Dal testo di Francesco Zanotto
"In questo tempo, cioè nel 1529, gli
venne imposto dalla Repubblica di scrivere la storia della sua patria, in
seguito a quella d'Andrea Navagero, nella quale occupossi, finchè trattenne si
in Padova, e anche dopo che, onorato della porpora, passò a Roma. Ciò accade
nel 1539, nel quale anno Paolo III, volendo innalzare a quella cospicua dignità
uomini tali, che colla loro dottrina onorasser la Chiesa, ad istanza
principalmente del Contarini, e del Sadoleto, i quali si adoperarono con molto
impegno a toglier dall'animo del pontefice le tristi prevenzioni ... e le
passate debolezze del Bembo, ... a’ 24
marzo il dichiarò cardinale ... ".
ANNO 1450
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
L'illustre
studioso veneziano si era dedicato per tutta la vita agli studi letterari
diventando famoso per le sue teorie sulla "vogar lingua" ambendo tuttavia anche alla
carica di cardinale che gli venne concessa solo verso la fine della sua vita
dal papa Paolo III.
LA SCHEDA STORICA - 97
Venezia non diede i natali solo a famosi uomini di mare,
navigatori o comandanti militari, ma anche a uno dei più insigni e famosi
studiosi, scrittori e teorici della lingua italiana: Pietro Bembo.
Il Bembo infatti era nato a Venezia il 20 maggio del 1470 da
Bernardo e da Elena Marcello. il padre era un uomo molto noto nella città
lagunare dove ricoprì anche la carica di senatore della repubblica oltre a
svariate cariche diplomatiche. La sua fama, tuttavia, era anche legata ad una
discreta attività di scrittore e uomo di cultura. Proprio dalla ricca
biblioteca del padre, Pietro ricavò i suoi primi, fondamentali elementi di
cultura letteraria.
Non solo. Grazie alle conoscenze e alle frequentazioni
paterne, Pietro Bembo venne anche precocemente in contatto con gli ambienti dei
circoli umanistici veneziani almeno fin dal 1487, anno in cui infatti seguì il
padre a Firenze dove Bernardo era stato inviato in qualità di ambasciatore
della Serenissima.
E dopo Firenze fu la volta di Bergamo, anche se due anni
dopo Pietro, che ormai aveva iniziato a scrivere versi in latino, decise di
trasferirsi in Sicilia per poter studiare ed apprendere il greco. Nel 1492
raggiunse così Messina, dove si trovava uno dei più grandi esperti di quella
lingua, Costantino Lascaris. Qui si
trattenne per un discreto periodo.
Rientrato in patria Pietro decise di intraprendere gli studi
filosofici presso il vicino studio universitario di Padova, anche se di maggior
interesse e portata si dimostrerà il suo successivo soggiorno nella città di
Ferrara, sempre al seguito del padre. Qui ebbe modo di conoscere e di
apprezzare, per la prima volta, presso la corte di Alfonso d'Este, il raffinato
ambiente culturale di una tipica corte rinascimentale, ma soprattutto ebbe la
straordinaria possibilità di entrare in contatto personale e culturale con
Ludovico Ariosto, Leoniceto e Sadoleto, due fra i più raffinati umanisti.
Chiusasi anche la breve parentesi ferrarese, Pietro Bembo
tornò nuovamente a Venezia - siamo agli inizi del Cinquecento -, dove ebbe
anche una breve ma intensa relazione con Maria Savorgnan e dove tentò
d'inserirsi, ma senza convinzione e successo, nel convulso mondo politico
veneziano.
Ben più largo successo invece, riscossero le edizioni curate
dal Bembo per il famoso editore Manuzio, delle Rime del Petrarca e della
Commedia di Dante, mentre nel contempo iniziava a lavorare attorno al primo
nucleo della sue ''Prose sulla volgar
lingua".
Nel 1505 intanto pubblicò gli "Asolani" e l'anno
dopo lasciò ancora una volta Venezia per stabilirsi ad Urbino, l'altra grande,
fiorente corte di cultura artistica e letteraria dell'Italia rinascimentale. Il
Bembo si trattenne a lungo nella città dei Duchi da Montefeltro, fino al 1512,
fino a quando cioè decise di recarsi a Roma.
