Se credete che i sacrifici umani siano un antico
retaggio di culture selvagge definitivamente estinte e cadute nel limbo, vi
sbagliate.
Nonostante la propaganda antirazzista si sforzi costantemente di
presentarci un’immagine politicamente corretta dei popoli africani, in Uganda
l’uccisione di bambini per rituali stregoneschi è un fenomeno che ha raggiunto
proporzioni davvero incredibili, a dimostrazione di come “pratiche che nei paesi civilizzati hanno portato i loro seguaci al
patibolo continuano ad essere per il Sud del mondo ordinaria amministrazione”
.
Silvano Lorenzoni nel Selvaggio mostra come comportamenti che
per i selvaggi costituiscono la normalità sono considerati tra i
popoli civili sintomi di psicopatologie: “Inizierò mettendo a fuoco
quelle manifestazioni che avvicinano il selvaggio ai comportamenti di quei
civili che normalmente sono, o dovrebbero essere, confinati nelle istituzioni
psichiatriche, e, successivamente, quelle (tossicodipendenza compulsiva,
deviazioni sessuali ecc.) che più lo avvicinano all’animalità.
Un bimbo morto in cambio
successo, soldi, salute. È quanto accade in Uganda, Paese africano dove –
secondo le stime di Jubilee Campaign, charity che si occupa di tutela dei
minori – il macabro rituale ha già coinvolto 900 bambini. Un recente reportage
investigativo della Bbc nello stato africano ha rivelato che il numero delle
piccole vittime di sacrifici umani sta aumentando rapidamente e la polizia fa
ben poco per risalire ai colpevoli e ancora meno per proteggere le potenziali
vittime.
È interessante notare che tali riti, pur essendo proibiti dalla
legge, sono talmente diffusi e socialmente accettati, da non suscitare la
minima riprovazione da parte dell‘africano medio.
Infatti benché l’attuale incremento dei sacrifici sia riconducibile
ad una specifica setta chiamata Yu-Yu,
questo fenomeno non è un’anomalia estranea alla cultura e alla mentalità
africane ma, al contrario, si radica nella psicologia stessa di quelle
popolazioni, le quali dal punto di vista morale non vi trovano assolutamente
nulla di male. Infatti, in questo continente, e in particolare in Uganda, casi
di sacrifici umani sono sempre esistiti e spesso sono gli stessi guaritori
tradizionali che finito l’insegnamento di queste pratiche devono iniziare con
il sacrificio del proprio figlio. Ecco la descrizione particolareggiata di uno
di questi riti:
Molte famiglie, in quelle zone
dell’Africa dove lo Yu-Yu è molto diffuso, destinano uno dei loro bambini al
sacrificio per garantire benessere a tutta la famiglia. I membri della setta
assistono, nudi, all’opera dello sciamano che, stordita la vittima, gli taglia
la gola facendo molta attenzione a che neanche una goccia di sangue vada
sprecata; il sangue (5/6 litri) viene raccolto in una bacinella metallica e
versato sulle teste dei presenti che, poi, si accoppiano ancora tutti lordi di
questo.
Un buon africano non capirà mai perché queste pratiche suscitino
nell’uomo bianco tanta riprovazione. Per lui l’omicidio non è un crimine, tanto
più se è lo stregone a ordinarlo. Ecco come un negro tratta il rito sanguinario
con un cronista della BBC che si è finto un acquirente:
«Esistono due modi di farlo», ha spiegato Awali al
giornalista, «possiamo seppellire il bambino vivo dove stai costruendo la
tua sede oppure possiamo tagliarlo a pezzi e mettere il suo sangue in una
bottiglia. Se è maschio gli tagliamo la testa e i genitali, seppellendoli
insieme alle mani e ai piedi».
Ci viene spontaneo chiederci, visti gli attuali flussi migratori,
quali saranno a lungo termine gli effetti dell’importazione di questa preziosa
cultura nel continente europeo. La risposta ce la da un articolo di alcuni anni
fa, in cui si descrive come l’immigrazione grazie alle associazioni
antirazziste e umanitarie abbia permesso agli stregoni africani di esportare le
loro pratiche di magia nera sino in Gran Bretagna. Tutto è cominciato col
ritrovamento di un corpo mutilato nel Tamigi.
