"Il popolo italiano ha creato col suo sangue l'Impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi."
Citato su una abitazione presso la Pieve di Cadellara di Colognola ai Colli, Verona. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini il 9 maggio 1936 dal balcone di Palazzo Venezia a Roma in occasione della proclamazione dell'Impero in Africa Orientale.
Gli
slogan fascisti sono uno strumento di propaganda usato dal Fascismo, attribuiti
o coniati da Benito Mussolini e scritti sulle facciate delle abitazioni per
iniziativa di Achille Starace.
Abbiamo dei vecchi e dei nuovi conti da regolare:
li regoleremo.[1]
Alle sanzioni militari risponderemo con misure
militari.[2]
Anche con l'opera quotidiana, minuta ed oscura
si fa grande la Patria.[3]
Andremo contro chiunque, di qualunque colore,
tentasse di traversarci la strada.[4]
A noi![5][6]
Ardisco ad ogni impresa. (da Ludovico Ariosto,
Orlando furioso, canto XX, ottava LXXI, verso 2)
Audace e cauto è di pattuglia. Saldo nella
difesa, rapido all'attacco. Tornerai vittorioso alla tua dolce casa.[7]
Autorità, ordine e giustizia.[8]
Badate che l'Italia non fa più una politica di
rinunce o di viltà, costi quello che costi![9]
Baionette italiane: al vostro acciaio è
affidato col destino d'Italia quello dei popoli d'Europa.[10]
Beffo la morte e ghigno.
Bisogna diventare migliori, bisogna che tutti
gli Italiani si considerino soldati fedeli al loro posto, alla loro
consegna.[11]
Bisogna essere forti.[12]
Bisogna soprattutto osare.[13]
Boia chi molla.[14]
Camminare e costruire e se necessario
combattere e vincere.[15]
Chi lavora la terra è considerato tra i
primi.[16]
Chi non è pronto a morire per la sua fede non è
degno di professarla.[17]
Chi osa vince.[18]
Chi si ferma è perduto.[19]
Colui che abbandona la terra senza un supremo
motivo, io lo considero un disertore dinanzi al popolo italiano.[20]
Combattere e vincere.[21]
Come rivoluzione fascista l'intero secolo sta
innanzi a noi.[22]
Con il Duce fino alla morte.[23]
Continuiamo a marciare nella pace, per i
compiti che ci aspettano domani e che fronteggeremo con il nostro coraggio, con
la nostra fede, con la nostra volontà.[24]
Credere, obbedire, combattere.[25]
Datevi all'ippica.
Slogan ancora presente, seppur sbiadito, su una
casa: È l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende
Dieci per dieci: un secolo.[26]
Dio e Patria. Ogni altro affetto, ogni altro
dovere vien dopo. (Giovanni Giuriati, Gioventù fascista, 1931)
Disciplina, concordia e lavoro per la
ricostruzione della Patria.[27]
Dovete sopravvivere e mantenere nel cuore la
fede.
Durare sino alla vittoria, Durare oltre la
vittoria, per l'avvenire e la potenza della nazione.[28]
Dux mea lux.
Duce mia luce.
Dux nobis.
Duce a noi.[29]
Essendo rurali sarete più vicini al mio cuore.
È lo spirito che doma e piega la materia, è lo
spirito che crea la santità e l'eroismo.[30]
È solo l'azione che dà la tempra alle
anime.[31]
È un grande ramo d'ulivo che io annalzo. Questo
ulivo spunta da un'immensa foresta di otto milioni di baionette.[32]
Fascismo è libertà.
Fedeltà è più forte del fuoco.
Eja, Eja, Alalà![33][34] (Gabriele D'Annunzio,
Impresa di Fiume, 7 agosto 1918)
È l'aratro che traccia il solco, ma è la spada
che lo difende. E il vomere e la lama sono entrambi di acciaio temprato come la
fede dei nostri cuori.[35]
Fede illumina. Amore abita. Pace amministra.
Onore adorna.[36]
Fermarsi significa retrocedere.[37]
Fino alla vittoria.
Forze armate e popolo sono tutt'uno.[38]
Gli italiani debbono farsi una mentalità
autarchica.[39]
Hanno diritto all'impero i popoli fecondi.[40]
Il credo del fascista è l'eroismo, quello del
borghese l'egoismo.[41]
Il destino dei popoli che si sono inurbati ed
hanno abbandonato la terra è storicamente segnato, è la decadenza che li
attende.[42]
Il Duce ha sempre ragione.
Il fascismo considera i contadini in guerra e
in pace quali forze fondamentali delle fortune della Patria.[43]
Il fascismo non vi promette né onori, né
cariche, né guadagni, ma il dovere e il combattimento.[44]
Il fascismo stabilisce l'eguaglianza verace e
profonda di tutti gli individui di fronte al lavoro e di fronte alla
Nazione.[45]
Il fascismo vuol preparare le giovani
generazioni al lavoro e al combattimento.[46]
Il fascista disdegna la vita comoda.[47]
Il lavoro è la cosa più alta, più nobile, più
religiosa della vita.[48]
Il lavoro italiano non andrà più a fecondare le
terre altrui.[49]
Il lavoro tranquillo, ordinato, intelligente,
deve diventare la norma fondamentale di vita di tutti i buoni cittadini
italiani.[50]
Il nemico del Fascismo è il tuo nemico: non
dargli quartiere. (da Decalogo del milite fascista, 1928)
Il nemico vi ascolta. Tacete![51]
Il numero è potenza.[52]
Il nuovo impero è stato fatto dal popolo, è
impresa di popolo.[53]
Il popolo italiano ascolta le parole, ma
giudica dai fatti.[54]
Il popolo italiano ha creato col suo sangue
l'Impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue
armi.[55]
Il ricordo delle antiche prove freme nei nostri
cuori così come l'impeto verso il futuro.[56]
In questo mondo scuro, tormentato e già
vacillante, la salvezza non può venire che dalla verità di Roma, e da Roma
verrà.[57]
Io conosco bene i rurali d'Italia e so che essi
sono sempre pronti a far zaino in spalla, cambiare la vanga col fucile.[58]
Io mi vanto sopratutto di essere un rurale.[59]
Io preferisco coloro che lavorano duro, secco,
sodo, in obbedienza e possibilmente in silenzio.[60]
I popoli che non amano portare le proprie armi
finiscono col portare quelle degli altri.[61]
I popoli forti sanno guardare in faccia il
proprio destino.[62]
I soldati italiani sono oggi i migliori del
mondo.[63]
Italia agli italiani.
