Denario di Adriano per
Sabina. Roma 128-136 d.C.: D/ SABINA AVGVSTA-HADRIANI AVG P P Busto drappeggiato a d. (Moneta trovata a
Soave di Verona, località Fittà)
Quando un sistema entra in crisi è bene meditare sulle basi di quel
sistema.
Se un sistema economico entra in crisi di liquidità, se cioè mancano i
soldi ad un'economia, appare essenziale riflettere sulla natura della moneta.
Purtroppo il pensiero comune riguardo a questo tema non potrebbe
essere più fatalmente errato.
Il denaro non è un mezzo di pagamento evolutosi
dal baratto e non è una convenzione sviluppatasi tra individui in un contesto
di mercato. La moneta e' nata prima del
mercato e addirittura prima della storia.
La scrittura, intesa come registrazione di linguaggi verbali, fu
inventata intorno al 3200 a.C. in Mesopotamia proprio per la registrazione di
rapporti debito-credito, ma registrazioni contabili di questi rapporti
esistevano già in forma di “Tally stick”
(bastoni di registrazione) da molte migliaia di anni.
Una visione d'insieme
della natura e del funzionamento della moneta è uno strumento potentissimo al
fine di riuscire a leggere i fenomeni che dominano la nostra realtà.
L'ORIGINE DELLA MONETA
L'origine e la gestazione della moneta si colloca all'interno del
sistema penale delle società tribali preistoriche. Comunità in cui non esisteva
il “mercato”, in cui le risorse
disponibili erano allocate mediante sistemi redistributivi su base familistica
e di clan.
In questo contesto, al fine di evitare faide tra clan a seguito di
scontri (e ferimenti/omicidi) tra individui appartenenti a gruppi familiari
diversi, venne inventato un istituto che gli storici chiamano “guidrigildo”, cioè un valore economico
che stabiliva il “valore teorico” di un uomo o di una donna; ciò rappresentava
un'indennità idonea a risarcire il clan del danneggiato in caso di
omicidio.
L'ammontare dell'indennità veniva stabilito, registrato e riscosso
dall'assemblea comune e direttamente pagato al clan “vittima”.
Non a caso, in molte culture, il concetto di debito è legato
all'idea di colpa ed in alcune lingue, come in tedesco, i due concetti sono
espressi dalla stessa parola.
La stessa preghiera del “Padre nostro” nella cultura cristiana che
tutti conosciamo ne contiene un chiaro esempio.
Il debito inizialmente era
denominato in una quantità di beni reali facilmente riscuotibili e consumabili
ed è partendo da questo tipo di rapporti debito-credito, in assenza di mercato,
che si sviluppa la moneta.
L'ORIGINE DELLA TASSAZIONE
Con l'evoluzione della società, lo svilupparsi delle classi sociali
maggiormente articolate e la centralizzazione del potere politico, la classe
dirigente (sovente coincidente con l'élite religiosa) impose gradualmente un debito universale che la
collettività avrebbe dovuto pagare all'autorità.
Si arrivò quindi ad una prima
forma di tassazione; stiamo parlando dell'Impero assiro-babilonese, egizio e
della Grecia antica.
Lo step successivo fu di denominare il debito in un'unità
di conto standardizzata, trovando quindi un bene di riferimento.
L'ORIGINE DELL'EMISSIONE
In occidente il passaggio più significativo si ha passando dalle
città Stato dell'antica Grecia all'Impero Romano, quando lo Stato diventa
emettitore dell'unità di conto del debito. La moneta a questo punto prende la
forma di moneta con valore facciale, cioè presenta un numero che ne indica il
valore.
E' di fondamentale importanza capire che questa moneta, (il
sesterzio romano ne e' un esempio), non
ha valore per il suo peso o per la percentuale di metallo prezioso che
contiene, ma per la cifra riportata su di essa, la quale indica in che misura
tale moneta è idonea al pagamento delle tasse.
Non è mai esistito un rapporto, fisso nel tempo, tra valore
intrinseco e valore facciale; ciò è dimostrato dal fatto che queste monete, a
parità di valore facciale, avevano pesi e percentuali di materiale prezioso
diversi. Poteva accadere anche che venissero limate (cd. “tosatura) dagli
utilizzatori per prelevarne furtivamente del metallo, ma ciò nonostante il
valore della moneta così rimaneggiata rimaneva sempre quello facciale.
MONETA COME STRUMENTO DI SFRUTTAMENTO
Storicamente i popoli colonizzatori compresero che un modo semplice
per sfruttare una comunità era quello di imporgli una tassa denominata in una
valuta che non emette.
La tassazione, ieri come oggi, crea forzosamente una domanda di
moneta all'interno della popolazione che porta la stessa ad accettare un
pagamento nella valuta emessa dal monopolista della moneta che ha imposto la
tassa.
“Date a Cesare quel che è di Cesare” indicava proprio il fatto che
in Palestina vi era una tassazione in moneta romana, imposta dallo Stato
occupante.
Anche in Ghana, durante il colonialismo, gli inglesi, che volevano
sfruttare la popolazione per la coltivazione di caffè, imposero una tassa sulle
capanne pagabile solo ed esclusivamente in valuta emessa dalla Corona inglese.
Le capanne sarebbero state bruciate nel caso di mancato pagamento dell'imposta,
per cui gli indigeni erano obbligati a lavorare per i colonizzatori in cambio
della moneta inglese, l'unica con cui avrebbero potuto pagare la tassa.
In
questo modo, Romani come Inglesi potevano assicurarsi tutta la mano d'opera di
cui necessitavano, essendo loro gli unici emettitori della valuta necessaria a
pagare le tasse.
LA MONETA OGGI
Oggi il sistema economico privato è completamente monetizzato.
L'economia funziona come un processo monetario di produzione; tutto gira
intorno alla moneta: si parte con gli investimenti e si termina con i ricavi.
La moneta è un istituto indispensabile per l'esistenza del capitalismo.
LE TASSE OGGI
In Paesi che emettono la propria valuta, come Svizzera, USA o
Giappone, i titoli di Stato e le tasse non hanno il ruolo di finanziare lo
Stato. Infatti, in questi casi, lo Stato è l'emettitore della moneta e prima
deve spendere e solo poi può tassare per limitare l'inflazione e fare
“ingegneria sociale”.
Capite ora le enormi implicazioni derivanti dal fatto che gli Stati
dell'eurozona sono passati dall'essere emettitori di moneta ad essere
utilizzatori della stessa:
“Adottando l'Euro l'italia si
e' ridotta allo stato di una nazione del terzo mondo che deve prendere in
prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica.”
Paul Krugman, premio Nobel per l'economia.
Il nocciolo dell'articolo e' stato costruito utilizando questo paper
http://www.cfeps.org/pubs/wp-pdf/wp32-wray.pdf
Fonte: visto su RETE MMT del
6 gennaio 2014
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