Non è un segreto che molti libri di famosi autori siano stati scritti da un'intera squadra di scrittori a pagamento, i quali sotto la benedizione di Dumas-padre furono battezzati "nègre littéraire". La loro professione gli obbliga a celare il proprio nome, ma un fantasma del pennino che si nasconde dietro le iniziali K.V. ha raccontato a La Voce della Russia la propria vita.
- Qual è stato l'inizio della Sua carriera
come "fantasma" letterario?
- All'epoca mio figlio era piccolo, si
ammalava spesso e io non ero compatibile con il lavoro in ufficio. Ero in cerca
di un'opportunità di lavoro da casa. Tramite un annuncio trovato sulla Rete ho
conosciuto una committente che pensava di scrivere un romanzo. Aveva definito
perfino una breve trama, erano stati fatti piccoli abbozzi, ma non aveva sufficiente
maestria per dare il tocco finale a tutto quanto. Ci siamo incontrate, ci siamo
piaciute e io mi sono messa all'opera. Quando il romanzo era finito, la
committente l'ha spedito a una casa editrice e qualche tempo dopo ha firmato un
contratto per una serie di romanzi, uniti da movente e atmosfera comuni. E la
cosa è andata avanti. Tutti i libri seguenti bisognava inventare di sana
pianta.
- E' difficile scrivere e vivere sotto un
altro nome, quando tutti gli "allori" sono destinati ad altri?
- Per natura non sono vanitosa e per me non
è tanto importante che il mio nome sia esposto sulle copertine dei libri. Di
conseguenza sono sinceramente felice quando i libri da me scritti hanno
successo, quando leggo recensioni positive in Internet. Per me non è tanto
importante che chiunque debba sapere realmente che sia stata io a scrivere
questo o quel libro.
- Quanto è diffusa tra gli scrittori l'uso
di ricorrere ai servizi dei letterati?
- E' una prassi assai diffusa. Ho molti
conoscenti che si guadagnano da vivere come me, allo stesso modo. Dietro gli
autori "conosciuti", il cui nome è già diventato un barnd, lavora un
intero staff di letterati. Di solito si parla degli autori che pubblicano
diversi libri al mese. Cioè quando si tratta di volumi tali che una persona
semplicemente non è in grado di produrli. Il mio caso è leggermente diverso,
per questo autore scrivo solo io.
- Quali sono i vantaggi della professione di
"nègre littéraire"?
- E' interessante. E' una specie di
esercizio letterario. Ci sono alcune precondizioni, nell'ambito delle quali
bisogna creare un'opera letteraria. Il committente, ad esempio, dice: «Voglio
una storia di una principessa che si è innamorata di un allevatori di maiale,
poi è scoppiata una guerra e infine tutti sono stati lanciati nello spazio».
Inoltre ci sono determinati parametri della serie, fissati dalla casa editrice
che pubblicherà il romanzo. Nell'ambito di questi parametri bisognerà
sviluppare la trama, inventare protagonisti interessanti e convincenti,
confezionare un prodotto buono e di qualità.
Poi, in sostanza, io lavoro da casa. Cioè ho
l'orario libero, sono vincolata soltanto dalla consegna del libro e posso
lavorare quando ho l'ispirazione e così posso trascorrere molto tempo con la
famiglia e con i figli.
- Come è strutturata la Sua attività
lavorativa?