Italia dura, Italia volitiva, Italia
guerriera.[64]
Italia proletaria e fascista, Italia di
Vittorio Veneto e della Rivoluzione, in piedi![65]
I vecchi conti d'Africa sono regolati fino al
centesimo.[66]
L'esercito è garanzia sicura dei destini della
patria.[67]
La bandiera si onora degnamente in un modo
solo. compiendo sempre e comunque il proprio dovere.[68]
La classe lavoratrice è la potenza, la
speranza, la certezza dell'avvenire d'Italia.[69]
La garanzia della pace riposa sulle nostre
forze armate.[70]
La libertà senza ordine e disciplina significa
dissoluzione e catastrofe.
La marcia continua perché altre mete attendono
il segno romano della nostra conquista.[71]
La mia ambizione è questa: rendere forte,
prosperoso, grande, libero il popolo italiano.[72]
La pace riposa sulle nostre forze armate.[73]
La Patria è la più grande, la più umana, la più
pura delle realtà.[74]
La Patria non si nega, ma si conquista.[75]
La Patria si serve anche facendo la guardia a
un bidone di benzina. (da Decalogo del milite fascista, 1928)
La più profonda eloquenza è nei fatti.[76]
La popolazione italiana può dirsi
all'avanguardia per probità, per onestà, per laboriosità, per diligenza, per
intelligenza.[77]
La potenza di un popolo dipende dalla sua massa
numerica e dalla sua fedeltà alla terra.[78]
La razza domina e sviluppa e feconda la terra[79]
La rivoluzione fascista continua.[80]
La rivoluzione fascista ha trovato le sue
migliori legioni fra i rurali.[81]
La stasi debilita, l'azione rinfranca.[82]
La terra e la razza sono inscindibili.
Attraverso la terra si fa la storia della razza e la razza domina e sviluppa e
feconda la terra.[83]
La terra non tradisce mai.
La vera fonte, la vera origine di tutta
l'attività umana è la terra.[84]
La vittoria africana resta nella storia della
Patria integra e pura come i legionari caduti e superstiti la sognavano e la
volevano.[85]
Le frontiere non si discutono, si
difendono.[86]
Libro e moschetto, fascista perfetto.[87]
L'Italia a mio avviso deve rimanere una Nazione
a economia mista, con una forte agricoltura, che è alla base di tutto.[88]
L'Italia avrà il suo grande posto nel
mondo.[89]
L'Italia desidera la pace, ma non teme la
guerra.[90]
L'Italia ha finalmente il suo impero. Impero
fascista, perché porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza
del littorio romano.[91]
L'Italia in camicia nera è e sarà
invincibile.[92]
L'Italia non farà più una politica di rinunce o
di viltà.[93]
L'Italia oggi serve la causa della civiltà
umana.[94]
L'obbedienza dev'essere pronta, rispettosa e
leale.[95]
Lo slancio vitale del popolo italiano non fu e
non sarà mai fermato!
Lo Stato fascista è una volontà di potenza e
d'imperio.[96]
Marciare per non marcire.[97]
Meglio lottare insieme che morire da soli.
Meglio vivere un giorno da leone, che cento
anni da pecora.[98]
Me ne frego.[99]
Mentre in tante parti del mondo tuona il
cannone, farsi delle illusioni è follia, non prepararsi è delitto. Noi non ci
illudiamo e ci prepariamo.[100]
Molti nemici, molto onore.[101]
Mussolini ha sempre ragione. (da Leo Longanesi,
L'italiano, 11 febbraio 1926; citato in Vademecum del perfetto fascista,
Vallecchi)[102]
Nelle colonie si continua la Patria.[103]
Nell'Italia fascista il capitale è agli ordini
dello Stato.[104]
Nel segno del littorio abbiamo vinto, nel segno
del littorio vinceremo.[105]
Nessuno si illuda di poterci piegare senza
avere duramente combattuto.[106]
Noi eravamo già grandi quando in molte parti
del mondo i popoli non erano ancora nati.[107]
Noi potremo allora, domani, quando tra il 1935
e il 1940 saremo a un punto direi cruciale della storia europea, potremo far
intendere la nostra voce e vedere finalmente riconosciuti i nostri
diritti.[108]
Noi siamo pronti a difendere la nostra folgorante
vittoria con la stessa intrepida e inesorabile decisione con la quale l'abbiamo
conquistata.[109]
Noi sogniamo l'Italia romana, cioè saggia e
forte, disciplinata ed imperiale.[110] (Mussolini)
Noi tireremo dritto.[111]
Noi vogliamo che i giovani raccolgano la
fiaccola, s'infiammino della nostra fede e siamo pronti e decisi a continuare
la nostra fatica.[112]
Non basta essere bravi bisogna essere i
migliori.
Non siamo gli ultimi di ieri ma i primi del
domani.
Non siete disarmati, se il vostro spirito è armato,
se la vostra fede è potente e la vostra disciplina fermissima.[113]
Non si getta il fardello prima di avere
raggiunto la meta.[114]
Non v'è assedio che possa piegarci, né
coalizione, per quanto numerosa, che possa illudersi di distoglierci dalle
nostre mete.[115]
O con noi o contro di noi.[116]
Sostare è retrocedere: slogan su una casa di
San Fili
Oltre alla potenza delle armi, noi possediamo
la potenza dello spirito, cioè la compattissima unità morale del popolo
italiano.[117]
Onorate il pane, gloria dei campi, fragranza
della terra, festa della vita.[118]
Osare, durare, vincere.[119]
Passano gli anni, ma la nostra fede è intatta
come nelle vigilie di combattimento.[120]
Per noi fascisti morire non è morire quando si
muore per l'Italia.[121]
Pondere et igne iuvat.[122]: Aiuta con la massa
e col fuoco.
