L' Italia godereccia, furbetta, volgare degli italiani che
pensano solo ad andare in pensione prima dei cinquant' anni e che si
appassionano solo per le vacanze all' estero o le partite di calcio.
L' Italia cattiva, stupida, vigliacca, delle piccole iene
che pur di stringere la mano a un divo o una diva di Hollywood venderebbero la
figlia a un bordello di Beirut ma se i kamikaze di Usama Bin Laden riducono
migliaia di newyorchesi a una montagna di cenere che sembra caffè macinato
sghignazzan contenti bene-agli-americani-gli-sta-bene.
L' Italia squallida, imbelle, senz' anima, dei partiti
presuntuosi e incapaci che non sanno né vincere né perdere però sanno come
incollare i grassi posteriori dei loro rappresentanti alla poltroncina di
deputato o di ministro o di sindaco.
L' Italia ancora mussolinesca dei fascisti neri e rossi che
ti inducono a ricordare la terribile battuta di Ennio Flaiano: «In Italia i
fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti».
Non è nemmeno l' Italia dei magistrati e dei politici che
ignorando la consecutio-temporum pontificano dagli schermi televisivi con
mostruosi errori di sintassi. (Non si dice «Credo che è»: animali! Si dice
«Credo che sia»).
Non è nemmeno l' Italia dei giovani che avendo simili
maestri affogano nell' ignoranza più scandalosa, nella superficialità più
straziante, nel vuoto. Sicché agli errori di sintassi loro aggiungono gli
errori di ortografia e se gli domandi chi erano i Carbonari, chi erano i
liberali, chi era Silvio Pellico, chi era Mazzini, chi era Massimo D' Azeglio,
chi era Cavour, chi era Vittorio Emanuele II, ti guardano con la pupilla spenta
e la lingua pendula. Non sanno nulla al massimo sanno recitare la comoda parte
degli aspiranti terroristi in tempo di pace e di democrazia, sventolare le
bandiere nere, nasconder la faccia dietro i passamontagna, i piccoli sciocchi.
Gli inetti.
E tantomeno è l' Italia delle cicale che dopo aver letto
questi appunti mi odieranno per aver scritto la verità. Tra una spaghettata e l' altra mi
malediranno, mi augureranno d' essere uccisa dai loro protetti cioè da Usama
Bin Laden.
No, no: la mia Italia è un' Italia ideale.
È l' Italia che sognavo da ragazzina, quando fui congedata
dall' Esercito Italiano-Corpo Volontari della Libertà, ed ero piena di
illusioni.
Un' Italia seria, intelligente, dignitosa, coraggiosa,
quindi meritevole di rispetto.
E quest' Italia, un' Italia che c' è anche se viene zittita
o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca.
Guai a chi me la
ruba, guai a chi me la invade. Perché, che a invaderla siano i francesi di
Napoleone o gli austriaci di Francesco Giuseppe o i tedeschi di Hitler o i
compari di Usama Bin Laden, per me è lo stesso.
Che per invaderla usino i cannoni o i gommoni, idem.
Fonte: srs di Oriana
Fallaci, da LA RABBIA E L’ORGOGLIO
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