"Napolitano è
un pericolo per la democrazia in Italia": parole e musica non di
un Beppe Grillo qualsiasi ma della prestigiosa London Review of Books, dove storici e ricercatori britannici hanno
condannato l'operato di re Giorgio. A cui stanno già fischiando le orecchie:
avviso di sfratto in corso.
L’avviso di sfratto a Giorgio Napolitano arriva da Londra, regno dell’alta finanza europea, per mezzo della prestigiosa rivista London Review of Books.
Gli storici e i ricercatori inglesi, accademici di statura
internazionale, che compongono il board della rivista hanno ospitato e
recensito il nuovo saggio di Perry
Anderson, storico di fama mondiale, la cui conclusione è inequivocabile: “Giorgio Napolitano è la vera minaccia
per la democrazia italiana”.
Altro che il salvatore della patria, altro che “roccia su cui
fondare la Terza Repubblica”, come scrivono i pennivendoli di fiducia.
Secondo Anderson, “Napolitano è una vera pericolosa anomalia, un politico
che ha costruito tutta la carriera su un principio: stare sempre dalla parte
del vincitore".
Il saggio, intitolato “The Italian
Disaster”, racconta – con stile british, asciutto e
senza fronzoli – la vera storia di Re Giorgio.
A cominciare da un fatto incontrovertibile, che pochi conoscono e
che potrebbe scatenare un putiferio: da studente Napolitano ha aderito al
GUF, il Gruppo Universitario Fascista. Lo ha frequentato il tempo
necessario per capire che l’aria stava cambiando e bisognava prendere le
contromisure: salto della quaglia et voilà, Napolitano diventa comunista
sfegatato, plaudendo all’intervento sovietico in Ungheria e asserendo che “solo
i folli e i faziosi possono davvero credere allo spettro dello stalinismo".
Negli anni Settanta diventa “il comunista favorito di
Kissinger", visto che il nuovo potere da coltivare sono ora gli Stati
Uniti.
Ma il meglio, anzi il peggio di sé, Napolitano - secondo la
ricostruzione dello storico britannico - lo offre proprio da presidente della
Repubblica: “Nel 2008 firma il lodo Alfano, che 'garantisce a Berlusconi
come primo ministro e a lui stesso come presidente l'immunità giudiziaria'. Il
lodo verrà dichiarato poi incostituzionale e trasformato nel 2010 nel
'legittimo impedimento', anch'esso dichiarato incostituzionale nel 2011”.
E poi una sequenza inarrivabile per dispotismo, autocrazia e
violazioni di norme elementari: dal mancato scioglimento delle Camere nel 2008,
all'entrata in guerra contro la Libia del 2011 (scavalcando la costituzione,
senza un voto parlamentare e violando un trattato di non aggressione), passando
per le trame con Monti e Passera per sostituire Berlusconi.
Per non parlare, poi, della vicenda della ri-elezione al secondo
mandato ("a 87 anni, battuto solo da Mugabe, Peres e dal moribondo re
saudita") e del siluramento del “nipotino” Letta da presidente del
Consiglio, sostituito dal “nipotino” Renzi, senza passare per le urne.
Secondo quanto scrive Anderson, “Napolitano, che dovrebbe essere
il guardiano imparziale dell'ordine parlamentare e non interferire con le sue
decisioni, rompe ogni regola”.
"La corruzione negli affari, nella burocrazia e nella
politica tipiche dell'Italia sono adesso aggravate dalla corruzione
costituzionale".
E per finire, come un macigno sopra la testa di Re Giorgio, arriva
il paragone con Nixon, il peggiore presidente nella storia americana. Anderson,
infatti, rievoca il caso Mancino e la richiesta di impeachment contro
Napolitano da parte di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso.
La risposta del nostro presidente è stata l'invocazione della totale
immunità nella trattativa Stato-mafia. Ed è proprio in questo che lo storico
britannico parla di “Nixon-style”, termine che evoca scandali come il
Watergate.
“Ma gli esiti italiani sono stati diversi, come ben sappiamo”,
fa notare Anderson.
Adieu, Re Giorgio. Rien va
plus.
Fonte: visto si ECplanet
Fonte: visto su Realta o Fantasia?!
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