Prepariamo per difendere l'impero le giovani armate
di domani e poiché esse sono animate dallo spirito fascista saranno
invincibili.[123]
Prima morte che stanchezza. Non mi stanco di
servire. Non mi stanco di giovare.[124]
Pronti, ieri, oggi, domani al combattimento per
l'onore d'Italia.
Quello che abbiamo fatto è importante, ma per
noi è più importante quello che faremo.[125]
Questa è l'epoca nella quale bisogna sentire
l'orgoglio di vivere e di combattere. Questa è l'epoca in cui un popolo misura
al metro delle forze ostili la sua capacità di resistenza e di vittoria.[126]
Questo regime politico parte da un presupposto
indiscutibile ed intangibile: la monarchia e la dinastia.[127]
Ricordare e prepararsi.[128]
Roma doma.[129]
Ringrazia ogni giorno devotamente Dio perché ti
ha fatto italiano (Roma, 7 aprile 1926)
Roma ha dato la civiltà al mondo.[130]
Saluto al Duce.[131]
Saviezza governa. Lavoro opera. Gioia
ricompensa. Fedeltà conserva.[132]
Se avanzo seguitemi, se indietreggio
uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi.[133]
Se combatteremo vinceremo per la grandezza
presente, passata e futura.[134]
L'Italia è un'isola che si immerge nel
Mediterraneo. Se per gli altri il Mediterraneo è una strada, per noi italiani è
la vita.[135]
Se la vittoria fu mutilata una volta non è
detto che possa essere mutilata un'altra volta.[136]
Se per gli altri il Mediterraneo è una strada,
per noi italiani è la vita.[137]
Sempre Avanti.
Soldato d'Italia, ricordati che dietro di te
con occhi fidenti ti guardano la Patria e la famiglia.[138]
Solo Iddio può piegare la volontà fascista. Gli
uomini e le cose mai.[139]
Soprattutto amiamo risentire, stando in mezzo a
voi, l'anima eroica del vostro fascismo rurale, che qui nella vostra terra ha
impiegato e vinto la più gloriosa battaglia.[140]
Sostare è retrocedere. La marcia continua,
altre mete attendono il segno romano della nostra conquista.[141]
Spezzeremo le reni.
Sposi della vita, amanti della morte.
State sicuri che condurrò la rivoluzione
fascista sino alla sua meta finale.[142]
Su la terra, nei mari, nei cieli: sono ovunque
i segni della nostra potenza, della nostra volontà.[143]
Tanto maggiori sono gli ostacoli e tanto più
precisa e diritta deve essere la nostra volontà di superarli.[144]
Trenta secoli di storia ci permettono di
guardare con sovrana pietà talune dottrine d'oltralpe.[145]
Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato,
nulla contro lo Stato.[146]
Ubi ordo, ibi pax et decor. Ubi pax et decor,
ibi laetitia.[147]
Una tappa del nostro cammino è raggiunta.[148]
Unica è la fede: l'amore di Patria. Unica la
volontà: fare grande il popolo italiano.[149]
Un popolo ascende in quanto sia numeroso,
laborioso e ordinato.[150]
Un popolo di poeti di artisti di eroi di santi
di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori.[151]
Verso la terra debbono volgersi le speranze e
le energie dei popoli.[152]
Vincerà chi vorrà vincere.[153]
Vincere e vinceremo.[154]
Vincere o morte.[155]
Vi sarà lavoro per altri operai e case per
altri contadini che daranno nuova ricchezza alla Sardegna e alla Nazione.[156]
Voi marcerete travolgendo ogni ostacolo sino
alla meta che vi è stata indicata.[157]
Voi siete l'aurora della vita, voi siete la
speranza della Patria, voi siete soprattutto l'esercito di domani.[158]
NOTE
1 Citato su d'una
abitazione di Drizzona, Cremona. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Cagliari l'8 giugno 1935 in
occasione del saluto alla divisione "Sabauda".
2
Citato su d'una
abitazione di Mazzano, Brescia. Tratto
dal discorso di Benito Mussolini pronunciato a Roma il 2 ottobre 1935.
3
Citato su d'una
abitazione di Vergano, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato a Vercelli il 28 settembre 1925.
4 Citato su d'una
abitazione di Quero, Belluno. Tratto
dal discorso pronunciato a Eboli il 6 luglio 1935 al passaggio in rivista di
quattro battaglioni di CC.
5 Lo slogan nacque nel febbraio 1918 come grido
di guerra, inventato dal maggiore Luigi Freguglia per gli Arditi del 27º
Reggimento fanteria "Pavia". La frase veniva scritta anche su
abitazioni e caserme (ad esempio sulla
sede della 89esima batteria contraerea della Milizia Volontaria per la
Sicurezza Nazionale a Ceranesi in provincia di Genova, nei pressi del Santuario
della Guardia).
6
Citato in Dino Biesuz, Luserna, la
battaglia che poteva cambiare il corso della Storia, Il Giornale di
Vicenza, 11 luglio 2012
8
Citato su d'una
abitazione di Via Padova, Milano. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini il 14 settembre 1929 a Roma in
occasione dell'assemblea del PNF.
10
Citato su d'una
abitazione di via Palermo, Messina. Tratto
da un articolo di Benito Mussolini intitolato "Vittoria", apparso sul
"Popolo d'Italia" il 17 maggio 1915.
12
Citato su d'una
abitazione a Coggiola, Biella. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini ad Avellino il 30 agosto 1936 per
il gran rapporto alle Forze Armate ed al popolo dell'Irpinia.
13
Citato in Slogan
fascista a Balmuccia e su d'una
abitazione di Crevacuore, Biella. Tratto
dalla prefazione di Benito Mussolini al libro del Maresciallo Pietro Badoglio
intitolato "La Guerra d'Etiopia".
14
Citato in Gennaro Sangiuliano, I
«boia chi molla» di Reggio Calabria? Stranieri in patria, il
Giornale, 21 febbraio 2011
15
Citato in Slogan
fascista a Donnas e Slogan
fascista a Carcoforo.
