Dal testo di Francesco Zanotto
" ... si avanzarono i Turchi verso i
baluardi dianzi citati, e tra pel subito loro irrompere, tra per la moltitudine
loro, e tra per la potenza delle loro armi, riuscirono a superare il baluardo
Costanzo; ed in quella confusione e pressa di genti, sbigottiti i nostri,
diedersi alla fuga. Senonchè accorso il
conte di Rocas per riparare al disordine, rimase fatalmente sul campo; per lo
che sorvenuti dappoi Pietro Pisani consigliere e Bernardo Polani capitano delle
saline, fecero del loro meglio per trattenerli. Ma indarno s'adoperarono essi
con l'autorità e con l'esempio per fermar quelle genti già disordinate e
confuse ... "
ANNO 1570
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Nella più totale
indifferenza e cosciente
immobilità delle maggiori potenze europee i turchi proseguono indisturbati la
loro avanzata a danno dei
domini della Serenissima con lo sbarco improvviso a Cipro e la conquista della capitale Nicosia. Per la fine del dominio veneziano nell'isola era solo
questione di poco tempo ...
LA SCHEDA STORICA -
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La pace fumata tra Venezia e i turchi non impedì a questi
ultimi, tuttavia, di proseguire nella loro inarrestabile avanzata verso
Occidente ai danni della stessa repubblica con la quale ben presto si sarebbero nuovamente scontrati.
Nel 1565 intanto, il loro tentativo di conquistare l'isola
di Malta, nel cuore del Mediterraneo, fallì ma di poco. Solo un anno dopo
scompariva il Sultano Solimano il Magnifico, protagonista di mille vittoriose
imprese.
L'Occidente, alla notizia della morte di Solimano tirò un sospiro
di sollievo, una soddisfazione però di breve durata dal momento che il suo
successore, Selim II, non tardò a dimostrare, e a mettere in atto, tutte le sue
bellicose intenzioni progettando e realizzando una grandiosa spedizione navale
contro l'isola di Cipro. Venezia veniva chiamata in causa ancora una volta
direttamente. L'isola infatti era stata
ceduta al governo veneziano dalla regina Caterina Cornaro e rientrava quindi
dal 1489 nei diretti domìni della Serenissima.
Nel sempre più deciso ed inarrestabile dilagare turco nel
Mediterraneo Orientale, l'isola aveva via via acquistato una sempre maggiore
importanza strategica, diventando l'ultimo baluardo cristiano in quell'area
verso la quale il nuovo sultano
turco concentrava ora tutta la sua attenzione.
Non sono chiari effettivamente i motivi per cui Solimano il Magnifico nei suoi lunghi decenni
di vittoriose conquiste non avesse mai pensato di conquistare anche Cipro, ad
appena 70 Km dai confini del suo impero. Fatto stà che ora ci pensava il suo
altrettanto bellicoso successore.
Allo scopo, anzi, Selim sin dal 1568 aveva concluso con
l'imperatore Massimiliano d'Asburgo un accordo che prevedeva una tregua di otto
anni durante i quali i turchi garantivano che non avrebbero più continuato la
loro campagna contro l’Ungheria. A quel punto il sultano poteva così
concentrare tutta la sua potenza offensiva nella conquista di Cipro.
Le voci ed i segnali che lasciavano intravvedere le reali
intenzioni di Selim non tardarono certo ad arrivare a Venezia dove tuttavia
prevalse un atteggiamento di cauta attesa da parte del governo e del senato,
dove prevaleva nettamente la fazione contraria a nuovi scontri con i turchi.
Del resto, poi, la repubblica aveva da poco rinnovato l'accordo di pace con il
nuovo sultano, al momento della sua ascesa al trono, e molte altre volte erano
corse voci di pericolo rivelate si in un secondo tempo completamente false ed
infondate.
