di ANDREY LANKOV*
Probabilmente nessuno si sorprende per le notizie secondo
cui nella Corea del Nord, nonostante si preservi la facciata statalista-socialista,
si stia sviluppando con notevole successo l’economia di mercato.
Le stime della sua scala si differenziano notevolmente, il
che non sorprende, considerando l’assenza di dati statistici. Molto
probabilmente, questi dati statistici non sono nemmeno secretati, ma mancano
poiché dal punto di vista ufficiale l’impresa privata non c’è né ci può essere
nella Corea del Nord.
D’altronde il governo ha già deciso da tempo che bisogna
tollerare tacitamente l’imprenditoria privata. Molto probabilmente proprio
l’economia di mercato sommersa è il principale propulsore della crescita
economica osservata nella Corea del Nord nell’ultimo decennio.
Gli imprenditori nordcoreani hanno numerosi problemi legati
ai loro rapporti con lo stato. Uno di essi riguarda le difficoltà nel
sviluppare la loro impresa dopo che avesse raggiunto determinate
dimensioni. In Corea del Nord oggi è del tutto possibile avere un negozio
privato o, diciamo, un laboratorio per la produzione di sigarette.
Certamente l’impresa è clandestina, ma, in sostanza, i
problemi potenziali si risolvono facilmente con il pagamento di una ricompensa
ai funzionari pubblici locali. Tuttavia al di fuori dell’economia ufficiale
possono esistere soltanto delle imprese abbastanza piccole.
Quando si tratta di grandi imprese gli imprenditori
nordcoreani sono costretti a cercare vie d’uscita fuori dagli schemi. Una
delle opzioni più diffuse è la creazione di un impresa pseudostatale. Le
imprese del genere negli ultimi 15 anni sono diventate comuni nei paesaggio
economico nordcoreano.
L’investitore si mette d’accordo con i funzionari sulla
costituzione di un’impresa che si registra come statale. Di solito
l’investitore è nominato direttore. Tuttavia in pratica è anche il
proprietario dell’impresa. E’ proprio lui ad assumere gli operai, acquistare i
macchinari, occuparsi della vendita dei prodotti.
Poiché l’impresa formalmente è statale, si presuppone che i
profitti debbano essere versati su conti correnti statali. Al contrario,
l’investitore versa allo Stato una determinata somma di denaro che può variare
dal 30 al 70 % del profitto. Il resto del profitto va in tasca
all’imprenditore.
Sono particolarmente numerose le imprese nell’ambito della
rete del commercio estero nordcoreano molto ramificato. Uno dei
particolari della Corea del Nord sta nel fatto che, anche se il governo
teoricamente riconosce la sua fedeltà al principio tradizionale socialista del
libero commercio, in pratica ha rinunciato a questo principio già negli anni
1970.
Nella Corea del Nord il commercio con l’estero può essere
realizzato dalle imprese statali, dalle autorità locali e persino dalle unità
militari. Per costituire una società del genere bisogna, innanzitutto,
avere molti buoni agganci. Tuttavia dopo la costituzione di un’impresa sorge la
domanda di come renderla profittevole.
Di solito i funzionari che hanno costituito un’impresa del
genere non hanno né soldi né un’esperienza di attività imprenditoriale di
successo. In queste condizioni si conclude un accordo con un imprenditore
privato che apporta all’impresa le sue conoscenze, agganci e, principalmente,
il suo capitale.
Lui acquista macchinari, assume operai e avvia la produzione
nella sua impresa formalmente pubblica. Nello stesso tempo la società di
commercio con l’estero ha un profitto decente, mentre l’imprenditore non è in
perdita. Cosicché nella Corea del Nord negli ultimi 10 – 15 anni sono
sorte imprese private abbastanza grandi.
Si tratta, ad esempio, di miniere di carbone private e perfino
di aziende petrolchimiche. Già da tempo sono diventati una norma i
ristoranti privati anche se sono registrati come aziende del catering pubblico.
Il capitale privato svolge un notevole ruolo anche nel trasporto delle persone
con autobus o trasporto di merci su camion.
Nello stesso tempo sia i camion sia gli autobus si
registrano come statali. Tutto ciò significa che nell’attuale Corea del
Nord non si sta formando una classe soltanto di piccola, ma anche di media,
borghesia. Formalmente la classe dei capitalisti nordcoreani sembra instabile,
tuttavia sono proprio le loro imprese uno dei principali componenti che
assicurano la sopravvivenza e la crescita dell’economia nordcoreana.
Fonte: visto su LA VOCE DELLA RUSSIA del 14 dicembre 2014
Link: http://italian.ruvr.ru/2014_12_14/La-Corea-socialista-campa-grazie-alleconomia-capitalista-1953/
* Articolo tratto da La
Voce della Russia
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