O preti, non è lontano il
tempo in cui cesserete di essere inutili e falsi apostoli di una religione
bugiarda
Siamo agli inizi del
Novecento, e un giovane maestro incomincia la sua carriera politica di passioni
rapide e cangianti, e di inenarrabili odi. Suo padre, Alessandro, è un ruvido
uomo di sinistra che vede nel socialismo “la scienza e l’excelsior che illumina
il mondo”, “il libero amore che subentra al contratto legale”.
Scrive: “o preti, non è
lontano il tempo in cui cesserete di essere inutili e falsi apostoli di una
religione bugiarda e in cui, lasciando al passato la menzogna e l’oscurantismo,
abbraccerete la verità e la ragione, e getterete la tonaca alla fiamma
purificatrice del progresso”.
Anche il figlio di
Alessandro è un amante del socialismo, del progresso, della “ragione”, contro
l’oscurantismo dei credenti. Egli, nei suoi viaggi lontano dalla patria
romagnola, arriva a Trento nel 1908, chiamato dal partito socialista locale, e
subito viene onorato come grande oratore, “versato soprattutto in
anticlericalismo”. Qui, nella città del Concilio, scaglia i suoi strali contro
l’ “idra clericale”, in nome della “Redenzione umana”. Non crede in Dio, ma nell’avvenire
dell’umanità, radioso e splendente.
Occorre solo eliminare i
nemici, gli avversari, coloro che si oppongono al trionfo del bene, all’
“internazionalismo”, all’ “anti-religiosismo”, all’ “affratellamento dei
popoli”.
Questi nemici sono la
Chiesa, il militarismo, il “morbus sacer” del nazionalismo, l’ “Austria
guerrafondaia”, guidata da un sovrano ridicolmente cattolico, e i militaristi
germanici.
Declama, a testa alta: “I
milioni che dovrebbero destinarsi al popolo, a sollevare il popolo, sono invece
inghiottiti dall’esercito. Il militarismo! Ecco la mostruosa piovra dai mille
viscidi tentacoli che succhiano senza tregua il sangue e le migliori energie
del popolo”.
Per il giovane rivoluzionario
a succhiare il sangue del popolo italiano c’è anche la Chiesa, “grande
cadavere”, “lupa cruenta”, “covo di intolleranza”, e i suoi preti,
“pipistrelli”, “sanguisughe”, “pallide ombre del medioevo”, “sudici cani
rognosi”, che vogliono mantenere il popolo nell’ignoranza.
Le vicende di Galilei e di
Giordano Bruno, scrive sempre con vigore il nostro giornalista, sono lì a
dimostrare chi sono i nemici della ragione e del progresso. Eppure, prosegue,
oggi Marx ci ha finalmente aperto gli occhi, ci ha rivelato che Dio non esiste,
e con lui Darwin, che ha dato un grosso colpo alle teorie della Bibbia, tanto
che “nessun altra dottrina ha avuto portata maggiore di quella del grande
naturalista inglese”.
Mentre scrive, il giovane
rivoluzionario si concede qualche scappatella, con donne che poi abbandona
senza tanti scrupoli. “E’ vero che a Losanna – scrive - ebbi relazione con una
divorziata, ma così per la carne, non per l’anima”.
E mentre frequenta svariate
signore, e percorre i corridoi dei bordelli, scrive articoli intitolati “Meno
figli, meno schiavi!” e definisce l’amore “una grandissima cosa: ma non è poi
solo e non è tutto. E’ un mezzo per conservare la specie”, un artificio della
natura solo per mantenere se stessa, come ogni buona dottrina materialista
insegna.
Queste esperienze e queste
convinzioni, non gli impediscono di spiegare ai suoi lettori che i sacerdoti
sono sempre degli sporcaccioni, e come loro le suore. Esse, in particolare,
sono il bersaglio preferito della pubblicistica socialista, cui il nostro
appartiene: si racconta che nei “reclusori” le suore abbiano sempre tresche
orrende con le detenute, e che siano delle crudeli violentatrici.
Nel romanzo Orkinzia, degli
stessi anni, le “suore infami” fanno violenza “su fanciullette ignude,
incatenate, con le braccia dietro la schiena”. I preti, poi, sono orride
creature che passano “ributtanti malattie veneree” ai bambini, come “porci in
veste talare che pullulano ogni giorno nelle cronache dei giornali come funghi
schifosi ammorbanti l’umanità coi loro fetori”.
Per dimostrarlo il nostro
racconta appena può, colorandoli il più possibile, gli atti immorali di qualche
sacerdote, di qualche suora, di qualche catechista. “Lo so, aggiunge, che
questo fa ciccare i ciarlatani neri, ma ne dovranno inghiottire molti altri di
questi che sono per loro rospi vivi che guazzano nelle cloache massime e
minime”. La verità, continua infine il nostro, è “che certi voti di castità non
possono essere mantenuti senza forzare la natura umana”, che, come si è già
detto, è solo animalità ed istinto. Così i preti sono degli ipocriti, perché
proclamano una morale disumana, ma la tradiscono di continuo: anche andando a
caccia, e cioè “uccidendo tante piccole esistenze create da Dio, se dobbiamo
por fede alla Genesi”, e violando il sacro “pacifismo”.
Oltre ad articoli di
giornale, il nostro scrive anche un romanzo, “Claudia Particella, l’amante del
cardinale”, infarcito di violenze e turpitudini, adattissimi alla polemica anticlericale,
e prende le difese degli ebrei, ingiustamente “martoriati e suppliziati”,
ovviamente dalla Chiesa.
Ma chi è questo socialista
difensore della purezza, della pace, della tolleranza, di Marx e Darwin, della
scienza e del progresso, i cui pregiudizi e le cui calunnie sono ancor oggi
condivisi da non pochi giornalisti ed intellettuali alla moda, esattamente un
secolo dopo?
Per chi non lo avesse
riconosciuto, il suo nome è Benito Mussolini.
- di Francesco Agnoli
Fonte: Il Foglio, 25 novembre 2010
Fonte: visto su Basta Bugie del 10
dicembre 2010
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