Si trattava di un bambino di razza africana cui erano stati amputati
la testa, le gambe e le braccia; investigatori lo battezzarono Adam e cominciarono
le indagini. La prima risultanza fu che la causa della morte era stato un
accuratissimo taglio della vena giugulare, cui era seguito un drenaggio
completo del sangue. (…) Studiando i resti del bambino sacrificato si
scoprirono nello stomaco e nell’esofago resti di una pozione costituita da rare
erbe africane; l’antropologo spiegò che si trattava di erbe che stordivano la
vittima prima del sacrificio.
Infine si scoprì che:
Bambini maschi tra i 4 e i 7 anni venivano comprati in Africa per
10/20 dollari; fatti arrivare in Gran Bretagna assieme a coppie di richiedenti
asilo, che se ne avvalevano per facilitare le pratiche di accettazione, e poi
passati a sette segrete apparentemente di denominazione cristiano-evangelica,
in realtà sette sataniche che li sacrificavano, spesso dopo averli torturati,
per cacciare «cattivi spiriti» o malattie. I bambini importati dall’Africa in
questa maniera sarebbero almeno un centinaio e questa potrebbe essere la punta
di un iceberg.
Tra poche decine di anni l’Europa si sarà definitivamente
trasformata in un continente africano. Non è difficile perciò ipotizzare un
aumento di queste pratiche, con buona pace di progressisti e associazioni
umanitarie. Già l’anno scorso abbiamo avuto notizia di un caso
simile, riguardante un barcone attraccato a Lampedusa.
Un sopravvissuto, un ghanese di 16 anni, raccontò infatti che
durante l’attraversata furono gettati in mare alcuni uomini per “placare gli
spiriti del mare”:
A bordo del barcone venivano eseguiti sacrifici umani per invocare
il sostegno di qualche divinità pagana nei momenti di difficoltà, o anche
semplicemente per punire qualche innocente che veniva ritenuto colpevole di
aver provocato qualche danno ai motori dell’imbarcazione. La regia degli
avvenimenti era tenuta da quattro donne, quattro maghe, delle santone nigeriane
che eseguivano riti magici a bordo dell’imbarcazione indicando di volta in
volta chi doveva essere gettato in mare. Il fatto che nell’imbarcazione ci
fossero etnie diverse ha favorito una sorta di guerra interna dominata da
alcuni nigeriani. Un sopravvissuto ha raccontato che donne di etnia nigeriana
facevano riti magici al termine quali indicavano qualcuno. Questo veniva preso,
legato mani e piedi e ancora vivo gettato in mare.
Una cosa molto importante da sottolineare è che tutte le donne
arrestate erano ospitate in strutture di accoglienza: “due a Palinuro, in provincia
di Salerno, uno a Cosenza e altri due in un albergo di Enna” e che tutti i
responsabili, “erano già in possesso di permesso di soggiorno dopo avere
richiesto e ottenuto asilo politico”.
Forse gioverà a questo punto interrogarsi sui fondamenti antropologici
di questa crudele usanza. Il sacrificio umano a scopi stregoneschi riflette di
per sé un tratto caratteristico della psicologia dei negri e, in genere, delle
popolazioni selvagge. Infatti a
differenza di altre forme di culti sacrificali, in uso nell’antichità presso
popoli di stampo indoeuropeo, che avevano una valenza cosmica e sancivano un
legame con la comunità di appartenenza e col divino, il rito
stregonico è totalmente spogliato da qualsiasi carattere sacrale e
comunitario, e si riduce sostanzialmente a una sorta di contrattazione magica
con i demoni per ottenere vantaggi individuali e materiali. Ciò, del resto, si
accorda perfettamente con la stessa concezione della religiosità in uso presso
i selvaggi, caratterizzata da una totale cesura con il sacro, che degenera in
mero fattucchierismo e magia nera tra i popoli del Sud del mondo, improntati a
una crudeltà metafisica che riflette il loro allontanamento dall’umanità e il
loro affacciarsi sull’animalità. op. cit.