Presente anche su d'una
casa di Villalago, L'Aquila. Dal
discorso pronunciato a Torino il 23 ottobre 1932 in occasione del decennale
della Marcia su Roma. Lo stesso motto fu poi ripetuto dal Duce il 14 maggio
1939, sempre a Torino.
17
Citato su d'una
abitazione di Ambivere, Bergamo. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 27 ottobre 1930 diretto
ai direttori federali del Partito.
19 Citata su d'un
palazzo in Piazza Valdesi, Cosenza. Tratto
da un discorso pronunciato a Genova il 14 maggio 1938.
21
Citato su un ex
edificio amministrativo ad Augusta, Siracusa. Tratto
dal discorso pronunciato a Torino il 23 ottobre 1932 in occasione del decennale
della Marcia su Roma. Lo stesso motto fu poi ripetuto dal Duce il 14 maggio
1939, sempre a Torino.
24
Citato su d'una
abitazione di Casalsigone, Cremona. Tratto
dal discorso di Mussolini pronunciato a Roma il 5 maggio 1936.
25
Citato in Slogan
fascista a Boccioleto, Slogan
fascista a Balmuccia e [Slogan
fascista alla Casa del fascio di Lissone].
26 Dalla rivista Un decennio d'opere in provincia di Varese, a cura
dell'Ufficio Stampa e Propaganda della Federazione dei Fasci di Combattimento
della provincia di Varese, marzo 1934 - p. 111-112
30
Citato su d'una
abitazione di Sozzago, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato a Bologna il 22 ottobre 1936.
31
Citato su d'una
abitazione di Via Ripamonti nel quartiere Vigentino, Milano.
Riferito anche come "è solo l'azione che tempra le anime", su d'una
abitazione di Sozzago, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato a Milano il 25 ottobre 1932.
32 Citato su d'una
abitazione di Vaprio d'Agogna, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato a Bologna il 22 ottobre 1936.
33
È un grido di guerra coniato da Gabriele
D'Annunzio e
concepito come alternativo all'esterofilo "hip, hip, hurra!". Scritto
su una bandierina tricolore donata agli aviatori, si diffuse soprattutto tra
gli Arditi in seguito all'Impresa di Fiume; successivamente fu adottato dai
fascisti.
34
Lo slogan è composto di parole d'origine classiche: "eja" è una
parola adoperata da Eschilo e Platone, utilizzata come grido di guerra dagli
eserciti greci; particolarmente è riportato come l'urlo con il quale Alessandro
Magno era solito incitare Bucefalo. "Alalà", diffusa nel Medioevo tra
i Crociati, è un altro grido di guerra greco che compare in Pindaro e in
Euripide.
35
Citato in Slogan
fascista a Rimasco. Tratto
da un discorso di Mussolini prounciato per l'inaugurazione della Provincia di
Latina il 18 dicembre 1934.
37
ratto da un discorso di Mussolini in Piazza De Ferrari, Genova, 24 maggio
1926.
38
Citato su d'una
abitazione di Trivero, Biella. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini dalla balconata della Casa del
Fascio di Reggio Calabria il 31 marzo 1939.
39
Citato su d'una
abitazione di Crevacuore, Biella. Tratto
dal discorso di Benito Mussolini del 18 novembre 1937.
40
Citato su d'una
abitazione di Pezzana, Vercelli. Tratto
dal discorso di Benito Mussolini pronunciato a Potenza il 27 agosto 1936.
41
Citato su d'una
casa a Carapelle Calvisio, L'Aquila. Tratto
dal discorso pronunciato alla seconda Assemblea Quinquennale del Regime a Roma
il 18 marzo 1934.
42
Citato su d'una
cascina di Cascina Strà, Vercelli. Noto
anche come "i popoli che abbandonano la terra sono destinati alla
decadenza" (ad esempio a Messina). Tratto
dl discorso pronunciato ai lavoratori dell'Agro Pontino a Littoria il 18
dicembre 1936.
44 Dalla rivista Un decennio d'opere in provincia di Varese, a cura
dell'Ufficio Stampa e Propaganda della Federazione dei Fasci di Combattimento
della provincia di Varese, marzo 1934 - p. 92
45
Citato su d'una
abitazione di Santo Stefano Medio, Messina. Tratto
dal discorso pronunciato a Milano il 6 ottobre 1934.
48
Citato su d'una
abitazione di Borgomanero, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini agli operai della Fiat a Torino il
25 ottobre 1923.
49
Citato su d'una
abitazione a Trivero, Biella. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini ad Enna il 14 agosto 1937.
50
Citato su d'una
abitzione di Cascina Marangana, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato nel Piazzale della Vittoria di Vicenza il 23 settembre
1924.
51
Slogan presente su volantini
e avvisi durante
il tempo di guerra. Spesso era sostituita dalla frase più laconica
"Taci!", rinvenuta su spille,
abitazioni (ad esempio ad Ottati,
provincia di Salerno) e video
propagandistici (ad esempio il Giornale Luce C0159 del 07/07/1941).
53
Citato su d'una
abitazione di Giarole, Alessandria. Tratto
dal discorso del Gran Rapporto pronunciato da Benito Mussolini a Roma presso il
Tempio di Venere il 30 maggio 1936.
54
Citato sulla
Cascina Scovola a Leno, Brescia. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 7 dicembre 1935.
55
Citato su d'una
abirazione di Volongo, Cremona e [sulla
Casa del fascio di Lissone]. Tratto
dal discorso di Benito Mussolini da Palazzo Venezia, Roma, il 9 maggio 1936 in
occasione della proclamazione dell'Impero in Africa Orientale.
56
Citato su d'una
abitazione di Vespolate, Novara. Tratto
dal "Messaggio del Decennale" pronunciato a Bologna il 27 ottobre
1932.
57
Citato su d'una
casa di Oricola, L'Aquila.
Presente anche su d'una
casa a Villa Santa Lucia degli Abruzzi, L'Aquila. Tratto
dal discorso pronunciato alla Camera dei Deputati a Roma per il decennale della
Marcia su Roma, 16 novembre 1932.
58
Citato in Slogan
fascista a Staro, Valli Del Pasubio, Vicenza. Tratto
dal discorso pronunciato ad Aprilia il 29 ottobre 1937 in occasione
dell'inaugurazione della città.
