L’Italia non rischia
affatto di finire: questa Italia, la vostra Italia, è già finita.
E’ finita nel
1945, quando una buona parte della Sua generazione, in intelligenza col nemico,
perse la guerra e la consegnò, da Lampedusa al Brennero e unitamente al destino
di milioni di cittadini, in mano al potere apolide della finanza, alla
dittatura atlantica del capitalismo selvaggio, alla tirannia del pensiero
unico, al magma indistinto dell’omologazione, al mesto destino della perdita di
ogni identità.
Alla nostra generazione invece, e a quelle che verranno, il
compito di mutarne le sorti, di raddrizzarne la schiena, di svegliarne la
coscienza. Ad majora.
1 commento:
Grazie mille ma e' proprio di li che l'Italia fini. Prima si fece il paese e poi si provo' a fare l'italiani
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