- Dipende dal punto in cui si trova un
libro. Allo stadio iniziale incontro la committente, discutendo l'idea generale
del libro. Lei mi espone qualche sua idea, io propongo delle varianti per lo
sviluppo della trama, partendo da precondizioni fissate, oppure in generale le
propongo il mio intreccio. Poi di solito compilo un piano dettagliato del futuro
libro e glielo mando per l'approvazione. Se serve inseriamo dei correttivi. Si
capisce che nel processo possono esserci delle modifiche, possono venire in
mente diverse svolte della trama, ma nel suo insieme la base del romanzo di
solito è ideata sin dall'inizio. Successivamente la mia giornata dopo aver
accompagnato i figli a scuola e all'asilo, mi siedo davanti al computer e
comincio a scrivere. Mediamente lavoro 5-6 ore al giorno. Ogni volta che
finisco un capitolo lo mando alla committente per l'approvazione, per
l'inserimento delle modifiche ecc. Di solito incontro la commitente un altro paio di volte per discutere qualche
particolare. A volte capita però che tutto fila così liscio e bene che non
sorge tale necessità. Ma può anche accadere che una settimana prima della
consegna del romanzo l'autore decide che bisogna completamente modificare una
linea dell'intreccio allora bisogna lavorare fino a notte fonda.
- Quanti libri scrive in un anno? Quanti
libri pubblica il Suo autore?
- Di solito sono quattro-cinque, ciascuno
composto da 250 pagine, in un anno escono circa 1000-1250 pagine. Le case
editrici di solito fanno coincidere l'uscita di nuovi libri con una determinata
stagione: l'estate, ad esempio, è considerata una stagione morta, mentre in
autunno possono essere pubblicati tre libri insieme, uno dopo l'altro. Spesso
capita anche la ristampa dei libri già pubblicati. La prima tiratura, ad
esempio, è pubblicata con la copertina rigida e dopo qualche tempo si lancia
una ristampa con copertina morbida.
- A Suo parere, questo gioco al nascondino,
celandosi dietro il nome altrui, ha impatto sulla qualità del lavoro?
- Non posso parlare per tutti. Io
personalmente cerco di fare prodotti di qualità semplicemente perché per me
stessa è spiacevole scrivere robaccia. Certamente capitano dei momenti quando
la committente chiede di inserire nel testo un elemento sfortunato, una svolta
della trama che contraddice la logica del carattere dei protagonisti oppure un
epiteto che esce fuori dallo stile generale. Di solito fino all'ultimo cerco di
spiegare perché in questo modo sarà peggio, ma, se la committente continua a
insistere, bisogna inserire delle modifiche nel testo.
- Ci sono i difetti nel lavoro dello
"schiavo letterario"?
- Non è il tuo testo personale, per il quale
sei responsabile per ogni parola, per ogni linea della trama. Andando incontro
ai voleri della committente, a volta succede di essere costretti a inserire dei
particolari i quali, a tuo avviso, rovinano tutto. Ciò provoca un'irritazione
assai forte. E inoltre ci sono soliti svantaggi di un orario libero. A volte
alla committente viene in mente un'idea che vuole discutere con urgenza in un
orario che è scomodo per me.
- Lei intende uscire dall'ombra in futuro?
- Certamente ho tanta voglia di scrivere
qualcosa di esclusivamente mio. Per non subire il peso delle idee o precondizioni altrui
e sarò soltanto io a decidere le svolte della trama, le idee da esprimere,
quale parola cancellare e quale invece inserire. Per fare ciò però bisogna
avere qualche spazio libero nella testa. Quando per una giornata intera scrivi
per conto di un altro nel tempo libero ti passa la voglia di inventare o
comporre qualcosa. Uno si stanca troppo. Io però non perdo la speranza.
- Per uno "scrittore ombra" è
vantaggioso nascondere la sua vera identità?
- Certamente se dichiaro apertamente: «Sono
stata io a scrivere tutti i libri pubblicati con il nome di una tale tizia»,
chi in futuro vorrà lavorare con me? Una persona che
intrattiene i rapporti di lavoro con un nègre littéraire conta sulla
confidenzialità, altrimenti che senso ha? Poi io comunque non abbandono la
speranza che in futuro possa scrivere qualcosa di mio e pubblicare l'opera con
il mio nome. E non vorrei, in questo caso, che venissero a galla i libri
scritti per conto di un altro autore.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/2014_11_22/Dietro-le-quinte-librarie-cio-che-non-svela-uno-schiavo-letterario-5820/
Fonte: visto LA VOCE DE RUSSIA del 22 novembre
2014
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