60
Citato su d'una
abitazione di Morghengo, Novara. Tratto
dal discorso dell'inaugurazione di Carbonia il 18 dicembre 1938.
61
Citato su d'un
edificio di Rogliano, Cosenza. Tratto
da un discorso fatto a Messina il 10 agosto 1937.
65
Citato su d'una
abitazione a Strà, Piacenza e su d'una
abitazione a Drizzona, Cremona. Tratta
dal discorso di Mussolini pronunciato a Roma il 2 ottobre 1935 in occasione
della dichiarazione dell'intervento militare italiano in Abissinia.
66
Citato su d'una
abitazione di Massimo Visconti, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato a Littoria il 18 dicembre 1936.
67 Citato in Slogan
fascista a Gromo e Slogan
fascista a Boccioleto.
Visibile anche su d'una
abitaizone di Gromo, Bergamo.
68
Citato su d'una
abitazione di Vergano, Novara. Tratta
dal discorso pronunciato ai metropolitani a Roma il 17 ottobre 1930.
69
Citato su d'una
abitazione di Occimiano, Alessandria. Tratto
dal discorso di Benito Mussolini pronunciato allo Stabilimento Tosi a Legnano
il 5 ottobre 1924.
70
Citato su d'una
casa di Moscufo, Pescara. Tratto
dal discorso pronunciato a Roma il 3
dicembre 1934.
74
Citato su d'una
abitazione di Carrara, Massa-Carrara. Dl
discorso pronunciato a Roma il 4 novembre 1925 nel VII anniversario della
Vittoria.
75
Citato http://www.ventenniooggi.it/index.php?view=category&catid=166&page=2&catpage=1&option=com_joomgallery&Itemid=31#category sulla
facciata dell'Istituto Sperimentale per la Zootecnia dei bovini da latte a
Cremona]. Motto creato da Edmondo Rossoni (La Destra, mensile
internazionale di cultura e politica, n. 8/9, agosto-settembre 1972, pag 79) e
poi divulgato da Benito Mussolini tramite Il Popolo d'Italia (vedi il discorso
pronunciato a Pavia il 23 novembre 1918).
79
Citato sulla
cascina Ranza a Vercelli. Tratto
dal discorso per la premiazione dei "Fedeli della Terra" pronunciato
da Benito Mussolini a Roma il 3 maggio 1936.
82
Citato su d'una
abitazione di Candia Lomellina, Pavia. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia,
Roma, il 9 maggio 1936 in occasione della proclamazione dell'Impero in Africa
Orientale.
83
Citato su d'una
abitazione di Santa Fosca, Selva di Cadore, Belluno. Tratto
dal discorso per la premiazione dei "Fedeli della Terra" pronunciato
a Roma il 3 maggio 1936.
85 Citato su d'una
abitazione di Colognola ai Colli, Verona. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini il 9 maggio 1936 dal balcone di
Palazzo Venezia a Roma in occasione della proclamazione dell'Impero in Africa
Orientale.
86
Citato su d'una
abitazione di Feltre, Belluno. Tratto
dal discorso pronunciato in Parlamento
87 Citato su d'una ex-scuola di Campione del Garda, Tresimone, Brescia. Slogan noto anche come "Il fascista perfetto è l'uomo del lavoro, del libro e del moschetto", citato in Slogan fascista a Moltadeo e su d'una abitazione di Montaldeo, Alessandria.
87 Citato su d'una ex-scuola di Campione del Garda, Tresimone, Brescia. Slogan noto anche come "Il fascista perfetto è l'uomo del lavoro, del libro e del moschetto", citato in Slogan fascista a Moltadeo e su d'una abitazione di Montaldeo, Alessandria.
88 Citato su d'uan
abitazione di Villafalletto, Cuneo. Tratto
dal discorso di Benito Mussolini pronunciato a Roma al Consiglio Nazionale
delle Corporazioni il 14 novembre 1933.
89 Citato su d'una
abitazione id Busonengo, Vercelli. Tratto
dal discorso per la fondazione dei fasci pronunciato a Milano il 23 marzo 1919.
90
Citato su d'una
abitazione di Landiona, Novara. Noto
anche come "noi non vogliamo la guerra, ma non la temiamo" (ad
esempio su d'una
abitazione di Bastia, Balocco, Vercelli).
91
Citato su d'una
abitazione di via Oreto, Palermo. Tratto
dal discorso pronunciato il 9 maggio 1936 dal balcone di Palazzo Venezia a Roma
in occasione della proclamazione dell'Impero in Africa Orientale.
92
Citato su d'una
casa a Preturo ed a Santo Stefano di Sessanio, L'Aquila. Tratto
dal discorso pronunciato alle camicie nere a Lucca il 12 maggio 1930.
93 Citato su d'una
abitazione di Boccioleto, Vercelli. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Udine il 20 settembre 1922.
95 Citato all'interno
del complesso di Santa Cristina "della Fondazza", piazzetta Giorgio
Morandi 2, Bologna.
97
Slogan fascista, indicante la necessità
dell'azione, coniato forse da Filippo
Tommaso Marinetti
immediatamente prima o durante la prima guerra mondiale; in seguito ripreso
dagli Arditi e poi dai Fasci di combattimento.
98
La frase nasce e si diffonde nelle trincee ai
giorni della Resistenza sul Piave.
99 Benché attribuito a Gabriele D'Annunzio, lo
slogan si è probabilmente diffuso tra gli Arditi durante la prima guerra
mondiale e la successiva Impresa di Fiume. Trae origine dalla scritta che un
soldato ferito si fece apporre sulle bende, come segno di abnegazione totale
alla Patria.
100 Citato su d'una
abitazione di Feltre, Belluno. Tratto
dal discorso pronunciato l'11 agosto 1938 dall'osservatorio nella Piana del
Cavaliere a Roma alla conclusione delle manovre del Corpo d'Armata di Roma.
101
Citato sulla Cascina
Scovola a Leno, Brescia. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 23 novembre 1931.
104
Citato su d'una
abitazione di Palermo. Tratto
dal discorso pronunciato ad Aprilia il 28 ottobre 1937.