“Da ciò risulterà chiaro come da un lato il selvaggio possieda
ancora un labile aggancio con l’umanità normale, dalla quale comunque si è
allontanato, e dall’altro lato esso si affaccia già su quell’animalità alla
quale è destinato”.
Concludendo, fenomeni come questi dimostrano in maniera
inequivocabile, se non fosse già abbastanza chiaro, che l’idea di importare
selvaggi dalle aree più degradate del pianeta non potrà mai costituire una
fonte di arricchimento culturale per i popoli civili, ma solo una causa di
costante regressione antropologica, di imbarbarimento e di degenerazione.
L’immigrato di colore è inassimilabile. La sua presenza va di pari passo al
deterioramento delle strutture civili, morali e spirituali di una Nazione.
[…]
Fonte: visto su Identita.
com del
22 agosto 2013
UGANDA,
ATTENTI ALL'ORCO. MACABRI RITI: 900 BAMBINI SACRIFICATI PER PROPIZIARE LA
FORTUNA.
di Emanuela Di Pasqua
Un bimbo morto in cambio successo, soldi, salute. È quanto accade in
Uganda, Paese africano dove - secondo le stime di Jubilee Campaign,
charity che si occupa di tutela dei minori - il macabro rituale ha già
coinvolto 900 bambini. Un recente reportage investigativo della Bbc nello stato
africano ha rivelato che il numero delle piccole vittime di sacrifici umani sta
aumentando rapidamente e la polizia fa ben poco per risalire ai colpevoli e
ancora meno per proteggere le potenziali vittime.
SUPERSTIZIONE E PAURA.
Negli ultimi tempi, sono stati ritrovati molti corpi orrendamente
mutilati a causa della preoccupante ascesa di chi crede nel potere del
sacrificio umano. La paura serpeggia tra la popolazione, i genitori e gli
insegnanti cercano di non perdere mai d’occhio i piccoli e lungo le strade si
moltiplicano i manifesti che segnalano i pericoli legati a questi riti. In
alcune missioni, agli alunni viene insegnata una canzone dal titolo
esplicativo: «Guariamo la nostra nazione. Finiamola con i sacrifici di
bambini».
Ma il fenomeno non avrebbe nulla a che fare con antiche credenze
tradizionali: sacrificare la vita di un bambino è un rito che porterebbe
semplicemente salute e denaro a chi lo commissiona: trova terreno fertile nella
superstizione, nella povertà e nella mancanza di cultura, ma si diffonde anche
tra presunti uomini d’affari o imprenditori locali.
A compiere i riti sono i cosiddetti stregoni o witch doctors,
che utilizzano per le proprie pratiche bambini rapiti. I parenti delle piccole
vittime parlano di una polizia indolente e di offerte di denaro da parte degli
stregoni per evitare guai con la legge. Il capo della task force creata dalla
polizia ugandese per investigare sui sacrifici umani, Bignoa Moses, sostiene
che la giustizia è imbavagliata e impotente, anche perché mancano le prove e i
testimoni per inchiodare gli stregoni. Ma chi conosce bene questa realtà non si
stupisce. Come Padre Franco Moretti, padre comboniano conoscitore dell’Africa e
direttore della rivista Nigrizia, che ha dichiarato: «C’era un padre qui
a Verona che aveva condotto ricerche su questo argomento e aveva anche aperto
un dialogo con i cosiddetti stregoni. Ma è morto due anni fa. Di tanto in tanto
si ricevono notizie sui sacrifici umani. Si sa che accadono, ci sono stati
anche pronunciamenti del governo».
IL MERCATO DEI MINORI.
Secondo Peter Sewakiryanga, pastore a capo della chiesa Kyampisi
Childcare Ministries, alla base dell’aumento del numero di rituali che
implicano la morte di minori c’è il fatto che «la gente ama il denaro e tanti
vogliono diventare più ricchi». La convinzione che grazie ai macabri riti si
arrivi al benessere ha reso i bambini “beni” commerciali, con un vero mercato
basato sul binomio domanda/offerta.
