Gianfranco Miglio,
che fu l’ideologo della Lega Nord e Preside della Facoltà di Scienze Politiche
dell’Università Cattolica di Milano, dal 1990 al 1994 ha preso parte alla vita politica
attiva al fianco di Umberto Bossi per realizzare l’Italia Federale.
Il movimento, che dall’inizio degli anni ’80, per un
decennio alimentò l’odio verso Roma Ladrona, i meridionali e la partitocrazia,
raggranellando voti, posti di consiglieri e amministrazioni, alla prova della
maturità, fu clamorosamente bocciato dal Profesùr.
Molti non sanno che, nonostante le strade e le scuole che la
Lega gli vorrà dedicare, nel maggio del 1994 Gianfranco Miglio lasciò la Lega,
augurandosi di non vedere mai più Umberto Bossi.
Cerchiamo di capire com’era nato l’amore fra i due:
l’insigne studioso (che piaccia o no, lo era) aveva concentrato parte della sua
vita accademica alla possibile riforma della Costituzione e negli anni
ottanta, insieme ad un gruppo di Professori, aveva sviluppato il tema
delle possibili riforme istituzionali per migliorare la stabilità politica
del paese. Tra le proposte più interessanti avanzate dal "Gruppo di
Milano" v'era il rafforzamento del governo guidato da un primo ministro
dotato di maggiori poteri, la fine del bicameralismo perfetto con l'istituzione
di un senato delle regioni sul modello del Bundesrat tedesco, ed infine
l'elezione diretta del primo ministro da tenersi contemporaneamente a quella
per la Camera dei Deputati.
Nel periodo successivo, da politico, elaborò un
progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale assegnato
all'autorità federale e a quella delle macroregioni o cantoni (del Nord o
Padania del Centro o Etruria, del Sud o Mediterranea, oltre alle cinque regioni
a statuto speciale). La costituzione migliana prevedeva l'elezione di un
governo direttoriale composto dai governatori delle tre macroregioni, da un
rappresentante delle cinque regioni a statuto speciale e dal presidente
federale. Quest'ultimo, eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali,
avrebbe rappresentato l'unità del paese.
I punti salienti sono stati ripresi nel decalogo di Assago
del 1993, ma non interamente nell'attuazione politica della Lega Nord: il
segretario Umberto Bossi, dopo avere fatto finta di dimenticare la Secessione,
ha puntato su una semplice autonomia delle regioni.
La Lega Nord, quindi, non ha raccolto in toto i dieci punti,
che,
però, tiene in bella mostra sul suo sito, nella sezione dedicata a Gianfranco
Miglio.
Probabilmente fa parte delle contraddizioni che ben si
addicono al movimento e queste parole
del professore del maggio 1994 ci fanno capire molte cose:
"Per Bossi il federalismo e' stato strumentale alla
conquista e al mantenimento del potere. L' ultimo suo exploit e' stato di
essere riuscito a strappare a Berlusconi cinque ministri. Tornero' solo nel
giorno in cui Bossi non sara' piu' segretario. Non so chi lo buttera' giu' , se
saranno i magistrati, i leghisti o lo stesso Berlusconi".
E ancora:
"Andiamo... Stiamo assistendo soltanto alla
restaurazione politica della prima repubblica. Si impone la logica della centralizzazione, me
ne sono accorto da sei mesi. Come faranno a governare senza centralizzare? E
poi ne' Forza Italia ne' la Lega hanno espresso uomini politici di un certo
livello. La politica bisogna saperla fare".
E in ultimo sul futuro della Lega:
"La vedo in declino. Mi dicono che perdera' alle
Europee. Vede, o Berlusconi distrugge Bossi o Bossi distrugge Berlusconi... E lo sanno entrambi.
Adesso 17 anni dopo e molte esperienze di Governo, a
parte la parentesi della Lega all’opposizione alla fine degli anni 90,
sembra che la profezia di Miglio si stia avverando.
Non ho mai condiviso le idee del Prof. Miglio, non sono mai
stata leghista, anzi ho sempre politicamente osteggiato quelle
prerogative, ma almeno un progetto costituzionale sostenibile e applicabile il
primo l’aveva portato avanti.
I Leghisti appaiono solo preoccupati di conquistare e
mantenere il potere (ne è dimostrazione il fatto che si siano battuti per il
mantenimento delle province più di altri) e il progetto del federalismo è
sinceramente svuotato di ogni significato.
Senza l’applicazione dei dieci punti di Assago, senza
riforma istituzionale forte (per
fortuna il referendum del 2006 bocciò la loro riforma costituzionale) non
c’è una partenza per l'Italia federale e senza i proclami razzisti
che percentuale di voti avrebbe avuto la lega in questi anni?
Dove vogliono arrivare con le ultime buffonate dei Ministeri
a Milano e Zingaropoli? Per non parlare delle campagne sulla sicurezza senza
rendersi conto di un territorio “padano” colonizzato dalle mafie?
E’ stato tutto un bluff, menomale che l’elettorato se ne sta
accorgendo.
Viva l’Italia, viva l’Italia tutta intera.
Ps: a chi dice che Miglio sia andato via perché non gli sono
state date poltrone, posso solo rispondere che era evidente e necessario per il
raggiungimento del fine utilizzare il mezzo giusto… Umberto
Bossi nel primo governo Berlusconi, nel 1994, non gli aveva trovato un posto da
ministro: "Una scelta che allora nessuno capì", dice oggi Marco
Formentini, ex sindaco di Milano: "Una scelta che fu un chiaro sintomo
involutivo (queste dichiarazioni furono rilasciate alla morte di
Miglio 2001).
Non interessava già a quei tempi il bene del Nord…anzi
vedendo i risultati 17 anni dopo mi pare una certezza. Il Bossi che voleva
abbattere la partitocrazia ha votato tutte le Leggi ad Personam volute da
Berlusconi.
Parole sante Prof.
Miglio: “o Berlusconi distrugge Bossi o Bossi distrugge Berlusconi... E lo
sanno entrambi”
Claudia Scrufari
Fonte: visto su DemoCity
di lunedì 23 maggio 2011
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