105
Citato su d'una
abitazione di Albiano d'Ivrea, Torino. Tratto
dal discorso che pronunciò Benito Mussolini a Bari il 6 settembre 1934 in
occasione dell'inaugurazione della quinta Fiera del Levante.
106
Citato in Slogan
fascista a Rimasco. A volte
citata anche come "Nessuno pensi di piegarci senza prima avere duramente
combattuta" (citato su d'una
abitazione di Aspice, frazione del comune di Corte de' Frati in provincia di
Cremona). Tratta
dal discorso di Mussolini pronunciato a Roma il 2 ottobre 1935 in occasione
della dichiarazione dell'intervento militare italiano in Abissinia.
107
Citato su d'una
abitazione di Sorano, Grosseto. Tratto
dal discorso pronunciato il 2 aprile 1923 a Milano sull'espansione italiana nel
mondo.
108
Citato su una
parete degli alloggi della batteria accanto alla colonia "Principi di
Piemonte", Messina. Tratto
dal discorso, che sarà ricordato come il "Discorso dell'Ascensione",
pronunciato il 26 maggio 1927 alla Camera dei Deputati.
109
Citato su d'una
abitazione di Sizzano, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato a Roma il 5 maggio 1936.
110
Citato in Slogan
fascista a Cedegolo, Slogan
fascista a Lavenone.
Presente anche in varie
facciate di abitazioni di Catanzaro e su d'una
abitazione di Solferino, Mantova. Tratto
da un discorso fatto da Mussolini a Bologna il 21 aprile 1921.
111
Citato in Slogan
fascista a Boccioleto. Tratto
da un discorso di Mussolini a Palazzo Venezia, Roma, 8 settembre 1935.
115
Citato su d'una
abitazione di Carcoforo, Vercelli. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini alla Camera dei Deputati il 7
dicembre 1935 contro la politica sanzionista.
116
Opposto significato di "Chi non è contro
di noi è con noi"(Luca, 9, v. 50)
117
Citato su d'una
abitazione di Tortona, Alessandria. Tratto
dal discorso pronunciato a Udine il 20 settembre 1938.
118
Citato su d'una
abitazione di Petrelle, Città di Castello, Perugia. Tratto
dal discorso pronunciato il 14 aprile 1928 in occasione della Giornata del
pane.
120
Citato su d'una
abitazione di Colognola ai Colli, Verona. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 18 marzo 1934 in
occasione delle Seconda Assemblea Quinquennale del Regime.
122
Citato all'interno
della Caserma Papa. Motto adottato
dai carristi tramite la legge n. 293 del 24 marzo 1932.
124
Dalla rivista Un decennio d'opere in
provincia di Varese, a cura dell'Ufficio Stampa e Propaganda della
Federazione dei Fasci di Combattimento della provincia di Varese, marzo 1934 -
p. 30
126
Citato su d'una
casa a Bisegna, L'Aquila e su d'una
abitazione di Rosasco, Pavia. Tratto
dal messaggio per il tredicesimo anniversario della marcia su Roma.
127
Citato su d'una
abitazione a Rivarolo Mantovano, Mantova. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Milano il 28 ottobre 1925.
129
Citato su d'una
abitazione di Briga Novarese, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini ai giovani fascisti a Roma il 5
settembre 1937.
130
Dipinto su un edificio sito all'incrocio tra
via Montello e la Strada Provinciale 62 a Rancio Valcuvia (VA) (foto visibile
su Google
Maps).
133
[Citazione errata]
Questa frase è comunemente attribuita a Mussolini. Benito pronunciò realmente
la citazione al termine di un discorso il 7 aprile 1926, all'insediamento del
nuovo Direttorio fascista, citando «il vecchio combattitore». In realtà, la
frase appartiene a Henri de
la Rochejaquelein ed è
stata pronunciata dopo la vittoria nella battaglia di Les Aubiers, il 25 aprile
1793. Cfr. Antonello Capurso, Le frasi celebri nella storia d'Italia, Edizioni
Mondadori, 2012, p. 258. ISBN
885203126X
135
Citato su d'una
abitazione di Sant'Antioco, Carbonia-Iglesias ed in piazza
Guglielmo II a Monreale, Palermo. Tratto
dal discorso pronunciato a Milano l'1 novembre 1936.
136
Citato in Slogan
fascista a Balestrino e Slogan
fascista a Rimasco. Anche su d'una
abitazione di Rimasco, Vercelli. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 24 giugno 1923.
137
Citato su d'una
abitazione di Sant'Antioco, Carbonia-Iglesias. Tratto
dal discorso pronunciato a Milano l'1 novembre 1936.
139
Citato su d'una
chiesa di Serramonacesca, Pescara. Citato
anche come "Soltando Dio potrà piegarci, gli uomini e le cose mai" su delle
abitazioni di Cacciana e Caltignana, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 3 dicembre 1934 alla
premiazione degli agricoltori della nona Battaglia del Grano.
141
La Chiesa
di Marettimo. URL
consultato il 25-10-2011.. Citato anche su d'una
abitazione di San Fili, Cosenza.
142
Citato su d'una
abitazione di Cavaglio d'Agogna, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato a Mantova il 25 ottobre 1925.
144
Citato su d'una
abitazione di Corso Cavour, Messina. Tratto
dal discorso pronunciato a Napoli il 28 ottob re 1931.
145 Citato su d'una
abitazione di Messina. Tratto
dal discorso pronunciato a Bari il 6 settembre 1934.
146
Citato sulla
Questura in viale Otranto, Lecce. Tratto
dal discorso tenuto da Benito Mussolini al Teatro della Scala, Milano, 28
ottobre 1925.
147
È una locuzione in lingua latina; il suo
significato è "dove c'è l'ordine, lì c'è pace e decoro. Dove c'è pace e
decoro, lì c'è la letizia."
148
Citato su d'uan
abitazione di Agrate Conturbia, Novara. Tratto
da un discorso di Benito Mussolini pronunciato a Roma il 5 maggio 1936.
149
Citata su d'una
abitazione di Cortetano, frazione di Sesti ed Uniti, Cremona. Tratto
da un discorso di Mussolini pronunciato a Villa Glori, Roma, 30 ottobre 1927.