Secondo i dati della polizia ugandese nel
2006 sarebbe stato accertato un solo caso simile, nel 2008 ce ne sono stati 25
e nel 2009 altri 29. Ma Sewakiryanga contesta le cifre diffuse dalle autorità,
sostenendo che soltanto nella sua parrocchia il numero di minori immolati è
maggiore di quello dichiarati in tutta la nazione.
Nel principale ospedale di Kampala, la capitale della nazione
africana, è ricoverato Allan, nove anni, sopravvissuto a un colpo di machete
che intendeva decapitarlo. Il bimbo ha riportato danni ossei e cerebrali e, nel
corso del rito, è stato anche castrato. Dopo un mese di coma, il piccolo ha
riconosciuto chi lo aveva ridotto in fin di vita ma la polizia ha definito le
sue dichiarazioni inattendibili.
L’uomo accusato da Allan si chiama Awali e il
cronista investigativo della Bbc, Chris Rogers, è riuscito a mettersi sulle sue
tracce. Fingendosi un uomo d’affari locale, ha sparso la voce di essere alla
ricerca di un witch doctor in grado di praticare un rito propiziatorio
per guadagnare successo e fortuna. L’uomo ha incontrato Awali che gli ha subito
proposto l’incantesimo più potente: il sacrificio di un bambino.
LA TRATTATIVA DELL'ORRORE
«Esistono due modi di farlo», ha spiegato Awali al giornalista,
«possiamo seppellire il bambino vivo dove stai costruendo la tua sede oppure
possiamo tagliarlo a pezzi e mettere il suo sangue in una bottiglia. Se è
maschio gli tagliamo la testa e i genitali, seppellendoli insieme alle mani e
ai piedi».
Al termine della trattativa (nel corso della quale Awali ha ammesso
di avere già praticato altre volte il sanguinario rito), l’inviato della
testata inglese si è rivolto alla polizia. Eppure Awali è ancora un uomo
libero, poiché l’inchiesta di Rogers non è stata sufficiente a inchiodarlo e il
piccolo Allan non è stato considerato attendibile, pur avendo riconosciuto il
suo carnefice nelle immagini che il giornalista britannico gli ha mostrato sul
laptop.
IL SILENZIO DELLA LEGGE.
L’inchiesta non ha sortito alcun risultato. Secondo Sewakiryanga,
senza l’aiuto delle forze dell’ordine non si può far nulla per proteggere i
bambini da questa assurda minaccia: «I piccoli non hanno voce, perché viene
messa a tacere dal silenzio della legge e della polizia e dalle persone che,
pur leggendo questi fatti sui giornali, non alzano un dito. Noi dobbiamo
resistere e fare tutto ciò che è possibile per estirpare questo male. E
pregare. Affinché il governo ci ascolti».
Domenica, 23 Ottobre 2011
Fonte: visto su Lettera 43, del 23
ottobre 2011
STREGONERIA E SACRIFICI UMANI IN EUROPA
A seguito del ritrovamento nel Tamigi di un torso umano,
appartenente a un bambino negro di cui non era stata denunciata la scomparsa e
che non si riusciva ad identificare, Scotland Yard iniziava un'indagine che,
nei giorni scorsi, ha portato a risultati agghiaccianti.
Bambini maschi tra i 4 e i 7 anni venivano comprati in Africa per
10/20 dollari; fatti arrivarein Gran Bretagna assieme a coppie di richiedenti
asilo, che se ne avvalevano per facilitare le pratiche di accettazione, e poi
passati a sette segrete apparentemente di denominazionecristiano-evangelica, in realtà
sette sataniche che li sacrificavano, spesso dopo averli torturati, per
cacciare «cattivi spiriti» o malattie.
I bambini importati dall'Africa in questa maniera sarebbero almeno
un centinaio e questa potrebbe essere la punta di un iceberg.