Già nel 1508 Bembo aveva intrapreso la carriera
ecclesiastica nell'ordine Gerosolomitano
anche se i voti veri e propri li prenderà solo molti anni dopo, nel 1522.
L'arrivo e il soggiorno del Bembo nella città significò ancora nuovi ed
ulteriori stimoli culturali, ma anche l'inizio di una carriera
politico-ecclesiastica che lo porterà all'alta carica cardinalizia.
Intanto il pontefice Leone X de Medici lo scelse quale
segretario personale, affidandogli alcune delicate missioni, anche se nel
frattempo il Bembo non disdegnava gli impegni mondani e le occasioni amorose. A
Roma infatti Pietro conoscerà quella che gli sarà fedele compagna di vita per
molti anni, Morosina, che gli darà anche tre figli.
Malgrado l'onorevole incarico e la famiglia, Roma alla lunga
non dava i frutti sperati. Il cardinalato si faceva attendere troppo e anche da
un punto di vista culturale la città aveva già da tempo cessato di rappresentare
un reale stimolo.
E’ così nel 1521
Pietro Bembo se ne tornò a Venezia anche per gravi motivi di salute che lo
tennero fermo a Padova per molti mesi. Lì lo raggiunse la notizia della morte
del pontefice, fatto che lo persuase ulteriormente a prolungare il suo
soggiorno nella città. Furono quelli gli anni più intensi e proficui per la sua
attività di teorico e scrittore della lingua italiana. Ultimò le ''Prose'' e rielaborò significativamente
gli "Asolani", componendo
anche nuove rime.
Nel 1529 si recò anche a Bologna in occasione
dell'incoronazione ad imperatore di Carlo V, e dove ebbe modo di conoscere il
nuovo pontefice, Paolo III Farnese.
L'anno seguente venne intanto nominato bibliotecario e
storiografo della repubblica di Venezia con l'incarico di comporre la storia
della città.
Tuttavia negli anni che seguirono la sua vita venne
funestata e turbata da una serie di tragici e inquietanti eventi, primo fra
tutti la morte del suo figlio primogenito. Pochi anni prima aveva anche dovuto
subire un tentativo di avvelenamento, mentre nel 1535 moriva anche la Morosina.
Queste vicende non fecero altro che spingerlo ulteriormente nei suoi lavori e a
tentare in modo più deciso la carriera ecclesiastica.
Allo scopo tornò a Roma, anche se non era certo facile
vincere le diffidenze del pontefice nei confronti di un uomo che non aveva mai
nascosto di apprezzare i piaceri della vita e che aveva avuto tre figli
naturali. Non bisogna dimenticare, infatti, che a Roma, verso la metà del
secolo, l'atmosfera stava rapidamente mutando e il clima libertino lasciava il
posto alla repressione del costume.
Malgrado alcune opere dedicate esplicitamente al pontefice
e, malgrado la vita ritirata che ormai il Bembo conduceva, passarono ancora
alcuni anni prima che il papa gli accordasse l'alta carica.
A vincere le ultime resistenze di Paolo III in questo senso,
intervennero anche alcuni fra i più stimati e considerati amici del Bembo.
Allora il papa si persuase che le doti umane ed intellettuali dell'uomo
valevano molto di più della sua passata condotta o delle maldicenze che ancora
si profferivano sul suo conto e si decise di nominarlo cardinale.
Giunto in Vaticano venne così portato al cospetto del
pontefice dai suoi due fidati amici, Sadoleto e Contarini. Ce l'aveva finalmente fatta!
Nominato poco dopo anche vescovo di Gubbio, nel 1544
tuttavia, Pietro Bembo ormai stanco e anziano preferì tornarsene a Roma dove si
spense nel 1547. Venne poi sepolto in S. Maria Sopra Minerva, fra due dei più
famosi Papi, Leone X, e Clemente VII.
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 4, SCRIPTA EDIZIONI
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