150
Citato su d'una
abitazione di Sozzago, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato a Roma il 10 marzo 1929 all'assemblea quinquennale del
Regime per la convocazione dei nuovi comizi elettorali.
151 Citato in Palazzo
della Civiltà Italiana. Tratto
dal discorso di Benito Mussolini tenuto a Roma il 2 ottobre 1935.
152 Citato su d'una
cascina di Motta Baluffi, Cremona. Tratto
dal discorso pronunciato da Benito Mussolini alla presenza del Re il 19 aprile
1926 per l'inaugurazione dell'ottava assemblea dell'Istituto Internazionale di
Agricoltura.
154 Citato come "Vinceremo" su d'una
abitazione di Cerchiera, Ambivere, Bergamo e come
"Vincere" su d'una
abitazione di Corticelle Pieve, Dello, Brescia. Tratto
dal discorso di Benito Mussolini per l'annuncio della dichiarazione di guerra
il 10 giugno 1940.
155 Citato su d'una
casa in Pennapiedimonte, Chieti. Noto
anche come "vincere o morire", ad esempio su d'una
caserma ottocentesca di Pontechianale, Cuneo.
146 Citato all'interno
dell'ex caserma della Milizia ad Arborea, Oristano. Tratto
da un discorso del 9 giugno 1935.
147 Citato su d'una
abitazione di Momo, Novara. Tratto
dal discorso pronunciato durante il passaggio in rivista della Seconda
Divisione Camicie Nere "28 ottobre" il 18 agosto 1935.
148 Citato in piazza Lionardo Vigo, Acireale.
148 Citato in piazza Lionardo Vigo, Acireale.
Fonte: da
wikiquote
Link: http://it.wikiquote.org/wiki/Slogan_fascisti
I DECALOGHI FASCISTI
L'ENDECALOGO DI LONGANESI DEL 1926
1) Disubbidire a un tuo comandante, vuoi dire
disubbidire a tutta la gerarchia dei tuoi superiori, a capo dei quali sta il
Duce.
2) Il moschetto, la gavetta, le giberne, la baionetta
ecc; ti sono stati affidati, non perché tu li sciupi nell'ozio, ma perché tu li
conservi per la guerra.
3) La Patria si serve anche facendo la sentinella a un
lattone di benzina.
4) I giorni di prigione sono sempre meritati.
5) La disciplina è il sale degli eserciti: senza di
quella, non si hanno soldati, ma anarchici.
6) Rovinare un oggetto dello Stato, vuoi dire rovinare
una cosa propria.
7) Benito Mussolini ha sempre ragione.
8) Un compagno deve essere un fratello!: 1° Perché vive
con te. 2° Perché la pensa come te.
9) Non dire: «Tanto paga il Governo!» perché sei tu
stesso che paghi; poi il Governo è quello che tu hai voluto, e per il quale tu
indossi questa divisa.
10) Un milite, e un fascista in ispecie, non deve essere
pacifista. Per te la guerra deve essere come il pane.
11) Il saluto, il " signor sì ", I l'attenti,
il presentat'arm, ecc, che possono apparirti sciocchezze, sono l'essenza delle
vita militare perché ti creano un carattere: quello di sapere ubbidire, per
poter poi comandare.
IL DECALOGO DEL MILITE FASCISTA DEL 1928 POI
ADOTTATO ANCHE DALL'OPERA NAZIONALE BALILLA DI RENATO RICCI.
1) Sappi che il fascista ed in ispecie il milite non deve
credere alla pace perpetua.
2) I giorni di prigione sono sempre meritati.
3) La Patria si serve anche facendo la sentinella ad un
bidone di benzina.
4) Un compagno deve essere un fratello: prima, perché
vive con te; secondo, perché la pensa come te.
5) II moschetto, le giberne, ecc, ti sono stati affidati
non per sciuparli nell'ozio, ma per conservarli per la guerra.
6) Non dire mai: "Tanto paga il Governo",
perché sei tu stesso che paghi ed il Governo è quello che tu stesso hai voluto
e per il quale indossi la divisa.
7) La disciplina è il sole degli eserciti: senza di essa
non si hanno soldati, ma confusione e disfatta.
8) II Duce ha sempre ragione!
9) II volontario non ha attenuanti quando disobbedisce.
10) Una cosa deve esserti cara soprattutto: la vita del
Duce.
DECALOGO DEL 1942
1) Ricorda che i Caduti per la Rivoluzione e per l'Impero
precedono le tue colonne.
2) Un camerata è per te un fratello: vive con te, pensa
come te, lo avrai a lato nella battaglia.
3) L'Italia si serve dovunque, sempre, con ogni mezzo:
col lavoro e col sangue.
4) II nemico del Fascismo è il tuo nemico: non dargli
quartiere.
5) La disciplina è il sole degli eserciti: essa prepara e
illumina la vittoria.
6) Se tu vai all'assalto con decisione, hai già la
vittoria nel pugno.
7) L'obbedienza consapevole e totale è la virtù del
legionario.
8) Non ci sono cose grandi o piccole: c'è il dovere.
9) La Rivoluzione fascista ha contato e conta sulle
baionette dei suoi legionari.
10) Mussolini ha sempre ragione.
DECALOGO DEL SEGRETARIO DEL PNF GIOVANNI GIURIATI
1) Dio e Patria. Ogni altro affetto, ogni altro dovere
vien dopo.
2) Chi non è pronto a dare corpo ed anima alla Patria e a
servire il Duce senza discutere, non merita di indossare la camicia nera: il
Fascismo ripudia le tiepide fedi e i mezzi caratteri.
3) Usa tutta la tua intelligenza per comprendere gli
ordini che ricevi e tutto il tuo entusiasmo nell'ubbidire.
4) La disciplina non è soltanto la virtù del soldato nei
ranghi: deve essere abito di ogni giorno e di ogni contingenza.
5) Un cattivo figlio e uno scolaro negligente non sono
fascisti.
6) Distribuisci il tuo tempo così che il lavoro sia
letizia e il giuoco sia opera.
7) Impara a patire senza lamentarti, a prodigarti senza
chiedere, a servire senza attendere ricompensa.