Contemporaneamente, Scotland Yard ha iniziato un'inchiesta su 400
bambini africani o asiatici scomparsi da casa e da scuola solo negli ultimi
dieci mesi e ne ha rintracciati, per ora, solo quattro.
Nuovi fatti sono venuti recentemente alla luce e sono stati
illustrati in maniera particolareggiata da un documentario prodotto in
collaborazione dalla BBC e da Scotland Yard.
Il documentario si intitola «Sacrificio umano a Londra» e racconta
le indagini svoltedagli investigatori inglesi in seguito al ritrovamento del
torso umano nel Tamigi.
Nell'ottobre 2001, come detto, un torso umano emergeva e veniva
recuperato nei pressi di Tower Bridge; il torso era in buone condizioni perché
non era stato in acqua più di 24 ore.
Si trattava di un bambino di razza africana cui erano stati amputati
la testa, le gambe e le braccia; investigatori lo battezzarono Adam e
cominciarono le indagini.
La prima risultanza fu che la causa della morte era stato un
accuratissimo taglio della vena giugulare, cui era seguito un drenaggio
completo del sangue.
Sicuri si trattasse di un sacrificio umano si rivolsero ad un
professore universitario di antropologia per avere informazioni.
Questi spiegò loro che la tecnica usata era quella tipica dello
Yu-Yu, una setta che adora gli spiriti del male e che, molto diffusa nell'Africa
occidentale subsahariana, è coinvolta in ogni genere di attività illecita;
oltre all'aspetto rituale, si poteva considerare una vera e propria
organizzazione mafiosa internazionale.
La setta, oltre a controllare le attività illecite in Africa, si
occupa attivamente di traffico di esseri umani verso l'Europa, traffico e
gestione di prostitute in Europa e contrabbando all'ingrosso verso l'Europa di
tutti i tipi di droghe.
Studiando i resti del bambino sacrificato si scoprirono nello
stomaco e nell'esofago resti di una pozione costituita da rare erbe africane;
l'antropologo spiegò che si trattava di erbe che stordivano la vittima prima
del sacrificio.
Molte famiglie, in quelle zone dell'Africa dove lo Yu-Yu è molto
diffuso, destinano uno dei loro bambini al sacrificio per garantire benessere a
tutta la famiglia.
I membri della setta assistono, nudi, all'opera dello sciamano che,
stordita la vittima, gli tagliala gola facendo molta attenzione a che neanche
una goccia di sangue vada sprecata; il sangue (5/6 litri) viene raccolto in una
bacinella metallica e versato sulle teste dei presenti che, poi, si accoppiano
ancora tutti lordi di questo.
Studiando i microminerali che costituivano le ossa di Adam venne
individuata, con un margine di approssimazione di 100 km, la sua provenienza:
l'area intorno a Benin City.
A questo punto, però, le indagini erano a un punto morto.
Un fatto nuovo le sbloccò: arrivò all'Interpol la segnalazione di
una donna proveniente da Benin City che chiedeva asilo politico in Germania
dicendosi perseguitata da una setta che praticava i sacrifici umani e da cui
lei si voleva affrancare.
Gli inglesi subito volarono in Germania: la donna confessò di essere
la moglie di uno dei capi dello yu-yu, che il marito si occupava di traffico di
esseri umani e di droga verso tutta l'Europa e fornì una serie di indirizzi,
alcuni in Inghilterra, di costui.
La donna informò gli inquirenti che prima di ogni azione illegale,
per garantirsi la protezione degli spiriti, veniva fatto un sacrificio umano
(preferibilmente un bambino, più gradito agli spiriti) e che, se l'operazione
era andata bene, veniva eseguito un altro sacrificio a scopo di ringraziamento.
A casa della donna vennero trovate stanze intere di vestiti da bambino di tutte
le taglie, il che fece pensare che a lei fossero stati affidati, in Africa, da
genitori inconsapevoli, bambini da portare in Europa e che quella montagna di
vestiti fossero i loro bagagli.
