Dal testo di Francesco Zanotto
"Enrico adunque recava si a visitarlo
nel proprio di lui studio, e lo accompagnarono i duchi di Ferrara, di Mantova e
di Urbino; e pervenuto colà, non potea stancarsi dall'ammirare il vecchio
famoso, che lo intertenne non breve ora colla narrazione degli onori ottenuti
dall'imperatore Carlo V, e dal re Ferdinando il Cattolico, e parea ritornare egli nella fresca sua età
rammentando e raccontando le antiche sue glorie. Ad accrescer la gioia nel vecchio, d'altra
parte, Enrico gli manifestava la soddisfazion sua, e gli diceva di aver voluto
veder e conoscere un uomo insigne, di cui la fama avea riportato novelle fino
nel Settentrione ... "
ANNO 1574
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Enrico III di
Valois si ferma a Venezia
nel suo viaggio che lo avrebbe portato a sedere sul trono francese.
Nella città trova una straordinaria atmosfera carica di lusso, sfarzo e bellezza,
ma anche di arte e cultura ...
LA SCHEDA STORICA - 108
Il tre marzo del 1573
Venezia firmava la pace con il sultano Selim I. Inutilmente la repubblica aveva
tentato, negli ultimi 18 mesi - tanti ne erano trascorsi dalla battaglia di
Lepanto -, di rinsaldare e rilanciare la Sacra Lega. Filippo II, mai troppo convinto dell'alleanza
con Venezia, ben presto tornò ad occuparsi delle sue faccende interne, mentre
il nuovo pontefice Gregorio XIII non dimostrava certo quell'entusiasmo e
quell'interesse che avevano spinto il suo predecessore a creare l'alleanza
anti-turca.
Ancora una volta Venezia non aveva scelta. Ad una guerra
senza speranza preferì così l'accordo di pace con il quale rinunciava
ufficialmente e definitivamente ad ogni pretesa su Cipro impegnandosi a versare
al sultano 300.000 ducati nei prossimi tre anni.
I più indignati della cosa si dimostrarono proprio gli
spagnoli, coloro che più di chiunque altro avrebbero dovuto prendersela solo
con sè stessi. Dei veneziani, disse Filippo II, non ci si poteva proprio fidare
e il trattato con il Turco ne era un'evidente prova!
Ma da un altro stato il re spagnolo faceva bene a guardarsi.
Nella vicina Francia, Enrico III, infatti, già da anni tramava ai danni della
Spagna, come nel 1570, quando avrebbe dovuto sposare la regina inglese
Elisabetta I, progetto poi comunque naufragato.
Enrico era uno dei figli di Caterina dé Medici e di Enrico II e sarebbe anche stato
l'ultimo rappresentante della dinastia dei Valois. Con la madre Caterina,
Enrico fu uno dei principali promotori della tristemente famosa strage di S. Bartolomeo
(23-24 agosto 1572) nella quale vennero sterminati senza pietà famiglie intere
di protestanti Ugonotti.
Enrico arriva a Venezia, tappa del suo ritorno in
Francia nelle vesti di re ...
E proprio mentre si
accingeva a porre l'assedio alla roccaforte degli Ugonotti a La Rochelle, gli
giunse l'offerta della corona del regno di Polonia, vacante per l'estinzione
della locale dinastia.
Ma la situazione nel regno polacco non era certo delle più
rosee e così, dopo pochi mesi, Enrico si premurò di abbandonare lo scomodo
impegno e di farsene ritorno in Francia dove, nel frattempo, il trono si era
liberato per l'improvvisa morte del fratello, Carlo IX. Enrico lasciò la
Polonia, di nascosto, trafugando i diamanti della corona. Da lì si diresse poi
in Austria, a Vienna, da dove raggiunse infine Venezia.
Perchè questa scelta? Probabilmente fu il governo ducale a voler ospite per alcuni giorni nella città
il nuovo sovrano francese. La Serenissima infatti, dopo la definitiva rottura
dell'alleanza con la Spagna e con lo stesso imperatore, guardava con crescente
interesse alla Francia.
E così Enrico III
giungeva in una città che difficilmente si sarebbe fatta scappare
una tale occasione per poter sfoggiare ed esibire tutta la magnificenza di cui
era capace.
Enrico venne accolto a Marghera da 60 senatori e da lì venne
trasferito a Murano scortato da un seguito di gondole dorate. Nell'isola lo
attendevano 60 alabardieri vestiti in alta uniforme con i colori e il giglio
dorato francesi. La mattina dopo lo raggiunse anche il doge Mocenigo e da lì il
corteo si portò sul Canal Grande fino a raggiungere Cà Foscari completamente
ricoperta da drappi azzurri ricamati d'oro.
Per una settimana il re francese ebbe modo di ammirare e di
vivere la Venezia del lusso, quella dei broccati e delle sete più pregiate, dei
gioielli e della ricchezza ostentata in un turbinio di colori, volti, musiche e
giochi.
In uno dei rari momenti liberi, il re riuscì anche a far
visita alla più famosa, corteggiata e desiderata donna veneziana dell'epoca:
Veronica Franco. Famosa per la sua incredibile bellezza, Veronica era altresì
nota per le sue rime d'amore, oltre che per la sua libera condotta
sentimentale. Il sovrano francese venne ben volentieri accolto dalla donna che
dovette colpirlo non poco se Enrico volle portare con sè un ritratto di
Veronica che ricambiò la cortesia reale con un paio di sonetti.
Enrico volle poi assolutamente incontrare un altro famoso
personaggio del mondo artistico veneziano: Tiziano Vecellio.
Il vecchio pittore,
ormai novantasettenne, si era stabilito definitivamente a Venezia da molti anni
e, proprio nella città lagunare, aveva
lasciato alcune delle più significative opere del periodo giovanile. La sua
fama attraversava allora tutta l'Europa, ed Enrico non poteva certo mancare a
questo appuntamento.
Si recò dunque nella casa del pittore, in San Canciano,
accompagnato dai duchi di Ferrara, Mantova ed Urbino. Il sovrano francese non
potè certo fare a meno di intrattenersi con Tiziano che gli ricordò
orgogliosamente tutti i riconoscimenti e gli onori ricevuti dall'imperatore
Carlo V e dal re di Spagna Ferdinando.
Dopo Tiziano fu la volta dell'altro grande pittore
veneziano, Tintoretto, per il quale accettò anche di posare.
Il giorno della partenza, a questi ritmi e con giornate così
piene, non poteva che giungere in un batter d'occhio per il giovane sovrano,
per salutare il quale venne imbandito uno straordinario banchetto. Ultimato
questo, il doge in persona si scomodò per accompagnare il re francese fino a
Fusina. Enrico ricambiò comunque generosamente l'ospitalità e la cortesia
ricevute durante quella settimana straordinaria, facendo dono al doge di un'enorme
pietra preziosa.
Dopo i regali, le cortesie ricambiate e la festa, il doge
Mocenigo si aspettava tuttavia qualcosa di più concreto e necessario per il suo
stato: un'alleanza politica con la Francia. In fondo tanto sfarzo non era stato
esibito per niente! La città, tuttavia, da lì a pochi mesi avrebbe avuto ben
altri e più tragici problemi da affrontare che non l'alleanza con Enrico, che
ebbe infatti giusto il tempo di ammirare Venezia nel suo massimo splendore
prima che il suo volto venisse infatti devastato da un terribile, invincibile
nemico: la peste.
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 4, SCRIPTA EDIZIONI
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