8) Le buone azioni, come le azioni di guerra, non si
troncano a mezzo: portale dunque fino alle estreme conseguenze.
9) In gravi frangenti ricordati che la salvezza è
nell'audacia.
10) E ringrazia ogni giorno devotamente Dio, perché ti ha
fatto Italiano e Fascista.
DECALOGO PUBBLICATO NELLA RIVISTA VENT'ANNI
1) Obbedire al Duce.
2) Odiare sino all'ultimo respiro i nemici del Duce, cioè
della Patria.
3) Smascherare i traditori della Rivoluzione senza
sbigottire per la loro eventuale potenza.
4) Non aver paura di aver coraggio.
5) Non venire mai a compromessi col proprio dovere di
fascista, dovessero andarne perduti il grado, lo stipendio, la vita.
6) Meglio morire orgogliosamente affamato che vivere
pinguemente avvilito.
7) Spregiare il cadreghino.
8) Odiare il vile denaro.
9) Preferire la guerra alla pace, la morte alla resa.
10) Non mollare. Mai!
DECALOGO DI BENITO MUSSOLINI
IL FASCISTA
1) è riconoscente a Dio per averlo fatto nascere
italiano;
2) crede nella religione dei Martiri e degli Eroi;
3) aspira alla Patria come ad un premio da meritare;
4) ha fede nella universalità dell'Idea fascista;
5) non ama la felicità del ventre e disdegna la vita
comoda;
6) sprezza il pericolo e cerca la lotta;
7) considera il lavoro un dovere e il dovere una legge;
8) ritiene il sacrificio una necessità e l'obbedienza una
gioia;
9) concepisce la vita soltanto come sforzo continuo di
elevazione e di conquista;
10) ed è pronto a qualunque rinunzia, anche a quella
suprema.
DECALOGO DELL'ITALIANO NUOVO (ARNALDO MUSSOLINI)
1) Non vi sono privilegi, se non quello di compiere per
primi la fatica e il dovere.
2) Accettare tutte le responsabilità, comprendere tutti
gli eroismi, sentire come giovani italiani e fascisti la poesia maschia
dell'avventura e del pericolo.
3) Essere intransigenti, domenicani. Fermi al proprio
posto di dovere e di lavoro, qualunque esso sia. Ugualmente capaci di comandare
e di ubbidire.
4) Abbiamo un testimonio da cui nessun segreto potrà mai
liberarci: il testimonio della nostra coscienza. Deve essere il più severo, il
più inesorabile dei nostri giudici.
5) Aver fede, credere fermamente nella virtù del dovere
compiuto, negare lo scetticismo, volere il bene e operarlo in silenzio.
6) Non dimenticare che la ricchezza è soltanto un mezzo,
necessario sì ma non sufficiente a creare da solo una vera civiltà, qualora non
si affermino quegli alti ideali che sono essenza e ragione profonda della vita
umana.
7) Non indulgere al mal costume delle piccole transazioni
e delle avide lotte per arrivare. Considerarsi soldati pronti all'appello, ma
in nessun caso arrivisti e vanitosi.
8) Accostarsi agli umili con intelletto d'amore, fare
opera continua per elevarli ad una sempre più alta visione morale della vita.
Ma per ottenere questo occorre dare l'esempio della probità.
9) Agire su se stessi, sul proprio animo prima di
predicare agli altri. Le opere e i fatti sono più eloquenti dei discorsi.
10) Sdegnare le vicende mediocri, non cadere mai nella
volgarità, credere fermamente nel bene. Avere sempre vicina la verità e come
confidente la bontà generosa.
IL DECALOGO DEL BALILLA 1929
1) Ama la Patria come i genitori; ama i genitori come la
Patria.
2) Sii religioso, sincero e compì i doveri del cristiano.
3) Non adoperare mai la tua forza contro il debole;
difendilo se è aggredito dal forte.
4) Aiuta chi ha bisogno: con la mente chi vuole apprendere;
col cuore chi manca di affetti; con le sostanze chi ha fame; con la vita chi
sta per perdere la sua.
5) Compì sempre i tuoi doveri di figlio, di fratello, di
scolaro, di camerata.
6) Non crescere un ozioso, perché chi non lavora, chi non
produce non è un buon Ballila, non è un buon italiano.
7) Rispetta tutte le cose che non sono tue, siano esse di
privati come del pubblico.
8) In una Chiesa, dinanzi ad un'immagine sacra, pensa a
Dio; nel Parco della Rimembranza, dinanzi ad un monumento e a una lapide ai
Caduti, pensa all'Italia e fa' voto d'essere pronto a dare per Essa tutto il
tuo sangue.
9) Ricorda che Ballila, in tempi di schiavitù, scagliò il
primo sasso per scacciare lo straniero. Oggi l'Italia è libera, ma può aver
bisogno, un giorno, anche della tua vita, per divenir grande. Accorri per primo
alla sua chiamata.
10) Balilla, Avanguardista, Fascista, non discutere i
comandi del tuo superiore, mai quelli del Duce.
IL DECALOGO DELLA PICCOLA ITALIANA
PICCOLA ITALIANA, QUESTO È IL DECALOGO DELLA TUA
DISCIPLINA:
1) Prega e adoperati per la pace; ma prepara il tuo cuore
alla guerra.
2) Ogni sciagura è mitigata dalla forza d'animo, dal
lavoro, dalla carità.
3) La patria di serve anche spazzando la propria casa.
4) La disciplina civile comincia dalla disciplina
famigliare.
5) II cittadino cresce per la difesa e la gloria della
Patria accanto alla madre, alle sorelle, alla sposa.
6) II soldato sostiene ogni fatica ed ogni vicenda per la
difesa delle sue donne e della sua casa.
7) Durante la guerra la disciplina delle truppe riflette
la resistenza morale delle famiglie a cui presiede la donna.
8) La donna è la prima responsabile del destino di un
popolo.
9) II Duce ha ricostruito la vera famiglia italiana:
ricca di figli, parca nei bisogni, tenace nella fatica, ardente nella fede
fascista e cristiana.
10) La donna italiana è mobilitata dal Duce al servizio
della Patria. le sue donne e della sua casa.
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