La donna non seppe spiegare la presenza di quella montagna di
vestiti né la differenza di taglie.
La donna venne trasportata in Inghilterra ma, appena arrivata,
ritrattò tutta la sua storia e non fu possibile trattenerla.
Risulta rientrata a Benin City dove è ancora attivamente coinvolta
nel traffico di esseri umani e nella affiliazione di tutti i partenti ancora
non affiliati alla setta.
A questo punto, però, gli investigatori avevano l'indirizzo dell'ex
marito della donna.
Essi misero sotto controllo stretto l'indirizzo, nell'Est London, e
si resero conto che egli, ogni notte, viaggiava fino ad un aereoporto (non solo
in Inghilterra ma anche in Germania e Belgio) e raccoglieva due immigrati che
forniva di documenti veri (procuratigli da funzionari corrotti di origine
nigeriana del ministero degli Interni inglese).
Continuando la sorveglianza del sospettato i funzionari di Scotland
Yard individuarono altri 12 elementi, a lui strettamente legati, che svolgevano
le sue stesse funzioni.
La setta, per non dare nell'occhio durante le sue riunioni
settimanali, che raccoglievano centinaia di persone, aveva formato una falsa
chiesa protestante di denominazione particolare in cui erano ammessi solo i
membri della setta stessa.
In questa maniera essi si potevano radunare una volta a settimana,
compiere i propri riti, incassare la rata del riscatto di 5.000 sterline che
ogni immigrato clandestino era impegnato a pagare alla setta sotto ricatto di
essere sottoposto ai malefici Yu-Yu.
Dal punto di vista delle prove sulle responsabilità del sacrificio
di Adam, gli investigatori erano a un punto morto.
Decisero cosi fare un'irruzione all'alba simultaneamente nei 12
appartamenti sotto sorveglianza.
In un appartamento fu trovata una videocassetta in cui si vedeva un
uomo che assisteva il padre gravemente malato in un letto; successivamente si
recava in un'altra stanza dove un altro uomo di colore nudo era disteso bocconi
e in stato di intontimento.
L'uomo procedeva a tagliare la gola della vittima raccogliendo
accuratamente il sangue in una bacinella di metallo; quando il sangue era
completamente drenato, gli staccava la testa e la metteva in un cesto di
vimini.
L'uomo poi si versava in testa l'intero contenuto della bacinella
piena di sangue e portava il cesto di vimini sul letto del padre.
Aperto il cesto mostrava la testa al padre, che immediatamente
mostrava di sentirsi meglio e si rialzava in piedi.
Nel congelatore del frigorifero vennero trovate alcune buste
contenenti le rarissime erbe equatoriali, stupefacenti e microminerali tipiche
del Benin, che erano state ritrovate nella gola e nello stomaco di Adam.
Ciò permise l'incriminazione dell'uomo per il sacrificio umano di
Adam e di altri 11 per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per
traffico internazionale di droghe.
Questa però è soltanto la punta dell'iceberg; la setta Yu-Yu
continua a monopolizzare l'arrivo dei clandestini dall'Africa occidentale
subsahariana e a gestire la prostituzione nigeriana in tutta Europa, a
importare enorme quantitativi di droga sul continente, a compiere sacrifici
umani soprattutto di bambini) sullo stesso suolo europeo.
Tutto ciò, di gravità orrenda, assume connotati più che preoccupanti
alla luce di alcuni fatti recentissimi.
Gli immigrati dall'Africa tendevano fino a poco fa a provenire dal
Maghreb ed erano tutti mussulmani e tendenzialmente in buona salute.
Gheddafi ha recentemente firmato con tutte le nazioni africane un
patto che apre le frontiere della Libia, senza bisogno di passaporti, a
qualsiasi cittadino africano.
Masse enormi provenienti dall'Africa subsahariana si sono messe in
movimento verso la Libia allo scopo di attraversare lo stretto di mare che le
separa da Lampedusa.
Se fino a ieri l'immigrazione gestita dalli Yu-Yu riguardava decine
di persone a settimana in tutta Europa adesso è diventata un fenomeno di massa
con barconi carichi di centinaia di persone (non piu magrebini, ma africani e
subsahariani).