Per il momento così, la principale preoccupazione del
governo ducale era quella di non irritare senza motivo il sultano, che aveva
già larga fama di essere un uomo alquanto collerico e, come se non bastasse,
grande consumatore di alcool, tanto da meritarsi il soprannome, non certo
onorevole, di "ubriacone". Tuttavia questo atteggiamento di sostanziale
inazione del governo veneziano mutò radicalmente con l'arrivo dell'anno nuovo,
il 1570, quando le circostanze presero improvvisamente a mutare nel peggiore dei modi.
Il Gran Visir Maometto aveva fatto sapere al bailo veneziano
di Istambul che il suo sultano riteneva l'isola di Cipro parte integrante del
suo impero e che era più che mai deciso a dar seguito a questa constatazione di
fatto.
Pochi giorni dopo, arrivarono infatti i primi fatti
concreti. Molti mercanti veneziani vennero arrestati e le loro navi confiscate.
Non c'erano più dubbi. Era il segnale dell'apertura delle ostilità.
Il capitano del Golfo, Marco Querini, venne immediatamente
spedito con 25 galee a Creta con il compito di organizzare e di riarmare sul
posto altre 20 galee. A marzo intanto giungeva in senato l'ultimatum di Selim.
O il governo veneziano cedeva spontaneamente la preziosa isola, o questa
sarebbe stata conquistata con la forza. La risposta dei veneziani fu
altrettanto secca: l'isola era della Serenissima e per grazia di Cristo aveva
il dovere ed il compito di difenderla a tutti i costi. Costi che ancora una
volta Venezia si preparava a sostenere praticamente da sola, ad esclusione dei
Cavalieri di S. Giovanni che, infatti, risposero all'appello di Venezia con un'
offerta, purtroppo, di sole cinque navi.
Ancora una volta disgraziatamente, e vergognosamente, il
grido di aiuto lanciato da Venezia di fronte al pericolo turco, cadde nel vuoto
e nella più totale e scandalosa indifferenza dell'Europa cristiana.
Ma non c'era tempo da perdere e Venezia in un rinnovato
sforzo bellico mise in mare 144 navi. Il comando generale della flotta venne
dato a Girolamo Zane che invano attese per due mesi nel porto di Zara le
squadre spagnole e pontificie, le uniche dei due stati che risposero infine all'appello.
Lo raggiunsero ben un mese dopo a Creta, ma lì emersero subito i primi
insanabili contrasti sull'opportunità di scontrarsi frontalmente con i turchi.
Le discussioni si
protrassero fino al 7 settembre. La flotta veneziana era salpata da Venezia
nella prima vera di quell'anno, circa cinque mesi prima e ancora si stava
discutendo inutilmente sul da farsi! A quel punto lo Zane scrisse disperato al
senato, informandolo di come i suoi presunti alleati spagnoli lo stavano in
realtà sabotando. Allo Zane tuttavia giunse la risposta dei turchi che, nel
frattempo, erano sbarcati sull'isola.
Quando la flotta veneziana si mise finalmente in mare,
giunse anche la notizia che Nicosia era stata conquistata. La città, ben
fortificata, era protetta tuttavia da soli 1500 soldati che non potevano certo
contare sull'aiuto di una popolazione da sempre ostile alla presenza veneziana.
Dopo una sortita
tentata da una squadra guidata dal vicentino Cesare Piovene, che restò sul
campo, e dal conte Rocas, i turchi attaccarono la città, seminando il terrore
fra i difensori e la cittadinanza che si diedero disordinatamente alla fuga.
Il Conte Rocas che per primo tentò di arginare i fuggitivi,
morì travolto e uguale sorte toccò a Pietro Pisani, il consigliere che tentò
con Bernardo Polani, capitano delle Saline, di far rientrare nei ranghi almeno
i difensori. Il Polani infine si ritirò con altri veneziani, tra i quali il
vescovo Francesco Contarini, nella piazza centrale della città per tentare
l'ultima, estrema difesa. Tutto fu alla fine vanificato e travolto
dall'esercito turco.
Nicosia era perduta, ma restava ancora una gran parte
dell'isola da difendere. Si doveva tentare assolutamente. Era una questione
vitale per Venezia.
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 4, SCRIPTA EDIZIONI
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