Costoro sono tutti appartenenti e gestiti dallo Yu-Yu; in media uno
su 2 è Hiv Positivo; in media 1 su 5 è positivo a forme di turbercolosi nuove
per l'Europa e verso cui gli europei non hanno difese immunitarie acquisite.
Il governo italiano, invece di alzare una cortina di ferro contro
nuovi pericoli immani che ci minacciano, ha deciso di sanare la posizione di
500.000 extracomunitari clandestini già presenti sul nostro territorio.
Inoltre, con la scusa che la Libia non aderisce alle convezione di
Ginevra, ha fatto sapere che tutti i clandestini che provengono dalla Libia non
saranno reimpatriati: questo è un vero e proprio invito all'invasione
selvaggia.
In questo quadro gia cosi preoccupante il governo di sinistra si
appresta a riformare la struttura dei centri di permanenza temporanea in
maniera che divengano «strutture aperte», dove poi si può uscire quando si
vuole e dove gli immigrati clandestini saranno trattenuti per un massimo di 48
ore; visto che essi proverranno al 99% dalla Libia sarà a tutti permesso
rimanere in Italia, anche senza lavorare, per una sorta di asilo politico.
La sicurezza pubblica, l'integrità sanitaria, le strutture sanitarie
ospedaliere italiane saranno portate al sicuro collasso.
Fonte: visto su valianti.it del 25 maggio 2006
IMMIGRATI/
SACRIFICI UMANI SUL BARCONE, ORRORE A LAMPEDUSA
La storia risale allo scorso 4 agosto ed ha dell'incredibile, nel
suo orrore.
Un barcone, uno dei moltissimi che specialmente in quel periodo
estivo facevano la spola tra il Nord Africa e l'isola di Lampedusa, viene
soccorso dalle forze navali italiane. Dentro vi trovano gente viva e dei morti.
Circa 400 persone, di diverse etnie africane, si pensa alla solita tragedia di
persone che a stento sono riuscite a sopravvivere alla lunga traversata in
pessime condizioni. Si scoprirà, mesi
dopo, quello che invece è realmente accaduto a bordo del barcone dell'orrore e
che chissà quante altre volte è già successo.
Le autorità infatti avevano sospettato qualcosa di strano sin
dall'inizio, da quando il barcone era stato portato in salvo con a bordo una
persona morta. Facendo indagini accurate fra gli immigrati detenuti nei vari
centri di accoglienza italiana, la squadra mobile di Agrigento e altre
questure, sono arrivati alla tragica conclusione.
A bordo del barcone venivano eseguiti sacrifici umani per invocare
il sostegno di qualche divinità pagana nei momenti di difficoltà, o anche
semplicemente per punire qualche innocente che veniva ritenuto colpevole di
aver provocato qualche danno ai motori dell'imbarcazione.
La regia degli avvenimenti era tenuta da quattro donne, quattro
maghe, delle santone nigeriane che eseguivano riti magici a bordo
dell'imbarcazione indicando di volta in volta chi doveva essere gettato in
mare. Il fatto che nell'imbarcazione ci fossero etnie diverse ha favorito una
sorta di guerra interna dominata da alcuni nigeriani. Un sopravvissuto ha
raccontato che donne di etnia nigeriana facevano riti magici al termine quali
indicavano qualcuno. Questo veniva preso, legato mani e piedi e ancora vivo
gettato in mare.
Lo stesso testimone era stato indicato da una delle donne come
responsabile di un guasto al motore. L'intervento di un amico gli evita la
sorte, ma dice di aver visto buttare in acqua sei persone. Altre testimonianze,
come quella di un ragazzo:
“Eravamo in viaggio da due giorni il mare si stava
ingrossando e un gruppo di nigeriani ha deciso che l’unico modo per far tornare
il tempo buono era quello di sacrificare qualcuno di noi”.
Fonte: Visto il Sussidiario.net/del 30 novembre 2011
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